La peggiore di tutte - di Paolo Baldinotti
In un precedente articolo ho parlato a lungo dei piloti peggiori o, per lo meno, di quei piloti che (statistiche alla mano) sono apparsi tali, compilando un tremendo elenco.
Analogamente vorrei azzardare una lista delle peggiori monoposto di F1 che hanno calcato le piste (o cercato di farlo) nell'ultimo ventennio circa.
Facile a dirsi, a farsi un pò meno.
Si parla spesso di gioielli mancati, di cocenti delusioni che hanno fatto saltare le coronarie a gente abituata a contare successi:
La Lotus 80 del 1979 e la Ferrari 312 T5 del 1980 erano entrambe l'evoluzione di monoposto titolate (estremizzando il concetto della wing-car) e fallirono miseramente; anche la Arrows A2 del 1979 ebbe la sventura di percorrere questa fallimentare strada tecnica ed ebbe sorte simile. Grandi progetti dalle elevate ambizioni e quasi affascinanti nei loro concetti tecnici ispiratori ma che si rivelarono disastrosi "autogol" per chi le mise in pista sicuro di grandi risultati.
Queste tre auto sono spesso portate ad esempio parlando dei fallimenti, delle peggiori vetture viste in F1. Ma pur rappresentando sconvolgenti involuzioni (soprattutto per i loro progettisti), bene o male qualcosa riuscirono a combinare. Ad esempio la Ferrari, che delle tre è forse stata la peggiore (mancò addirittura di qualificarsi con Scheckter in occasione del Gp del Canada) riuscì comunque conquistare una manciata di punti nell'arco della stagione. Troppo poco per il blasone della "rossa" ma pur sempre qualcosa.
Senza essere ricordate con puntuale crudeltà ogni volta se ne presenta l'occasione, altre auto si sono rivelate altrettanto disastorose. La Ferrari F92A dal doppio fondo del '92, la Ligier Js31 con serbatoio posteriore al motore del 1988 (e molte altre del team francese di quel periodo), le povere Osella degli anni ottanta... e la lista potrebbe continuare a lungo.
Fallimentari oltre ogni più catastrofica aspettativa, vuoi per problemi economici, vuoi per clamorosi errori progettuali; ma spesso si è visto ben di peggio!
Io voglio andare giù pesante, provare a scovare i peggiori rottami che di "Formula 1" hanno avuto... solo il nome, lo zero assoluto, carrette che neanche riuscivano a stare assieme!
Vado con la lista nera... iniziando dal 1984.
Provando ad andare più indietro nel tempo rischierei di non essere abbastanza completo e attendibile.
Buon divertimento!
Spirit 101B (1984).
Non ha neanche l'alibi del team esordiente, l'aveva fatto l'anno precedente per far debuttare il motore Honda turbo che poi avrebbe fatto faville su altre auto. Nel 1984, orfana del motore giapponese, utilizza il turbo Hart dalle potenzialità ben inferiori. E i risultati si adeguano.
Auto brutta, costruita approssimativamente, tutta bianca priva di particolari colorazioni è convenzionale (nel senso che è banale) con fiancate a freccia stile Brabham del 1983. Spesso corre senza cofano motore per grossi problemi di raffreddamento. Viene utilizzata da Mauro Baldi e Huub Rothengatter. bilancio: 1 non qualificazione, 3 ritiri, 5 arrivi in fondo al gruppo e due fuori classifica.
L'anno successivo viene utilizzata ancora: tre ritiri in altrettante gare e chiusura dei battenti per il piccolo team inglese.
Eurobrun ER189 (1989).
Ha esordito solo al GP di Germania 1989 con Gregor Foitek (un fior di pilota) senza prequalificarsi. Lo stesso avverrà per altre due volte con lo svizzero e altre 5 volte con l'argentino Larrauri che lo aveva sostituito.
L'anno successivo viene utilizzata ancora (modificando praticamente solo la colorazione che da arancione squillante passa all'argento) per 4 gp da Roberto Moreno e Claudio Langes. Quest'ultimo non riuscirà mai a superare le prequalifiche, dal canto suo Moreno riesce a qualificarsi a Phoenix (addirittura 16°) e a Imola. Ma sappiamo che il brasiliano spesso è riuscito a fare autentici miracoli!
Zakspeed 189 (1989).
Un gioiellino. Ma fragilissima, si rompeva solo a guardarla. Pur con tutto l'impegno dei due piloti (Bernd Schneider e Aguri Suzuki), della squadra e dei motoristi della Yamaha i risultati sono stati catastrofici.
Sempre non prequalificata eccetto che in Brasile e in Giappone con Bernd Schneider (ritirato in entrambi i casi, a Suzuka al primo giro!).
Il problema sembra una fragilità avvilente, concentrata soprattutto nel motore e nel cambio. I tecnici della Yamaha poi, non riescono in nessun modo a tirare fuori un pò di cavalli dal loro motore. I guai meccanici bloccano questa monoposto che per altro è progettata e costruita molto bene grazie alla matita dell'austriaco Gustav Brunner e la squadra tedesca sarà costretta addirittura ad abbandonare la F1 poco prima dell'inizio del campionato 1990.
Life F190 (1990).
Se non è la peggiore di tutte poco ci manca. Nata da un concetto, devo dire, molto interessante, ovvero l'uso di un 12 cilindri a W con tre bancate a raggera (una sorta di un motore stellare a metà). L'idea era quella di coniugare la potenza di un 12 cilindri con gli ingombri limitati di un 8 cilindri e peso contenuto. Il progettista del motore poi, era un nome d'eccezione: Franco Rocchi che a lungo era stato uno dei migliori progettisti Ferrari.
La monoposto era abbastanza classica, a parte il sistema di prese d'aria che consisteva in tre distinte parti, una classica nell roll-bar e le altre sopra le fiancate (come sulle Benetton B188 e B189).
Geniale idea, disastrose prestazioni.
Nella stagione 1990 la monoposto non si è mai prequalificata e nulla hanno potuto Gary Brabham e un redivivo Bruno Giacomelli dall'alto della sua esperienza e del suo (iniziale) entusiasmo.
Un esempio per tutti: ... settembre 1990 Monza, mattina presto, prequalifiche. Giacomelli sulla sua rossa Life esce dai box con tutta la cautela di questo mondo per iniziare, con un certo ritardo, le prove. Arriva alla prima variante (all'epoca composta dalle due esse in successione) ed è costretto a fermarsi per il puntuale problema tecnico parcheggiando la monoposto sull'erba.
Non scende neanche dalla monoposto, aspetta la fine della sessione per essere trascinato ai box restando a bordo. Troppa la (ennesima) delusione, troppa la paura di essere preso in giro da qualcuno. Per la verità il pubblico, che in quella pista diventava per magia tutta brianzola d.o.c., capiva il suo stato d'animo e ricordava ancora le sue cavalcate trionfali in F2 e le sue battaglie con l'Alfa Romeo. C'era solo voglia di consolarlo, di sostenerlo ancora, come se ciò riuscisse sufficiente a farlo completare almeno un giro.
La Life abbandonerà il W12 e monterà il Judd V8 nei due appuntamenti successivi senza migliorare e lascerà addirittura perdere negli ultimi due Gp concludendo anzitempo la sua storia.
Coloni C3 Subaru (1990).
Un'oggetto orribile! Il piccolo costruttore italiano si accorda con la casa automobilistica giapponese Subaru per la fornitura dei suoi motori. In attesa del V12 (che non arriverà mai) c'è un motore boxer allucinante. Massiccia nelle forme, ha fiancate lunghe e strette nella parte anteriore stile Ferrari F1/90, e due vistose ed ingombranti prese d'aria per il motore piazzate sopra. E' brutta. E carente sotto ogni punto di vista. Non riuscirà mai a superare le prequalifiche (con Gachot) accusando un distacco medio, da chi ci riesce, nell'ordine degli otto secondi (quando non si contano in minuti!). Alla fine la squadra lascia in boxer giapponese per un più classico V8 Judd. Non si qualificherà mai comunque.
Coloni C4-91 (1991).
Coloni 2: il ritorno. Anche nel 1991 la Coloni sfodera una delle peggiori auto di tutti i tempi. La vettura è più semplice e convenzionale, anche se non è altro che una riedizione, con motore Ford Cosworth, di quanto si era visto nella seconda parte della stagione precedente. I risultati sono ancora catastrofici ma è difficile capire se è l'auto o il pilota - io opterei per entrambi - la causa. Pedro Chavez non passa mai le prequalifiche (13 su 13) e neanche il suo sostituto Naoki Hattori (un altro fior di pilota) fa meglio. Fuori dalle prequalifiche due volte su due. I distacchi? Meglio lasciar perdere, roba imbarazzante.
Andrea Moda 921 (1992).
Denominazione insolita per un team di F1. E questo già dice molto. Ecco un'altra fugace (e arcana) meteora della massima formula. Della serie "Come buttare via un sacco di soldi per nulla".
L'idea nasce da Andrea Sassetti che rileva il materiale ex Coloni per creare un team tutto suo. I piloti scelti sono inizialmente Alex Caffi e Enrico Bertaggia. Tuttavia il progetto viene bloccato dalla federazione: l'Andrea Moda non è un costruttore, l'auto è una vecchia Coloni con retrotreno Dallara. Si è costretti a riprogettare la monoposto e si fa costruire una nuova scocca dalla Simtek (che esordirà per proprio conto nel 1994).
Si riesce ad essere presenti solo al terzo Gp (Brasile) con Roberto Moreno al quale si affiancherà poi un certo Perry McCarthy. Il team non arriverà neanche al Gp d'Italia e mancherà sempre la prequalificazione con distacchi scandalosi. Solo a Monaco riuscirà a qualificarsi e a partire, grazie soprattutto ad uno strepitoso (al solito) Moreno che riesce con la sua bravura le enormi manchevolezze del mezzo.
Brabham BT60B (1992).
La fine ingloriosa di un team che ha scritto la storia della Formula 1. Da anni ormai la squadra inglese accusava grossi problemi finanziari; nel 1988 non aveva neanche partecipato al campionato. La BT60B non è altro che l'adattamento della monoposto che aveva corso l'anno prima ma con motore Judd in luogo dello Yamaha. L'auto potrebbe far di meglio, semplicemente i soldi sono finiti. I risultati non arrivano con Van de Poele qualificato solo una volta su 10, Amati 0 su tre, e Hill 2 su 8. Il team non partecipa agli ultimi cinque Gp e chiude definitivamente nella tristezza più assoluta.
Lola BMS 93/30 (1993).
Paragonata ad un camion per le sue dimensioni da... dinosauro e costruita pure male. Nulla hanno potuto due piloti validi come l'esperto Alboreto e il fresco vincitore della F3000 Luca Badoer. A evidenziare il pessimo progetto, bisogna ricordare chela vettura montava il Ferrari 12 cilindri che garantiva potenza a sufficienza. Questa monoposto segna la fine della storia del team italiano BMS che nel periodo di permanenza in F1 era pur riuscita a combinare qualcosa di buono. Per il 1993 la costruzione della monoposto è affidata alla inglese Lola che crea... uno schifo! L'auto è anche approntata in ritardo e manca il tempo di collaudarla in pista adeguatamente; ma forse sarebbe stato praticamente lo stesso. Tutta la stagione è un calvario, sempre nelle ultime posizioni in prova e in gara, l'unico sprazzo è un settimo posto a Imola con Badoer frutto soprattutto dei ritiri altrui. Negli ultimi due Gp della stagione la BMS non si presenta neanche e chiude i battenti.
Pacific Pr01 (1994).
In quell'anno il team Pacific debutta insieme alla Simtek. Per i due piccoli team ogni volta è una specie di derby. il confronto è automatico. Le linee della Pacific ricordano vagamente le Benetton del periodo (c'è lo zampino di Rory Byrne) ma le prestazioni non si assomigliano affatto. La Pr01 è regolarmente ultima salvo problemi della diretta avversaria o eventi particolari; l'auto è semplicemente lenta e poco potente (utilizza il motore V10 della Illmor). Nelle poche gare che disputa si ritira con una regolarità "soprannaturale". In definitiva l'unica cosa apprezzabile è stata... la colorazione argentata. Per la cronaca la squadra sopravviverà un solo anno ancora pur riuscendo a migliorare le prestazioni della sua monoposto.
Lola 97/30 (1997).
La Desaparecida della Formula 1. Tutto iniziò nel 1995. Circolano le foto di una F1 (Lola 95/30 Cosworth) che la grande casa inglese ha preparato. E' molto meglio del catafalco del 1993, ma poi non se ne fa nulla per mancanza di finanziatori.
Nel 1997 si torna alla carica con un progetto che prevede pure la realizzazione di un V10 in proprio, intanto si comincia con il classico V8 Cosworth. L'auto è convenzionale, senza particolari soluzioni tecniche ma ben costruita e curata nei dettagli.
Qualche ridottissimo test prima della stagione (una manciata di giri), con rotture di motore a raffica. Praticamente la pista la vedono... in cartolina. Poi si impacchetta tutto per l'Australia.
E lì la "triste realtà" sveglia bruscamente la squadra. Ben cinque i secondi di gap tra la migliore Lola e il più vicino degli altri e viene mancata la qualificazione. I piloti Sospiri e Rosset salutano la compagnia e si vedono la gara in TV. Nella settimana successiva vengono svolti altri sparuti test con cedimenti continui e distacchi abissali poi... the end. La Lola chiude il suo team e di Formula 1 non se ne sentirà più parlare.
L'elenco che ho proposto potrebbe non rivelarsi completo. Io ho cercato di "selezionare" quanto di peggio si è visto in Formula 1 ben conscio dei sacrifici che molte persone hanno dovuto sopportare, mosse da autentica passione. In realtà si dovrebbe tener conto delle risorse tecnico-economiche a disposizione.
Queste auto sono state costruite da piccole ma entusiaste squadre prive di sufficienti mezzi per poter sopravvivere. Negli anni novanta, l'elevato numero di teams isritti, aveva costretto alla disputa delle prequalifiche che spesso rendeva ancor più difficili le cose.
Tra piloti e auto inadeguati si è visto di tutto ma qualche volta piccoli teams sono riusciti a far meglio di altri dai nomi ben più altisonanti e dotati di risorse ben più cospicue.
Una lotta impari dove la passione e il duro lavoro spesso avevano la peggio di fronte alla difficoltà a trovare il budget, ottenere una fornitura di motore adeguata o disporre di un pilota all'altezza.
Non è detto che questo articolo finisca col 1984, spero di poter un giorno continuarlo e completare questa "tremenda" ma divertente lista con l'aiuto di chi abbia la voglia e la gentilezza di collaborare.
Il peggiore di tutti, - di Paolo Baldinotti
Michael Schumacher ha conquistato nel 2002 il suo quinto titolo mondiale.
Ha raggiunto Fangio.
Va per il sesto.
Ha il record di vittorie in Formula 1. Ha molte pole.
Il record lo detiene ancora un certo Ayrton Senna.
Per quanto il tedesco vinca e segni nuovi records, la disquisizione su chi è stato il migliore pilota di Formula 1 dal 1950 ad oggi non potrà essere facilmente risolta. Tanti i piloti candidati, epoche diverse, avversari diversi, auto diverse, regole diverse.
E la risposta rimane estremamente difficile da dare.
Puntualmente però si va ragionando su un nome piuttosto che un altro.
Fangio, Brabham, Clark, Stewart, Prost, Senna, Schumacher.. qui siamo di fronte a dei monumenti della F1.
Indimenticabili e indimenticati.
Proviamo invece a guardare la F1 da un altro punto di vista. Opposto!
Appurato che non si può dire il migliore su due piedi... proviamo a dare il peggiore!
Anche quest'anno se ne sono viste delle belle. Il povero Alex Yoong ha dato spettacolo, a modo suo. Per lo meno ci ha divertito. E dobbiamo ringraziarlo per averci un poco distratto dalla monotonia di un dominio schiacciante della Ferrari.
Pur comprendendo le sue difficoltà non abbiamo potuto fare a meno di paragonarlo ad altre "pecore nere" che hanno tentato una sfortunata presenza nei circuiti di tutto il mondo inseguendo chissà quali sogni di gloria.
Gli intenditori più smaliziati potranno snocciolare una lista di "asinacci" con la stessa disinvoltura che una più vasta platea può elencare, con semplice precisione, per i big.
Negli anni sono stati tantissimi gli antieroi, le comparse, gli imbranati che hanno "scaldato il seggiolino" di una monoposto. Spesso piloti paganti, sempre nomi destinati ad essere dimenticati dalle masse nel giro di pochi anni; non prima di aver lasciato una scia di sorrisetti attorno a sè.
Precisiamo innanzitutto due concetti importantissimi. 1) Non sempre questi sfortunati cavalieri del... testacoda hanno potuto utilizzare mezzi sufficientemente validi; qualcuno ha potuto dimostrare le proprie doti in altre categorie; 2) In molti casi questi "fanalini di coda" riuscirebbero a far mangiare la polvere alla maggior parte di noi detrattori.
Ma tant'è... lo sfottò prosegue imperterrito.
Detto questo cominciamo a dare questi "nomi terribili" andando (appropriatamente) a ritroso per quasi un ventennio.
Alex Yoong (Malesia) - 2002 Minardi. Praticamente sempre fanalino di coda e lontano da chi lo precedeva, ha mancato la qualificazione in tre occasioni restando fuori dal 107% regolamentare. Portatote di fondi alla squadra praticamente pagava il suo compagno per batterlo regolarmente. E' stato sostituito anche per un paio di GP da un esordiente che ha fatto migliore impressione. Spesso ha dimostrato di avere seri limiti fisici in gara. E' stato il primo pilota malese della F1, forse neanche lì lo hanno apprezzato.
Gaston Mazzacane (Argentina) - 2000 Minardi, 2001 Prost. Questo se lo ricordano ancora in tanti e non solo perchè è roba fresca... Alla Minardi è all'esordio ma si distingue comunque per restare quasi puntualmente dietro al suo compagno (Genè) anche lui esordiente. La conclusione della stagione sembra poter dire la parola fine alla pittoresca carriera di questo simpatico giovanotto... che invece si ripresenta nel 2001 sulla Prost. L'auto è lenta, i problemi tanti ma lui comunque ci mette del suo. Solo 4 Gp incolori poi il ritiro definitivo.
Taki Inoue (Giappone) - 1994 Simtek, 1995 Footwork. Dopo un solo GP nel 1994 con la Simtek un 1995 sulla Footwork. In questa stagione ha saputo difendersi in qualche occasione. L'auto che utilizzava non era la peggiore dello schieramento e questo un pò l'ha aiutato. Viene ricordato soprattutto per essere rimasto vittima di incidenti piuttosto particolari. A Monaco, fermo ancora in auto è stato centrato dalla safety car; in Ungheria è stato investito dall'auto dei commissari che arrivava mentre cercava di spegnere un principio d'incendio!
Giovanni Lavaggi (Italia) - 1995 Minardi. Stavolta qualcuno dirà che siamo un pò cattivelli. Ma se uno è ultimo, è ultimo. A dirla tutta Lavaggi non si è distinto per clamorosi errori ma allora anche altri piloti di questa lista andrebbero tolti. Diciamola tutta, questo gentiluomo dalle nobili origini si è voluto semplicemente togliere uno sfizio, calcare la scena della F1. Dopo aver ben figurato in altre categorie (ha vinto la 24 ore di Daytona) ha approfittato di un sediolo vuoto per esordire. Punto e basta. I risultati non sono stati buoni ma onestamente c'era poco da fare, era difficile capire una monoposto in pochi chilometri. Bilancio 3 non qualificazioni e 3 Gp. Sempre ultimo!
Perry McCarty (Canada) - 1992 Andrea Moda. Essere seconda guida di un team allo sbando non è una bella cosa. La squadra Andrea Moda riusciva a stento a far partire il primo pilota, a lui spesso neanche gli accendevano il motore. Quando gli andava meglio, riusciva solo a partire per fermarsi alla fine della corsia dei box. Con queste premesse si può fare ben poco e questo lo giustifica in parte. In ogni caso i tempi registrati erano da misurarsi col calendario... Dopo questa particolare "luce della ribalta" ha salutato la compagnia ed è tornato nel limbo da dove era arrivato.
Giovanna Amati (Italia) 1992 Brabham. E' stata l'ultima donna a calcare le scene (si fa per dire) della F1. Erede della De Filippis e della Lombardi ha disilluso quanti speravano in un positivo ritorno del "gentil sesso". Tuttavia qualche scusante l'ha avuta. Pur non avendo mai brillato nelle categorie minori riesce a trovare un posto alla Brabham. Il glorioso team è al suo ultimo anno, anche Van de Poele e Damon Hill avranno serie difficoltà anche se riescono a gareggiare tre volte in totale. Lei no. Tre mancate qualificazioni su tre tentativi e arriva lo stop.
Andrea Chiesa (Svizzera) 1992 Fondmetal. Altra meteora del folto gruppo di piloti e team che in quegli anni hanno riempito i box e lottato all'arma bianca nelle qualifiche. Seconda guida del team italiano alle prese con i soliti problemi di budget. Bilancio essenziale come i suoi risultati: 3 soli Gp mai finiti e ben 7 mancate qualificazioni. C'è sicuramente che ha fatto peggio.
Michael Bartels (Germania) 1991 Lotus. La Germania era ancora un paese sottosviluppato dal punto di vista automobilistico, Schumacher si stava solo allora affacciando in F1. Su una Lotus già in declino Herbert e Hakkinen riuscivano ancora a combinare qualcosa; Bartels invece non ha potuto fare di meglio che non qualificarsi per ben quattro volte prima di sparire nel limbo delle meteore sconosciute.
Pedro Chavez (Spagna) - 1991 Coloni. Vittima pure lui di un mezzo da "tregenda". La Coloni di auto scarse ne ha costruite tante, d'altra parte con pochi mezzi proprio non si può combinare nulla. Ma il bilancio di Chavez è stato il peggiore in assoluto: ben 13 mancate prequalificazioni su 13 presenze, un vero record! Praticamente lui alle nove del mattino se ne tornava già a casa!
Claudio Lagnes (Italia) - 1990 Eurobrun. Battuto il record di Chavez. Ben 14 mancate prequalificazioni! Che dire... con un bilancio così restano poche scusanti. L'unico alibi (e basterebbe) è l'auto utilizzata: una fiammante Eurobrun... che anche con il primo pilota ha visto poche volte la linea di partenza. Della serie: "cosa si fa per dire di essere un pilota di F1"!
Jean Luis Schlesser (Francia) 1988 Williams. Un solo Gp in carriera ma che fuochi d'artificio! Al Gp d'Italia sostituisce Mansell, la sua auto è buona ma lui non ci si trova. In gara è attardato e ad un paio giri dalla fine viene avvicinato da Senna che sta dominando la gara per il doppiaggio. Alla prima variante il brasiliano fa per passarlo e lui lo chiude clamorosamente costringendolo al ritiro! Evento clamoroso certo, anche se bisogna dire che Schlesser è stato uno dei migliori piloti Endurance del periodo; non una mezza calzetta ma un ottimo pilota.
Allen Berg (Canada) - 1986 Osella. Le nebbie del tempo hanno cancellato la sua presenza in F1 anche tra molti veri appassionati. D'altra parte spesso è problematico ricordarsi dei protagonisti, figuriamoci di chi fa una fugace apparizione. In quegli anni l'Osella sopravviveva a stento con tanta passione e materiale obsoleto. La seconda auto ha permesso l'esordio di giovani speranze italiane (Caffi, Forini) e di piloti che sono apparsi dal nulla e scomparsi nel nulla. Berg è spuntato e sparito in un attimo, giusto il tempo per qualche gara in coda al gruppo. A sua discolpa c'è da dire giustamente che grandi guai non li ha combinati, anzi. Doveva qualificarsi e disputare la gara cercando di arrivare e questo ha fatto tutte le volte che l'auto non l'ha lasciato a piedi.
Un solo particolare: alla sua prima uscita dai box ha innestato la retromarcia invece della prima!
E ci siamo fermati qui, la lista avrebbe potuto essere molto più lunga, se poi andiamo ancora indietro nel tempo non basterebbe una enciclopedia.
Ma qual'è il pilota più scarso apparso in Formula 1? Il dubbio rimane.
Al di là di ogni personale giudizio, regola imporrebbe di verificare il peggior piazzamento in prova mai verificatosi e dare un'occhiata al risultato della gara. Statistiche fredde e matematiche che forse potrebbero non rispondere giustamente alla domanda, ma in qualche modo bisogna pur fare.
Nel 1953 al Gp di Germania un pilota si qualifica 34° su 34 partecipanti, in gara è costretto al ritiro. E' un certo O. Karch su Veritas... sarà stato lui il pilota peggiore di tutti i tempi?
Il fattaccio dell'A1Ring - di Paolo Baldinotti
Una marea di fischi, una selva di pollici versi ha polemicamente "salutato" l'arrivo in parata (telecomandata) della Ferrari al Gran Premio d'Austria 2002.
Poi la sceneggiata del podio che non ha fatto altro che indispettire ancora di più la gente sulle tribune e gli spettatori TV. Un imbarazzato Schumacher ha cercato di "correggere il tiro" ponendo il suo compagno di squadra sul gradino più alto e regalandogli la coppa.
Barrichello da parte sua è sembrato (e probabilmente si è sentito) lo stupido di turno.
Un vero peccato perchè il brasiliano ha fatto una corsa davvero bella, da quando ha potuto utilizzare la F2002 le sue prestazioni sono migliorate moltissimo.
Nei giorni successivi le redazioni di ogni giornale sportivo automobilistico hanno ricevuto una infinità di commenti acidi sull'accaduto inframezzati da qualche minoritario messaggio a sostegno della tesi Ferrari.
Sin dalle prime dichiarazioni il team italiano ha cercato di arginare il "fenomeno" con una serie di considerazioni (peraltro sostenibili) a giustificare l'operato ma che non hanno convinto per niente i giornalisti (che hanno manifestato il loro disappunto con bordate di fischi in sala stampa).
Ecco vari Ferrari-pensiero:
"La verità è che la Ferrari ha vinto la gara con Barrichello e 10 punti con Schumacher" (Montezemolo)
"Neanche io sono molto contento, ma dobbiamo rispettare le decisione del team" (Schumacher)
"E se a fine anno avessimo perduto il mondiale per quei quattro punti?" (Todt)
ecc...
Ma lo sdegno ha continuato a serpeggiare, o meglio, dilagare senza ostacolo anche tra gli addetti ai lavori, e "colleghi" degli altri teams, ovvero diretti concorrenti della squadra italiana; c'era da aspettarselo.
Molti hanno voluto "ciurlare nel manico" (come si dice N.d.R.); sono pochi però i team manager con la coscienza perfettamente pulita... pur avendo adottato in passato scelte sicuramente più accettabili.
Ma tantè... nel momento di imbarazzante inferiorita tecnica ci si deve pur attaccare a qualcosa.
Sportivamente parlando torto non hanno, ciò che è accaduto ha, per certi versi, dell'avvilente.
In ogni caso la Federazione Mondiale deciderà sul da farsi (o il non farsi) prossimamente.
Per la verità ci si aspetta poco più di niente e solo per questioni di protocollo legate alle rigorosissime procedure inerenti la cerimonia del podio. In base ai regolamenti si potrà eventualmente giudicare la Ferrari su fatti secondari sportivamente parlando e non su ciò che ha realmente svilito la Formula 1.
Altre sono le cose realmente stigmatizzabili:
ad esempio il black out delle comunicazioni radio Ferrari nel momento topico che invece dovrebbero essere "aperte" all'ascolto;
il voler far vincere a tutti i costi Schumacher anche quando 4 punti sono oggettivamente robetta di fronte al vantaggio tecnico incolmabile della rossa sui rivali... altresì tarpando le ali ad un Barrichello che proprio questa vittoria se la meritava.
La Ferrari ha successivamente cercato di diluire la cosa (e il tempo cancellerà tutto tra qualche settimana) muovendosi su due fronti:
1) da una parte ha voluto confermare quanto detto inizialmente (un retrofront a questo punto sarebbe la peggiore cosa da fare) giustificando la scelta come il logico operato di un team pragmatico, coerente e che non lascia nulla a caso;
2) dall'altra ha assicurato che un fatto del genere, poichè dolorosissimo, non si ripeterà più (come per dire "ha fatto più male a noi che ha voi... no comment!!!).
Malignamente si potrebbe replicare che:
1) la situazione della Ferrari quest'anno non è quella di un paio di anni fa, quando ogni punto guadagnato in più poteva essere vitale nell'economia del mondiale... il vantaggio della rossa è tale che quei quattro punti sono nulla. Gli altri stanno realmente brancolando nel buio! Io direi che è principalmente questione di stile; uno stile che a Maranello e dintorni hanno perso da tempo (e sono in debita compagnia).
2) un fatto del genere, in futuro, verrà gestito ben diversamente: a metà corsa, ai box oppure con la telemetria che, volendo, già ora potrebbe fare miracoli a riguardo.
Fattostà...
Giochi di squadra ce ne sono stati sempre e sicuramente in futuro continueranno ad essercene ancora anche se con ogni probabilità non ne vedremo più. La telemetria bidirezionale permetterà di alterare quanto basta alcuni parametri funzionali delle monoposto secondo necessità e telecomandare la faccenda lontano da occhi (e proteste) indiscreti modificando quanto basta ma impercettibilmente il rendimento della vettura da rallentare.
Bisogna considerare che, almeno teoricamente, la scelta Ferrari è impeccabile dal punto di vista del "rigore competitivo" in una fase del campionato ancora apertissima (solo matematicamente parlando) ad ogni risultato.
D'altra parte Schumacher è "il" pilota Ferrari, l'eroe che ha trasformato la squadra in una macchina schiacciasassi trascinando tutto lo staff, dai vertici dirigenziali, ai tecnici di ogni livello e fino all'ultimo dei collaboratori a dare il massimo e rendere al meglio (vi ricordate cos'era la Ferrari solo 7 anni fa?).
Per lo meno un pò di riconoscenza è d'obbligo...
In ogni caso non mi meraviglierei:
se prossimamente la Ferrari perderà un pò di terreno per movimentare la stagione e giustificare quei fatidici quattro punti "essenziali".
se Barrichello potrà vincersi una gara (regalata e quindi dal sapore ben diverso) a giochi fatti;
Montecarlo no, è troppo importante... poi vedremo.
se la telemetria bidirezionale ci nasconderà altri misfatti futuri (e questo discorso vale per ogni top team).
In conclusione mi sorge spontanea una sola domanda:
Tutti quei ferraristi inviperiti e pentiti cosa penseranno tra qualche mese quando la Ferrari vincerà il titolo mondiale? Dimenticheranno in fretta?
Io penso proprio di si... come hanno dimenticato in fretta il loro scandalizzarsi alla notizia che il "grande" Alesi avrebbe fatto posto all'odiato e per molti scarso (!!!) crucco!!