La peggiore di tutte - di Paolo Baldinotti

In un precedente articolo ho parlato a lungo dei piloti peggiori o, per lo meno, di quei piloti che (statistiche alla mano) sono apparsi tali, compilando un tremendo elenco.

Analogamente vorrei azzardare una lista delle peggiori monoposto di F1 che hanno calcato le piste (o cercato di farlo) nell'ultimo ventennio circa.

Facile a dirsi, a farsi un pò meno.

Si parla spesso di gioielli mancati, di cocenti delusioni che hanno fatto saltare le coronarie a gente abituata a contare successi:
La Lotus 80 del 1979 e la Ferrari 312 T5 del 1980 erano entrambe l'evoluzione di monoposto titolate (estremizzando il concetto della wing-car) e fallirono miseramente; anche la Arrows A2 del 1979 ebbe la sventura di percorrere questa fallimentare strada tecnica ed ebbe sorte simile. Grandi progetti dalle elevate ambizioni e quasi affascinanti nei loro concetti tecnici ispiratori ma che si rivelarono disastrosi "autogol" per chi le mise in pista sicuro di grandi risultati.

Queste tre auto sono spesso portate ad esempio parlando dei fallimenti, delle peggiori vetture viste in F1. Ma pur rappresentando sconvolgenti involuzioni (soprattutto per i loro progettisti), bene o male qualcosa riuscirono a combinare. Ad esempio la Ferrari, che delle tre è forse stata la peggiore (mancò addirittura di qualificarsi con Scheckter in occasione del Gp del Canada) riuscì comunque conquistare una manciata di punti nell'arco della stagione. Troppo poco per il blasone della "rossa" ma pur sempre qualcosa.

Senza essere ricordate con puntuale crudeltà ogni volta se ne presenta l'occasione, altre auto si sono rivelate altrettanto disastorose. La Ferrari F92A dal doppio fondo del '92, la Ligier Js31 con serbatoio posteriore al motore del 1988 (e molte altre del team francese di quel periodo), le povere Osella degli anni ottanta... e la lista potrebbe continuare a lungo.
Fallimentari oltre ogni più catastrofica aspettativa, vuoi per problemi economici, vuoi per clamorosi errori progettuali; ma spesso si è visto ben di peggio!

Io voglio andare giù pesante, provare a scovare i peggiori rottami che di "Formula 1" hanno avuto... solo il nome, lo zero assoluto, carrette che neanche riuscivano a stare assieme!

Vado con la lista nera... iniziando dal 1984.
Provando ad andare più indietro nel tempo rischierei di non essere abbastanza completo e attendibile.
Buon divertimento!


Spirit 101B (1984).

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Non ha neanche l'alibi del team esordiente, l'aveva fatto l'anno precedente per far debuttare il motore Honda turbo che poi avrebbe fatto faville su altre auto. Nel 1984, orfana del motore giapponese, utilizza il turbo Hart dalle potenzialità ben inferiori. E i risultati si adeguano.
Auto brutta, costruita approssimativamente, tutta bianca priva di particolari colorazioni è convenzionale (nel senso che è banale) con fiancate a freccia stile Brabham del 1983. Spesso corre senza cofano motore per grossi problemi di raffreddamento. Viene utilizzata da Mauro Baldi e Huub Rothengatter. bilancio: 1 non qualificazione, 3 ritiri, 5 arrivi in fondo al gruppo e due fuori classifica.
L'anno successivo viene utilizzata ancora: tre ritiri in altrettante gare e chiusura dei battenti per il piccolo team inglese.


Eurobrun ER189 (1989).

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Ha esordito solo al GP di Germania 1989 con Gregor Foitek (un fior di pilota) senza prequalificarsi. Lo stesso avverrà per altre due volte con lo svizzero e altre 5 volte con l'argentino Larrauri che lo aveva sostituito.
L'anno successivo viene utilizzata ancora (modificando praticamente solo la colorazione che da arancione squillante passa all'argento) per 4 gp da Roberto Moreno e Claudio Langes. Quest'ultimo non riuscirà mai a superare le prequalifiche, dal canto suo Moreno riesce a qualificarsi a Phoenix (addirittura 16°) e a Imola. Ma sappiamo che il brasiliano spesso è riuscito a fare autentici miracoli!


 Zakspeed 189 (1989).

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Un gioiellino. Ma fragilissima, si rompeva solo a guardarla. Pur con tutto l'impegno dei due piloti (Bernd Schneider e Aguri Suzuki), della squadra e dei motoristi della Yamaha i risultati sono stati catastrofici.
Sempre non prequalificata eccetto che in Brasile e in Giappone con Bernd Schneider (ritirato in entrambi i casi, a Suzuka al primo giro!).
Il problema sembra una fragilità avvilente, concentrata soprattutto nel motore e nel cambio. I tecnici della Yamaha poi, non riescono in nessun modo a tirare fuori un pò di cavalli dal loro motore. I guai meccanici bloccano questa monoposto che per altro è progettata e costruita molto bene grazie alla matita dell'austriaco Gustav Brunner e la squadra tedesca sarà costretta addirittura ad abbandonare la F1 poco prima dell'inizio del campionato 1990.


 Life F190 (1990).

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Se non è la peggiore di tutte poco ci manca. Nata da un concetto, devo dire, molto interessante, ovvero l'uso di un 12 cilindri a W con tre bancate a raggera (una sorta di un motore stellare a metà). L'idea era quella di coniugare la potenza di un 12 cilindri con gli ingombri limitati di un 8 cilindri e peso contenuto. Il progettista del motore poi, era un nome d'eccezione: Franco Rocchi che a lungo era stato uno dei migliori progettisti Ferrari.
La monoposto era abbastanza classica, a parte il sistema di prese d'aria che consisteva in tre distinte parti, una classica nell roll-bar e le altre sopra le fiancate (come sulle Benetton B188 e B189).
Geniale idea, disastrose prestazioni.
Nella stagione 1990 la monoposto non si è mai prequalificata e nulla hanno potuto Gary Brabham e un redivivo Bruno Giacomelli dall'alto della sua esperienza e del suo (iniziale) entusiasmo.
Un esempio per tutti: ... settembre 1990 Monza, mattina presto, prequalifiche. Giacomelli sulla sua rossa Life esce dai box con tutta la cautela di questo mondo per iniziare, con un certo ritardo, le prove. Arriva alla prima variante (all'epoca composta dalle due esse in successione) ed è costretto a fermarsi per il puntuale problema tecnico parcheggiando la monoposto sull'erba.
Non scende neanche dalla monoposto, aspetta la fine della sessione per essere trascinato ai box restando a bordo. Troppa la (ennesima) delusione, troppa la paura di essere preso in giro da qualcuno. Per la verità il pubblico, che in quella pista diventava per magia tutta brianzola d.o.c., capiva il suo stato d'animo e ricordava ancora le sue cavalcate trionfali in F2 e le sue battaglie con l'Alfa Romeo. C'era solo voglia di consolarlo, di sostenerlo ancora, come se ciò riuscisse sufficiente a farlo completare almeno un giro.
La Life abbandonerà il W12 e monterà il Judd V8 nei due appuntamenti successivi senza migliorare e lascerà addirittura perdere negli ultimi due Gp concludendo anzitempo la sua storia.


Coloni C3 Subaru (1990).

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Un'oggetto orribile! Il piccolo costruttore italiano si accorda con la casa automobilistica giapponese Subaru per la fornitura dei suoi motori. In attesa del V12 (che non arriverà mai) c'è un motore boxer allucinante. Massiccia nelle forme, ha fiancate lunghe e strette nella parte anteriore stile Ferrari F1/90, e due vistose ed ingombranti prese d'aria per il motore piazzate sopra. E' brutta. E carente sotto ogni punto di vista. Non riuscirà mai a superare le prequalifiche (con Gachot)  accusando un distacco medio, da chi ci riesce, nell'ordine degli otto secondi (quando non si contano in minuti!). Alla fine la squadra lascia in boxer giapponese per un più classico V8 Judd. Non si qualificherà mai comunque.


Coloni C4-91 (1991).

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Coloni 2: il ritorno. Anche nel 1991 la Coloni sfodera una delle peggiori auto di tutti i tempi. La vettura è più semplice e convenzionale, anche se non è altro che una riedizione, con motore Ford Cosworth, di quanto si era visto nella seconda parte della stagione precedente. I risultati sono ancora catastrofici ma è difficile capire se è l'auto o il pilota - io opterei per entrambi - la causa. Pedro Chavez non passa mai le prequalifiche (13 su 13) e neanche il suo sostituto Naoki Hattori (un altro fior di pilota) fa meglio. Fuori dalle prequalifiche due volte su due. I distacchi? Meglio lasciar perdere, roba imbarazzante.


Andrea Moda 921 (1992).

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Denominazione insolita per un team di F1. E questo già dice molto. Ecco un'altra fugace (e arcana) meteora della massima formula. Della serie "Come buttare via un sacco di soldi per nulla".
L'idea nasce da Andrea Sassetti che rileva il materiale ex Coloni per creare un team tutto suo. I piloti scelti sono inizialmente Alex Caffi e Enrico Bertaggia. Tuttavia il progetto viene bloccato dalla federazione: l'Andrea Moda non è un costruttore, l'auto è una vecchia Coloni con retrotreno Dallara. Si è costretti a riprogettare la monoposto e si fa costruire una nuova scocca dalla Simtek (che esordirà per proprio conto nel 1994).
Si riesce ad essere presenti solo al terzo Gp (Brasile) con Roberto Moreno al quale si affiancherà poi un certo Perry McCarthy. Il team non arriverà neanche al Gp d'Italia e mancherà sempre la prequalificazione con distacchi scandalosi. Solo a Monaco riuscirà a qualificarsi e a partire, grazie soprattutto ad uno strepitoso (al solito) Moreno che riesce con la sua bravura le enormi manchevolezze del mezzo.


Brabham BT60B (1992).

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La fine ingloriosa di un team che ha scritto la storia della Formula 1. Da anni ormai la squadra inglese accusava grossi problemi finanziari; nel 1988 non aveva neanche partecipato al campionato. La BT60B non è altro che l'adattamento della monoposto che aveva corso l'anno prima ma con motore Judd in luogo dello Yamaha. L'auto potrebbe far di meglio, semplicemente i soldi sono finiti. I risultati non arrivano con Van de Poele qualificato solo una volta su 10, Amati 0 su tre, e Hill 2 su 8. Il team non partecipa agli ultimi cinque Gp e chiude definitivamente nella tristezza più assoluta.


Lola BMS 93/30 (1993).

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Paragonata ad un camion per le sue dimensioni da... dinosauro e costruita pure male. Nulla hanno potuto due piloti validi come l'esperto Alboreto e il fresco vincitore della F3000 Luca Badoer. A evidenziare il pessimo progetto, bisogna ricordare chela vettura montava il Ferrari 12 cilindri che garantiva potenza a sufficienza. Questa monoposto segna la fine della storia del team italiano BMS che nel periodo di permanenza in F1 era pur riuscita a combinare qualcosa di buono. Per il 1993 la costruzione della monoposto è affidata alla inglese Lola che crea... uno schifo! L'auto è anche approntata in ritardo e manca il tempo di collaudarla in pista adeguatamente; ma forse sarebbe stato praticamente lo stesso. Tutta la stagione è un calvario, sempre nelle ultime posizioni in prova e in gara, l'unico sprazzo è un settimo posto a Imola con Badoer frutto soprattutto dei ritiri altrui. Negli ultimi due Gp della stagione la BMS non si presenta neanche e chiude i battenti.


Pacific Pr01 (1994).

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In quell'anno il team Pacific debutta insieme alla Simtek. Per i due piccoli team ogni volta è una specie di derby. il confronto è automatico. Le linee della Pacific ricordano vagamente le Benetton del periodo (c'è lo zampino di Rory Byrne) ma le prestazioni non si assomigliano affatto. La Pr01 è regolarmente ultima salvo problemi della diretta avversaria o eventi particolari; l'auto è semplicemente lenta e poco potente (utilizza il motore V10 della Illmor). Nelle poche gare che disputa si ritira con una regolarità "soprannaturale". In definitiva l'unica cosa apprezzabile è stata... la colorazione argentata. Per la cronaca la squadra sopravviverà un solo anno ancora pur riuscendo a migliorare le prestazioni della sua monoposto.


Lola 97/30 (1997).

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La Desaparecida della Formula 1. Tutto iniziò nel 1995. Circolano le foto di una F1 (Lola 95/30 Cosworth) che la grande casa inglese ha preparato. E' molto meglio del catafalco del 1993, ma poi non se ne fa nulla per mancanza di finanziatori.
Nel 1997 si torna alla carica con un progetto che prevede pure la realizzazione di un V10 in proprio, intanto si comincia con il classico V8 Cosworth. L'auto è convenzionale, senza particolari soluzioni tecniche ma ben costruita e curata nei dettagli.
Qualche ridottissimo test prima della stagione (una manciata di giri), con rotture di motore a raffica. Praticamente la pista la vedono... in cartolina. Poi si impacchetta tutto per l'Australia.
E lì la "triste realtà" sveglia bruscamente la squadra. Ben cinque i secondi di gap tra la migliore Lola e il più vicino degli altri e viene mancata la qualificazione. I piloti Sospiri e Rosset salutano la compagnia e si vedono la gara in TV. Nella settimana successiva vengono svolti altri sparuti test con cedimenti continui e distacchi abissali poi... the end. La Lola chiude il suo team e di Formula 1 non se ne sentirà più parlare.


 L'elenco che ho proposto potrebbe non rivelarsi completo. Io ho cercato di "selezionare" quanto di peggio si è visto in Formula 1 ben conscio dei sacrifici che molte persone hanno dovuto sopportare, mosse da autentica passione. In realtà si dovrebbe tener conto delle risorse tecnico-economiche a disposizione.

Queste auto sono state costruite da piccole ma entusiaste squadre prive di sufficienti mezzi per poter sopravvivere. Negli anni novanta, l'elevato numero di teams isritti, aveva costretto alla disputa delle prequalifiche che spesso rendeva ancor più difficili le cose.
Tra piloti e auto inadeguati si è visto di tutto ma qualche volta piccoli teams sono riusciti a far meglio di altri dai nomi ben più altisonanti e dotati di risorse ben più cospicue.
Una lotta impari dove la passione e il duro lavoro spesso avevano la peggio di fronte alla difficoltà a trovare il budget, ottenere una fornitura di motore adeguata o disporre di un pilota all'altezza.

Non è detto che questo articolo finisca col 1984, spero di poter un giorno continuarlo e completare questa "tremenda" ma divertente lista con l'aiuto di chi abbia la voglia e la gentilezza di collaborare.