7 – LONG BEACH 1976-1981 Atto I°

       “La Montecarlo degli Stati Uniti”

 

Long Beach Circuit, circuito cittadino

 

Località: Long Beach;

Stato: California;

Tipologia tracciato:

circuito cittadino

Primi utilizzi: 1975;

Prima gara di Formula 1: 1976;

Lunghezza: 3.251 km / 2,020 m

Gran Premi disputati: 6;

Edizioni: 1976/1981;

Record sul giro in gara:

N. Piquet, 1’19”830,

1980, Brabham-Ford

Record distanza in gara:

N. Piquet, 80,5 giri in 1.50’18”550, media 142,709 km/h,

1980, Brabham-Ford

Pole Position:

N. Piquet, 1’17”690,

1980, Brabham-Ford

 

Con l’uscita di scena del tracciato di Watkins Glen, che ha ospitato il Mondiale di Formula 1 per vent’anni, gli organizzatori americani decidono di esplorare nuovi orizzonti: l’obiettivo è quello di creare un nuovo tracciato più spettacolare, aumentare il giro d’affari e far sì che la Formula 1 attiri un grande numero di tifosi in America. La risposta a tutte queste aspettative si chiama Long Beach.

 

Le vicende dei circuiti cittadini statunitensi iniziano nel 1975 quando un agente di turismo americano, Chris Pook (foto a lato), riuscì a trovare ingenti finanziamenti per realizzare nella zona di Long Beach, località a 30 chilometri a Sud-Est di Los Angeles in California, un tracciato che sfruttava un tratto della Shoreline Drive, la strada che costeggia l’Oceano Atlantico. Long Beach portò la Formula 1 in un’Era più ricca e vivace e le diede la sensazione di essere al centro del Mondo. Gente semplice, camper e milkshake invece di cittadini, yacht e sceicchi. Bastava sbarcare dalla Queen Mary, a Beverly Hills c’erano feste di ogni genere e proprio lì c’era il circuito che attendeva i piloti. Non esiste Gran Premio più “cool”, più “glamour” di Long Beach, il cui nome ancora oggi è sinonimo di Leggenda.

 

A Long Beach si correva su un tracciato stradale e i piloti dovevano evitare i tombini e i muretti di cemento. Il tracciato cittadino venne subito ribattezzato “la Montecarlo degli Stati Uniti”. Togliete le vanità del luogo ma mantenete l’essenza del tracciato e Montecarlo diventa Long Beach. Ma la cosa più bella era la “Shoreline Drive”, la prima fantastica curva a destra dopo la partenza, dove la strada imponeva una traiettoria geometrica. Alla base del salto, la pista girava a sinistra e dall’alto, sopra il tetto di un pub, si vedeva tutta la pista, dalla zona di frenata all’uscita. Il tracciato, insieme ad Anderstop (Svezia) e Montréal (Canada), è uno dei pochi ad avere la Griglia di Partenza lontana dal complesso dei box, con un conseguente mezzo giro in più da percorrere. Long Beach e la Formula 1 sono indissolubili come Monza e la Ferrari, quindi quelli furono tempi d’oro, tempi in cui l’unica cosa certa era il prossimo Gran Premio di Long Beach.

 

Il Gran Premio degli USA West a Long Beach, titolazione che lo distingue da quello dell’East, organizzato a Watkins Glen, si svolge il 28 marzo 1976, terza tappa del Mondiale di Formula 1. Il via della gara è subito teatro di un incidente multiplo che si verifica subito dopo la partenza: protagonisti da Lotus-Ford del pilota svedese Gunnar Nillson (Il connazionale Ronnie Peterson ha polemicamente abbandonato il Team inglese dopo la prima gara per passare alla Squadra March), la Brabham-Alfa Romeo del pilota argentino Carlos Reutemann e la March-Ford del pilota italiano Vittorio Brambilla. Bastano pochi giri a delineare i valori in campo, con le Ferrari 312T che diventano irraggiungibili per chiunque. Protagonista della corsa è il ticinese Clay Regazzoni, che stacca in testa dalla Pole Position per restarci fino alla conclusione del Gran Premio. Il ritmo imposto dall’Alfiere della Scuderia Ferrari è forsennato, tanto che Regazzoni segna più volte il miglior giro della corsa, e lo stesso compagno di Squadra fatica a stargli dietro. Infatti, l’austriaco Niki Lauda taglierà il traguardo ben quarantadue secondi dal ticinese, con alle spalle il francese Patrick Depailler (Tyrrell-Ford) che negli ultimi giri tenta un improbabile quanto spettacolare recupero sull’austriaco.

 

Sopra: Lo svizzero Clay Regazzoni (Ferrari) tra le strade e i muretti di Long Beach davanti al compagno di Squadra, l’austriaco Niki Lauda; 

 

Sotto: Il pilota francese Jacques Laffite (Ligier-Ford n°26) in azione sul circuito cittadino di Long Beach in California;

 

 

 

Sopra: Il pilota tedesco Jochen Mass (McLaren-Ford n°12) in azione sul circuito di Long Beach in California;

 

Nel 1977 la Formula 1 fa tappa il 13 aprile per la seconda volta sul tracciato cittadino di Long Beach. Sedici giorni la tragedia dell’inglese Tom Pryce in Sudafrica, la Formula 1 è nuovamente colpita da un lutto, quello del brasiliano Carlos Pace. Questa volta il dramma non si consuma in pista, ma è causato da un incidente aereo, come era avvenuto per Graham Hille Tony Brise nel novembre del 1975. La Scuderia Brabham sostituisce in questa gara lo sfortunato pilota brasiliano con il tedesco Hans Joachim Stuck. Sulle stradine del tracciato statunitense, Jody Scheckter, Mario Andretti e Niki Lauda danno vita ad una battaglia ad arma bianca che tiene tutti con il fiato sospeso con la Wolf, la Lotus e la Ferrari attaccate l’una all’altra. Nessuno dei tre piloti commette il minimo errore e solo il progressivo afflosciamento di un pneumatico posteriore della Wolf-Ford costringe Scheckter a cedere il comando prima a Andretti e poi il secondo posto a Lauda, che arrivano così sul traguardo con il cronometro che segnala tra loro un distacco di soli 773 millesimi di secondo. Scheckter taglia il traguardo dopo quattro secondi, comprensibilmente arrabbiato per una leadership persa non per colpa sua.

 

 

 

 

Sopra: Partenza del Gran Premio degli USA West 1977 a Long Beach, con il sudafricano Jody Scheckter (Wolf-Ford n°20) al comando della corsa. Nelle prime curve, il britannico James Hunt (McLaren-Ford n°1) viene tamponato dall’argentino Carlos Reutemann (Ferrari n°12). Scheckter passa in testa alla gara davanti ad Andretti e Lauda;


 

Sopra: Il sudafricano Jody Scheckter (Wolf-Ford n°20) in pista sul circuito cittadino di Long Beach

 

 

Sopra: Immagini del box Ferrari a Long Beach nel 1977;

 

 

Sopra: Immagini del box McLaren a Long Beach nel 1977;

 

L’anno successivo, la prima fila dello Schieramento di Partenza vede la coppia Ferrari primeggiare, con l’argentino Carlos Reutemann davanti al canadese Gilles Villeneuve. Al, via è Villeneuve ad essere più lesto, con Reutemann a seguirlo come un ombra per i restanti 38 giri. Al passaggio successivo, infatti, il canadese si accinge a doppiare la Shadow-Ford dello svizzero Clay Regazzoni, ma i due vengono a contatto con la Ferrari che ha la peggio, mentre il ticinese riesce a proseguire. Al comando passa così Reutemann che lo mantiene fino alla fine della corsa, che deve piazzarsi al secondo posto la Lotus-Ford dell’italo-americano Andretti mentre il francese Depailler conquista l’ultimo gradino del podio al volante della Tyrrell-Ford. Ma la vittoria del ferrarista non è sicura fino a pochi giri dalla fine della corsa, a causa di un Alan Jones che con la Williams-Ford si avvicina inesorabilmente alla Ferrari, tanto da dare per scontato il sorpasso, finché l’australiano non è tradito da un calo di motore.

 

 

Sopra: Partenza del Gran Premio degli USA West 1978 a Long Beach, con l’argentino Carlos Reutemann (Ferrari n°11) in seconda posizione affiancato dalle due Brabham-Alfa Romeo di Lauda e Watson. Sarà proprio Reutemann a salire sul gradino più alto del podio, dopo il ritiro del compagno di Squadra Villeneuve (foto piccola);

 

 

Sopra: L’italo-americano Mario Andretti (Lotus-Ford n°5) impegnato sul circuito cittadino di Long Beach, in California;

 

 

Sopra: L’austriaco Niki Lauda (Brabham-Alfa Romeo n°1) in azione a Long Beach, in California;

 

L’Edizione 1979 vede la nuova Ferrari 312T4 “ciabatta” (a lato), che aveva debuttato con una splendida doppietta in Sudafrica, ripetersi a Long Beach, nonostante la vettura, equipaggiata con il tradizionale cambio trasversale e con il largo motore boxer 12 cilindri, non costituisce la premessa ideale per una “wing car”, in quanto accanto al motore resta poco spazio per la presenza di condotti aerodinamici a profilo alare. Come a Kyalami, anche sulle stradine tortuose di questo circuito somigliante per le sue caratteristiche al tracciato cittadino di Montecarlo, è Villeneuve a far meglio di Scheckter, sia in Prova, sia in gara. Il canadese parte infatti con gomme di una mescola più morbida rispetto a quelle utilizzate dal compagno di Squadra, che preferisce invece una soluzione più dura che lo penalizza fino ad accumulare un distacco di quasi mezzo minuto dalla Ferrari del leader: quel Villeneuve che doppia il successo sudafricano. Del vincitore anche il Giro più Veloce della gara, a dimostrazione di una netta superiorità delle vetture di Maranello. Al terzo posto si classifica la Williams-Ford dell’australiano Alan Jones.

 

 

 

Sopra: Spettacolare incidente alla partenza del Gran Premio degli USA West 1979 a Long Beach. Nella carambola restano coinvolte le due monoposto di Niki Lauda (Brabham-Alfa Romeo) e di Patrick Tambay (McLaren-Ford);

 

 

Sopra: Il canadese Gilles Villeneuve (Ferrari n°12) infila alla prima curva “Queen’s Hairpin” il francese Jacques Laffite (Ligier n°25) portandosi al comando della gara;

 

 

 

 

 

Sopra: Il sudafricano Jody Scheckter (Ferrari n°11) e il francese Jacques Laffite (Ligier n°25), grandi rivali della corsa di Long Beach Edizione 1979;

 

 

 

A lato e sopra: La cerimonia del podio a Long Beach vede trionfare il canadese Gilles Villeneuve davanti al compagno di Squadra, il sudafricano Jody Scheckter;

 

La corsa nel toboga statunitense di Long Beach si rivela una trappola per le monoposto di Formula 1, che sono costrette a vere acrobazie per evitare l’impatto contro i muretti: ben dieci vetture subiscono infatti incidenti dovuti alla conformazione del circuito e nell’Edizione 1980 è lo svizzero Clay Regazzoni a farne le maggiori spese. La Ensign-Ford del pilota ticinese impatta infatti contro un muro per il cedimento improvviso dei freni: per Clay c’è la frattura di entrambe le gambe, ma il danno maggiore proviene da una vertebra inclinata che non solo porrà fine alla Carriera dell’ex ferrarista, ma lo costringerà anche su una sedia a rotelle. Sembrava impossibile che un circuito in tecnicolor improvvisamente fosse divenuto così crudele. Dopo aver dominato le Prove realizzando la Pole Position, il brasiliano Nelson Piquet si impone anche in gara, conquistando così con la Brabham la sua prima vittoria della sua lunga Carriera in Formula 1. Al secondo posto si piazza un ottimo Riccardo Patrese con una Arrows-Ford non certo all’altezza delle migliori monoposto. A Long Beach è assente il francese Alain Prost, infortunatosi un polso nel corso di un incidente durante le Prove Libere del Gran Premio del Sudafrica a Kyalami. Prost viene rimpiazzato alla Squadra McLaren dal giovane pilota inglese Stephen South, ma il giovane e sconosciuto Asso della Formula 2 non riesce a qualificarsi per la gara. Il brasiliano Emerson Fittipaldi, due volte Campione del Mondo di Formula 1 1972 e 1974, partito con l’ultimo tempo in Griglia di Partenza, conquista un incredibile terzo posto ottenuto anche grazie alla classe e all’esperienza da bicampione del Mondo.

 

 

Sopra: Partenza del Gran Premio degli USA West 1980 a Long Beach, con il brasiliano Nelson Piquet (Brabham-Ford n°5) al comando della corsa;

 

 

Sopra: Il brasiliano Nelson Piquet (Brabham-Ford n°5) in azione sul circuito di Long Beach. Piquet inaugura in terra americana la sua serie di vittorie della sua Carriera in Formula 1;

 

 

Sopra: L’australiano Alan Jones (Williams-Ford n°27) in azione sul circuito di Long Beach;

 

 

Sopra: Immagini del box Williams a Long Beach nel 1980;

 

 

 

Sopra: Il canadese Gilles Villeneuve (Ferrari n°2) in azione sul circuito di Long Beach;

 

 

Sopra: L’irlandese John Watson (McLaren-Ford n°7) alla conquista del sesto posto sulle strade di Long Beach, in California, nel Gran Premio degli USA West 1980;

 

 

Sopra: Il padovano Riccardo Patrese (Arrows-Ford n°30) conquista un ottimo terzo posto finale nel Gran Premio degli USA West a Long Beach, nel 1980;

 

 

 

Sopra: La cerimonia del podio del Gran Premio degli USA West 1980 a Long Beach incorona il brasiliano Nelson Piquet, davanti al connazionale Emerson Fittipaldi e al compagno di Squadra, il padovano Riccardo Patrese;

La nuova Stagione di Formula 1 1981 si apre sul circuito cittadino di Long Beach sotto le insegne del Team britannico Williams, fresca trionfatrice sia del Campionato del Mondo Piloti, sia di quello Costruttori. Ma la prima corsa della nuova Stagione ha nel padovano Riccardo Patrese il vero protagonista: in Prova realizza infatti una splendida quanto incredibile Pole Position al volante dell’Arrows-Ford e dopo il via sembra puntare al successo pieno, il primo dopo quattro Stagioni di militanza in Formula 1. Ma la sfortuna (che caratterizza tutta la lunga Carriera di Riccardo) ci mette ancora una volta lo zampino, mortificando i sogni di gloria dell’italiano al 24° passaggio, quando l’Arrows accusa un calo nella pressione della benzina che condurrà inevitabilmente al ritiro. Al comando passa così l’argentino Carlos Reutemann, che però dopo sette giri deve cedere il passo ad Alan Jones, suo compagno di Squadra alla Williams. Un’altra doppietta quindi per Frank Williams, mentre Nelson Piquet, il grande sconfitto della Stagione precedente, sale sul terzo gradino del podio. L’italo-americano Mario Andretti, passato dalla Lotus all’Alfa Romeo, conquista il quarto posto finale.

 

Sopra: Partenza del Gran Premio degli USA West 1981 a Long Beach. Il pilota brasiliano Nelson Piquet (Brabham-Ford) festeggia un ottimo secondo posto (foto piccola);

 

 

 

Sopra: Il brasiliano Nelson Piquet (Brabham-Ford n°5) impegnato sul difficile tracciato di Long Beach in California. Piquet otterrà al termine della corsa un prezioso secondo posto finale;

 

 

 

Sopra: Il canadese Gilles Villeneuve (Ferrari n°27) in azione sul circuito di Long Beach;

 

 

Sopra: L’irlandese John Watson (McLaren-Ford n°7) sulla pista cittadina di Long Beach;

 

 

Sopra: Il pilota bresciano Bruno Giacomelli (Alfa Romeo n°22) sul circuito di Long Beach;

 

8 – LONG BEACH 1982-1983 Atto II°

       L’Apoteosi della Formula 1 in America

 

Long Beach Circuit, circuito cittadino

 

Località: Long Beach;

Stato: California;

Tipologia tracciato:

circuito cittadino;

Primi utilizzi: 1975;

Prima gara di Formula 1: 1976;

Lunghezza: 3.428 km / 2,130 m

Gran Premi disputati: 2;

Edizioni: 1982/1983;

Record sul giro in gara:

N. Lauda, 1’28”330,

1983, McLaren-Ford

Record distanza in gara:

J. Watson, 75 giri in 1.53’34”889, media 129,752 km/h,

1983, McLaren-Ford

Pole Position:

P. Tambay, 1’26”117,

1983, Ferrari

 

Il lungo tratto veloce dalla curva 11 alla curva 1 fu ritenuto troppo veloce e pericoloso dopo l’incidente del pilota svizzero Clay Regazzoni (Ensign-Ford) nel 1980. Il rettilineo venne accorciato e spezzato da una chicane posta prima della linea di partenza. Alcune parti del circuito, la cui sede stradale era troppo stretta e delimitata da muretti di cemento, vennero modificate. La pista di Long Beach venne resa più lenta ma più sicura rispetto alle precedenti Edizioni.

 

Il 1982 sembra un nuovo anno contrassegnato dalle squalifiche: nella gara precedente sono stati Piquet e Rosberg a finire nelle maglie della giustizia sportiva, a Long Beach a farne le spese è uno dei piloti della Ferrari Gilles Villeneuve. Il canadese, giunto terzo al traguardo, viene infatti squalificato per l’irregolarità del suo alettone posteriore. Il suo posto è così occupato dal padovano Riccardo Patrese, mentre Alboreto, De Angelis e Watson guadagnano ognuno una posizione. La vittoria, per fortuna, va sia sulla pista che in Classifica all’austriaco Niki Lauda (McLaren-Ford), che ottiene anche il Giro più Veloce. Lauda torna a gustare il successo dopo l’ultima affermazione ottenuta sul circuito di Monza ben quattro anni prima. In conferenza stampa, uno sconcertato Niki domanda ai microfoni rivolto ai giornalisti stupefatti: “Nessuna domanda?”, ironizzando del fatto che il pilota austriaco non aveva proprio nulla da dimostrare dopo i successi con la Scuderia Ferrari! Al secondo posto si piazza il finlandese Keke Rosberg (Williams-Ford), la cui vettura questa volta non ha nulla di irregolare. Avrebbe potuto essere il giorno del romano Andrea De Cesaris e della Scuderia Alfa Romeo, se il pilota italiano non avesse concluso con un incidente la cavalcata vittoriosa iniziata con la Pole Position. Da questa gara è assente l’argentino Carlos Reutemann, sostituito alla Squadra Williams dall’italo-americano Mario Andretti. “Lole” ha disputato in Brasile la sua ultima corsa prima dell’annuncio del ritiro definitivo dal Circus della Formula 1.

 

 

Sopra: Il canadese Gilles Villeneuve (a destra) ai microfoni insieme al compagno di Squadra, il francese Didier Pironi (a sinistra);

 

 

Sopra: Partenza del Gran Premio degli USA West 1982 a Long Beach, con il romano Andrea De Cesaris (Alfa Romeo) al comando della gara, davanti al francese René Arnoux (Renault) e all’austriaco Niki Lauda (McLaren-Ford), quest’ultimo vincitore della corsa (foto piccola);

 

 

Sopra: L’austriaco Niki Lauda (McLaren-Ford n°8), vincitore del Gran Premio degli USA West 1982 a Long Beach;

 

 

Sopra e a lato: Il pilota canadese Gilles Villeneuve (Ferrari Turbo n°27) in pista sul tracciato cittadino di Long Beach, nel Gran Premio degli USA West 1982. Villeneuve viene squalificato al termine della corsa per irregolarià dell’alettone posteriore della sua vettura, troppo largo e al di fuori del limiti consentiti dal Regolamento FIA.

 

L’ultima Edizione del Gran Premio degli USA West a Long Beach si disputa il 27 marzo 1983. Spende il sole in California e anche per la Scuderia Ferrari è una giornata radiosa al termine delle Qualifiche, che vedono le due rosse di Maranello di Patrick Tambay e René Arnoux (che ha firmato per la Ferrari dopo l’impossibilità della sua convivenza nello stesso Team con il connazionale Alain Prost) schierate in prima fila, con la rossa numero 27 che era stata dell’indimenticabile Gilles Villeneuve in Pole Position grazie a Tambay. Alan Jones, Campione del Mondo di Formula 1 1980, compie il suo rientro in pista dopo essersi rotto un femore candendo da cavallo. Il sostituto del canadese parte in testa e sembra procedere indisturbato verso una vittoria sicura, se non incocciasse in un Rosberg più ostico del solito con il quale entra in collisione al 26° passaggio. Le polemiche proseguono in Italia, dove Rosberg viene già dipinto come il “Killer Ferrari”. Fine del sogno e della gara dunque, che passa nelle mani del francese Jacques Laffite, che stringe il volante della seconda Williams-Ford. Il francese è passato infatti dal Team Ligier alla Squadra inglese che ha conquistato il Titolo Piloti l’anno precedente. Ma anche per “Jacquot” arriva la doccia fredda di una fermata imprevista che gli costa un giro, consegnando di fatto la vittoria al pilota inglese John Watson (McLaren-Ford), che nel frattempo è risalito dalle retrovie e che va a cogliere una vittoria insperata. Watson precede il compagno di Squadra Lauda di quasi mezzo minuto. E dire che la coppia McLaren era partita con il 22° e 23° tempo in Griglia di Partenza! I due Alfieri della Squadra britannica di Woking non sbagliano nulla in quello che sembra essere diventato il Gran Premio degli errori. Per il Team McLaren si tratta di una gioia isolata in un anno di transizione in cui la Squadra di Ron Dennis toccherà il fondo sul circuito di Montecarlo, dove né Lauda ne Watson riusciranno a qualificarsi per il Gran Premio più mondano ma anche più visto dagli Sponsor.

 

 

Sopra: Il brasiliano Nelson Piquet (Brabham-BMW Turbo BT53) ai box durante le Prove Ufficiali del Gran Premio degli USA West a Long Beach;

 

 

Sopra: Partenza del Gran Premio degli USA West 1983 a Long Beach, con il francese Patrick Tambay (Ferrari n°28) al comando della corsa;

 

 

 

 

Sopra: La cerimonia di premiazione dell’ultimo Gran Premio degli USA West disputato a Long Beach. Trionfo per le due McLaren-Ford dell’irlandese John Watson e dell’austriaco Niki Lauda davanti al francese René Arnoux (Ferrari);

 

Le cifre di denaro richieste dalla FIA per organizzare il Gran Premio sembrarono irragionevoli in prospettiva del ricevimento che la Formula 1 aveva avuto negli Stati Uniti, così gli organizzatori dell’evento rivolsero altrove le loro attenzioni concentrandosi, dalla Stagione 1984, alla meno costosa Serie Americana CART. L’Era degli Sponsor e della commercializzazione era cominciata.

9 – LAS VEGAS 1981-1982

       “Viva Las Vegas!”

 

Caesar’s Palace Circuit, circuito cittadino

 

Località: Las Vegas;

Stato: Nevada;

Tipologia tracciato:

circuito cittadino;

Primi utilizzi: 1981;

Prima gara di Formula 1: 1981;

Lunghezza: 3.650 km / 2,268 m

Gran Premi disputati: 2;

Edizioni: 1981/1982;

Record sul giro in gara:

M. Alboreto, 1’19”639,

1982, Tyrrell-Ford

Record distanza in gara:

M. Alboreto, 75 giri in 1.41’56”888, media 161,111 km/h,

1982, Tyrrell-Ford

Pole Position:

A. Prost, 1’16”356,

1982, Renault

 

Una pista costruita artificialmente sfruttando l’immenso parcheggio di un prestigioso Hotel di Las Vegas! Questa l’idea statunitense di portare la Formula 1 a esplorare nuovi orizzonti con l’impiego di nuovi circuiti cittadini al posto dei normali autodromi. Il luogo prescelto per accogliere questa nuova scommessa fu l’amplio parcheggio del prestigioso Hotel “Caesar’s Palace” di Las Vegas!

 

 

 

Sopra: Il prestigioso Hotel “Caesar’s Palace”, che ospitò nella città di Las Vegas le due Edizioni del Gran Premio degli Stati Uniti nel biennio 1981/82;

 

Al Caesar’s Palace (Hotel costruito in stile imperiale romano), tra ballerine, roulette, prostitute d’alto borgo e prestigiatori, arriva anche il grande Circus della Formula 1. Dopo due soli giorni a Las Vegas, avevi la terribile sensazione che questa gara dovesse svolgersi qui per sempre. Aveva tutto quello che la Formula 1 sembrava aver bisogno per vivere e decideva persino le sorti del Mondiale. Non si trattava di una pista difficile: il tracciato somigliava ad una grossa “E” (su cui le monoposto giravano in senso antiorario), stretta, costellata da muretti di cemento, intervallata da secchi tornanti e lunghi tratti in accelerazione. Un controsenso per le potenti monoposto del Campionato, un circuiti più adatto ai Kart da 20 cavalli piuttosto che alle vettura da 500 cavalli.

 

 

Sopra: “Signori, benvenuti a Las Vegas, la città dell’azzardo e del peccato!” Il grande Circus della Formula 1 sbarca nella Capitale del Nevada tra ballerine, roulette, prostitute d’alto borgo e prestigiatori dell’Hotel “Caesar’s Palace”;

 

Lo show finale del Campionato del Mondo di Formula 1 1981 va in scena nella città dell’azzardo e del peccato quale è la Las Vegas degli anni Ottanta, ancora lontana dal diventare un enorme parco di divertimenti per le famiglie. L’argentino Carlos Reutemann (Williams-Ford) conquista la Pole Position, mentre il brasiliano Nelson Piquet (Brabham-Ford), rivale diretto per la corsa al Titolo Mondiale, è soltanto quarto sullo schieramento di partenza. Per diventare Campione nel Mondo, gli basta conquistare un punto in più dell’avversario. La sua sarà comunque una gara ad inseguimento. Reutemann, sprofondato in una delle sue solite crisi, agevola il compito a Piquet. Mentre l’australiano Alan Jones (Williams-Ford) vola verso la vittoria, “Lole” perde posizioni su posizioni. Alla fine del primo giro è quinto, poco dopo addirittura settimo. Piquet aspetta. Al 17° giro, alle 13:28 ora del Nevada, lo sorpassa. Ma per diventare Campione del Mondo ha bisogno almeno di entrare in zona punti. Ci riesce al 21° giro. Ne mancano ancora 54. Reutemann è fuori dai punti, mentre il francese Jacques Laffite (Ligier-Matra), l’altro pretendente, è solo sesto. La situazione non cambia, anzi, Nelson guadagna un’altra posizione, si sistema al quinto posto e si assicura i due punti che gli permettono di laurearsi Campione del Mondo per la prima volta: 50 – 49, alla fine di una gara massacrante per il fisico, tanto che Nelson ammette: “A metà corsa ero morto. Per fortuna Carlos ha avuto dei problemi, altrimenti non so come sarebbe andata a finire”. Lo si vede bene quando la sua vettura taglia il traguardo. Nelson non riesce a venirne fuori. È sfinito. Passano i minuti e l’abbraccio di Fittipaldi a ridargli la forza a uscire dalla Brabham, di salire sul podio dove Jones, Prost e Giacomelli stanno celebrando i loro piazzamenti con ridicole corone da antichi romani in testa. Da un’altra parte del parcheggio trasformato in circuito, Carlos Reutemann è solo, ritratto di quel “Gaucho Triste”, soprannome che si porta dietro da sempre. Il pilota argentino accusa a ragione il Team di non averlo favorito quando era chiaramente l’unico pilota in Squadra a poter lottare per il Titolo dalla gara di Monza. “Alla fine”, come sottolinea Reutemann, “c’è un pilota che ha vinto, Piquet, e un altro che ha perso: io. Mi sembra impossibile che il ragazzo che nel 1974 mi aiutava a pulire i cerchi delle mie ruote adesso sia Campione del Mondo”. È proprio così. Il giovanotto brasiliano che in Formula 3 correva con un’immagine di San Giorgio nella tasca della tuta ormai diventato un uomo, a 29 anni è Campione del Mondo, anche se è ancora diverso dal Piquet che conosceremo con il passare degli anni.

 

 

 

 

Sopra: Partenza del Gran Premio degli Stati Uniti 1981 a Las Vegas, nel parcheggio dell’Hotel del “Caesar’s Palace”. Sul podio Jones, Prost, Giacomelli e il nuovo Campione del Mondo di Formula 1 Piquet assistono all’ennesimo “proclama” del Presidente della FIA Jean-Marie Balestre. A quanto pare, Jones non sembra aver gradito il discorso del “presidentissimo”…

Caesar’s Palace. Uno scenario appropriato per il declino e la caduta dell’Impero Tyrrell – o così almeno poteva sembrare ai pochi osservatori che si staccavano dai tavoli da gioco dei Casinò di Las Vegas per assistere al round finale del Campionato del Mondo 1982, il Gran Premio degli USA. In una città dominata dai soldi – persino il tracciato del circuito aveva l’aspetto di tre grosse dita di un’enorme mano che sembrava afferrare l’ultimo dollaro della Formula 1 – la crisi della Tyrrell strideva. L’anno precedente, il Team Boss Ken Tyrrell era stato costretto a ridurre il suo staff da 42 a 26 uomini (cifre ridicole per gli standard attuali) e aveva persino venduto il suo motorhome per pagare i pneumatici per la seconda metà della Stagione. Il suo unico bene era un giovane italiano di nome Michele Alboreto, il Campione dell’Europeo di Formula 3 del 1980, che aveva assunto quando correva per il Team Minardi di Formula 2. Tyrrell non aveva sempre navigato in acque cosi mosse, naturalmente. Alla fine degli anni Sessanta e inizio degli anni Settanta, con lo scozzese Jackie Steward al volante, il Ford Cosworth DFV e il supporto economico della Elf, il Team aveva annientato tutti vincendo i Titoli Piloti nel 1969, 1971 e 1973. Ma Stewart si era ritirato da tempo, i fondi della Elf non c’erano più e la potenza del DFV stava per essere usurpata dalla nuova generazione del turbo. Il Team non vinceva da quasi quattro anni. L’ultimo suo pilota a salire sul gradino più alto del podio era stato il francese Patrick Dépailler, nel Gran Premio di Monaco 1978. Nel 1982, le macchine turbo di Renault, Ferrari e Brabham-BMW avevano trionfato su quasi tutti i circuiti. Ma, a Las Vegas, la loro velocità fu vana Il circuito si snodava in parte nel parcheggio del Caesar’s Palace e richiedeva guidabilità, più che velocità pura. La Tyrrell 011 progettata da Maurice Phillippe era l’incarnazione della maneggevolezza: in Qualifica, si fece agilmente strada tra i muri che segnavano il tracciato e, abilmente guidata dall’allora 25enne Alboreto, conquistò un’autorevole terza posizione sulla Griglia di Partenza. Michele sapeva che in gara avrebbe potuto fare ben poco contro le Renault RE30B di Alain Prost (in Pole Position) e René Amoux (secondo), se non sperare che i loro fragili V6 non reggessero sulla distanza. Si corre ancora nel parcheggio, ma manca il pathos dell’anno prima, della sfida finale tra Piquet e Reutemann. All’inizio dei 75 giri, Arnoux balzò davanti a Prost e la coppia iniziò una battaglia privata. Alboreto, dopo una ruotata con la Ligier JS19 dell’italo-americano Eddie Cheever, mantenne la terza posizione e attese. Dopo 20 giri, il motore di Arnoux esplose. Fuori uno. Nel giro 59, Prost rallentò per un problema alle gomme e dovette, suo malgrado, lasciar passare Alboreto: tutto ciò di cui ora Michele aveva bisogno, su un circuito dove superare era impossibile, era resistere - cosa che fece, arrivando alla sua prima vittoria in F1! “Sapevo di avere una macchina vincente. Senza regolazioni particolari fummo subito veloci, su un circuito tortuoso dove io, con un motore aspirato, potevo ancora dire la mia. Avevo una maledetta voglia di vincere”, disse Alboreto. “Quando René ruppe, capii che la vittoria era possibile. Poi Prost fu costretto a cedermi il comando. Da quel momento, giurai a me stesso che non  sarebbe più passato nessuno. Fu faticoso, ma la vettura bilanciata e l’aerodinamica perfetta fecero il loro dovere. E io, da parte mia, guidai senza commettere errori”. Al secondo posto si piazza l’irlandese John Watson, condannato alla vittoria per sperare nel Titolo Mondiale, mentre il finlandese Keke Rosberg, arrivato quinto al traguardo, si aggiudica un Campionato intascato con una sola vittoria, ma soprattutto grazie alla sfortuna che ha perseguitato duramente la Scuderia Ferrari. A Maranello si consolano con il Titolo Costruttori.