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SOLO DELLE VOCI...
Di leggende vere e false su quanto accadeva a Maranello, ne ho e ne avete sentite un sacco. Ad esempio circolava la voce che le parti di auto che non potevano essere reimpiegate sul modello dell'anno successivo venissero sepolte nel cortile della fabbrica (chissà se per evitare copiature o per ridurre le spese di smaltimento rifiuti o, magari, per un atto simbolico del Vecchio che si affezzionava alle sue creature tanto da considerarle veramente tali.
Non è certo un mistero che il Drake, già dagli anni '60, assistesse solo alle prove e non alle gare. A chi gli domandava il perchè, invariabilmente rispondeva: "Per vincere occorre sfruttare il mezzo al limite della sua resistenza ed io non sopporto vederle soffrire. D'altronde la macchina da corsa perfetta è quella che cede in ogni sua componente non appena passata sotto la bandiera a scacchi."
Altre macchine sono state trasformate nel modello succesivo e quindi non esistono più se non nelle foto dei giornali dell'epoca.
Per quelle da competizione, l'esempio più lampante è la 330 P3 telaio 0846, riconvertita in P4, che poi fu la vincitrice del famoro arrivo in parata a Daytona '67.
Per le stradali, ci fu la SuperFast, che arrivò negli anni, di salone in salone, fino alla quarta serie: peccato che ognuna altro non era che la rielaborazione di quella presentata l'anno precedente: le prime tre serie, quindi, non esistono più in originale e quelle che sfilano ai raduni sono - tranne 2 o 3 - delle rivisitazioni di 400 SuperAmerica. L'unica certamente autentica è la Superfast IV bianca appartenuta a Gianni Agnelli.
E si potrebbe andare avanti così. Tornando in tema, una voce circolava - e qui è già stata riportata - : che Ferrari vendette le 126 C2 superstiti con la precisa clausola scritta di non mostrarle mai in pubblico.
Ma è solo una voce.
Non è certo un mistero che il Drake, già dagli anni '60, assistesse solo alle prove e non alle gare. A chi gli domandava il perchè, invariabilmente rispondeva: "Per vincere occorre sfruttare il mezzo al limite della sua resistenza ed io non sopporto vederle soffrire. D'altronde la macchina da corsa perfetta è quella che cede in ogni sua componente non appena passata sotto la bandiera a scacchi."
Altre macchine sono state trasformate nel modello succesivo e quindi non esistono più se non nelle foto dei giornali dell'epoca.
Per quelle da competizione, l'esempio più lampante è la 330 P3 telaio 0846, riconvertita in P4, che poi fu la vincitrice del famoro arrivo in parata a Daytona '67.
Per le stradali, ci fu la SuperFast, che arrivò negli anni, di salone in salone, fino alla quarta serie: peccato che ognuna altro non era che la rielaborazione di quella presentata l'anno precedente: le prime tre serie, quindi, non esistono più in originale e quelle che sfilano ai raduni sono - tranne 2 o 3 - delle rivisitazioni di 400 SuperAmerica. L'unica certamente autentica è la Superfast IV bianca appartenuta a Gianni Agnelli.
E si potrebbe andare avanti così. Tornando in tema, una voce circolava - e qui è già stata riportata - : che Ferrari vendette le 126 C2 superstiti con la precisa clausola scritta di non mostrarle mai in pubblico.
Ma è solo una voce.