
Il punto interrogativo più grande riguarda proprio il motore. Dei sei propulsori marchiati Ferrari presenti sulla griglia di partenza a Sepang, ben tre non sono arrivati al traguardo: non solo quello di Fernando Alonso, finito in fumo in maniera spettacolare a soli due giri dal traguardo, ma anche entrambi quelli delle Sauber. Per Kamui Kobayashi, l’unità è durata pochi giri, mentre quella di Pedro de la Rosa ha detto basta prima ancora di consentire al pilota spagnolo di schierarsi al via.
Se uniamo i tre guasti avvenuti domenica alle precedenti avvisaglie (la sostituzione di entrambi i motori tanto prima della gara in Australia quanto sabato scorso), il bilancio per il V8 di Maranello si fa alquanto pesante. Ma l’atmosfera nel team non sembra troppo preoccupata. Come ha fatto notare Stefano Domenicali, le rotture hanno riguardato aspetti molto diversi: nel caso della Sauber, a guastarsi è stato il sistema pneumatico, mentre per Alonso si è trattato di un improvviso cedimento del motore. “In questo senso, pensiamo di avere la situazione dei motori sotto controllo,” ha detto Domenicali.
Intanto, nel quartier generale si continua a lavorare, predisponendo le novità che faranno presto il proprio debutto sulle F10. L’aggiornamento più importante in cantiere riguarda l’ormai famoso “F-duct”, il dispositivo applicato all’ala posteriore della McLaren che si è dimostrato cruciale nel migliorare la velocità di punta delle due monoposto di Woking accelerando la rimonta di Hamilton nel Gran Premio di ieri.
Dopo aver fatto la propria apparizione anche sulle due Sauber, almeno nel corso delle prove libere, il dispositivo è allo studio anche di Red Bull, Force India, Williams e Mercedes. E la Ferrari non intende essere da meno: “Abbiamo visto che il vantaggio di questo sistema è molto, molto importante,” ha spiegato Domenicali. “Lo porteremo in gara il prima possibile, non appena saremo sicuri che funzionerà al 100%.”