
Il suo patron è lo spagnolo Joan Villadelprat, ingegnere con un’esperienza vastissima anche a livello di top team come Ferrari e McLaren. E il suo progettista è l’ex Sauber Sergio Rinland. “Non ci siamo mai fermati dall’anno scorso,” spiega il baffuto e corpulento ingegnere svizzero ai microfoni di 422race.com. “Abbiamo continuato a lavorare sullo sviluppo aerodinamico. Ovviamente non allo stesso ritmo a cui lavoreremmo se fossimo in Formula 1, ma continuiamo per tenerci aggiornati. Credo che a fine giugno, quando la FIA si pronuncerà sulla sua scelta, saremo a buon punto con il progetto e potremo andare avanti. Se avremo l’ok, sono sicuro che saremo pronti.”
Ma se l’unica preoccupazione di Rinland è quella tecnica, Villadelprat deve invece tenere d’occhio il portafogli. E non ha nessuna intenzione di diventare la nuova USF1. “Senza soldi, non faremo la Formula 1,” giura infatti in questa intervista esclusiva.
Joan Villadelprat, perchè la Epsilon Euskadi vuole entrare in Formula 1?
“Noi abbiamo un’infrastruttura grossissima, di 17.000 metri quadri. Al momento abbiamo un programma sportivo in World Series e Formula Renault 2.0, abbiamo una scuola, stiamo facendo un lavoro per l’ingegneria e ovviamente un progetto F1 rientra nella filosofia e nei motivi per cui è nata Epsilon Euskadi. L’anno scorso abbiamo fatto il tentativo e non siamo stati scelti, ora c’è un’altra opportunità e se riusciremo a tornare a motivare quella gente che all’epoca era pronta a lavorare con noi, allora saremo pronti a fare il salto.”
L’anno scorso ci avete provato, ma non siete stati scelti. Visto come se la stanno cavando i nuovi team, ha qualcosa da rimproverare alla FIA per le scelte fatte?
“L’unica cosa che posso dire è che, se guardiamo le scelte fatte dalla FIA, non è andato tutto per il meglio. Da una parte, la USF1 non esiste. La Manor è riuscita alla fine a sopravvivere prendendo la Virgin, che era sponsor della Brawn, ma al momento dell’iscrizione questo non era ufficiale. E la Hispania, come tutti sappiamo, ha avuto dei problemi. Non serve fare altri commenti in merito.”
Con Jean Todt al timone, cambierà qualcosa?
“Io spero che il nuovo presidente valuti le cose un po’ meglio di quanto è stato fatto in passato. Tutto qui.”
Tutte le difficoltà che stanno incontrando i nuovi team la spaventano?
“Quando uno affronta una sfida del genere, pensa sempre di poter fare meglio. Io sono stato per moltissimi anni in F1 e ho avuto la fortuna di stare in squadre grosse, come McLaren e Ferrari, in altre piccolissime, come la Tyrrell, e anche di far crescere delle squadre da zero, come Benetton e anche Prost, che quando sono arrivato era morta. Ho un’esperienza a tutti i livelli. Credo che l’infrastruttura che abbiamo predisposto qui permetta, in un futuro, di creare una squadra in grado di lottare per il titolo. Però, sono molto cosciente che ci vuole del tempo, dei soldi e della gente che abbia il giusto obiettivo. Tutto questo è stato valutato: se noi entreremo, l’obiettivo è, un giorno, di essere una grande squadra. Se inizialmente dovremo sopravvivere, come i piccoli, faremo ciò che si dovrà fare. Spero che lo faremo meglio.”
Come siete messi in termini economici?
“Ad oggi, non ho nessun soldo depositato in banca. Però ci sono alcune trattative importanti che spero che si risolvano in positivo nelle prossime settimane. Se non avrò il budget necessario per portare avanti il progetto decentemente, con una certa sicurezza, a quel punto mi tirerò indietro.”
E il progetto tecnico?
“Quando abbiamo fatto la proposta l’anno scorso, abbiamo creato un gruppo di persone brave e capaci e abbiamo speso anche dei soldi per il pre-progetto iniziale. Non avendo ottenuto la licenza, abbiamo dovuto abbandonare molte di queste persone. Il progetto è rimasto in stand-by e, pur non essendo una nostra priorità, piano piano, quando avevamo del tempo, abbiamo continuato a lavorarci. Oggi siamo un po’ più avanti dell’anno scorso, ma neanche tanto.”
Quante chance pensa di avere?
“Credo che come infrastrutture siamo messi meglio sia della Durango che della Stefan GP; come esperienza e know-how di F1, la gente che ho qui, io, Sergio e altri tecnici dalla Ferrari o dalla Toyota, credo che siamo in grado di affrontare questa sfida. Se risolveremo in tempo la parte economica al 100% e con qualche garanzia, spero che saremo scelti noi. In caso contrario, torno a dirlo molto chiaramente, non lo farò.”