Quanta ipocrisia! Ora che il Gp d’Italia è stato salvato con un emendamento inserito nella Legge di Stabilità, è iniziata una becera campagna sul fatto che si spenderanno (anche) soldi pubblici per rinnovare il contratto con Bernie Ecclestone affinché la Formula 1 rimanga a Monza per i prossimi sette anni. A lamentarsi adesso sono gli stessi che qualche mese fa sostenevano a squarciagola che la gara italiana nel calendario del mondiale dovesse essere salvata ad ogni costo. I “privati” non si sono mai fatti avanti, tanto che quelli che avevano preso il controllo dell’autodromo brianzolo convinti che si potesse guadagnare dei soldi dalla gestione di un circuito, hanno rimesso le pive nel sacco dopo i proclami fatti al loro insediamento, quando promettevano piani industriali faraonici con l’organizzazione di eventi paralleli a quelli delle corse. Si sono auto-sgonfiati non appena hanno finito l’aria nei polmoni. E sono rimasti solo i bla, bla, bla che hanno fatto perdere tanto tempo prezioso (e una certa credibilità). (continua...)

Era chiaro a tutti che se si voleva salvare il Gp d’Italia era indispensabile trovare una soluzione pubblica. Nessun investitore sarebbe stato disposto a rischiare 25 milioni di euro non avendo la prospettiva di riportare a casa quei soldi, visto che il mondo vorace della Formula 1 è sempre più esoso, pur offrendo uno spettacolo sempre meno accattivante per gli spettatori. Ma allora dove sono finiti quelli che firmavano le petizioni per far capire a Mister E che non poteva trattare Monza, tracciato storico del calendario di F.1, come tutti gli altri? Ovviamente nel silenzio più assoluto. Volatilizzati. Perché adesso si sono fatti avanti quelli che ricusano il Circus se il Gp deve essere pagato con i soldi dei contribuenti. Noi Italiani, siamo davvero strana gente. L’importante è sempre essere… contro. A prescindere. Monza senza Gp sarebbe morta, a dispetto di quanto vanno dicendo i soloni. E nessuno vuole considerare quale sia la ricaduta che l’autodromo genera tutto l'anno sul territorio, non solo in Lombardia.

Ma come al solito c’è chi straparla senza sapere come stanno le cose: quanti sono i tracciati fra i 21 che compongono il calendario 2016 che organizzano il Gp solo con i soldi degli organizzatori? Nessuno! Anche un impianto bello e moderno come Austin è andato in crisi nella liberalissima America, dopo che ha perso gli aiuti dello Stato del Texas. Il Red Bull Ring può contare sulla generosità di Dietrich Mateschitz, ma il titolore Red Bull due anni fa ha fatto il pieno di paganti perché la Stiria ha permesso di vendere i biglietti a un costo nettamente inferiore a quello delle tariffe di Bernie contribuendo al low cost, mentre l’anno scorso l’imprenditore austriaco è andato in pesante rimessa. Se alle spalle del promotore non c’è un Consiglio Regionale o un Governo, non c’è F.1. Anzi, le condizioni che l’Italia sarebbe riuscire a strappare a Bernie Ecclestone sono enormemente più favorevoli di quelle che pagano certi Paesi che vogliono la Formula 1 solo per affermare la propria credibilità internazionale: 18,3 milioni di euro contro i 25 che erano stati richiesti da Mister E (i due terzi saranno pagati dall’ACI e il restante dalla SIAS, la società che gestisce Monza) in linea con Barcellona e Red Bull Ring, tanto per fare gli esempi più recenti.

Le “nostre tasche”, quindi, contribuiranno al Gp d’Italia per una dozzina di milioni l’anno, non di più. Siete proprio sicuri che questo investimento non andasse sostenuto, uscendo dal Circus pur avendo sul territorio due squadre (Ferrari e Toro Rosso) e un forte indotto che genera lavoro altamente specializzato con soluzioni innovative? La ricaduta economica del Gp d’Italia sarà enormemente superiore alla spesa, per cui alla fine l’operazione sarà positiva per Monza e, più in generale, per il nostro Paese che, fra l’altro, si è candidato all’organizzazione delle Olimpiadi a Roma nel 2024, dove non mancheranno certo i soldi pubblici a rendere possibile l’iniziativa. La speranza è che questi eventi non diventino l’occasione ghiotta per alimentare i soliti “mangia-mangia” e la corruzione.

Si è detto che la Formula 1 nel “tempio della velocità” non ha solo un valore sportivo e tecnico, ma anche storico, culturale oltre che economico. Il Gp d’Italia troverà le risorse necessarie dalla spending review dell’ACI e dai proventi del PRA (Pubblico Registro Automobilistico). Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’ACI, nella “bufera” che aveva preceduto il Gp vinto da Lewis Hamilton era stato investito da Giovanni Malagò, presidente del CONI, del mandato per trovare una soluzione. La via è stata trovata e la trattativa finale è giunta alla… firma.

Spenderemo meno di qualsiasi altro organizzatore per mantenere la Formula 1 a Monza, segno che anche Bernie ha riconosciuto il valore di una gara storica come quella nello stradale, per cui una volta tanto dovremmo essere tutti soddisfatti. Matteo Renzi potrebbe essere “impallinato” per non aver chiuso il PRA, come invece il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, aveva promesso. Anzi secondo alcuni proprio il Gp di F.1 avrebbe permesso a Sticchi Damiani di “salvare” il PRA.

È tutto vero, ma non si dice però che gli analisti di Palazzo Chigi hanno capito, conti alla mano, che quella spending review alla fine sarebbe costata di più allo Stato: ricollocare il personale e attribuire i servizi solo alla Motorizzazione (che è pubblica) avrebbe fatto lievitare le spese rispetto a oggi. Questo dice la calcolatrice, alla fine della somma. Insomma, senza una ristrutturazione globale dell’intero comparto è impossibile trarre reali benefici. In attesa che il “rottamatore” proceda, teniamoci stretti la Formula 1…

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