Effetto progresso, abitudine, consuetudine, comune senso del .....
Sono nato che la TV non c'era e già la radio sembrava un mistero miracoloso. Quando arrivò c'era solo un canale, poi due: se volevi cambiare ti alzavi e giravi la manopola. Oggi ho cinque telecomandi davanti al divano (dei quali uso il 20% delle funzioni) e se uno si guasta cado in depressione. Fino a dieci anni fa il cellulare non esisteva. Oggi se lo dimentico a casa, torno indietro con la stessa ansia di chi è uscito senza infilarsi i pantaloni. Quando nel '72 mi sono laureato, mi sparavo il terzo decimale con un regolo. Oggi se Excel mi canna l'ottavo decimale m'in*****o di bestia. In compenso senza una calcolatrice le divisioni mi fanno faticare come quando ero alle elementari.
Un giorno di tanti anni fa, stavo andando a Modena per una festa. Il sole arrivava di sbieco e così la luce radente mi fece notare una cosa: ogni cento metri, l'erba che fungeva da spartitraffico sull'Autosole, era graffiata dalle disperate strisce di un salto di corsia: i rails ancora non c'erano. Guccini dedicava ad una ragazza di nome S.F. una canzone per un'amica, i Nomadi la portarono al Cantagiro e, nella loro versione, aggiunsero la voce di un giornaleradio che parlava di una morte per salto di corsia. Venne bandita da tutte le radio.
Eppure già allora si capiva che qualcosa non andava: l'anno prima Lorenzo non sarebbe morto se le bitte del porto fossero state protette da un rail; rail che misero appunto nel '68, ma tanto stupidamente alto che Regazzoni non si decapitò per un pelo, restando con la F3 incastrata sotto. Due anni dopo, Rindt morì per un altro stupido rail troppo staccato da terra. Non avevamo imparato nulla da errori già di per sè incomprensibili e continuavamo a ripeterli.
Quel giorno di tanti anni fa ha una data difficile da dimenticare. Al ritorno da Modena ci fermammo a cenare in una trattoria e lì, davanti a un timballo di fettuccine e a un calice di lambrusco, apprendemmo la notizia dalla radio. Così, con un po' di tristezza, ma senza lo sgomento dettato dagli eventi inattesi, semmai con stupore perchè quel giorno la F1 non correva. Prima o poi doveva accadere, pensavamo, faceva parte del "gioco". Era una terribile abitudine.
Poi i 192 chilometri nella notte verso casa, con i pensieri che si accavallano: quel giro recuperato a Monza per poi finire senza benzina; quella timidezza spesso scambiata per superbia; quel salutare la bandiera a scacchi solo alzando due dita a formare la V di victory; quel giorno a Montecarlo in cui una fugace stretta al braccio di Margherita, la moglie di Lorenzo, disse tutto senza bisogno di parole; quel modo di affrontare le curve tanto apparentemente pacato quanto incredibilmente veloce; quel modo stupido di andarsene in una gara minore, occupando una posizione di rincalzo, in un rettilineo un po' storto. Sarebbe bastato un guard-rail per tanti altri Titoli Mondiali.
Quel giorno a Modena di quaranta anni fa ha una data difficile da dimenticare: 7 aprile 1968 Ciao Jim