COMMISSARIO DI PISTA

Citazione di: "sundance76"
Una domanda per Powerslide: a quei tempi a Monza quando eri commissario di pista, conoscevi anche un commissario di nome Aldo che poi è diventato giornalista?

Quando sono diventato commissario, avevo poco più di vent'anni e facevo parte di quella manciata di pivelli che erano serviti a portare a 68 il numero totale. I "vecchi" ci snobbavano, quasi tutti, anche se ricordo uno che mi ha letteralmente salvato la vita da una cavolata che stavo per fare. Noi, i pivelli intendo, eravamo suddivisi uno per postazione e non ci filava nessuno.
Il regime era a livello di militari di leva: sveglia alla 6, alle 7 tutti presenti in autodromo. In Direzione ci assegnavano i posti. Il Capoposto prendeva la chiave di accesso alla postazione, altri portavano i sacchi con dentro le bandiere e ai pivelli veniva dato il compito di portare il telefono. Era un aggeggio da campo (stile prima guerra mondiale) che funzionava a manovella e pesava non meno di 10 kg. A volte ti facevi dal traguardo alla Lesmo a piedi, portandoti quel dolce fardello.
A Monza, anche d'estate, alle 7 del mattino c'è un umido pazzesco; a mezzogiorno muori dal caldo. Se piove ti inzuppi fino alle mutande: la "divisa" a quei tempi era una semplice pettorina arancio.
Il pasto è al sacco: due fette di arrosto verde, due di mortadella gialla, un pezzo di pane, una mela acerba, una mezza minerale e una bottiglietta di CocaCola col tappo rigorosamente spennellato di viola che significa che è scaduta. Alle due del pomeriggio sei completamente assetato, allora ti rivolgi al buon cuore di quelli della Croce Rossa e della CEA, molto meglio riforniti.
Il Capoposto si siede sotto un ombrellone e scrive ciò che vede: infrazioni o incidenti. Gli altri si dispongono con le bandiere a portata di mano e il fischietto in bocca. Ai pivelli viene assegnato molto, troppo, spesso il ruolo di "punta". La "punta" è quello che occupa la posizione più avanzata della postazione. Se sei di punta al 10 (Parabolica esterna) ti fai il segno della croce anche se sei ateo: sei a circa 30 metri dalla curva, all'interno dove non c'è guardrail, ed hai tre metri di prato tra la pista e la rete. Se qualche macchina si gira in staccata, la tua unica salvezza è nel non essere nel punto sbagliato o, se ci sei, arrampicarti sulla rete rannicchiando le gambe. Il tuo compenso? L'orgoglio di essere parte dell'evento e un buono da 10 litri di benzina per ogni giorno di presenza.
Oggi molte cose sono cambiate: hai una tuta completa quasi impermeabile, un radiotelefono con auricolare e microfono che ti fa sentire tutte le comunicazioni tra la Direzione e le varie postazioni, il cibo è "ottimo ed abbondante" e le bandiere sono in plastica e non in cotone. Sembra questa una cosa da poco, ma pensate a sventolare un drappo zuppo di pioggia che pesa un chilo e che ti si appiccica da tutte le parti. Credo anche che il rimborso spese sia salito a 20 litri.
Una cosa però è cambiata in peggio: oggi nessun pilota si fila quegli omini arancioni, perchè tanto loro sono collegati via radio con mamma-box.
Ai miei tempi, dal '68 al '74, noi "parlavamo" ai piloti, gli indicavamo se passare all'interno o all'esterno se nella curva c'era stato un incidente, gli sventolavamo la blu segnalando loro se stavano per essere passati a destra o a sinistra. Se sventolavamo la gialla, la rispettavano e "sapevano" in base a come l'agitavamo di quanto dovessero rallentare. A volte, in piena gara, anche a passo d'uomo! Sapevano che anche noi rischiavamo, sapevano che eravamo lì per la stessa passione e per proteggerli. Ci rispettavano e si affidavano a noi.
Era bello, anche se a sera, nonostante i vent'anni eri stanco morto.

Mi chiedi se ho conosciuto un certo Aldo: avrai già capito che in quel clima non c'era nè il tempo nè l'occasione per conoscersi.
Sono scemo, però lo rifarei. In quegli anni però, non oggi.