24 ORE DI LE MANS 1965

Su richiesta di Mastro Power ecco qua quello che ho ricostruito su Le Mans '65.
Buona lettura.

LE MANS '65

L'edizione della 24 Ore di Le Mans '65 é una di quelle passate alla storia, dirò di più è forse la corsa di durata dallo svolgimento più incredibile dell'intera storia dell'automobilismo.
Non ci fu un arrivo in volata come nel '69, quando Jacky Ickx avrebbe beffato Hans Hermann sulla linea del traguardo agli ultimi metri di una corsa durata 24 ore, ma fu quello l'unico ingrediente che mancò: il resto c'era stato tutto.
Dalle prove alla corsa fu un susseguirsi di colpi di scena, di emozioni, di errori e di rovesciamenti di sorte che avrebbero portato ad emergere ora l'uno ora l'altro protagonista della grande corsa.
Fu la vigilia del grande Phil Hill, che portava all'esordio la nuovissima Mark II con il motore "427" da 7000 cc, capace di fare una "pole" da record: 3':33", qualcosa come nove secondi meno del precedente record di Surtees,staccato,nell'occasione, di oltre cinque !
La cosa incredibile è che la Mark II di Phil Hill aveva compiuto i primi metri sul suolo francese, era stata infatti completata solo nell'imminenza della corsa e non c'era stato il tempo di provarla sul circuito della Ford a Dearborn.
Fu la vigilia della Ford con cinque prototipi nei primi sei posti della griglia, ma non fu invce la corsa della Ford con entrambe le Mark II e le quattro GT40 fuori gioco dopo meno di un quarto di gara.
Un'autentica Waterloo.
Fu la corsa di due amici, Gustave Gosselin, detto "Taf" e Pierre Dumay che, senza un banale dechappamento allo pneumatico posteriore sinistro e senza la pignoleria dei commissari francesi( che negli anni successivi si sarebbero dimostrati molto più permissivi ad esempio con la Ford...) avrebbero vinto la corsa con la loro Ferrari 250 LM gialla numero 26.
Dopo il dechappamento, infatti, la carrozzeria danneggiata era stata letteralmente "rammendata" con un punteruolo e del filo d'acciaio.
La Ferrari gialla era ancora in lotta per la vittoria, ma i commissari di gara costrinsero la Ferrari "belga" a fermarsi nuovamente per ispezionarne le condizioni.
Fu così che Dumay e Gosselin persero tempo prezioso e di conseguenza anche la corsa.
Corsa vinta da un'altra Ferrari, stavolta rossa, in un modo che ebbe dell'incredibile.
Era la 250 LM (in realtà, come l'altra, una "275") della NART affidata alla coppia Gregory-Rindt.
All'inizio su quella Ferrari succedeva di tutto, sembrava che avesse in corpo tutti i demoni dell'inferno.
Prima l'impianto elettrico l'aveva costretta ad un paio di fermate, poi era stata la volta della frizione che sembrava sul punto di cedere e Masten Gregory, che aveva la fama di essere poco rispettoso della meccanica, si era visto obbligato ad un comportamento fin troppo conservativo. Questa musica era andata avanti fino allo scadere del primo terzo di gara, quando dopo un'altra fermata, con una una diciottesima posizione quanto mai deludente, Luigi Chinetti, esasperato anche dai guai che affliggevano l'altra macchina che aveva iscritto, la 365P di Vaccarella-Rodriguez, aveva gridato al giovane Rindt al momento di rientrare in pista:-"Ora non ti preoccupare più, fai come vuoi e prova a romperla..."-
In quel momento, infatti, Chinetti pensava che il ritiro di quella maledetta Ferrari fosse solo questione di qualche altra ora d'agonia.
Jochen Rindt a romperla ci aveva provato, ma non c'era riuscito pur tirandole il collo.
Quella macchina che sembrava destinata a rompersi, sebbene trattata con tutti i riguardi, una volta strapazzata si rivelò veloce ed affidabile, tanto da risalire presto,grazie anche ai guai delle avversarie, nelle primissime posizioni ed infine a vincere.
Fra le avversarie con più guai, senza dubbio ci furono le Ferrari ufficiali.
Surtees (con Scarfiotti) e Parkes (con Guichet) si erano alternati al comando dopo la sfuriata iniziale delle Ford fino alla decima ora.
Poi era successo il finimondo.
I guai della Ferrari risiedevano nei dischi dei freni, anzi, per essere precisi, nei nuovi dischi dei freni che, pensando alle sollecitazioni imposte dal circuito di Le Mans ed ai problemi di surriscaldamento avuti negli anni precedenti, erano stati progettati con dei canali per l'areazione.
Nelle prove si erano comportati benissimo, ma in gara, ad un certo punto, avevano cominciato a cedere: friabili come biscotti wafer. Si pensò ad un problema legato al nuovo modello, e si tornò ai classici dischi pieni, ma con ogni probabilità si trattò di un problema di fornitura, di una partita fallata, perchè anche i dischi pieni si continuavano a rompersi.
Alla fine cedettero anche il cambio ed il motore e tutte le Ferrari ufficiali uscirono mestamente di scena.
Una sconfitta maturata in queste condizioni avrebbe senz'altro leggermente contrariato il Drake, per fortuna del DS Dragoni e del DT "Furia" le Ford erano già fuori gioco e in classifica la prima auto "non Ferrari" era la Porsche 904 GTS di Linge e Nockler al quarto posto e molto lontana.
Questo, con ogni probabilità, permise loro di allungare la propria carriera in Ferrari.
Non fu, quella, neppure la 24 Ore di Rodriguez e Vaccarella.
Soprattutto del secondo.
Vincitore l'anno precedente, il Professore mi ha raccontato che sperava in un sedile su una P2 ufficiale, soprattutto dopo lo strepitoso successo alla Targa.
Invece, forse proprio per l'eccessiva popolarità raggiunta dal Campione siciliano (in due anni aveva vinto la 1000 Km del Nurburgring, la 24 Ore di Le Mans, la Targa Florio ed era arrivato secondo a Sebring, con un forte sospetto di un errore nel conteggio dei giri...) Enzo Ferrari l'aveva lasciato a piedi.
-"Avremmo potuto vincere lo stesso"- mi ha raccontato con un po' di rammarico -"ma su quella macchina, un po' alla volta, si ruppe tutto, e finimmo quinti..."
Aveva ragione il Professore, alla Ferrari 365P2 numero 18, macchina di punta della NART, dovettero persino cambiare interamente la frizione e con quelle ore volò via anche una possibile vittoria.

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Citazione di: "Powerslide"

Grazie Pedro per la bella ricostruzione.

Vorrei solo aggiungere una cosa che ha scoperto Mario Donnini e che ha scritto su Cuore da Corsa: la vettura vincitrice doveva essere squalificata!

Perchè?
E' notte e c'è una nebbia molto fitta, con gli occhiali a fondo di bottiglia Masten Gregory non vede nulla e dopo pochi giri si ferma. Chinetti cerca Rindt, ma lui è scomparso nel buio di Le Mans.
Ai box c'è il 42enne Ed Hugus che non è potuto partire con un'altra LM della NART perchè la vettura ha dato forfait in prova: ora è regolarmente iscritto come riserva sulla macchina di Rindt-Gregory. Viene fatto salire e compie il turno di guida. E fin qui nulla di male: la sostituzione di un pilota per cause di forza maggiore è ammessa (a quel tempo gli equipaggi potevano essere solo di due piloti), peccato che all'alba riconsegni la macchina, non a Rindt, ma a Gregory che ormai non avrebbe più potuto pilotarla poichè sostituito.

La voce gira, ma non c'è alcuna prova finchè nel maggio del 2005, un anno prima di morire, Ed Hugus scrive una lettera autografa ad un suo fan.
Questi, dopo la scomparsa di Ed, la rende pubblica affinchè il suo idolo possa prendere una parte di merito in quella folle corsa. Eccola:

«Grazie per avermi scritto. È carino ricordarsi di me. Molti giornalisti dicono che ai miei tempi io sia stato l’americano con più km a Le Mans. Non so . Fatto sta che sulla faccenda del 1965 va detto che dovevo guidare una Ferrari di Luigi Chinetti. Ma la vettura non fu pronta in tempo e fui dirottato come riserva sulla 250 LM. Durante la notte - saranno state le quattro? - Masten se ne uscì per il turno, ma incontrò tanta di quella nebbia - mista a buio -, da impedirgli di vedere, lui che di problemi di vista già ne aveva di suo. In quel momento ai box Rindt non c’era e nessuno sapeva dove s’era ficcato e Chinetti mi disse di prendere il casco e salire in macchina. Così feci, per un’ora e più, per conto di Masten. Da quella notte Chinetti mi ha detto tante volte che lui gli ufficiali di corsa li aveva informati, di quel cambio. Ma, come Luigi ripeté, forse loro erano troppo occupati nel retro-pit con una bottiglia di vino rosso, per ricordarsene. Alla fine a Chinetti la cosa dispiacque e anche a me. C’est la vie. Grazie ancora e spero che questa mia lettera possa servire a qualcosa».
Firmato Ed Hugus.


Ad oggi nessuno a provato a confutarne l'autenticità.

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Power
,
ero a conoscenza della presenza di Ed Hugus fra i piloti vittoriosi, in effetti i "race's report" più affidabili e completi (non sempre - come saprai - anche i più celebrati...) riportano il nome di Hugus assieme a quelli di Gregory e Rindt.
Non sapevo, invece, di questa "perla" documentale.
Colpa mia, da molto tempo non compro più AS. (mi scuso con Littlewomen se è in ascolto...lui, comunque, lo apprezzo moltissimo)
Grazie dunque per averla inserita.
Non fu però quella l'unica cosa che non andava in quell'ultima vittoria della Ferrari a Le Mans.
Non mi piace parlare di questioni scandalistiche, soprattutto scavare in sospetti sepolti dal tempo, tuttavia mi sono fatto l'opinione che Taf Gosselin e Pierre Dumay furono scippati di quella vittoria a Le Mans.
In effetti si trattava (almeno secondo le mie ricerche ...) di due privati, quindi senza nessuna protezione (si erano iscritti con la Ferrari di Dumay, a titolo personale, anche se poi qualche sito li inserisce nell'Ecurie Francorchamps...equivocando sul fatto che la vettura avesse i colori nazionali del Belgio e che l'Ecurie li aiutasse una volta che si erano trovati sorprendentemente nelle posizioni di testa ).
Certamente Gosseline Dumay erano "vincitori" meno graditi della NART di un personaggio come Chinetti, anche ad Enzo Ferrari.
Infatti Chinetti (e Gregory) voleva dire Stati Uniti d'America, mercato leggermente più appetibile del Belgio.
Certo la sfortuna fu la causa scatenante, con il dechappamento dello pneumatico e il conseguente danneggiamento del passaruota posteriore, il resto fu una decisione arbitraria dei commissari, forse gli stessi di cui parla Chinetti che, dopo aver finito con il fiasco di vino e non essersi accorti del cambio di pilota, pensarono bene di far rientrare ai box la Ferrari gialla che era ancora in lotta per la vittoria ed oltretutto era meno spompata di quella di Rindt reduce da un inseguimento molto impegnativo.
Appena due anni dopo la Ford MkIV di Gurney e Foyt avrebbe vinto la 24 Ore con la carrozzeria in condizioni ben peggiori di quelle della 250 LM di Dumay, con il parabrezza letteralmente tenuto in posizione con metri e metri di scotch telato (quello argentato che ora si trova anche al Supermarket) ed il cofano motore fermato con il fil di ferro...
Naturalmente in quella occasione nessuno si azzardò a ordinare a Carroll Shelby (uomo che usava benissimo le chiavi inglesi anche per scopi, diciamo così, alternativi) di richiamare ai box la sua MkIV anche solo per una verifica (mentre il regolamento ne avrebbe previsto la squalifica) perché quella volta le P4 erano troppo vicine...
Allora c'era dietro la Ford e "Furia" ne avrebbe da dire... cursing
Purtroppo per loro, invece, Gosselin e Dumay erano due "signor nessuno" Sad e quella volta non fu difficile sfilargli una vittoria che avrebbe avuto davvero dell'incredibile.