lotus_01La sua Lotus (quella malese, degli anni 2000) non ha ancora fatto il proprio debutto in pista, ma il team principal Tony Fernandes ha già fatto parlare di sè. Tutti parlano di Richard Branson e della sua Virgin? E lui gli ha lanciato la sfida: chi dei due arriverà dietro all’altro nella classifica costruttori 2010, farà per un giorno lo steward nella compagnia aerea dell’avversario. Mica male. (continua...)

Del resto, il 45enne imprenditore malese, al secolo Datuk Seri Anthony Francis Fernandes, è abituato a stare sotto i riflettori. Lo è stato quando, pochi giorni dopo l’11 settembre 2001, fondò la sua compagnia aerea low-cost, oggi la più grande al mondo, con cui qualche anno fa fece il suo ingresso in F1 come sponsor della Williams. Lo è stato negli anni ‘90, come più giovane direttore generale di sempre del colosso discografico Warner. Lo è stato fin dal suo primo lavoro, proprio alla Virgin Records dell’amico-nemico Branson, nel 1987.

La gente spesso mi prende per pazzo,” racconta. “Ma io sono un imprenditore e so fiutare le opportunità.” Se è vero, come riporta Forbes Asia, che il suo patrimonio personale di 230 milioni di dollari lo pone al 24° posto nella lista degli uomini più ricchi della Malesia, allora qualche ragione ce l’avrà. Per intanto, Fernandes è un personaggio nuovo che fa il proprio, altisonante ingresso nel circus della Formula 1. Portando la sua personalità e tante idee rivoluzionarie: “Ci vorrebbe più amicizia, più collaborazione. Basta con le pugnalate alla schiena.” Capito?

Quando e dove è nato nella sua mente il progetto di creare un nuovo team?
“Prima di tutto ho iniziato questo progetto a Silverstone. Sono stato contattato dagli artefici dell’originaria iscrizione della Litespeed e ho parlato con Max Mosley. Da lì abbiamo iniziato a costruire il team. Ma fino a settembre, il team non aveva un posto in griglia. Ci siamo presi qualche rischio, perché abbiamo comunque iniziato a spendere denaro e a costruire la vettura. La situazione sembra buona, abbiamo una settimana di anticipo sui programmi. Entro febbraio, avremo pronta la vettura. Non vedo l’ora di scendere sulla griglia in Bahrein.”

Può spiegare meglio la relazione tra lei, il Gruppo Lotus e la Classic Lotus?
“Non sono sicuro di comprenderla bene nemmeno io (ride). Ma, hey, io vengo dal business della musica. Avere a che fare con gli artisti è altrettanto complicato. Principalmente il costruttore è il Gruppo Lotus, che è di proprietà della Proton, una società malese. Noi siamo il team, Lotus F1 Racing. E la Classic Lotus è la storia della Lotus. Ovviamente ci sono anche altri detentori di diritti eccetera. Ciò che stiamo cercando di fare a beneficio di tutti è mettere tutto insieme. Ovviamente abbiamo una relazione molto stretta con il Gruppo Lotus, attraverso la sua parte malese, abbiamo una relazione fantastica con Clive e Hazel Chapman della Classic Lotus. Speriamo un giorno di lavorare tutti insieme, o in modo strettamente allineato l’uno con l’altro.”

Al momento, però, le è stato garantito il diritto di utilizzare il nome Lotus, ma non c’è ancora alcuna collaborazione tecnica?
“No, assolutamente. Stiamo costruendo la vettura da zero. Penso che riusciremo a farlo in tempo e inizieremo a rafforzare la nostra collaborazione con il Gruppo Lotus.”

Glielo chiedo anche perché sulla stampa si è scritto che Claudio Berro, che ora si occupa del lato sportivo al Gruppo Lotus, avrà un ruolo anche nel suo team. È così?
“Non per ora. Ma penso che accadrà. Voglio dire, c’è un modello che funziona, chiamato Ferrari. Perciò penso che sia completamente sensata l’idea di allinearsi. Noi la accogliamo, vogliamo che si realizzi. Tutto sta accadendo molto rapidamente. Settembre è passato solo da pochi mesi. Accadrà, sono sicurissimo.”

Siamo in una fase in cui i grandi costruttori stanno lasciando la Formula 1 e c’è una nuova ondata di team privati in questo sport. Perché avete deciso di intraprendere questa nuova sfida, perché è economicamente rilevante per voi?
“Numero uno, è un business. È un’opportunità. Quando c’è un cambiamento, un grosso cambiamento nel business, gli imprenditori come me vedono un’opportunità. Ho fondato una compagnia aerea tre giorni dopo l’undici settembre. Molti hanno pensato che fossi sotto l’effetto di un’ottima droga quando l’ho fatto. E penso che ora molti dicano la stessa cosa. Ma noi imprenditori fiutiamo le opportunità. E la Formula 1 non cambierà con o senza la BMW. La Ferrari è comunque un grande costruttore, la Mercedes-Benz è entrata e porta con sé un grande nome. Ma anche se non ci fossero costruttori, penso che comunque la Formula 1 sopravviverebbe, perché fondamentalmente la gente non viene a vedere la BMW o la Toyota. Viene a vedere le corse, i piloti, l’atmosfera e a fare il tifo per i team, come lo fanno per il Torino o il Milan nel calcio. Non credo che i costruttori faranno tutta questa differenza. Loro vanno e vengono. Io ho fiutato un’opportunità e penso che la Lotus sia un marchio fantastico. A parte la Ferrari, probabilmente nessun altro team porta con sé questo tipo di emozione. BMW, Toyota e Renault non creano la stessa emozione. Ed è questo che stiamo cercando di riportare in questo sport e di capitalizzare.”

Questo porta con sé anche una certa pressione su di lei, perché la Lotus è assente dal 1994 e il team dovrà essere sufficientemente competitivo da non rovinare il prestigio del marchio.
“Sono ben allenato. Nel business della musica ho avuto a che fare con artisti meravigliosi – Pino Daniele, Laura Pausini, Raf, Ligabue – e c’era sempre una grande pressione nel portare un nuovo artista in un mondo molto competitivo. Ho avuto una grande pressione quando ho fondato una compagnia aerea, per giustificare il modello di business. Perciò la pressione si riflette nei miei capelli grigi. So gestirla. Ma, certo, chi non risica non rosica. Penso che sia anche positivo, tornando all’opportunità, perché ora abbiamo un vantaggio, dal momento che la competizione è più equilibrata, dobbiamo costruire una nuova vettura, con un serbatoio più ampio… È un buon momento per entrare e cercare di rendere competitiva la Lotus. Non saremo competitivi il prossimo anno. Forse sì, chi lo sa, ma io non credo. Però è una buona base da cui partire. La Lotus ha lasciato dal fondo, perciò c’è una sola strada per noi. Restare al fondo oppure risalire.”

Come ha detto, il prossimo anno ci sarà un altro grosso cambiamento regolamentare, come è accaduto quest’anno, permettendo a dei nuovi nomi di imporsi. Accadrà lo stesso nel 2010?
“Non sono un esperto. Dobbiamo vedere cosa farà Mike (Gascoyne, ndr). Lui non piace a molte persone, ma a me sì. È un ragazzo tremendo, ha una grande passione ed energia ed è intelligente. Decisamente abbiamo una chance migliore ora di quanto avremmo avuto l’anno scorso. Sarà il tempo a dircelo. Ma l’anno scorso ha dimostrato che in alcuni momenti Buemi si è ritrovato davanti. E chi avrebbe immaginato una Force India così avanti rispetto alla McLaren e addirittura alla Ferrari? Perciò, il bello per noi è che abbiamo una chance. A marzo saremo in griglia. Dipenderà da noi il modo in cui la sapremo sfruttare. Penso che il fatto che lei mi ponga questa domanda significa anche che lei pensa che ci sia una chance. Questo rende la competizione più interessante ed emozionante ed è positivo per la Formula 1.”

Ha parlato del suo direttore tecnico Mike Gascoyne. Lui ha ottenuto risultati impressionanti nella sua carriera, ma nelle sue ultime esperienze è stato in un certo senso deludente. Cosa si aspetta da lui?
“Bella domanda. Mi aspetto che vinca, altrimenti lo farò lavorare come steward nella mia compagnia aerea! L’ambiente è molto importante. Se si prendesse Umberto Tozzi e lo si mettesse in un ambiente molto controllato dicendogli: ‘Tu devi scrivere canzoni in questo modo, tu fai questo, tu fai quello…’ non sarebbe la star che è. Se gli si dà la libertà creativa di essere il migliore, in modo che sia eccitato di lavorare per te, lui ha la passione, che il denaro non può comprare: in questo modo si trae il meglio. Non posso commentare sul passato di Mike, tutto ciò che posso dire è che gli fornisco l’ambiente, l’energia e la passione per essere il migliore. Il cervello è qui dentro, si tratta solo di portarlo fuori. E la mia vita è stata tutta incentrata sul trarre il massimo dalle persone, nella musica come nella compagnia aerea.”

C’è qualcosa in lei che mi ricorda Vijay Mallya. Entrambi siete asiatici, proprietari di compagnie aeree ed entrambi avete scelto Mike Gascoyne. Qual è la sua relazione con lui?
“(ride) Vijay è un amico, un carissimo amico, ma siamo molto diversi. Molto, molto diversi, ok? Lui è molto estroverso, ha grandi barche, grandi macchine, una pancia più grande della mia… Ma siamo ottimi amici. Abbiamo un diverso modo di agire e non vedo l’ora di confrontarmi con lui in pista. In Formula 1 ci si stringe le mani e poi ci si pugnala nella schiena. Bisogna essere più collaborativi. È un ambiente competitivo, ma penso che si possa anche essere amici. Comunque, sono molto diverso da Vijay. Molto diverso.”

Prima ha detto: “La gente va alle gare per vedere lo spettacolo”. Negli ultimi anni, lo spettacolo non è stato eccellente. Secondo lei, cosa si può fare per migliorarlo?
“Penso, ovviamente, che si debba rendere le gare più combattute. Perché alla gente piace la MotoGP? Perché è combattuta, ci sono molti sorpassi, molta suspense. Penso che i sorpassi siano molto importanti, sono l’elemento competitivo. Piacciono alla gente. I go-kart sono emozionanti perché ci sono continui sorpassi. Molto è stato fatto per rendere i team più equilibrati, in termini di regolamento tecnico, ma anche se le vetture sono una vicina all’altra superare rimane difficile. In qualche modo dobbiamo rendere i circuiti più agevolanti per i sorpassi. La parte più emozionante è la partenza, perciò abbiamo bisogno di più situazioni simili alla partenza, in cui la gente può sorpassare, ci sono colpi di scena e così via. Il resto va bene. E un’altra cosa: penso che questo sport dovrebbe essere più accessibile. Ovviamente c’è un senso di elite, in termini di Paddock Club ecc. Ma nei rapporti con la stampa, la gente ha scoperto che la Lotus è molto accessibile, molto aperta, per esempio abbiamo mostrato le foto della nostra galleria del vento. Molti team non lo sono. Penso che dovremmo essere più vicini al pubblico, farli sentire parte di questo mondo. E i piloti dovrebbero essere come i calciatori, in un certo senso. Più personalità. Come Valentino Rossi, in Malesia e nel sud-est asiatico in generale è un dio. Abbiamo bisogno che i team, che a volte bloccano i piloti, li lascino essere loro stessi e più accessibili. Sento che talvolta la Formula 1 è un po’ troppo controllata. Tutti sono nei box e vengono intervistati lì, ma bisogna vedere più vita reale.”

A proposito, recentemente ha ingaggiato Jarno Trulli ed Heikki Kovalainen. Come commenta questa scelta?
“Volevamo piloti esperti. Il denaro non può comprare l’esperienza. Volevamo piloti che ci piacessero, che fossero semplici, concreti come noi, che volessero lavorare e crescere, che fossero in un certo senso speciali e avessero una lunga carriera. Soprattutto, vogliamo piloti che vogliano guidare. Non eravamo in cerca in particolare di piloti paganti o cose di questo genere: mettete gli uomini giusti al volante e gli sponsor arriveranno. La monetizzazione arriverà. Noi abbiamo un mercato piccolo, perché siamo tutti in Formula 1 e tutti dicono che non ce la faremo a schierarci in griglia, chissà… Non abbiamo una scelta enorme, ma eravamo molto selettivi su chi volevamo a lavorare con noi e abbiamo ingaggiato le nostre prime scelte.”

Avete a bordo anche due piloti malesi: Fairuz Fauzy come collaudatore e Alex Yoong nel ruolo di manager.
“Alex non sarà pilota, ma abbiamo speso molto denaro nell’ultimo mese per istituire un programma di sviluppo dei piloti. Non era importante avere un pilota malese nel primo anno: questo è un progetto pluriennale e spero che continuerà a intervistarmi per molti altri anni. Fairuz è un bravo ragazzo, ha lavorato sodo e si meritava una chance. Mi piacciono le persone che hanno fatto la gavetta. Fairuz è cresciuto e ha fatto bene in World Series. È grandioso, ha un appeal extra. Per noi lo sviluppo non riguarda solo un pilota: un giorno, forse, un pilota malese guiderà per la Ferrari, chissà? Ci sono molte cose che possiamo portare in questo sport. Ora dobbiamo disputare gare in notturna per gli europei, magari un giorno sarà il contrario e dovremo avere una gara notturna perché ci saranno un miliardo di telespettatori in Asia. Penso che introdurremo molti nuovi concetti, semplicemente un nuovo processo di riflessione, come ho fatto con la compagnia aerea. Non ho esperienza in Formula 1, non pretendo di sapere tutto. Ma ciò che penso che porteremo sono nuove idee, nuovi approcci. Se saranno accettati o meno, il tempo lo dirà.”

Qual è la situazione attuale della Formula 1 in Asia?
“Penso che non abbia ancora la dimensione che merita. Si stia già mettendo in dubbio che Shanghai meriti una gara, la Malesia è stata probabilmente la migliore, insieme a Singapore perché è unica. La Formula 1 è ancora vergine nel nostro continente. Andando a Silverstone o a Monza si hanno sensazioni diverse, perché lì c’è molta storia. Bisogna fare un gran lavoro per renderla uno sport davvero globale. Se si cammina nel paddock, non si vedono tante facce scure o gialle, giusto? Non è ancora molto globale. Ma sta migliorando. Continuando così lo renderemo uno sport globale. Nel nostro piccolo, speriamo di contribuire.”

Nella sua risposta ha detto una parola magica: Virgin. Lei, in passato, ha anche lavorato con Richard Branson. Cosa pensa di lui?
“Ero il suo schiavo, quello fu il mio primo lavoro. È stato un ottimo capo. Abbiamo sempre parlato dell’idea di fare un business insieme, lui ha investito nella mia compagnia aerea e ovviamente siamo ottimi amici. È divertente, perché la gente pensa che sto cercando di imitarlo. Ma siamo molto diversi, anche in questo caso, come con Vijay. Non ho intenzione di salire su un pallone aerostatico a 11.000 metri di altezza. E non ho intenzione di portare una Formula 1 sulla luna. Sono piuttosto contento di stare con i piedi per terra. Ma ovviamente abbiamo molti punti di similitudine: ci piace il divertimento, ci piace la sfida, ci piace fare le cose in modo diverso. È piuttosto strano: la gente parla dei costruttori, ma il prossimo anno sulla griglia ci saranno tre boss di compagnie aeree da diverse parti del mondo. Ma prima di tutto siamo amici e spero che ce ne saranno sempre di più. Più amicizia e più modi di lavorare insieme. Sì, siamo avversari, ma possiamo comunque lavorare insieme. Decisamente voglio batterlo e sono sicuro che lui la pensi allo stesso modo. Perciò ci sarà una certa rivalità, ma questo porta più entusiasmo, non è vero? Tra i boss di compagnie aeree, chi sarà il migliore? Vedremo come ne parleranno i media.”

Ultima domanda. Se tornassi da lei tra dodici mesi, cosa le farebbe dire: “Sono soddisfatto di questa stagione?”
“Be’, essere davanti alla Virgin… Numero due, finire tutte le gare. Sarei molto felice di questo. Realisticamente, se saremo il migliore dei nuovi team, allora sarà un successo. Questo è il mio obiettivo realistico. Per un team che ha avuto il suo posto in griglia a settembre, se riusciremo a farlo, sarebbe un’ottima partenza. Non intendo fare grandi proclami, perché non si realizzeranno. Si inizia con un piano e poi si continua a costruire. La Ferrari e la McLaren non sono nate in una notte. Ci vuole tempo. Ma se ci impegneremo, avremo un piano, resteremo concentrati e disciplinati, ci arriveremo.”

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