
Lo sottolinea anche il comunicato ufficiale: “A permettere il successo dei motori Renault sono stati elementi come l’eccellenza meccanica, la qualità, il gusto dell’innovazione e la capacità di adattarsi ai vincoli, alla cultura e all’ambiente di ogni partner”. Non solo: “Gli ingegneri motoristi Renault hanno dimostrato di saper fare tutto con successo, contraddicendo a volte gli scetticismi circostanti”.
Verissimo: è il 1977, contro la moda dei 3 litri atmosferici Renault all’esordio porta in pista una soluzione coraggiosa, l’unità 1500 turbo che vince nel 1979, con Jabouille a Digione, nella corsa che invece passa alla storia per il testa a testa finale fra Villeneuve e Arnoux che si contendono la piazza d’onore. Quello è pure il periodo in cui Renault sperimenta la prima versione del biturbo che debutta a Monaco; 3 anni più tardi, sempre a Monaco, sulla vettura di Prost compare il DPV, il dispositivo di pre-rotazione dell’iniezione della miscela per il miglioramento dei tempi di risposta.
È targato Renault anche il primo esempio di distribuzione a richiamo pneumatico delle valvole nel 1986; sempre Renault l’architettura V10 che fa scuola nel 1989: “Nuova audacia e nuovo successo”. E ancora: accensione statica nel 1991; testata a iniezione ad acqua nel 1992. Nel 2001 Renault torna dopo 4 anni di pausa e apre l’angolo della V fino a 111 gradi mentre gli altri si fermano a 90. Obiettivo: abbassare il baricentro del motore, quindi quello della vettura. Jean Jacques His a Quattroruote dice: “È una scelta che impone limiti supplementari per un motorista, ma noi pensiamo che possa sfociare in un vantaggio considerevole per la vettura”. Ci rinuncerà qualche anno dopo.