
Si tratta dell’attesa udienza del Consiglio Mondiale che dovrà decidere sul caso Hockenheim: quel sorpasso un po’ troppo facilitato concesso il 25 luglio scorso da Felipe Massa al suo caposquadra Fernando Alonso, che puzza di ordine di scuderia. Conquistata la doppietta al traguardo, il team di Maranello fu già punito per l’accaduto con 100mila dollari di multa dai commissari tedeschi.
Ma subito dopo la Federazione decise che il fatto meritasse un supplemento d’indagine, rimandando tutto a Place de la Concorde. La portata della decisione è facile da comprendere. Se infatti, come chiede il supervisore della Red Bull, Helmut Marko, il verdetto dovesse togliere i punti della vittoria a Fernando Alonso, già staccato di 41 lunghezze dal leader della classifica iridata Hamilton, per lui questa sarebbe probabilmente la fine del sogno.
La posizione della rossa è tutta racchiusa nelle parole di Stefano Domenicali, che dopo l’ultimo weekend di gara a Spa-Francorchamps ha manifestato “la fiducia che il Consiglio terrà in considerazione la nostra posizione.” “Siamo rilassati,” ha aggiunto Alonso domenica scorsa.
L’udienza di domani presenta comunque non pochi punti di incertezza. Da quando, dopo quel tristemente noto Gran Premio d’Austria 2002, fu introdotta la norma che vieta gli ordini di squadra, si tratta infatti della prima volta in cui per un reato del genere un team viene deferito al Consiglio Mondiale. La Federazione, sotto la presidenza di Max Mosley, non intraprese un’iniziativa analoga in un caso simile, che vide protagonisti Hamilton e Kovalainen alla McLaren sempre a Hockenheim, nel 2008.
Nè a Montecarlo 2007, quando per dissimulare la volontà di favorire Fernando Alonso su Lewis Hamilton, Ron Dennis richiamò quest’ultimo ai box: nell’occasione fu aperta un’inchiesta, che però si concluse con un nulla di fatto. Per non parlare del comportamento di Red Bull e McLaren nel GP di Turchia di quest’anno. Per certi versi, insomma, è curioso che il primo presidente a sollevare una questione del genere sia proprio quel Jean Todt che, da numero uno della Ferrari, abusò dei team order come nessun’altro, per favorire il suo leader indiscusso, Michael Schumacher.
Consapevole del paradosso, Todt ha deciso di abbandonare l’aula di Place de la Concorde alle 15 di domani pomeriggio, quando, dopo sei ore di discussione ordinaria del Consiglio Mondiale, verrà aperto il fascicolo Hockenheim. La seduta sarà quindi presieduta da Graham Stoker, suo vice con delega allo sport, mentre a difendere la Ferrari saranno presenti, oltre a Stefano Domenicali, anche il team manager Massimo Rivola e i legali. La sentenza dovrebbe essere ufficializzata in serata.
Incerta la partecipazione dei due piloti: secondo alcune indiscrezioni di stampa, Alonso e Massa dovrebbero prendere parte comunque all’udienza, o di persona o in videoconferenza. Ma non sono in pochi a ritenere che, tutto sommato, il Cavallino Rampante abbia poco di cui preoccuparsi. Il Consiglio Mondiale, nonostante gli apprezzabili tentativi di inizio mandato di Todt di migliorarne l’indipendenza, resta comunque un organo profondamente legato alla poltrona più alta, che lo nomina e lo presiede (a parte questo caso).
E un Jean Todt che punisse la Ferrari proprio per un abuso degli ordini di scuderia sarebbe davvero difficile da immaginare. Più probabile che si tratti, in fondo, solo di un atto dovuto e, soprattutto, dell’occasione di discutere (e magari di liberarsi) finalmente di una regola difficile da comprendere e da applicare. E che non accontenta proprio nessuno.