Andiamo avanti. La McLaren ha confermato di aver dovuto installare un firewall per impedire che altre informazioni provenienti da Stepney potessero arrivare alla squadra in maniera documentata; inoltre, Coughlan e' stato invitato a dire allo stesso Stepney di smetterla di mandargli informazioni. Peccato che Coughlan prima gli abbia chiesto delle informazioni sul nostro sistema di ripartizione della frenata, poi sia andato a pranzo con lui in Spagna e se ne sia tornato serenamente a casa con 780 pagine di disegni, schemi, dati e quant'altro - cito il comunicato della FIA - atto a progettare, sviluppare, gestire e far correre una monoposto Ferrari di Formula 1 del 2007. Come confermato dalla stessa decisione di ieri, la violazione e' data gia' dal semplice possesso delle informazioni, che di per sé costituisce un enorme vantaggio in una competizione come la Formula 1. Per la Ferrari e' come trovarsi a giocare una mano di poker con un avversario che conosce gia' le tue carte.
Rimane incomprensibile il fatto che, oltre al possesso, si debba dimostrare anche l'uso effettivo e visibile sulla vettura McLaren. Infatti, il fatto stesso che in base alle informazioni disponibili la FIA abbia giudicato colpevole la McLaren dimostra che l'illecito sta nel possesso stesso senza che sia necessario dimostrare null'altro. Le prove ci sono e sono quelle che hanno portato alla decisione della FIA: mi riesce dunque difficile capire il senso del verdetto. Osservo peraltro che la prova dell'uso effettivo richiesta dalla FIA e' impossibile da portare da parte di Ferrari. Infatti, la Ferrari non ha accesso alla vettura McLaren."
Todt ha raccontato anche il seguente retroscena: "Alcune settimane dopo la gara di Melbourne, in occasione di una riunione, il team principal della McLaren mi propose di raggiungere una sorta di accordo per stabilire migliori rapporti fra le due squadre evitando eventuali reciproche denunce all'autorita' sportiva. Gli risposi che mi era impossibile crederci perché tante volte avevamo visto che certi impegni erano sempre stati disattesi da parte loro. Ci fu uno scambio di opinioni e, volendo credere che alla fine cio' fosse possibile, acconsentii a siglare, il 9 giugno scorso, questo accordo. Per tutto quel periodo e anche posteriormente, la McLaren era perfettamente a conoscenza non soltanto delle email mandate dal nostro delatore ma anche del fatto che il loro chief designer era rimasto in contatto con lui e aveva ricevuto e continuava ad essere in possesso di un ingente quantitativo di informazioni tecniche di nostra proprieta'. Quindi, da una parte ci veniva detto "fidiamoci l'uno dell'altro", dall'altra si nascondevano certi fatti gravissimi come quelli sopra citati ben guardandoci di informarci come avrebbe richiesto lo spirito e la lettera dell'accordo.
Va ricordato infine che quella di ieri non era un'udienza in un tribunale ma una riunione del Consiglio Mondiale della FIA, dove solo la McLaren era chiamata a rispondere delle accuse e a cui noi eravamo presenti soltanto come osservatori. Non ci e' stata quindi data la possibilita' di intervenire attivamente come avremmo voluto. Ho potuto solamente fare alcune domande e rispondere ad altre ma non abbiamo potuto presentare i nostri argomenti e i documenti a supporto di questi.
Questa decisione resta molto deludente e sorprendente. Non e' accettabile creare un precedente in un caso cosi' importante in cui la colpevolezza accertata di una grave e perdurante violazione del principio fondamentale della lealta' sportiva non determini automaticamente una sanzione. Da parte nostra andremo avanti per quanto riguarda le azioni legali in corso in Italia e in Inghilterra e non escludiamo di intraprendere altre azioni."
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