formula_1055Tensione latente: è l’espressione più opportuna quando si vive in un clima non particolarmente festoso, come trapela in questo momento dal Bahrein. Stando alle prime notizie che giungono dal regno arabo, dove gli uomini della Formula 1 sono già arrivati, emerge una situazione un po’ paradossale. (continua...)

 

La peggiore è capitata ad alcuni addetti della Force India sono stati direttamente testimoni di quanto il clima non sia proprio pacifico, coinvolti inconsapevolmente nelle proteste e sfiorati dal lancio di una Molotov mentre stavano rientrando al loro albergo la scorsa notte. Uno dei membri è stato rimandato a casa, ma non era la squadra, comunque, il bersaglio di questo attacco, tanto che il team ha assicurato: “Un furgone è stato sorpreso per un attimo da una interruzione sulla via del ritorno, la scorsa notte. Ma stanno tutti bene”.

Si tratta di un fatto che lascerà comunque un segno in quegli uomini: non a caso, c’è anche chi ha scelto di non presentarsi in Bahrein nonostante le rassicurazioni, come il team MRS del campionato di contorno Porsche Supercup, che ha confessato che sia la “prima volta nella nostra storia che abbiamo dovuto annullare. Alla fine abbiamo la responsabilità dei nostri dipendenti”, ha detto schietto il responsabile del team Karsten Molitor.

Ma la lista continua, con gli inviati di “Sky Deutschland”, “Fuji TV” e “MTV3 Finlandia” e persino il noto corrispondente del quotidiano “O Estado de S.Paulo”, Livio Oricchio, che diserteranno la gara. “Ho deciso d’accordo con il giornale di non andare”, ha dichiarato. “Avevamo già i biglietti per l’intera stagione, fatta eccezione per il Bahrein e gli Stati Uniti, perché avevamo un dubbio su loro. Come molti giornalisti, non sarò a Sakhir” ha aggiunto.

“Ho sempre creduto che la gara non ci sarebbe stata, e ancora non sono sicuro al 100% che qualcosa non possa accadere per portare la FIA e la FOM ad annullarla”. La speranza è che comunque non accada nulla, ma la stessa sensazione di un eventuale annullamento in extremis è stata riportata anche sul quotidiano “La Gazzetta dello Sport”.

Dopo il via libera alla gara nel paese, però, la pressione per annullarla sembra essere aumentata. Tanto che Nabeel Rajab, responsabile del gruppo di opposizione in Bahrain e per i diritti umani, ha riferito che le proteste seguenti, i cosiddetti “tre giorni della rabbia” che coincidono proprio con il fine settimana del campionato mondiale, sono indirizzati proprio alla Formula 1. “Stiamo protestando per mostrare la nostra rabbia nei confronti della Formula 1 che ha deciso di portare la gara qui,” ha indicato alla “BBC”.

Inoltre la moglie di un noto attivista detenuto in Bahrein che ha deciso di protestare osservando un lungo sciopero della fame, ha continuato: “Io non sono arrabbiata con il governo: quello che mi fa arrabbiare è la gente come Ecclestone che decide di venire in Bahrein, perché pensa che tutti siano felici”. Il quotidiano “La Stampa”, invece, ha riportato un’indiscrezione secondo la quale il personale di Formula 1 è stato invitato a non avvicinarsi a ristoranti e negozi, mentre diverse “fidanzate e mogli sono rimaste a casa”. Ma c’è anche qualche eccezione, come Felipe Massa, già atterrato nel paese con la consorte e il figlio.

Mentre Giedo van der Garde, pilota di riserva della Caterham, ha parlato di un paese pacifico da quando è arrivato. “Io non sono qui da un po’”, ha indicato l’olandese ad “Auto Hebdo”, “ma tutto sembra tranquillo. Ovviamente, c’è una forte presenza di polizia. Però non ho visto nessun problema, nulla. Speriamo che rimanga così”. Di una leggera tensione invece è stato testimone Marco Canseco, il corrispondente del quotidiano spagnolo “Marca”, si è trattato di un “piccolo alterco” accaduto mercoledì nella capitale Manama. Ma squadre e personale di pista hanno lavorato senza problemi.

Intanto, però, le proteste sembrano andare avanti e c’è chi inizia a domandarsi se questa scelta possa segnare l’immagine positiva del Mondiale, tipo come l’opinione riportata sul quotidiano austriaco “Kleine Zeitung”: “Il dibattito in corso sul Bahrein è l’unico danno alla lucentezza avuta sino ad ora da questa entusiasmante stagione 2012″.

Le cronache riportate da altri addetti ai lavori presenti in Bahrein hanno fatto emergere una realtà complessa. Tipo il corrispondente del “Telegraph” Tom Cary che ha confessato di essere stato avvicinato martedì, durante una manifestazione di protesta, da un uomo che indossava una camicia Ferrari. “Apprezzo la Formula 1″ ha confessato questo, “ma non al di là del nostro sangue”. E che le rassicurazioni non abbiano convinto tutti, lo confermano le cifre dei giornalisti presenti in questa occasione all’evento: solo 260, cioé circa il 25 per cento in meno rispetto al numero abituale di coloro che risultano di solito accreditati.

Interessante anche la testimonianza su “Speed ​​Week” del giornalista tedesco Mathias Brunner che, per verificare la realtà della regione, ha preferito percorrere le strade dall’aeroporto al suo albergo, e poi facendo lo stesso fino al circuito di Sakhir. Non soddisfatto in Cina dalla poca disponibilità a rispondere a domande sull’appuntamento da parte del presidente della FIA Jean Todt. “Il mio lavoro non è quello di cercare disordini e parlare con l’opposizione, ma non è neanche essere un megafono degli slogan del governo. Voglio solo avere un’idea del luogo in cui si svolge il Gran Premio,” ha affermato.

“La mia prima impressione è che c’è un caldo soffocante. Dopo un quarto d’ora di auto, è chiaro che ci sono più poliziotti rispetto alla nostra ultima visita due anni fa. Ho contato più di 50 veicoli, almeno. Poi ho visto un’auto della polizia bruciata sul lato destro della strada principale”. Brunner ha anche riferito di essere stato interrogato a un blocco della polizia prima di arrivare al circuito di Sakhir, e interrogato nuovamente quando ha parcheggiato troppo vicino ad una volante delle forze dell’ordine.

Polizia che era presente in modo massiccio anche in altre strade, quando il giornalista ha tentato un percorso alternativo andando via dal circuito. “Ma ciò che sembra chiaro è che la visione sul Bahrein nel paddock di Shanghai non rifletteva in nessun modo la reale situazione del paese,” ha concluso secco.

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