La SIAS è in difficoltà. Ha chiesto tempo a Bernie Ecclestone per mettere quella firma al contratto che Mister E vorrebbe vedere da almeno un paio di anni. Il presidente Andrea Dell’Orto ha preso atto di quanto sia improbo dare un futuro al Gp d’Italia a Monza ammettendo che “…non c’è stato un incontro definitivo e Bernie sa bene che per coprire il gap esistente fra le sue richieste e la nostra realtà serve anche un supporto esterno: mi riferisco in primo luogo a Regione Lombardia, che sicuramente sta facendo la sua parte ormai da mesi, ma probabilmente non sarà sufficiente. Si renderà così necessario anche il contributo del Governo centrale o di altre fonti”. In ballo ci sono dieci milioni di euro a stagione per tre anni che non si sa dove andare a trovare. (continua...)

I tentativi di Roberto Maroni, governatore della Lombardia, sono andati a vuoto: l’esponente leghista non è troppo gradito a Ecclestone perché nel 2013 i due si erano stretti la mano. L’ex ministro dell’interno si era impegnato a sottoscrivere un contratto uguale a quello che Dietrich Mateschitz aveva firmato per portare il Gp d’Austria al Red Bull Ring. Importo: 25 milioni di euro. Da allora solo proclami e raccolte di firme, perché i 20 milioni di euro che la Regione Lombardia stanzia sono a salvaguardia dell’Autodromo e del Parco della Villa Reale. Come dire che avere la struttura adeguata alla Formula 1 non significa avere automaticamente il Gp.

E allora il pallino è passato in mano a Matteo Renzi. O meglio il cerino che rischia di bruciare l’ultimo che ce l’ha in mano. Il primo ministro è arrivato come una rock star nel paddock di Monza a bordo di una Fiat Cinquecento X a mezzogiorno e mezza, e si è infilato nell’hospitality della Philip Morris per definire una strategia di salvataggio del Gp d’Italia dopo un breve incontro nel motorhome della FOM per conoscere Bernie Ecclestone.

Al meeting hanno partecipato Sergio Marchionne, presidente Ferrari, John Elkann, FCA, Giovanni Malagò, presidente del Coni e Angelo Sticchi Damiani, presidente di Aci Italia. In questo consesso ristretto (a cui si è poi aggiunto il ministro dell’ambiente, Gian Luca Galletti) non c’era nessun rappresentante della SIAS: appare evidente a tutti che toccherà ad Angelo Sticchi Damiani la delega per risolvere quello che era un caso locale e ora diventa nazionale.

Questa mattina l’aveva anticipato pubblicamente Giovanni Malagò a Radio24 e a OmniCorse.it, indicando nel presidente della Federazione Automobilistica Italiana, l’ACI Csai, l’uomo che deve sbrogliare l’intricata matassa. Matteo Renzi non può erogare soldi governativi se non vuole essere bacchettato dall’Unione Europea per quello che sarebbe un aiuto di Stato.

Ecco perché si riparla di creare una società di scopo partecipata che sarebbe finalizzata solo all’organizzazione del Gp d’Italia. L’ACI Italia diventerebbe l’azionista di maggioranza con la SIAS nel ruolo minoritario in modo da raccogliere quei capitali necessari per chiudere il budget richiesto da Ecclestone.

Ma non c’è più molto tempo da perdere. Perché il rischio è di vedere comparire un asterisco al Gp d‘Italia nel calendario del prossimo anno. Pur in vigenza di un contratto ancora in validità per un anno.

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