La stagione 2001 è virtualmente terminata col GP di Ungheria che ha messo fine all'annuale quesito su chi sono i nuovi campioni da acclamare. Le restanti gare a conclusione del calendario serviranno solo a dare qualche contentino (leggi briciole) a chi vorrebbe ottenere ancora qualcosa da quest'anno e ai teams di punta per iniziare sul campo tutti quei test che non potranno essere svolti nel corso dell'inverno, causa i regolamenti della Federazione.

Forse vedremo la Ferrari ritirarsi più spesso adesso che non in tutta la stagione, perché proverà qualcosa di nuovo in vista del 2002 e così pure la Mclaren (che comunque durante l'anno si è rotta già abbastanza!). La Williams addirittura ha annunciato l'esordio in campionato di una vera e propria vettura nuova per tentare la scalata al titolo del prossimo anno con maggiori sicurezze.

Una chiusura dei giochi con largo anticipo non si vedeva da anni e una schiacciante superiorità di un team rispetto alla concorrenza era storicamente cosa riservata agli inglesi di Mclaren e Williams. Ma non si tratta solo di una mera anticipazione rispetto ai tempi dettati dal calendario; la Ferrari di quest'anno si può dire sia stata autentica dominatrice, senza scampo per nessuno. Già da tempo la domanda era su "quando" avrebbe conquistato il titolo mondiale.

A prescindere di chi riuscirà a vincere gli ultimi Gp, la Ferrari si è dimostrata sempre altamente competitiva in ogni suo componente sbagliando davvero poco; solo ad Imola è apparsa realmente in difficoltà, in Brasile non è andata benissimo ma bisogna concederle il dubbio che, sotto la pioggia battente, soffrisse di un assetto troppo da asciutto. La qualificata concorrenza invece è stata molto discontinua; a volte si è dimostrata superiore, a volte comunque competitiva ma, in ogni caso, spesso non ha sfruttato le proprie potenzialità per problemi sempre diversi.

La Williams si è giovata di un motore al top e di gomme spesso molto performanti ma il settore aerodinamico e telaistico è risultato ancora un gradino sotto; per questo è stata eccellente in certi Gp e molto meno in altri. Tuttavia ha sofferto anche di piccoli-grandi problemi di affidabilità e anche di fortuna (vedi Brasile) mancandole la giusta continuità. Detto questo, Ralf Schumacher e Juan Pablo Montoya avrebbero potuto ottenere qualche vittoria e vari punti in più, ma difficilmente avrebbero potuto puntare concretamente al campionato.

La Mclaren ha deluso molto di più, alla luce del potenziale industriale della squadra. Ma a ben guardare le sue chances erano inferiori al previsto. Il suo telaio è ancora ai vertici dal punto di vista prestazionale ma l'affidabilità generale e la gestione di particolari momenti (come la partenza) è stata disastrosa al punto da annientare le possibilità iridate dei suoi piloti. In ogni caso il maggior problema ai fini della prestazione pura è stato il motore Mercedes che ha perso molti cavalli nella conversione alla versione priva di berillio come le nuove norme hanno imposto. La differenza di potenza massima rispetto al Ferrari e al Bmw ha costretto i piloti e i tecnici Mclaren a recuperare in altro modo sfruttando il telaio anche con assetti scarichi o con scelte estreme con la conseguenza di avere una criticità più evidente e minore affidabilità. Probabilmente Coulthard ha guidato davvero al limite delle sue possibilità mentre Hakkinen ha perso troppo presto, suo malgrado, la necessaria motivazione ed entrambi hanno dovuto fare i conti con un'auto ostica e recalcitrante.

Schumacher si è trovato un mezzo finalmente degno della sua bravura e un'accoppiata del genere non dà scampo a nessuno. In una situazione del genere tutto è facilissimo: si vince anche se per una volta la strategia non è la più redditizia; se l'assetto non è proprio il migliore; se il pilota evita di tirare alla morte. L'affidabilità e la semplicità di gestione hanno permesso di sbagliare poco e raccogliere punti praticamente ad ogni gran premio. Subire occasionalmente il successo del fenomeno di turno, quando il rivale in classifica si ritira è sempre una vittoria pesante. Molto più spesso la Ferrari è stata un autentico schiacciasassi in grado di uccidere lo spettacolo con un ritmo sempre elevato dal primo all'ultimo giro ed in ogni condizione climatica e di strategia senza dover per forza far registrare il giro più veloce. La F2001 si è rivelata un'auto completa, subito superiore di tutte le rivali già al primo Gran Premio (una vera novità) e perfettamente affidabile (frutto di una precisa volontà tecnico-dirigenziale che è diventata negli anni marchio di fabbrica). La Ferrari è stato il team che meglio di tutti ha saputo realizzare una monoposto in grado di adattarsi ai nuovi regolamenti e durante l'anno ha svolto un proficuo lavoro di evoluzione che ha consentito di mantenere il distacco sui rivali. Ma la novità rispetto agli anni passati è che Schumacher è solo uno dei componenti (peraltro importantissimo) del successo perché adesso è tutto il "sistema Ferrari" che ha raggiunto livelli altissimi. Intendiamoci, resta sempre il pilota in grado di consentire tali prodezze, la punta di diamante; ma la Ferrari di oggi ha una solidità così radicata, una capacità tecnica e progettuale, una simbiosi con il tedesco, un livello di controllo della qualità tali, da far pensare che anche la prossima stagione sarà grande protagonista. Giusto in tempo per saper contrastare la grande voglia di rivincita dei teams inglesi e delle grandi industrie automobilistiche... anche nel dopo Schumacher.