Alcuni pensieri condivisibili, altri decisamente meno. Di positivo c'è che anche in Italia si sta dando la possibilità di (ri)scoprire qualcosa di diverso dalla Formula Uno ed i primi approcci sono positivi.
Di Carlo Vanzini
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Nella gara di ieri della Indycar (interrotta oggi re start diretta ore 14 skysport extra… replica vi farò sapere…) ho assistito a un qualcosa che da un po’ mi mancava. A San Paolo, poco prima del via della quarta tappa della stagione, si è scatenato un violento temporale, classico monsone, che ha messo in dubbio fin dall’inizio, almeno nella mia testa da formulista1, il via.
La corsa, nonostante tutti i segnali fossero contrari, pioggia pozze d’acqua enormi e via dicendo, è partita nei tempi previsti con mio enorme stupire e sempre con più stupore è continuata tra un testa coda e l’altro con macchine a muro una sopra l’altra fino a quando il dio pluvio per chiarire bene le idee a chi insisteva a voler mandare avanti la corsa ha iniziato a mandare giù vere e proprie secchiate. Lì la ragione ha prevalso.
Poi un’attesa eterna e in questa attesa i piloti tranquillamente a disposizione per lunghe interviste, non la classica battuta e via e disponibili anche ai tifosi che possono avvicinarsi ai box anche durante le corse.
Mi è sembrato per un attimo di vivere un flashback, di vedere una cassetta di quelle vecchie di F1 con i tifosi quasi in pista e con i piloti in mezzo alla gente. E poi le dichiarazioni: “Mai vista una cosa del genere con così tanta acqua ma se dobbiamo correre lo facciamo se lo merita il pubblico…”. A un certo punto ho pensato e detto in telecronaca, abituato ai “no non si può correre”, “è stupido correre”, “sono solo rischi inutili”, ma mi sfugge qualcosa? Si, ho avuto il piacere di riscoprire l’animo del pilota eroe incosciente che sa che va in pista e che le probabilità di andare a muro sono più alte di quelle di vedere la bandiera a scacchi, un po’ come una volta. Poi li hanno ricacciati in pista dopo quasi 3 ore di attesa per tentare di asciugare la pista… Ma come? E loro si sono andati… poi la decisione, saggia, di rimandare tutti in albergo con la decisione di posticipare la corsa a oggi e anche qui ma come non vanno a casa? Per loro non vale la menata che i viaggi sono già tutti fatti e chiusi come ci raccontano in F1 quando sospendono una gara dopo pochi giri?
Sono due mondi davvero diversi: la F1 è il quello estremo dei motori, il TOP indiscusso, sia chiaro, ma che bello riscoprire i piloti uomini ed eroi come hanno dimostrato di essere quelli della Indycar… Non saranno Vettel, Alonso, Hamilton e via dicendo, sono Power, Franchitti e Kanaan (ah a proposito il brasiliano pur con una botta alla mano con sospetta frattura è tornato in macchina), ma che bello vedere, senza alcun paragone, ma esaltando la scelta, che ci sono sport dove lo show viene prima di tutto e dove lo spirito resta quello delle categorie minori dove tutto (o quasi) è lecito… Come una volta… Tanto che i Power, Franchitti e Kanaan ho pensato a un certo punto fossero tutti dei James Hunt… E quello che non riesco a capire è perché in serie come la Indy (ok non ha monoposto di certo sofisticate come la F1 e sono tutte più o meno uguali) riescono a darsi sportellate e a sorpassarsi senza bisogno di artifici: gomme di durata variabile, ala mobile, divieto di cambio di traiettoria per chi sta davanti e impossibilità di utilizzare l’ala per difendersi… NON E’ UN CONFRONTA, ma insomma una via di mezzo, un punto di incontro ci sarà o no?
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