James Hunt

Aneddoti, immagini, informazioni inerenti le vecchie stagioni

da Pedro59 » 10/09/2008, 13:21

[quote="Powerslide"]
[quote="Elio11"]
Chiedo a Power se era a conoscenza di questo aneddoto :

"Lo sapevi  cosa accadde a Monaco 1978? James Hunt firmò per la Ferrari. L'hai mai sentita questa?"

[/quote]

Scusa il ritardo, ma solo ora ho letto questo 3D.

No, anch'io ho appreso questi particolari trent'anni dopo.

Certo, si parlava di contatti con Hunt, ma come giravano voci sulla metà dei piloti. Nulla di più.
Tra l'altro, quando sono arrivato a Maranello, Audetto non era più ds della Ferrari, anche se per molto tempo è rimasto nel giro tramite la FIAT.

Strano che riveli questi particolari a tanti anni di distanza, ma se lo fa, certamente sono veri.
[/quote]

Da qualche parte, invece, ho letto che James Hunt doveva entrare in Ferrari quando scelsero poi Lauda.
Cercherò la fonte, ma sono sicuro d'averlo letto (forse sul libro di Gozzi...) perché la cosa mi colpì moltissimo in quanto sembra che fosse stato proprio LUI a scegliere l'inglese.
Nessuno di voi ne ha mai sentito parlare...perché io, nonostante tutto, non sono convinto...

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da lokart » 10/09/2008, 13:30

Mi sembra di aver sentito qualche cosa del genere in una intervista (a non ricordo chi ) su Nuvolari.
Forse propio in una rubrica dedicata alla Ferrari.
La cosa non mi giunge nuova.
IL SECONDO CLASSIFICATO E' SOLO IL PRIMO DEI PERDENTI.
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da Prinz4L » 12/04/2009, 23:41

Piloti, che gente.

spolvera spolvera, mi resta in mente il nome del Campione del Mondo più improbabile, James Hunt.
Per anni ho pensato che fosse stato un furto con destrezza, ad opera del Destino, ai danni di Lauda considerando quindi Hunt un miracolato.
Continuo a ritenere l'epilogo un gioco cinico ai danni di Lauda, ma più mi addentro più trovo informazioni su uno Hunt non poi così male,
anzi veloce quanto serve, determinato ed efficace oltrechè guascone.
Forse fu anche troppo animoso nei confronti di Patrese per l'incidente di Peterson (in cui invece ne ha almeno uguali responsabilità)
ma se lo confronto con i signorini di oggi, mi risulta perfino simpatico: è passato alla storia per donne e champagne, sempre meglio
che per capricci, snobberia e vizietti. :sneaky2:

Oltretutto, finirò col considerare Hesketh un grande, almeno ha speso i soldi SUOI invece di farlo con i Billioni dei grassi sponsor
e ha anche scoperto Harvey Postlethwhite.

Chissà realmente quanto si andò vicino a una Ferrari per Hunt, le uniche informazioni ce le da Audetto.
Amo pensare che la Ferrari può costruire piloti quanto macchine. Alcuni dicono che Gilles Villeneuve sia pazzo. Ma io dico: lasciate che provi.
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da eddiesachs » 14/04/2009, 0:34

Se la memoria non mi inganna, circolarono voci di un interesse della Ferrari verso Hunt nella primavera del 1978. Stando ad un articolo di Franco Lini nel quotidiano "Il Giorno" del maggio 1978, all'indomani del Gran Premio di Montecarlo, dove Hunt creò parecchio scompiglio alla partenza, fu abbastanza chiaro che la Ferrari si sarebbe indirizzata verso Scheckter anzichè verso Hunt. La cosa comunque aveva creato un certo clamore. Mi rimase sempre impresso il fatto che Franco Lini scrivesse in uell'articolo suppergiù questa frase: "mi sembra strano che in un periodo così grave per l'Italia [lini si riferiva al sequestro e all'uccisione di Aldo Moro] ci sia gente che si preoccupi circa l'arrivo o meno di Hunt alla Ferrari..."

Non voglio far polemica, ma a me le (presunte) rivelazioni di Audetto sembrano una bufala bella e buona...
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da Pedro59 » 14/04/2009, 7:23

[quote="eddiesachs"]
Se la memoria non mi inganna, circolarono voci di un interesse della Ferrari verso Hunt nella primavera del 1978.
(...)
[/quote]

Può essere che ci sia stato un interesse anche nel "post-Lauda", ma io mi riferivo all'arrivo di Hunt nel '74, quando nessuno sapeva chi fosse questo inglese, al posto di Lauda
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da eddiesachs » 14/04/2009, 11:28

Pedro, mi riferivo al quesito posto da Elio11, relativo ai presunti contatti Hunt-Ferrari del 1978 per la stagione successiva.
Per quanto riguarda i contatti Hunt-Ferrari nel 1973, bisognerebbe cercare negli Autosprint dell'epoca e magari anche nei quotidiani, non solo sportivi. Come ben sai, nel 1973 la ridda di voci sui piloti Ferrari per la stagione 1974 arrivò a comprendere un grandissimo numero di pretendenti.

Volevo dire a Prinz4L che Hunt non fu affatto un Campione del Mondo improbabile. Dopututto nel 1976 vinse, se non ricordo male, sei (dico sei) Gran Premi. Comunque già alla guida della March-Hesketh, poi solo Hesketh, nel periodo 1973-75 si comportò molto bene, era sicuramente un pilota emergente. Troppo facile e scontato dire che siccome Hunt era un viveur, di conseguenza non poteva essere un campione del mondo...
Non mi sembra che gli altri piloti fossero degli asceti...
Di regola se Hunt o Regazzoni andavano in qualche night-club venivano subito "paparazzati" senza pietà, anche perchè non facevano nulla per nascondersi; ma al night-club ci andavano anche altri piloti che però, più furbi e meno veri dei suddetti, magari entravano e uscivano dal retro del locale, in modo da non sporcare la loro ipocrita immagine, fintamente immacolata.
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da sundance76 » 14/04/2009, 11:57

In una intervista del 1991 Hunt disse che nel '78 ci furono contatti con la Ferrari, ma che lui era terrorizzato dall'idea di vivere in Italia....
"Chi cerca di conoscere il passato capirà sempre meglio degli altri il presente e il futuro, e non soltanto nel nostro piccolo mondo di effimere quanto amate frenesie corsaiole." G. C.

https://www.youtube.com/watch?v=ygd67cDAmDI
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da Niki » 14/04/2009, 14:51

Hunt non era male come pilota, diciamo un misto tra Rega e Peterson. Andava veloce già prima del 1976. Certo, se in quell'anno l'Immane non avesse avuto l'incidente, Hunt sarebbe arrivato secondo.
Ma non credo che avrebbe avuto una carriera lunga, nè che sarebbe diventato di nuovo campione del mondo. Era uno a cui non piaceva sporcarsi le mani con il grasso del motore, fatto confermato da lui stesso, a differenza di altri piloti come Sua Santità che smontavano e rimontavano parti e particelle. La velocità ce l'aveva come caratteristica naturale, peccato che non la supportava con niente altro.
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da groovestar » 15/04/2009, 9:33

Il titolo del 1976 non cambiò mai lo stile di questo pilota,e probabilmente,senza il rogo del ring,ci saremmo trovato un Hunt secondo,ma uguale a se stesso.

Cmq non fu un fuoco di paglia,prova ne è che rimase in lotta anche l'anno successivo e sfoderò belle prestazioni condite da vittorie;ma probabilmente già l'anno successivo,con una mclaren in disarmo,si stancò di correre lontano dai vertici
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da Prinz4L » 15/04/2009, 20:26

[quote="eddiesachs"]
...
Volevo dire a Prinz4L che Hunt non fu affatto un Campione del Mondo improbabile. Dopututto nel 1976 vinse, se non ricordo male, sei (dico sei) Gran Premi. ...
[/quote]

Eh, proprio il significato di quanto dicevo "...ma più mi addentro più trovo informazioni su uno Hunt non poi così male,
anzi veloce quanto serve, determinato ed efficace oltrechè guascone..."

o meglio avrei voluto dire perchè evidentemente mi sono espresso male: dipende dal significato che vogliamo dare a improbabile.

Nei miei intendimenti, volevo fare una critica ai signorini di oggi cresciuti a caffellatte e telemetria, riconoscendo invece a Hunt di essere stato un pilota davvero veloce e con forte personalità, quindi il suo Mondiale è stato ben meritato.  Forse non gli spettava la vittoria proprio nel '76 MA differentemente da quanto si trova spesso scritto e che molti riportano con somma sapienza, NON lo ha rubato anzi è stato efficace approfittando di tutto il possibile e infilando due vittorie di fila nel momento più delicato della stagione. :thumbup1:

Oh, ma a voi danno fastidio belle donne e champagne in compagnia dei motori? Io continuo a essere innamorato di una Formula Uno con la foto di Castellotti e Delia Scala.
Certo, con qualche morto in meno.
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da Mclaren7C » 01/01/2010, 17:19

Riporto questa intervista di Hunt pubblicata sul n. 26 di Autosprint del 1987. Buona lettura.


L’UOMO NERO DI FERRARI

E’ stato l’incubo dei tifosi del Cavallino: soffiato a Lauda il titolo nella drammatica stagione 1976, due anni dopo si vede offrire dal Commendatore una monoposto rossa Ma disse: no! Oggi è questo il suo unico rimpianto mentre racconta di come la Formula 1 non sia cambiata

Sostiene che a vincere, ieri come adesso, sono sempre i migliori e che Prost è il “numero uno”: un Lauda con in più quel talento naturale che l’austriaco non ha mai posseduto. Di Senna dice che gli sembra un potenziale campione ma commette ancora troppi errori


Di Roberto Boccafogli



L’UOMO NERO “annata 1976” dei tifosi ferraristi non è molto cambiato. In cima al suo metro e ottantasei monta ancora lo stesso sorriso innocente da ragazzone di buona famiglia, quasi una smorfia da presa di giro. Proprio come quando, undici anni fa, nel diluvio che concluse la stagione al Fuji, sfilò il titolo mondiale da sotto le unghie di Lauda e della Ferrari. Quell’anno, James Hunt popolò gli incubi della “gens” ferrarista – o laudiana che dir si voglia – che vide in lui un ribelle prima un  po’ presuntuoso, poi fin troppo forte, nei confronti del dominio che il celebre binomio del Cavallino stava imponendosi a metà anni ’70. Hunt centrò quel titolo iridato, per poi recitare parti da comprimario fino a  ritirarsi definitivamente dalla scena automobilistica del 1979, dopo il Gran Premio di Montecarlo, la sua ultima corsa al volante di una Formula 1. Rimase per un po’ fuori dal giro, poi vi rientrò per fare il commentatore di lusso della Tv britannica Bbc ai Gran Premi. Oggi si è perfettamente calato in questo ruolo, ma la “ufficialità” con cui parla ai microfoni televisivi ancora contrasta con lo stile “casual” che sfodera nei box e nel paddock dei circuiti. A Montecarlo, guardandolo camminare tranquillamente a piedi scalzi sul molo del porticciolo, come non ricordare che, una decina di anni fa, in questo abbigliamento lui andava serenamente alle conferenze stampa e a ritirare le sue coppe sul podio a fine gara? James Hunt, insomma, non è cambiato gran che. Semplice e ostentatamente anticonvenzionale era, semplice e anticonvenzionale è oggi. Con un po’ di maturità in più, come impone un quadro privato che conta ora una avviata attività commerciale in Inghilterra, un figlio, Tom, di un anno e mezzo e un secondo in arrivo a fine giugno dalla seconda moglie. E soprattutto come impone il quarantesimo compleanno, che James festeggerà il prossimo 29 agosto. Si sono attenuate le spinte emotive che ai tempi delle sue prime gare in Inghilterra lo battezzarono “Hunt the shunt”, cioè Hunt l’incidente e che qualche anno più tardi, nel ’76 appunto gli permisero di centrare con la Mclaren il titolo mondiale al termine di una stagione che l’iniziale dominio della Ferrari, poi il drammatico incidente di Lauda al Nurburgring e quindi il testa a testa finale, resero incandescente. Ma non si è attenuato il suo amore per l’ambiente della F.1 che oggi frequenta con propositi professionali ma non senza il grande piacere di “esserci” quasi ad ogni gara.
Si, è vero – conferma lui stesso - : le cose sono molto cambiate dai giorni in cui decisi di ritirarmi. Dopo il 1979, per due o tre anni non ho sentito il bisogno di tornare sui campi di gara. Mi limitavo a comparire qualche volta al mattino della domenica per commentare il Gp alla televisione, per poi fuggire subito. Ma da tre o quattro anni a questa parte, mi piace arrivare sui circuiti già il venerdì e rimanervi fino a dopo la corsa. Mi fa piacere incontrare i vecchi amici, o quelli nuovi che mi sono fatto nel frattempo. Mi entusiasmo osservare “dentro” una realtà che dall’esterno è troppo facilmente compresa solo in parte”.


Saturazione da Formula 1
- Niente più stress, quindi. Anche per te, come per molti altri piloti, il ritiro arrivò in un momento di “saturazione” per la F1?
“Certo: ne avevo abbastanza. Il fatto è che nelle corse non sempre si può avere la vettura migliore, o comunque quella in grado di lottare per la vittoria. Io per tre anni ho gareggiato con monoposto sempre peggiori: la Formula 1 non è più stimolante quando un pilota, anche andando il meglio, può lottare per il decimo posto… Già nel 1977, l’anno dopo il titolo, con la Mclaren vinsi tre Gran Premi, ma la macchina era terribile. Non riuscivo a capire cosa non funzionasse a dovere. E pensare che un anno prima l’avevo avuta quasi sempre perfetta… Era una situazione molto frustante. Beh, a dire la verità, per un paio di gare la Mclaren non fu un gran che anche nel ’76. Fu quando passammo dalla M23 alla M26 ci volle tempo per svilupparla sulle piste, per trovare il giusto equilibrio. Ma sapevo che avremmo presto avuto in mano una macchina vincente. Anche nei confronti della Ferrari 312 T2, che  quell’anno sembrava imbattibile.”- La “bomba” Hunt esplose decisamente nel 1976, quando passasti alla Mclaren “vedova” di Fittipaldi e vincesti il titolo dopo quel memorabile finale con Lauda. Ma si iniziò a parlare molto di Hunt già nel 1975, quando correve con la Hesketh e conquistasti il tuo primo Gran Premio, in Olanda, proprio davanti a Lauda…
“Beh, a dire il vero non mi ricordo un gran che in fatto di dettagli: non mi sforzo per ricordare il mio passato, preferisco vivere pienamente il mio presente. Ricordo quegli anni come un periodo molto eccitante, anche divertente. Tutto accade per evoluzione spontanea: io amavo le macchine, le corse, e tutto andò per il meglio. Mi trovai in Formula 1 e ebbi la fortuna di poter presto combattere per le prime posizioni. Ma senza particolari tensioni, senza viverla come l’occasione che non avrei mai dovuto perdere. Nel 1975, ad esempio, la Hesketh diventò una buona vettura e ce la feci anche a vincere una gara. Ma sapevo di non avere una monoposto “davvero” all’altezza delle più forti. In quella stagione non riuscii a centrare una pole position… Ma tutto ciò mi valse la chiamata alla Mclaren, che era uno dei top team del momento. Con loro inizia a vincere e arrivò anche il titolo. Fu molto più dura negli anni seguenti, quando improvvisamente mi trovai escluso dalla lotta per il successo. Allora sì che provai momenti davvero difficili: per un pilota è terribile uscire dal giro “giusto””.
- Quando, esattamente, decidesti di semettere con la F1?
“Avevo sempre pensato che non sarei invecchiato in F.1. Ma diciamo che all’inizio del ’79 già sapevo che non sarei andato oltre la fine della stagione. Poi scoprimmo che la Wolf, per la quale correvo quell’anno, era semplicemente non competitiva. Non c’erano soldi per migliorare la situazione e decisi che non aveva senza continuare per fare solamente mezze figure. Mi ritirai a metà stagione, dopo il Gp di Montecarlo”.


Maggio 1978 l’occasione mancata
- E pensare che nel 1978 si parlò di Hunt alla Ferrari…
“E’ vero – risponde immediatamente, come sempre. Sembra che i ricordi gli tornino improvvisamente e non ha nessuna voglia di nasconderli -. Avrei potuto alla andare Ferrari, che mi contattò nel maggio del ’78. Non ci andai: non me la sentivo di venire a vivere in Italia, che amo ma che sarebbe stata troppo, come dire?, soffocante per me in quel momento. Non me la sentivo di affrontare il tifo dei ferraristi, di diventare i loro idolo. Allora fu la decisione giusta. Oggi però sono convinto che fu un grosso errore”.
- Il rapporto Ferrari-Hunt non sarà dimenticato tanto facilmente da chi, verso la metà degli Anni ’70, seguiva la F.1. Lauda e la “rossa”, avevano dominato alla grande la stagione ’75, riportando a Maranello quel titolo che mancava dal 1964. L’inizio del ’76, con l’esordio al secondo Gp stagionale, della 312 T2, aprì una serie impressionante di vittorie, tanto che Lauda, a fine luglio, comandava un campionato che – pareva – non avrebbe mai potuto perdere. Invece la Mclaren stava crescendo e Hunt balzò fuori quasi dal nulla. Vinse in Spagna ma fu squalificato per una minima irregolarità nelle misure della vettura. Tornò a trionfare in Germania, proprio nel Gp che segnò il dramma di Lauda e che diede inizio alla serie di risultati che portarono poi al combattuto finale e al risultato che ben conosciamo.
- Hunt in ascesa e la Ferrari di Lauda lassù, nell’irraggiungibile firmamento della F.1. Quando capisti che ce l’avresti potuta fare a batterli?
“ Sempre – non esita neppure per un istante -. Non appena provai la Mclaren capii che quella era una vettura vincente. Alla prima uscita in Brasile, centrai la pole position. In più, c’era in arrivo il nuovo modello, quello siglato M26. Sapevamo che avremmo soltanto dovuto curare l’affidabilità, pensando a farla crescere bene gara dopo gara. Né io né il team pensavamo al titolo. Se avessimo lavorato bene, avremmo anche potuto battere la Ferrari. Ma non ci mettevamo più problemi di quelli che avremmo dovuto avere”.- Ma Lauda infilò una serie di vittorie, una dopo l’altra. Vinse Brasile e Sudafrica; poi Spagna – con contestazione -, Montecarlo, Belgio e Gran Bretagna. Pensavi ancora di poter vincere il mondiale?
“No. Non potei dirlo. Alla vigilia del Gp di Germania il suo vantaggio era troppo grande perché noi potessimo sperare. Avrebbe dovuto accadere l’impossibile, e infatti l’impossibile accadde. Ma non ce ne facevamo un cruccio. Ancora oggi penso che sia stupido mettersi dei pensieri per ciò che non si può modificare con il proprio comportamento. E’ sufficiente fare il meglio delle proprie possibilità, non sbagliare in quelli che sono i propri compiti. Noi facevamo questo nel mondiale. A ogni gara vedevamo miglioramenti ma sapevamo che Lauda e la Ferrari erano fortissimi. E comunque continuavamo a lavorare per regolare la macchina al meglio, per studiare intelligenti tattiche di gara. Non sempre si può vincere: a volte è meglio accontentarsi di un buon terzo posto. E’ inutile pensare sempre al campionato”.- Poi Lauda incappò nel rogo del Nurburgring e tu vincesti la gara…
“No, un momento. Io avrei vinto comunque in Germania, senza problemi. La nostra vettura era perfetta al Nurburgring, e io sapevo che senza guai avremmo vinto noi. Niki era in prima fila, accanto a me e che partivo in pole position. Magari avrebbe concluso con il secondo posto, e con quei punti la mia rimonta sarebbe stata impossibile. Ma questo è un altro fatto. Anche dopo il suo incidente, noi non iniziammo a pensare al titolo. Niki sarebbe sopravvissuto? Sarebbe tornato alle corse? Nessuno lo sapeva. Erano giorni drammatici e nessuno era in grado di fare un qualsiasi piano per le gare seguenti. Niki tornò in pista a Monza: la sua fu in’impresa eccezionale e il mio distacco da lui era ancora grandissimo. Ma a Monza io non potei neppure combattere: mi fecero partire per ultimo in seguito alle benzine irregolari. Da lì, avrei potuto vincere una gara che per me era tanto importante? Mi ritirai, ma non smettemmo – parla sempre al plurale, coinvolgendo così il suo team – di cercare di vincere ad ogni gara”.


Quel giorno memorabile sul circuito del Fuji
Poi tutto si decise in quell’ultimo scontro al Fuji…
“Quello sì che fu un gran giorno – sorride – drammatico, coinvolgente come nessun altro, eccezionale sotto ogni aspetto. Alla vigilia della corsa Niki era ancora in vantaggio su di me: avrei dovuto vincere per forza e anche quella volta ce l’avrei fatta senza problemi. Ci fu il diluvio e Niki non voleva correre. Beh, lo capivo: dopo tutto quello che aveva passato in estate… Quando mi segnalarono che Niki si era ritirato, pensai di avere gara e titolo in mano. Ma la pista iniziò ad asciugarsi e non mi chiamavano mai ai box per montare le gomme da asciutto. Alla fine non riuscii a vincere e quando mi fermai ero furente perché pensavo che a causa della loro indecisione non ce l’avevo fatta a prendere i punti necessari per il campionato. E invece avevo vinto di un punto. Fu eccezionale. Che giornata memorabile. E anche un po’ stressante. Ma anche allora riuscii a concentrarmi esclusivamente sul mio lavoro: non sciupai troppe energie nel preoccuparmi del diluvio, di come Niki avrebbe guidato, di ciò che non avrei ma i potuto controllare…”.- E quanta differenza c’è fra la Formula 1 di oggi e quella dei giorni memorabili?
“Beh – ci riflette sopra -, tecnologicamente tutto è molto cambiato, ma i Gran Premi sono sempre uguali. Sempre gli stessi piloti a vincere, i più bravi; sempre le stesse vetture, cioè le migliori. Non penso che le monoposto di oggi siano molto differente, da guidare, rispetto a quelle di una decina di anni fa. Oggi, con le soste ai box per montare i pneumatici “freschi” e con la limitazione di carburante, le gare impongono ai piloti di pensare maggiormente. Ai miei tempi le corse erano “sprint”: tirate dalla partenza all’arrivo. Oggi bisogna pensare molto di più. Ed è questo che lascia intendere chi siano i migliori in campo”.- E cioè?
“Chi sono i migliori? Prost, senza dubbio. E’ in assoluto il pilota più conteso della F.1 e nessun altro è al suo livello. Ha poi il vantaggio di correre con una Mclaren, senza dubbio la migliore vettura del momento”.- E gli altri?
“Beh, ovviamente ci sono Williams e Lotus. Ma la Lotus ha fatto un grande errore. Le sospensioni a controllo elettronico sono certamente un asso nella manica per il futuro, ma loro non avrebbero dovuto svilupparle sui campi di gara, alla luce del sole. Così facendo hanno regalato un grosso vantaggio alla concorrenza. La Williams ha una grande monoposto, ma penso che al momento i due piloti non siano al “top”. Mansell e Piquet sono si fortissimi, ma hanno troppe tensioni sulle loro spalle. Non ultima quella legata alla loro concorrenza diretta”.


Le notti brave con Niki Lauda
- E cosa pensi di Senna?
“Un paio di anni fa pensavo che Senna era un potenziale campione del mondo, ma che gli mancava qualcosa per farcela in pieno. Lo penso anche adesso. L’anno scorso, in Messico, lui partì fortissimo e presto fu costretto a fermarsi per cambiare i pneumatici. L’asfalto messicano è molto abrasivo e lui lo sapeva benissimo. Eppure una volta sostituite le gomme, ripartì con lo stesso ritmo di prima, con il risultato di doversi ben presto fermare per un altro cambio. Questo non è ragionare, e Senna deve imparare a pensare di più. Ecco: ritengo che uk grande problema di Senna sia che lui è potenzialmente fortissimo, ma non impara a correggere i propri errori. Forse è un mancanza del suo team, che non gli insegna…”.- Prost è il migliore. Qualche somiglianza con il Lauda degli anni d’oro?
“Forse sì. Ma con una grossa differenza: Prost ha talento naturale, Niki non ne ha mai avuto. Con duro lavoro e applicazione eccezionale, Lauda riuscì a diventare un ottimo pilota, ma mai velocissimo. Prost invece lo è ha imparato tutto quanto un campione del mondo deve sapere. Niki era perfetto su tutta la linea, ma gli mancava qualcosa in velocità pura. L’ho sempre pensato e non lo ho mai nascosto neppure a lui…”.- Tu e Lauda eravate i due principali avversari di allora, ma eravate anche amici fuori dalle piste. Nel suo ultimo libro (“La mia storia”) Niki ha scritto che tu eri forse il personaggio più “movimentato” della Formula 1 in quanto a feste, ragazze, notti brave. Lui, invece ha sempre affermato che per vincere in F.1 era necessario andare a letto presto, non bere alcolici e così via…
“Lo scrive, ma non lo faceva.. Niki è sempre statoe ancora è – un tipo eccezionale con il quale svegliarsi la sera. E’ stato lui, senza dubbio, il pilota con il quale mi sono divertito nei Gran Premi”.
- Ma lui ha anche descritto particolari “piccanti”. Dice, ad esempio, che in certe feste tu eri coinvolto con la tua ragazza e che lei non ti impediva – anzi, ti incoraggiava – di spassartela con altre…
“Beh – attimo di pausa -, non è proprio esatto, ma ci va vicino. Mi sorprende, semmai, che proprio Niki abbia avuto il coraggio di ricordare simili momenti- Lui e io abbiamo fatto un sacco di cose “brutte” insieme: ecco perché ricorda esattamente di cosa io facessi con le ragazze…”.
- E in argomenti come questo, sono cambiate molte cose in F.1? Rimpiangi qualcosa di allora?
“ Forse la Formula 1 è cambiata anche per quanto riguarda i divertimenti: oggi la pressione sui piloti è eccessiva e loro non hanno più tanta voglia di distrarsi come facevamo noi. Rimpianti? Uno, forse: il non avere gareggiato per la Ferrari. Allora, per il 1978, fu una decisione giusta. Ma oggi, mi brucia molto il non aver mai portato una Ferrari alla vittoria. Quella che io rifiutai nel 1978 andò a Scheckter. E l’anno seguente vinse il campionato a mani basse…”.
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da Mclaren7C » 30/12/2010, 20:22

Ripercorro la carriera in F1 di Hunt attraverso le immagini che ho archiviato. Partiamo dal 1973....

STAGIONE 1973
Gp di Monaco - Montecarlo - March 731
Immagine Immagine

Gp di Gran Bretagna - Silverstone - March 731
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Gp d'Olanda - Zandvoort - March 731
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Gp d'Austria - Osterreichring - March 731
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Gp del Canada - Mosport - March 731
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Gp degli Stati Uniti - Watkins Glen - March 731
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Ultima modifica di Mclaren7C il 31/12/2010, 9:38, modificato 1 volta in totale.
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da jeanpierresarti » 31/12/2010, 0:24

ok allora aspetto a postare foto, lascio a Mclaren7C l'onore di "ordinarle" di periodo in periodo
James Hunt: Un Grande!
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da Mclaren7C » 31/12/2010, 9:37

jeanpierresarti ti ringrazio per il tuo contributo, spero che le foto che hai mi manchino.  :thumbup: Adesso vado con il '74.

STAGIONE 1974
Gp d'Argentina - Buenos Aires - March 731
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Gp del Brasile - Interlagos - March 731
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Gp del Sud Africa - Kyalami - Hesketh 308
Immagine

Gp di Spagna - Jarama - Hesketh 308
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Gp del Belgio - Nivelles - Hesketh 308
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Gp di Monaco - Montecarlo - Hesketh 308
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Gp di Svezia - Anderstorp - Hesketh 308
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Gp d'Olanda - Zandvoort - Hesketh 308
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Gp di Francia - Dijon-Prenois - Hesketh 308
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Gp di Gran Bretagna - Brands-Hatch - Hesketh 308
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Gp di Germania - Nurburgring - Hesketh 308
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Gp d'Austria - Osterreichring - Hesketh 308
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Gp d'Italia - Monza - Hesketh 308
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Gp del Canada - Mosport - Hesketh 308
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Gp degli Stati Uniti - Watkins Glen - Hesketh 308
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Ultima modifica di Mclaren7C il 01/01/2011, 11:41, modificato 1 volta in totale.
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da Mclaren7C » 01/01/2011, 12:09

Continua il viaggio fotografico del pilota britannico, nel '75 ottiene la sua prima vittoria iridata nel gp d'Olanda.

STAGIONE 1975 - Prima parte
Gp d'Argentina - Buenos Aires - Hesketh 308
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Gp del Brasile - Interlagos - Hesketh 308
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Gp del Sud Africa - Kyalami - Hesketh 308
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Gp di Spagna - Montjuic - Hesketh 308
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Gp di Monaco - Montecarlo - Hesketh 308
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Gp del Belgio - Zolder - Hesketh 308
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Gp di Svezia - Anderstorp - Hesketh 308
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