di Giorgio Terruzzi
Ricordare Enzo Ferrari è più facile. Non soltanto per un cognome che è un marchio, è un segno forte della nostra vita, oggi come ieri. L'immagine del vecchio Enzo, gli occhiali scuri, quel fare da antico signore, da capo, da "sceriffo" come diceva Tazio Nuvolari, ha lasciato comunque qualche traccia indelebile in ciascuno di noi visto che della nostra storia, Ferrari è stato un protagonista fuori taglia.
Ma adesso, in questo mese che accosta vuoto a vuoto, ricordando Ferrari, scomparso il 14 agosto di venti anni fa, tornano a muoversi nell'afa altri volti, scomparsi e dimenticati, con date da anniversario. E' transitata quasi in silenzio l'ombra di Jim Clark (nella foto a sinistra), il 7 aprile scorso, 40 anni dopo quell'urto senza testimoni tra gli alberi di Hockenheim. Clark, presente? Due titoli mondiali (1963 e '65), 33 pole su 72 gran premi, 25 vittorie. Il più veloce, il più ombroso, un mito. Era scozzese, nato il 4 marzo 1936. Era l'uomo dei sogni per la Lotus di Colin Champman.
Peter Collins (nella foto a destra) invece era inglese, era biondo, un principe. Morto al Nurburgring il 3 agosto '58, cinquanta anni fa. Ferrari. Due anni prima, a Monza avrebbe potuto vincere il titolo. Decise di cedere la sua rossa a Juan Manuel Fangio (allora si poteva) che andò a prendersi il suo quinto e ultimo Mondiale. "Ho tempo per vincere", disse Collins allora, anche se di tempo non ne aveva affatto.
Sempre '58, un anno bestiale. L'anno che si portò via Luigi Musso, Ferrari pure lui, morto a Reims, in Francia, il 6 luglio, tormentato da una smania cattiva. Un lutto di troppo per Fangio che disse basta, stop, consapevole di essere sopravvissuto dentro un'avventura feroce.
C'è altro da aggiungere, trattando anniversari. Elio De Angelis, morto in prova al Castellet sopra una Brabham nata male (era il 15 maggio 1986) avrebbe compiuto 50 anni il 20 marzo scorso. E siamo vicini ad un'altra data tragica. Monza, 10 settembre 1978, l'ultima corsa di Ronnie Peterson, svedese, una bestia veloce, morto in ospedale, a Niguarda il giorno successivo. Ecco, un pensiero, due o tre. Con questa malinconia strapazzata dall'estate.
7 agosto 2008