Gli "sconosciuti"...

Aneddoti, immagini, informazioni inerenti le vecchie stagioni

da Uitko » 02/07/2008, 22:01

... con questo titolo irriguardoso voglio significare quei piloti che, pur avendo vinto un titolo mondiale, sono ai miei occhi quasi degli sconosciuti.
Ebbene sì, non ho remore a dichiararlo, certi piloti proprio non mi hanno mai spinto ad addentrarmi nella loro biografia e gesta in pista, ora citerò i nomi e spero che qualcuno di voi sia in grado di invogliarmi ad esplorarne la storia con maggior attenzione.

rullo di tamburi... il "libro della vergogna" si apre ed appaiono...

Alan Jones!
Denny Hulme!
Phil Hill!

Forza stupitemi con aneddoti e situazioni che li hanno visti protagonisti... ::)
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da Andrew » 03/07/2008, 0:12

sinceramente ho sentito parlare molto solo del secondo, primo pilota campione di f1 a morire di morte naturale al volante di una GT, infarto..
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Se mi vogliono sono così, di certo non posso cambiare
Perchè io, di sentire dei cavalli che mi spingono la schiena, ne ho bisogno come dell'aria che respiro
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da Uitko » 03/07/2008, 8:51

[quote="Andrew"]
sinceramente ho sentito parlare molto solo del secondo, primo pilota campione di f1 a morire di morte naturale al volante di una GT, infarto..
[/quote]
Intanto son contento di non esser l'unico a non conoscerli bene :D
In effetti Hulme morì durante una gara, la 1000 km di Bathurst mi sembra, si fermò a bordo pista e quando i commissari arrivarono a controllare che fosse accaduto lo trovarono morto d'infarto  :(
Fu campione del mondo del 1967 quando Brabham, nonostante fosse più forte di Denis e proprietario del team, gli lasciò carta bianca... non mi pare si abbiano altri acuti del pilota a causa anche delle scuderie per cui corse.
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da sundance76 » 03/07/2008, 9:27

Denny Hulme: come disse Boccafogli su AS nel 1992, un titolo targato Brabham e un cuore marchiato McLaren.

Hulme venne in Europa nel 1960, mi pare, dopo aver vinto un specie di borsa di studio automobilistica chiamata "Un pilota per l'Europa". Corse nelle categorie minori, e vinse anche una gara a Pescara.

Mi pare che riuscì a entrare nel team Brabham con mansioni di tuttofare, nel senso che era pilota Brabham in F3 ma guidava all'occorrenza anche il camion del team di F1.
Jack Brabham lo fece debuttare nel 1965 in F1.
Dopo un ottimo quarto posto nel Mondiale 1966 (mentre il suo caposquadra Jack vinceva il suo terzo titolo con la vettura da lui stesso costruita), nel 1967 Hulme vince la sua prima gara di F1 a Monaco nel tragico giorno dell'incidente di Bandini. Vince anche al 'Ring approfittando del ritiro di Gurney, e con moltissimi piazzamenti riesce a rimanere sempre in testa al campionato. I suoi avversari per il titolo sono Clark, al volante della ancora poco affidabile Lotus 49 col nuovissimo Cosworth, e poi il suo stesso compagno nonchè caposquadra "Black" Jack Brabham, il quale lascia che sia la pista a decidere: Hulme all'ultima gara diventa campione mondiale. Nonostante ciò, Hulme a fine anno abbandona la Brabham per approdare alla giovane squadra del connazionale Bruce McLaren, e per poco non riesce a rivincere di nuovo il titolo: lotta fino all'ultimo GP con Stewart e Hill, ma il titolo va a Graham.

Secondo me Hulme era un gran pilota, vincente non solo in F1 ma anche con la stra-potentissime McLaren Prototipo nel campionato Can-Am, dove vinse vari titoli, e poi si cimentò anche a Indy, dimostrando di essere competitivo anche nella 500 miglia.

Era un taciturno, alcuni lo chiamavano "Orso", ma Hulme era comunque un personaggio positivo dei GP dell'epoca.

A fine anni '80 subì la dolorosissima perdita del giovane figlio, morto in un incidente nel lago sotto la loro casa in Nuova Zelanda.

Quando nel '74, dopo 7 anni di McLaren, abbandonò la F1, il suo team gli regalò un trofeo composto da vari pezzi di una monoposto.

Fu uno degli elementi di continuità nel team McLaren quando questi dovette subire la perdita del fondatore Bruce, morto a Goodwood nel '70.

Nel '73 in Svezia vince all'ultimo giro contro il "padrone di casa" Peterson superandolo alle ultime curve dopo aver cercato di inclinare al massimo la testa di lato "alla Clark" (ma anche alla Alesi  :biggrin: ) per far arrivare più aria all'air box e guadagnare il massimo dei giri-motore.

E' sempre rimasto un tifoso McLaren.

Nel 1986, a 50 anni e a 12 anni dal ritiro, corse una stagione in Europa nell'Euroturismo, mi pare che vinse anche una gara.

Nel 1991 un anno e mezzo prima della morte, Autosprint gli dedicò un servizio con alcuni intervistatori che lo andarono a trovare proprio a casa sua: Hulme nel garage conservava ancora, sotto varie cianfrusaglie, nientemeno che la McLaren M23 del 1973 coi colori Yardley!!! In mezzo alle cianfrusaglie, c'erano anche dei cartoni che contenevano gli originali del famosissimo pittore automobilistico Michael Turner!!!

Inoltre, aveva una barca azionata proprio da uno dei potentissimi motori 5000 della sua McLaren Can-Am!!!! E pensare che fior di collezionisti avrebbero avuto un infarto se avessero saputo che il motore mancante per le loro McLaren restaurate, ora azionava ogni giorno la barca di Hulme!!!
Ultima modifica di sundance76 il 03/07/2008, 9:30, modificato 1 volta in totale.
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da Powerslide » 03/07/2008, 9:42

Con Phil Hill si risale molto nel tempo: corse a cavallo tra gli anni '50 e '60.
Difficile anche per un vecchiaccio come me poterlo giudicare, ma, risultati alla mano, si può solo dire che era uno che ci sapeva fare sia con le ruote coperte che con le monoposto.
Si aggiudicò nella tragica Monza '61 il suo titolo mondiale, anche grazie ad una Ferrari nettamente superiore alla concorrenza. In quella gara, l'ultima disputata dalle monoposto sul circuito completo di 10 km - sopraelevata compresa quindi - le prime quattro posizioni in griglia erano occupate dalle Rosse ufficiali e la sesta da Baghetti con quella iscritta semiprivatamente dalla Scuderia Sant Ambroeus.
Hill molto difficilmente avrebbe vinto quel mondiale, che con molta probabilità sarebbe finito nelle mani di Von Trips, senza la collisione al primo giro con Clark che portò via il forte pilota tedesco insieme a 14 spettatori. Ma forse non è neppure corretta questa ipotesi, poichè Phil fu l'unico a portare una Ferrari al traguardo.
La gara non venne sospesa (come era consuetudite in quei tempi tanto eroici da sfiorare il cinismo), nè la Ferrari giudicò opportuno fermare le proprie macchine in segno di lutto, non tanto per la morte di un proprio pilota, quanto per il coinvolgimento del pubblico. Queste decisioni - forse criticabili, ma che vanno considerate con la filosofia dell'epoca - permisero a Phil Hill di diventare il primo (e per me unico, visto che Andretti lo considero italiano al 100%) campione del mondo a stelle e strisce e, forse, a Von Trips di precedere Rindt in un poco invidiabile record.
Quando nel '63 Chiti e & lasciarono Maranello, Hill decise di seguirlo nell'avventura della A.T.S.: fu l'inizio della fine della sua breve, ma importante, carriera.
Ritiratosi in California, si dedicò, e si dedica ancora ad 81 anni suonati, al restauro di auto d'epoca: non solo Ferrari - cui è rimasto sempre legato - ma anche modelli d'anteguerra.
Da vero appassionato di corse, fino ad una decina d'anni fa, collaborava con una rivista specializzata, effettuando prove comparative e tiratissime di supercars degli anni '60.
Il fatto che per questi suoi test scegliesse Laguna Seca, spiega abbondantemente quale sia la sua passione per la velocità.                                           
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da Uitko » 03/07/2008, 9:59

Grazie dei chiarimenti Power, in effetti molti fatti che allora non facevano gridare allo scandalo (morte ed interruzione) oggi non sarebbero accettati con la filosofia attuale.
Non è facile ma bisogna sempre immergersi in quelli che erano i modi di pensare dell'epoca per poter giudicare un evento.

Leggendo il tuo riassunto sul Hill pilota rimango comunque dell'idea che non abbia avuto una grossa rilevanza nella storia della Formula 1  :001_unsure:

E di Alan Jones che mi dite?
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da Powerslide » 03/07/2008, 10:28

[quote="Uitko"]
Leggendo il tuo riassunto sul Hill pilota rimango comunque dell'idea che non abbia avuto una grossa rilevanza nella storia della Formula 1  :001_unsure:

[/quote]

In effetti il suo palmares mostra solo 3 vittorie, 16 podi e 6 pole, però era un'epoca molto diversa dall'attuale, sia come numero di GP per stagione (che potevano essere contati sulle dita ed ancora ne avanzava  ;) ) sia per l'affidabilità delle vetture. Un dato può essere indicativo: corse 49 GP e nei 34 in cui vide il traguardo (percentuale che denota un gran rispetto per la meccanica), 16 volte finì a podio ed altre 4 a punti (cioè tra i primi 6). Aggiungi che queste percentuali sono notevolmente abbassate dalle ultime tre stagioni disputate con mezzi non competitivi.

Con Ferrari, sempre in coppia con Gendebien, tra il '58 ed il '62, vinse tre volte LeMans (che all'epoca si disputava solo con due guide per vettura).

Penso che il carattere educato e riservato gli abbia tolto tanto della "visibilità" che avrebbe meritato. 
Ultima modifica di Powerslide il 03/07/2008, 10:30, modificato 1 volta in totale.
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da sundance76 » 03/07/2008, 10:48

Inoltre pochi ricordano che Phil Hill ebbe grande importanza nel far vincere il titolo mondiale '58 al compagno Hawthorn. Infatti all'ultimo GP in Marocco, Moss vinse con la Vanwall, ma Mike Hawthorn aveva bisogno del secondo posto per scavalcare Moss di un solo punto. Ma Mike era terzo, e Phil Hill (secondo) si fece giustamente da parte negli ultimissimi giri per fare vincere il titolo al compagno, quasi la stessa cosa che accadde nel '64 con Bandini e Surtees.

P. Hill aveva il rimpianto di essere stato impiegato nei suoi anni migliori da Ferrari prevalentemente nei prototipi, e solo successivamente fu destinato alla F1 (vinse il titolo a 34 anni).

Oggi lotta contro una grave malattia, ma l'anno scorso a Goodwood gli dedicarono la manifestazione annuale, e lui lottando fece di tutto per essere presente e per guidare una delle auto con cui aveva trionfato.
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da Elio11 » 03/07/2008, 11:38

Aggiungo qualcosina su Hulme a riguardo delle sue partecipazioni ad Indianapolis. Partecipò a tutte le edizioni che si tennero dal 1967 al 1971. Nelle prime due partecipazioni è al volante di una Eagle-Ford anche se con sponsors diversi arrivando quarto in entrambe dopo essere partito molto indietro in entrambe le corse. Una curiosità: alterna i numeri 69 e 42 nelle prime quattro edizioni e. A parte le prime due comunque le altre sono abbastanza sfortunate. Nell'edizione del 1969 si ritira per rottura del cambio e nelle ultime due è al volante di una Mclaren. Nel 1970 non riesce a prequalificarsi e a rientrare nel bump day, nel 1971 è quarto in griglia in seconda fila ma percorre soltanto 137 giri.
Morirà nel 1992 come ha ricordato sundance nella prestigiosa Bathurst che si corre a Mount Panorama. Hulme era al volante di una BMW M3 sponsorizzata Benson & Hedges e mentre percorreva il la Conrod Straight alla media di 200 miglia orarie fu preso da malore, un infarto. Quando i commissari accorsero dopo l'incidente lo trovarono già deceduto. Ironia della sorte a quella gara partecipava anche Alan Jones.

Anche Phil Hill prese parte al campionato USAC quando ancora si chiamava "AAA", nel 1950 a Pikes Peak "Hill Climb", che era una corsa stradale a differenza della gara su "anello" che si correva fino a qualche anno fa in Indycar. Poi nel 1958 partecipò alla gara della 500 miglia sull'ovale monzese: eccovi un racconto dal sito modelfoxbrianza.it

"Di autentico confronto fra scuola americana e quella europea si può parlare a proposito della "500 Miglia di Monza", che si corre il 29 giugno 1958 con le stesse modalità dell'edizione precedente"1957".
In aggiunta alle note vetture di Indianapolis ed alle Jaguar Sport, si presentano in gara quattro vetture italiane: una Ferrari monoposto 4.023 cc, una Ferrari 3.000 cc, una Ferrari 4.200 cc della Scuderia Chinetti, ed una Maserati 4.200 cc, realizzata in collaborazione con la ditta "Eldorado" e ispirata nettamente alla tecnica costruttiva di Indianapolis.
Nelle prove Luigi Musso, sulla Ferrari 4.023 , ha stabilito la media più alta a 281,087 km/h, seguito da Bob Veith (Bowes Seal Fast Spl.) con 278,857 km/h. Il Pilota argentino non parte nella prima serie, vittima di un guasto meccanico. In compenso prende la testa Musso che ingaggia una lotta entusiasmante con Sachs e Rathmann. Al 10° giro l'italiano è ancora al comando seguito a ruota dai due americani., ma al 26° passaggio il pilota della Ferrari si arresta ai box accusando un malessere e cede la guida ad Hawthorn. Passa a condurre Rathmann seguito da Bryan, mentre Stirling Moss porta in terza posizione la Maserati Eldorado, per essere ancora superato nella fase finale da Veith. La prima serie, denominata PREMIO ESSO, si conclude con la vittoria di Rathmann, seguito da Bryan, Veith e Moss.

Musso si ripresenta alla partenza della seconda serie, denominata PREMIO MOBIL, ma deve cedere il volante a Phil Hill al 19° giro, ancora per malessere. Questa gara è poco movimentata: il tempo ottenuto dal vincitore Rathmann è di due minuti superiore rispetto alla prima. Oltre a Musso, nel corso della gara, si ritirano definitivamente Ward, Thompson, Fairman e Shell.

La terza corsa: PREMIO SHELL è pure senza storia per quanto concerne l'aggiudicazione del primo posto, stabilmente nelle mani dell'indiavolato Rathmann. Si registrano tuttavia parecchi colpi di scena nella lotta per le posizioni di rincalzo ed anche incidenti spettacolari, fortunatamente innocui per i piloti. Al 29° giro la vettura di Veith perde una ruota anteriore, ma lo speciale profilo della pista accompagna la macchina in salvo.
Al 41° giro altro incidente pauroso; protagonisti questa volta Stirling Moss e la sua Maserati: lo sterzo si rompe ed il volante rimane nelle mani del pilota inglese all'inizio della curva Sud mentre la sua vettura procede a circa 260 km/h, ma il guard-rail contiene l'urto e la sbandata si conclude senza danni per il conduttore. La media generale di Jim Rathmann, che nella classifica generale al termine delle tre prove precede Jimmy Bryan (Belond Spl.), il trio Musso-Hawthor-Hill (Ferrari) e Crawford (Mirror Glaze Spl.), risulta di 268,311 km/h."
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da Powerslide » 03/07/2008, 12:07

Leggendo di Musso mi è venuto in mente che fra 3 giorni ricorre il cinquantesimo dalla morte, avvenuta a Reims il 6 luglio 1958.
All'inseguimento di Hawthorn, la leggenda narra che volle affrontare in pieno la curva detta del Calvario, nonostante il vento muovesse le foglie dell'albero al suo ingresso.
La realtà lo indica come il pilota italiano più vicino al titolo dopo Ascari. Forse anche più vicino dello stesso Alboreto.
I piloti inglesi della Ferrari, la miglior vettura dell'epoca, facevano squadra contro di lui e il Drake non dava ordini di scuderia.
Oggi chissà come si comporterebbero i vertici di Maranello in una sistuazione simile. 
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da Uitko » 03/07/2008, 13:03

[quote="Powerslide"]
la leggenda narra che volle affrontare in pieno la curva detta del Calvario, nonostante il vento muovesse le foglie dell'albero al suo ingresso.

[/quote]
nel libro di Delli Carri dice che aveva studiato come faceva la curva Fangio, mettendo la ruota anteriore interna a cavallo del cordolino di delimitazione (o comunque di una cunetta presente) che gli consentiva di rimanere in pista... inseguendo il suo compagno tentò la manovra, ma non gli andò bene  :-[
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da Powerslide » 03/07/2008, 17:20

Coriaceo. Questa è il primo aggettivo che mi viene in mente pensando ad Alan Jones.

Scorbutico di carattere sia in pista (chiedere a Piquet) che fuori (chiedere a Surtees), approdato in Europa ha fatto avanti indietro tra F1 e F5000 per le sue continue liti con i team manager.

Ha la sua occasione con l'assurda morte di Tom Pryce: ne rileva la Shadow DN8 con cui dispusta 14 gare degne di nota e culminate con la da tutti inattesa vittoria sul bagnatissimo, alla partenza, ed asciutto, all'arrivo, Osterreichring. Era scattato dal 14° posto in griglia. E' il 1977.

L'anno successivo è nel mirino di molti top team fra cui, ebbene sì, anche della Ferrari. Svanita questa opportunità, accetta la scommessa della Williams che si rivelerà vincente, con la conquista del campionato nel 1980, dopo un'acerrima lotta con Piquet.
Non era un campione con la "C" maiuscola, ma sapeva farsi rispettare in una F1 che di campioni affermati ed emergenti era ben fornita. Con un po' più di fortuna avrebbe potuto aggiudicarsi anche i titoli del '79 e del '81.

Lasciata la Williams a fine '81, dove era riuscito ad entrare in contrasto sia con Frank che con il suo "gemello" Head, si prende un anno di pausa, per riapparire nell''83 con una Arrows per nulla competitiva con cui non raccoglie neppure un punto.
Dopo un altro anno di pausa, eccolo riapparire a sorpresa con la Lola-Beatrice con cui disputa quattro gare nell'84 e l'intera stagione l'anno successivo. La macchina è quasi una barzelletta e lui, alla fine, è talmente grasso da non riuscire ad entrarvi.

Con un carattere diverso avrebbe avuto una carriera molto più luminosa perchè non era il talento a fargli difetto.

Di lui ricodo due cose: un'aggressività che a volte lo portava a raddrizzare le "esse" mettendo tutte e quattro le ruote sulla terra (con grande controllo del mezzo, però) e la curiosità che il suo numero di gara passò in eredità a Gilles Villenueve, diventando l'indimenticabile "27 Rosso".
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da Jackie_83 » 03/07/2008, 17:43

Io di Jones avevo sentito che smise a fine '81 anche x problemi fisici, precisamente alla schiena, causati dalle tremende sollecitazioni delle Wing-car di allora.

Ricordo che Pino Allievi durante una puntata di "Griglia di partenza" raccontò un'aneddoto sul suo ritiro dalle competizioni...."Pino...sono stanco, la mia schiena ormai è a pezzi e non vedo l'ora di ritirarmi in Australia ad allevare pecore e ad guardare i tramonti"

Nemmeno un'anno dopo, al telefono sempre con Pino Allievi: "Ne ho piene le palle di pecore e tramonti! telefona a Chiti e senti se hanno ancora bisogno di un pilota x il prossimo anno!"  :asd: :asd:

X certi versi era un grande...dava risposte ai giornalisti degne del suo rivale Piquet :001_smile:

Giornalista: "Alan, qual'è stata l'importanza delle gomme nel tuo successo di oggi?"

Alan Jones: "Fondamentale! senza la mia Williams avrebbe strisciato sull'asfalto"  :lol:

X altri un pò meno...era famoso x trattare i suoi compagni di squadra come autentiche pezze da piedi (chiedere a Retemann x conferme) e x essere un collaudatore particolarmente "svogliato" :thumbdown:
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da Elio11 » 03/07/2008, 18:53

Alan Jones non aveva prospettive future per rimanere titolare in f1 nel 1977 dopo essere stato scaricato dalla Surtees a fine 1976. Decide di emigrare negli Stati Uniti e partecipare al campionato F5000 e USAC allontanandosi dalla categoria massima dell'automobilismo. Ma all'orizzonte qualcosa stava accadendo affinchè si potesse concretizzare il suo ritorno. L'occasione del suo debutto fu dato dal dal fatto che la Hesketh schierò per la prima volta due vetture (una ufficiale per Hunt e una privata per Jones) nel 1975 al gp di Spagna ,corsa resa celebre dal brutale incidente di Stommelen a Montjuich, che costò ferite non da poco al pilota della Shadow e la morte di alcuni spettatori. Più tardi una nuova tragedia si interseca con la carriera di Jones. La Shadow perde il suo pilota di punta Tom Pryce in un incidente mortale a Kyalami in cui viene coivolto un giovanissimo commissario di pista. Il team lo contatta e si accorda con l'australiano a partire da Long Beach. I suoi gran premi con la scuderia di Don Nichols sono 14, e la stagione 1977 si rivelerà la sua migliore stagione fino a quel momento disputata. Oltre ai punti arriva anche una vittoria. L'unica nella storia della Shadow, sul circuito austriaco di Zeltweg.



La situazione finanziare del team non è delle migliori, e il patron NIchols decide di affidarsi al finanziatore Franco Ambrosio come ultima ancora di salvezza. Il team cambia livrea ad inizio stagione: bianca prima  con due poi con tre strisce verticali:  rosse, blu e celesti.  Dividono a metà la vettura e  nella parte anteriore dall'abitacolo del pilota fino all'alettone anteriore sono disposte a forma di "V". Le scritte dello sponsor munifico "Ambrosio" campeggiano ai lati. Saranno sostituite a stagione in corso da quelle della "Viliger Klet". I piloti sono Tom Pryce che guida i primi tre gran premi con la nuova vettura DN8, e Renzo Zorzi a cui è affidata la DN5B in Argentina e Brasile. A Kyalami entrambi gareggiano con la DN8. Sarà l'ultimo gran premio dello sfortunato gallese. A Long Beach il gran premio dopo quello sudafricano, a Zorzi è affidato il numero di prima guida, il 16, mentre il redivivo Jones ha il numero 17. In due gare altrettanti ritiri consecutivi a testa . Zorzi è appiedato e lo sponsor Ambrosio caldeggia l'ingaggio del giovanissimo Riccardo Patrese che debutta nel prestigioso gran premio di Monaco. E' nono ma Jones fa meglio giungendo a punti alla sua terza gara con il team. La vettura DN8, che aveva disputato gare fin dal 1976, giunge alla sua terza rivisitazione grazie al genio di Tony Southgate. Il suo debutto è previsto per il gp di Gran Bretagna. Patrese vive una stagione tormentata ma tutto sommato positiva. Dopo il nono posto del suo gran premio di debutto, solo ritiri e addirittura è sostituito prima da Oliver, poi Merzario, ed infine Jarier. Ma questi tre lo sostituiscono solo per una gara a testa nel corso della stagione. In Italia si qualifica sesto, a Watkins Glen , ultimo gran premio arrivano anche i primi punti per il padovano. Passerà poi alla neonata Arrows, nata da una costola importante della Shadow, una vera emigrazione che porta via al team di Don Nichols lo sponsor, Ambrosio, il pilota, Patrese appunto, e il progettista, Southgate.

Il telaio che debutta a Silverstone è radicalmente modificato: una riubicazione del radiatore per conseguire una più efficace effetto suolo, come la Lotus 78 e la Mclaren M26; modifiche anche laterali per renderla maggiormente estrema. Un nuovo telaio ribattezzato DN8-5A dato in dotazione solo a Jones. Qui sotto la comparazione fra le vettura di Merzario DN8-4A e la DN8-5A a Zeltweg 1977.
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Il finanziere  Ambrosio (quello dello scandalo Italgrani del 2001) deve rinunciare ad appoggiare la carriera di Patrese per un gp a causa di pagamenti mancati, e si inizia a carpire qualcosa dei suoi traffici illeciti che lo hanno portato ad essere un importante finanziatore. Nel 1978 dopo la sua dipartita per finanziare la Arrows sarà arrestato in Italia a causa di alcuni reati finanziari.

Al sabato entrambe le vetture si qualificano per la gara. Jones va fluido nelle libere con un motore nuovo, ma accusa problemi di scarico. Alla fine si qualifica 14esimo con un tempo di 1.41.00.. la pole di Lauda è 1.39.320. Merzario riesce a qualificarsi 21 esimo distante quasi un secondo da Jones.

una curiosità : la Shadow nel 1977 fece correre ben 7 piloti cosi' ripartiti.. un record che quasi andava ad intaccare quello della IsoWilliams: 9 nel 1973 e 10 nel 1975..
GP  Argentina : 16 Pryce / 17 Zorzi
GP  Brasile : 16 Pryce / 17 Zorzi
GP  Sudafrica : 16 Pryce / 17 Zorzi
Corsa Campioni : 16 Jackie Oliver
GP  Usa Ovest : 16 Zorzi / 17 Alan Jones
GP Spagna : 16 Zorzi / 17 Jones
GP Monaco : 16 Riccardo Patrese / 17 Jones
GP  Belgio : 16 Patrese / 17 Jones
GP  Svezia: 16 Jackie Oliver / 17 Jones
GP  francia : 16 Patrese / 17 Jones
GP  Gran Bretagna : 16 Patrese / 17 Jones
GP  Germania : 16 Patrese / 17 Jones
GP  Austria : 16 Arturo Merzario / 17 Jones
GP  Olanda : 16 Patrese / 17 Jones
GP  Italia : 16 Patrese / 17 Jones
GP  Usa Est : 16 Jean Pierre Jarier / 17 Jones
GP  Canada : 16 Patrese / 17 Jones
GP  Giappone : 16 Patrese / 17 Jones


un pò di foto della vittoria di Jones in Austria..
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da sundance76 » 03/07/2008, 21:47

Bell'approfondimento, Elio11!!!
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