[quote="Powerslide"]
Una volta, parlando con un pilota con gli attributi, dissi: "Se Signes fosse nel deserto, la farebbe in pieno anche mia nonna."
Non avrei mai creduto che quella battuta divenisse realtà.
Come giustamente dice Pedro, non vorrei passare per pazzo sanguinario, ma sono convinto che molti piloti di un tempo, neppure troppo lontano, non avrebbero sentito quella maledetta "voglia" se non fosse stata condita dal pericolo. Ovvio che alla domanda se li vorremmo tutti vivi, risponderemmo sì, ma dobbiamo anche chiederci: gli alpinisti scalerebbero le vette più ardue se ogni cinque metri di salita venisse posta una rete sotto di loro?
Non facciamo i falsi moralisti: chi pratica sport pericolosi lo fa
anche per dire alla morte: "Tiè, anche 'sta volta ho vinto io!"
Penso faccia parte dello spirito umano, di sfidare in qualche modo un dio immortale che ci ha voluto mortali.
Diverso è lo spettatore che guarda le gare con la morbosa speranza dell'incidente: è un poveraccio che morrà sulla sua poltrona non avendo mai fatto nulla di buono con la sua vita.
Ecco, ho scritto la prima pirlata del 2009 ed ora posso andare a letto
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Durante le mie chiacchierate a telefono col Professor Vaccarella, una volta con la voce un po' rotta dall'emozione mi confidò che
"...correre la Targa Florio con la gente ai bordi della strada era una pazzia..."Ho in mente le foto del Gran Premio del Messico del '70 con il pubblico che aveva travolto le protezioni ed i cordoni della polizia e stava seduto sui cordoli. Voi più giovani non ci credete ?
C'è nessuno che ha un Autosprint di allora ? C'erano delle foto incredibili: ne ricordo una in cui le due Ferrari sfilavano in una curva ad "esse" con ragazzini e adulti a due metri.
In quel GP, l'ultimo della stagione, Stewart con la Tyrrell era in testa quando un cane attraversò improvvisamente la pista: lo scozzese lo prese in pieno e riuscì a mantenere il controllo della monoposto che se fosse uscita di pista avrebbe fatto uno spezzatino di pubblico assortito.
Quella sì che era pazzia pura. (però diciamo che quello era anche Stewart...)
Purtroppo ci vollero tempo ed altri lutti per capire che certe cose andavano cambiate, per esempio che era necessario un sistema antincendio efficace (ricordatevi Berger ad Imola: negli anni '70 non avrebbe avuto scampo...), che dovevano essere incrementate le difese "passive" sulle monoposto, perchè non si dovevano accartocciare attorno al modulo di massima resistenza rappresentato dagli arti del pilota.
In questo campo grazie all'impegno di alcuni, ed alla tecnologia, si sono fatti passi in avanti neppure immaginabili.
Poi, come al solito, si è esagerato.
Dopo aver messo mano a queste cose si è messo mano all'essenza stessa delle corse che non sono le auto, ma i circuiti.
Le "Signes" della nonna di Power sono state messe al bando, e ne sono state create repliche ad uso di nonne ancora meno temerarie.
La curva turca, citata da AmanteMcLaren, negli anni '70 avrebbe fatto la differenza, o meglio avrebbe permesso di farla a piedini di fata come il citato scozzese, Rindt, Peterson, ed il mio Regazzoni, ora serve solo a farci raccontare che varia tante volte il punto di corda.
Ma a che pro questa finezza ?
Quando Musso giocò col punto di corda del "Calvaire", per farla davvero la differenza, finì in tragedia; se qualcuno azzardasse lo stesso sulla curva 8 di Istanbul al più si farebbe una bella gita in testacoda.
Sia chiaro che é meglio così perché, come ha detto Power, noi vorremmo vederli tutti vivi da Pinocho Marimon, a Ricardo Rodriguez, Jim Clark fino a Rindt, Cevert ed Ayrton Senna; ma ogni tanto domandiamoci se loro avrebbero voluto correre in questa maniera così diversa dalla loro.
C'è una delle "Leggi di Murphy" applicata all'informatica che dice:
"Fai un programma che anche un idiota può usare e lo useranno solo degli idioti".
Siamo, in un altro campo, sulla buona strada.
Intanto Auguri di un buon anno 2009, hai visto mai che si sbagliassero...