"C'ERA ANCORA NEBBIA?"

"C'era ancora nebbia ?"

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Molte delle storie più belle e divertenti della Mille Miglia sono quelle che si raccontano nelle retrovie.
Questa è una di quelle.
1956: la Renault presenta ufficialmente in Corsica la sua nuova vettura: si chiama Dauphine
Per la verità avrebbe dovuto chiamarsi Corvette, come la Chevrolet, poi i francesi avevano ripiegato su un nome che evocava confronti meno impegnativi.
Ed avevano fatto bene.
La Dauphine è una tre volumi dalle forme inconsuete, ha un motore di 850 cc capace di una trentina di cavalli, il cambio a tre marce e non è un fulmine di guerra, ha però un prezzo abbordabile e questa è sempre stata un'attrattiva in ogni epoca.
Alla presentazione è invitato anche Bernard Cahier, francese, figlio di un generale, che ha fatto della fotografia sportiva un mestiere.
E' anche un discreto pilota e conosce tutti nel mondo delle corse, giovane ed esuberante ed è anche buon amico del Direttore  Commerciale della casa francese che gli offre di acquistare una Dauphine ad un prezzo di favore.
Bernard accetta di buon grado e, siccome è un avventuroso, appena ricevuta la sua Dauphine decide d'iscriverla alla Mille Miglia, giusto per divertirsi.
Anche la Renault ha pensato la stessa cosa, ma per altri scopi.
Sulla Dauphine si è scatenata una campagna stampa contraria, soprattutto da parte delle autorevoli riviste anglosassoni che riportano le prove su strada della nuova Renault non nascondendo un certo sarcasmo di fondo: "per misurare il tempo di accelerazione da 0 a 60 mph, sarebbe più utile un calendario che un cronometro" arriva a scrivere un redattore di Road&Track.
Per rispondere la casa francese punta sulla grande corsa italiana ed iscrive alcune Dauphine rivedute e corrette da Amedée Gordini: motori più potenti, cambio a cinque marce, telaio e carrozzeria alleggeriti ed irrigiditi e, soprattutto, grandi firme al volante: Trintignant, Louis Rosier e Paul Frère, tutti piloti da Gran Premio.
Un'altra super-Dauphine viene affidata, sempre per scopi promozionali ad una coppia di belle ragazze ed ottimi piloti: la belga Gilberte Thirion e la svizzera Nadège Ferrier.
All'ultimo momento la Thirion "scarica" la Ferrier per motivi mai resi pubblici e la svizzera, sapendo che Bernard Cahier corre da solo gli chiede di ospitarla.
Nadège Ferrier è la sorella di Jacques Washer,che nell'ambiente delle corse è qualcuno, ed è una piacevole compagnia pertanto Bernard l'accoglie volentieri.
In cambio le chiede di provvedere ai viveri e Nadège si presenta al via alle prime ore del mattino con un cesto pieno di vivande compreso due o tre bottiglie di ottimo chianti.
L'edizione del '56 è famosa per la pioggia che flagellò tutti i 1600 chilometri e i nostri amici si trovano subito a fare i conti con l'impianto di circolazione dell'aria della Dauphine che non riesce a evitare l'appannamento del parabrezza e costringe presto Bernard e Nadège a correre con i finestrini aperti, imbarcando acqua in abbondanza.
Nonostante tutti gli sforzi il parabrezza continua ad appannarsi, ed i nostri, fortemente penalizzati dalle prestazioni della Dauphine di serie galleggiano lontano dalle posizioni di eccellenza della classe Turismo e gran Turismo fino a 1000 cmc.
A Firenze, nell'ultimo terzo di gara, sono stanchi ed infreddoliti e prima di attaccare il tratto appenninico che,
attraverso la Futa e la Raticosa li porterà a Bologna, decidono di rifocillarsi. Per scaldarsi le ossa innaffiano
abbondantemente il pranzo col chianti e la cosa aiuta non poco il morale.
L'ascesa verso la Futa è a passo di lumaca perchè il motore della Dauphine è davvero poco adatto a certe scalate, ma una volta sul culmine le cose cambiano decisamente. Bernard si trova fra le mani un'auto agile e maneggevolissima che sulle curve strette e in discesa è un fulmine, inoltre si è ormai abituato a guidare con i finestrini appannati e i numerosi concorrenti che si trova a superare appaiono e scompaiono come fantasmi scuri sullo sfondo indistinto.
Dal culmine della Futa a Bologna la Dauphine numero 71 è letteralmente un fulmine, tanto da recuperare oltre cento posizioni in classifica generale e stabilire sui 107 chilometri della tappa Firenze-Bologna il miglior tempo della sua classe !
Al controllo di Bologna uno dei commissari si avvicina a Bernard e gli chiede:-"C'è ancora tanta nebbia su in alto ?".
Sulle prime Bernard è peplesso, poi all'improvviso capisce: non era il suo prabrezza ad essere appannato, c'era un gran nebbione sull'Appennino e per questo motivo gli altri avevano rallentato, mentre lui, convinto che si trattasse del solito problema di appannamento che lo aveva perseguitato per tutta la gara, aveva guidato oltre il limite.
Naturalmente sui rettilinei della pianura da Bologna a Brescia, la Dauphine di serie perse quasi molte delle posizioni che aveva guadagnato ed alla fine si Bernard e Nadege si classificarono al 154° posto, 10° di classe.    
Le Dauphine si presero però una bella soddisfazione: delle sette partite solo una si era arresa e quella di Gilberte Thirion si era piazzata al secondo posto di classe ed aveva colto un onorevolissimo 82° posto assoluto.
Niente male per quella che ancora oggi viene considerata "una delle cinquanta auto peggiori di sempre" e "la peggior prodotto dell'ingegneria francese dopo la linea Maginot".