LA 6 ORE DI WATKINS GLEN 1970

 

Una delle questioni più dibattute è stata la rivalità fra Pedro Rodriguez e Jo Siffert, una rivalità sempre negata dal primo e sempre confermata dal secondo.
Erano due campioni formidabili, anche come carattere, e nessuno accettava di essere secondo all'altro, inevitabile che con mezzi identici fossero destinati a fare scintille.
La loro convivenza in quella prima stagione alla Porsche non fu facile, eppure nella stagione successiva, quella del '71, l'ultima per entrambi, avrebbero gareggiato nella stessa squadra, la BRM, anche in F1.
Questa è la storia di una dei loro confronti più decisi, un confronto nel quale, più che il risultato per entrambi era importante l'orgoglio.

 


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Battaglia al Glen


A Watkins Glen,  la prima gara dopo Le Mans, da un lato le tensioni fra Siffert e Rodriguez esplosero definitivamente in pista, dall'altro la Ferrari dimostrò per l'ennesima volta uno stato confusionale nella gestione degli equipaggi, evitando, per chissà quale oscuro motivo, di mettere assieme Ickx e Andretti che avrebbero rappresentato sicuramente un temibile avversario per le Porsche.
Il vecchio Glen era un circuito piuttosto corto, poco più di tre chilometri e mezzo, ma veloce  ed i circuiti corti e veloci erano da sempre i più insidiosi nelle gare di durata ed i meno amati dai piloti dei team vincenti perché, con la presenza di vetture lente, si moltiplicavano le occasioni di effettuare doppiaggi che erano sempre causa di possibili malintesi e di sorprese solitamente spiacevoli.
Siffert aveva vinto l'anno prima e voleva fare il bis, il mercato americano era importante per la Porsche, ed anche per lui che cercava ingaggi nel circuito Can Am e, soprattutto, voleva far dimenticare a Wyer e Yorke la storia di Le Mans.
All'avvio, dopo una sfuriata dimostrativa di Mario Andretti favorito dalla partenza lanciata alla quale era abituato più di altri per la sua esperienza nella Formula Indy, Siffert prese il comando della gara, seguito dalla Ferrari dell'italoamericano e dall'altra Gulf-Porsche di Rodriguez.
Qui accadde un episodio, che, innescandone come conseguenza altri, avrebbe trasformato una gara apparentemente tranquilla in una decisiva per il futuro del team Wyer e dei suoi piloti.
Vediamo cosa accadde.
Nelle 917 il comando elettrico della pompa della benzina, che azionato manualmente "tagliava" il carburante in caso d'incidente, era sistemato vicino a quello delle luci, che Rodriguez, come molti altri piloti, era solito impiegare per chiedere strada ai concorrenti che stava per doppiare.
Proprio al momento in cui erano cominciati i doppiaggi, il pilota messicano aveva azionato inavvertitamente, assieme a quello delle luci, anche il comando d'emergenza della pompa e, prima di accorgersi dell'errore commesso, si era dovuto arrestare ai box perdendo numerose posizioni e lasciando Siffert nettamente al comando.     
Quando ripartì dalla sosta, Rodriguez era letteralmente una furia, fece segnare più volte il giro più veloce e iniziò una rimonta eccezionale, destinata a restare forse  una delle più brillanti prestazioni dell'asso messicano e probabilmente anche dell'automobilismo sportivo in generale.
Fu un peccato che una simile prestazione al limite delle possibilità umane  sia rimasta quasi sconosciuta, infatti, l'episodio avvenne su un palcoscenico tutto sommato secondario, un po' come se Caruso o Pavarotti avessero fatto il loro più bel "do di petto" al teatrino del dopolavoro.
Dopo un'ora di gara Pedro Rodriguez tallonava nuovamente Jo Siffert e, fermandosi dopo il compagno di squadra, prese il comando della gara mantenendolo dopo il pit-stop.
Il vantaggio del campione messicano andò sensibilmente ad aumentare, grazie ad una prestazione davvero eccezionale ed alle condizioni metereologiche, pioggia sottile,  ideali per un "mago della pioggia" come Pedro, che arrivò a doppiare un Jo Siffert furibondo, forse convinto che la strategia dei box lo avesse penalizzato
I due non fecero davvero complimenti.
Per diversi giri Siffert resistette con ogni mezzo ai tentativi di doppiaggio di Pedro Rodriguez, se a Spa si erano sfiorati, qui si presero letteralmente a sportellate e sull'azzurro-celeste delle fiancate delle due Gulf-Porsche 917 si vedevano, giro dopo giro,  i segni delle ruotate.
L'ultimo assalto di Pedro fu, se possibile, più deciso degli altri, e la resistenza di Jo non fu da meno; le due Porsche si toccarono duramente, quella dello svizzero si sollevò da terra nell'anteriore sinistro e sulla fiancata di quella del messicano il numero sullo sportello venne quasi cancellato dai segni lasciati dallo pneumatico.
Stavolta Rodriguez riuscì a doppiare Siffert che vide al danno unirsi anche la beffa: il suo pneumatico anteriore sinistro era danneggiato e si sgonfiò rapidamente.

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Era però il momento del cambio dei piloti, pertanto il danno fu relativo e qui sarebbe venuta la seconda parte della storia.
Sceso dalla sua auto, Jo Siffert, letteralmente furibondo, chiese spiegazioni a David Yorke sul comportamento del compagno di squadra e si sentì rispondere che un pilota doppiato doveva sempre cedere il passo.
Dire che la cosa non gli andò giù è un eufemismo.
Redman, intanto aveva preso il posto di Siffert, Kinnunen quello di Rodriguez, ed il finlandese si dimostrò subito molto più lento, non solo di Pedro, ma anche dello stesso Redman che iniziò una costante e perentoria rimonta, si sdoppiò rapidamente e arrivò, prima di chiudere il proprio turno al volante, a riportarsi addirittura al comando, .
Kinnunen, forse anche  penalizzato dai settaggi della macchina predisposti per Rodriguez e dalle caratteristiche del circuito, non seppe reagire mai ed addirittura perse anche il secondo posto a favore di Mario Andretti.
Ammesso che non fosse già tutto deciso, quella prestazione convinse definitivamente Wyer e Yorke a ingaggiare Jackie Oliver ed a lasciarlo a piedi per la stagione successiva.
Quando riprese il volante Rodriguez, la musica cambiò decisamente.
Il messicano riconquistò subito il secondo posto superando Giunti, che aveva sostituito Andretti, e si mise in caccia di Redman.   
Sebbene guadagnasse terreno, forse però non sarebbe riuscito a sorpassarlo, senza il problema che fece perdere tempo ai meccanici durante l'ultimo pit-stop.
Rodriguez, scatenato, ne approfittò tornando definitivamente al comandi; Siffert, ripartito all'inseguimento si dovette accontentare di staccare nettamente Giunti  e conquistare il secondo posto.
Quella di Watkins Glen deve senz'altro essere ricordata come una delle migliori gare di Pedro Rodriguez al volante di una Porsche 917 e probabilmente anche una delle più fortunate, per Jo Siffert, invece vale l'esatto contrario: probabilmente non fu  la migliore gara della sua carriera, ma certamente una delle più sfortunate.
Alla fine Rodriguez  precedette Siffert di poco più di  28 secondi, ma la sua eccezionale prestazione giustificò l'intervento della dea bendata ed il risultato ottenuto.
Il campione  svizzero, dopo la gara, si lamentò di non essere stato adeguatamente assistito dai box ed ebbe delle parole molto dure nei confronti del comportamento di Rodriguez.
Successivamente (come riportato nel libro di Wyer "The certain sound")  in un intervista a chi gli chiedeva se la sua rivalità con Pedro fosse vera oppure solo una montatura, Jo Siffert avrebbe addirittura risposto così:-"Vera? Certo che è vera ! Tutte le volte che siamo in pista il piccolo ********o cerca di uccidermi."
Più chiari di così...
Naturalmente questo non poteva non preoccupare Wyer e Yorke per il futuro, ma se era vero che nessuno era come Pedro Rodriguez, era altrettanto vero che nessuno era come Jo Siffert e così per il '71 i due restarono dov'erano.