54° TARGA FLORIO

Prosegue la saga del Mondiale Marche '70... laugh
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LA BICICLETTA

Dopo Monza, nonostante nulla fosse deciso, ricordo che le speranze di conquistare, anzi di riconquistare, il Mondiale Marche si erano notevolmente affievolite.
Sensazioni.
Percezioni, più che qualcosa di dichiarato da qualcuno.
Fatto sta che un ragazzino come me non ci credeva più.
Oltretutto quella che si annunciava dopo quel 25 aprile sarebbe stata un'estate calda per il tifo rosso: imparammo tutti il nuovo termine "boxer" e anche i giornali sportivi più dichiaratamente calciofili e "motorofobi" ospitarono trafiletti con la foto di un ingegnere dall'aria spiritata che cercava di spiegare la fondamentale differenza fra un motore 12 cilindri boxer e un V12 180°.
Dubito che qualcuno l'abbia mai capito, ma non importava: la F1 312B vinceva, e questo era più che sufficiente, dopo tante amarezze.
L'interesse, inevitabilmente, nella seconda metà della stagione si spostò così verso le ruote scoperte.

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Accaddero, però, anche altre cose interessanti nella nostra storia.
Dopo Monza si corse la Targa Florio, ma qui occorre fare un passo indietro, anzi due.
Il primo è di qualche anno.
Fine stagione 1967, la Porsche dominava l'Europeo della Montagna con due assi, Mitter e il giovanissimo Stommelen, ma soprattutto grazie ad un prototipo dalle caratteristiche estreme.
La 909 (sigla non ufficiale e poco nota) era più famosa con il nome "Bergspyder": motore 8 cilindri 2 litri, oltre 270 HP "dichiarati" e prima di pensare che non erano poi tantissimi, bisogna considerare che pesava qualcosa meno di 400 Kg, pilota compreso.
Aveva la carrozzeria di vetroresina, ridotta ai minimi termini, un serbatoio microscopico (c'è chi diceva quindici litri...) e il posto di guida molto avanzato che la rendeva decisamente inconsueta, anzi piuttosto bruttina.
Nessuno se ne ricordava più anche se, su una sua evoluzione, a Rossfeld, era scomparso l'anno dopo il grande Scarfiotti.
Era tornata in mente a qualcuno, qualche mese prima, quando a Weissach aveva fatto dei test una macchina insolita, tanto spartana nelle forme, quanto essenziale nei parametri costruttivi.
Non era neppure verniciata, ed era davvero brutta.
Fece balenare anche qualche sorriso agli appassionati ferraristi e qualcuno la soprannominò, non senza ironia, "la bicicletta".
Nessuno, in quei giorni, avrebbe pensato che quella brutta macchinetta sarebbe stata l'asso nella manica della Porsche per i tracciati sui quali la 917 poteva essere vulnerabile perché fra le sue tante doti non aveva certo quella della maneggevolezza.
Per la Targa, a dire il vero, la Porsche un tentativo lo fece e le strade delle Madonie, aperte al traffico, furono battute da una 917 con i colori della Salzburg.
Al volante c'era Hans Hermann che dopo un paio di giri estenuanti dichiarò che : -"Correre la targa con la 917 era come andare al supermercato con un panzer"-
La "bicicletta", quella macchinetta brutta e sgraziata, era la pronipote della 909 "bergspyder".
Ora si chiamava 908/3, ovvero "terza versione della Porsche 908", nella classificazione della Porsche: motore 8 cilindri, raffreddato ad aria, 360 HP, per un peso di circa 540 Kg (più o meno quanto una F1...) poco più di 1,5Kg/HP di rapporto peso/potenza (quello della 917/4500 era di circa 1,4 Kg/HP) .
Contro questo avversario da scoprire, Maranello, dopo tanti ripensamenti, spedì alla Targa una sola 512S per Giunti e Vaccarella.
Il Professore ci mise del suo per convincere il "Drake".
Mi ha raccontato che per nessun motivo il Commendatore voleva esporsi ad una figuraccia, ma "Ninni" aveva vinto una Targa con la P2 ed era convinto di poter ripetere l'impresa con la 512 ed alla fine l'ebbe vinta nonostante un clima di sfiducia quasi palpabile nelle possibilità di affermazione.

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Di quella Targa resta un'immagine incredibile in cui si vede Ninni Vaccarella con la sua 512 sfiorare la folla festante, assiepata al bordo della strada, durante l'attraversamento di un paese, forse Collesano.
"Quella" - mi ha confessato una volta a telefono - "è stata una delle mie gare più belle alla 'Targa'. La 512 era una macchina eccezionale ed a noi mancò soprattutto un pizzico di buona sorte..."
Nonostante la grande corsa di Vaccarella (ben coadiuvato da Giunti) la Ferrari non andò oltre il terzo posto; il peso superiore e il conseguente maggior consumo di benzina e gomme la costrinsero inevitabilmente a un numero di fermate superiore rispetto alle imprendibili "biciclette".
Vinsero Siffert e Redman con la 908/3 con i colori della Gulf-Wyer, precedendo i compagni di scuderia Rodriguez e Kinnunen con un modello identico.
Una terza 908/3, sempre con i colori Gulf-Wyer, affidata al rallista Waldegaard ed a Dick Attwood finì al quinto posto, completando il trionfo.
Curiosamente, come raccontano Wyer e Horsman nelle loro memorie, in quella occasione le 908/3 arrivarono direttamente da Zuffenhausen in Sicilia, dipinte con i colori Gulf in varie fantasie, ma senza passare dalla sede del Team in Ighilterra ed a Cerda, Wyer e Yorke erano presenti solo come "osservatori" esclusivamente per garantire i propri piloti: quelle "biciclette" erano davvero Porsche ufficiali a tutti gli effetti.
Fu quello il gran giorno di Leo Kinnunen, fin lì (e da lì in poi) vissuto all'ombra del grande Pedro Rodriguez.
Sfruttando le sue doti di specialista di rallies, fece la sua gara come fosse una "prova speciale" facendo segnare il giro più veloce in più di un'occasione e fu merito suo la conquista del secondo posto grazie ad una rimonta su Giunti .
Alla Ferrari rimase la soddisfazione di aver mostrato che la 512S era senz'altro più versatile della sua grande avversaria, a Ninni Vaccarella quella di aver fatto un incredibile secondo tempo in prova e l'illusione di aver convinto Enzo Ferrari che, per una volta, aveva avuto torto.
Questa al Professore durò il tempo di incontrare nuovamente il Drake che, appena lo vide - lui che non gli aveva detto nulla neppure dopo il trionfo di Le Mans nel '64 - si avvicinò e gli sorrise dicendo :-"Ha visto Vaccarella che avevo ragione a voler far correre la 512 anche alla Targa Florio !"-