marussia_15La vigilia del Gran Premio di Inghilterra non poteva essere peggiore. Clima grigio, dentro e fuori dalla pista; atmosfera appesantita dalle pessime notizie provenienti dall’ospedale di Addenbrooke, dove è ricoverata la 32enne spagnola Maria de Villota, tester Marussia, dopo il terribile incidente di martedì scorso all’aeroporto di Duxford, nel quale ha riportato gravi traumi facciali che ne hanno causato la perdita dell’occhio destro. (continua...)

 

Con l’insolita domenica di sole inglese, ecco arrivare finalmente le prime buone notizie, portate da John Booth, team principal Marussia: “Maria de Villota è uscita dal coma, è ora sveglia ed ha parlato con i suoi familiari, una gran bella notizia.”

L’incidente di Maria de Villota apre però un dibattito, sia sulla discutibile organizzazione Marussia durante il test aerodinamico, sia sulla sicurezza e la protezione della testa del pilota, parte più vulnerabile e sempre a rischio nonostante l’incredibile evoluzione tecnologica.

In molti hanno fatto presente che una squadra di F1, apice dell’organizzazione motoristica e logistica, non possa permettersi di condurre un test aerodinamico in uno sperduto aeroporto inglese, per giunta lasciando un camion rifornimenti con il carrello abbassato proprio ad altezza casco, a pochi metri dal luogo del test.

L’incidente può sempre avvenire, anche nel più imprevedibile dei modi, ma una squadra altamente specializzata non può permettersti il lusso di lasciare al caso certi dettagli. Il team Marussia si è infatti cautelato non affrontando in maniera diretta il tema per ora, e imponendo il silenzio stampa a Silverstone, come riporta il quotidiano tedesco “Kolner Express”.

Non mancano punti di vista interessanti e propositivi a riguardo, come quello di Charlie Whiting, direttore di corsa e delegato alla sicurezza in F1: “Le circostanze dell’incidente sono state davvero sfortunate, è uno di quegli imprevisti che possono accadere una volta su cinque milioni, le possibilità che possa riaccadere un episodio del genere sono davvero remote.”

Torna così di moda la ricerca di nuove tecnologie per aumentare la protezione della testa dei piloti, l’unico vero neo in questa F1 moderna, anche se Charlie Whiting tiene a precisare che è già da diverso tempo che la FIA investe a riguardo: “Stiamo lavorando già da tempo ad un nuovo tipo di protezione, specificamente per evitare il rischio di impatto del casco con ruote vaganti a seguito di incidenti, negli ultimi anni abbiamo assisisto a diversi episodi del genere. E’ una materia molto complicata, sono diversi gli scenari che dobbiamo considerare, noi dal canto nostro possiamo solo adoperarci per sviluppare la tecnologia nel minor tempo possibile.”

Ricordiamo a riguardo il tragico incidente di Henry Surtees a Brands Hatch, colpito al capo da una ruota persa da una vettura dopo un incidente; il terribile incidente di Marco Campos a Magny Cours del 1995 e il rischio corso da Felipe Massa durante il Gran Premio di Ungheria 2009, quando venne centrato alla testa da una molla persa dalla vettura di Barrichello.

Senza piloti il motorsport non può esistere, la loro tutela deve essere priorità fondamentale oggi più che mai, in un mondo sempre più improntato alla tecnologia. I passi in avanti ci sono stati e ci saranno, è indubbio, in ogni caso l’imperativo è di evitare situazioni potenzialmente tragiche come in quel di Duxford, con un organizzazione approssimativa e negligente. Per fortuna, una tragedia sfiorata, che segnerà però la vita della donna jet spagnola, per sempre.

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