
Bourdais, l’unico pilota francese rimasto nel Circus dopo la partenza di Franck Montagny, sinora si e' fregiato della nomea di campione, complici le imprese in Champ Car (quattro titoli mondiali). Nel 2008 dovra' adattarsi a vestire un nuovo ruolo, meno di prima linea, ma la prospettiva non sembra minimamente preoccuparlo: "È un dato di fatto, lo so," aggiunge, "pero' questa per me e' un’opportuna immensa, non solo dal punto di vista professionale. Con la mia famiglia, infatti, sono potuto tornare in Europa. Negli Stati Uniti ho vissuto i miei anni migliori, ma era venuto il momento di cercare nuove sfide".
Il traguardo F1, in realta', ha iniziato a rappresentare l’obiettivo cui tendere gia' nel lontano 2000, quando Sébastien e' passato alla Formula 3000. "È il massimo in materia di competizioni motoristiche," precisa il transalpino, "prendi tutte le deviazioni possibili in modo da poterci arrivare".
Nelle prime sessioni di test, Bourdais ha strappato piu' di qualche applauso, quasi non avesse risentito del passaggio di categoria. Ma si tratta di un’impressione superficiale, come spiega lo stesso pilota. "Champ Car e F1 rappresentano due mondi a se stanti," conclude. "Nel primo l’equipaggiamento e' in pratica sempre lo stesso, nell’altro ogni volta che sali in macchina trovi qualcosa di cambiato. Primariamente, pero', e' un problema di peso, che poi si traduce in secondi di percorrenza. Devi cambiare, certo, il tuo stile di guida. Ma io non sono agli inizi di carriera".
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