formula_679Da sport maggiormente sotto accusa per il mancato rispetto dell’ambiente a banco di prova per le nuove tecnologie eco-compatibili da poter applicare a tutta l’industria e non solo: è questa la sfida per la Formula 1 del nuovo millennio. La prima ad accorgersi del problema era stata la FIA dell’epoca Mosley, che spese i suoi ultimi mesi di presidenza lottando per l’introduzione di novità come il KERS, rivelatosi fallimentare nella sua realizzazione, ma comunque apprezzabile nell’intento. Ora, a raccogliere la sfida è la FOTA, l’associazione delle scuderie, che ha inaugurato un ampio programma per la riduzione delle emissioni di CO2 che sia stato verificato e controllato attraverso un audit esterno. (continua...)

Il progetto, a lungo termine, riguarderà i prossimi anni di vita della massima categoria per monoposto, ma il primo atto è già andato in scena: un’analisi comprensiva della cosiddetta “carbon footprint”, l’impronta di anidride carbonica della serie, realizzata dalla Trucost Plc, ente di ricerca internazionale specializzato in analisi ambientali. A raccontarci l’origine della ricerca è il coordinatore, nonché responsabile operativo della Trucost, Richard Mattison: “Il primo contatto è stato con Martin Whitmarsh, presidente della FOTA,” spiega. “Volevano una valutazione completa dei team di Formula 1, sia da un punto di vista storico che delle previsioni delle emissioni future in ottica 2012. Ed è proprio quello che abbiamo fatto.”

Per diversi mesi la Trucost da un lato ha analizzato tutte le attività delle scuderie e dei propri fornitori, dall’altro ha fornito le proprie indicazioni alla Fota per le possibili misure da introdurre in futuro per ridurre le emissioni stesse. “In pratica ciò che abbiamo fatto è stato raccogliere informazioni da tutti i team,” racconta Mattison. “Abbiamo iniziato raccogliendo informazioni molto dettagliate da tre squadre: McLaren, Renault e Force India, rappresentanti rispettivamente di un grosso team, uno medio e uno piccolo. Poi abbiamo raccolto ulteriori informazioni da tutte le altre scuderie in merito alle proprie attività, ai percorsi di spesa e al modo in cui operano. A questo punto abbiamo analizzato tutti i dati sulla base di un modello economico e abbiamo compilato la ricerca, che vale genericamente per tutti i team di Formula 1.”

Una ricerca in cui non mancano le sorprese. Il totale delle emissioni di anidride carbonica della Formula 1 nella stagione passata è stato stimato in 215.588 tonnellate equivalenti. Ma sebbene fosse facile prevedere che l’inquinamento effettivo delle monoposto fosse solo una piccola porzione del complesso, forse qualcuno rimarrà stupito nell’apprendere che la percentuale riconducibile alle gare e ai test è appena dello 0,3%. “Le altre attività sono le gallerie del vento, la logistica da e per le piste, le simulazioni al computer, i viaggi di lavoro e anche le materie prime e le parti che i team acquistano per assemblare e far funzionare le vetture, elenca lo scienziato. “Abbiamo considerato tutte le diverse componenti causa di emissioni e le abbiamo analizzate.”

Il risultato è che ben il 50,4% delle emissioni derivano proprio dall’energia necessaria per produrre componenti e materiali, il 30% dall’elettricità utilizzata per l’ingegnerizzazione e la produzione, mentre più limitate sono le quote ascritte ai trasporti delle merci (7,9%), ai viaggi d’affari (6,2%) e al consumo di carburante dei mezzi di supporto e degli altri veicoli (circa il 2,5% a testa). Ovviamente la proporzione varia rispetto alla dimensione della squadra, come precisa lo stesso Mattison: “Un team grande produce più CO2 di uno piccolo, anche se per effetto dell’accordo sulla restrizione delle risorse che è stato definito l’anno scorso, i grandi team essenzialmente saranno molto più alla pari in determinate aree di spesa con quelli piccoli. Non posso comunque rivelare i dati specifici per ogni singola squadra, perchè questo è un aspetto confidenziale dello studio. Diciamo che dipende dalla dimensione dei team, perchè non tutti sono esattamente della stessa dimensione, ma i dati che abbiamo annunciato riguardano la media di tutte le squadre.”

Una volta fatti i conti sul presente, si è passati a pensare al futuro. E a fissare in modo chiaro gli obiettivi è stato il presidente della FOTA, nonché team principal della McLaren, in persona, Martin Whitmarsh: “Partendo da ciò che abbiamo già conseguito, ed estrapolando quanto è già ora programmato, siamo in grado di anticipare che la Formula 1 nel 2012 ridurrà del 12,4% le emissioni totali rispetto ai livelli del 2009.” Si tratta, insomma, di ridurre gradualmente l’anidride carbonica prodotta di 26.803 tonnellate (per raggiungere un totale di 188.784 tonnellate), concentrandosi soprattutto sui seguenti aspetti: il consumo di energia (-16,95%), quello di carburante (-17,92%) e di energia per le materie prime e le parti (-20,25%). “Le possibilità di ridurre le emissioni di CO2 vengono da aspetti come la quantità di test e l’efficienza negli acquisti,” spiega l’autore dello studio.

Ma cosa si intende esattamente per efficienza negli acquisti? “Alcuni materiali creano una maggior emissione di anidride carbonica rispetto ad altri e perciò dipende da quali e quanti vengono acquistati. Generalmente, lavorando anche in altri business, abbiamo riscontrato che molte delle emissioni vengono proprio dalla catena dei fornitori. Noi analizziamo i loro acquisti e molto spesso solo misurandoli si può scoprire delle aree in cui possono essere più efficienti. Per esempio, se si compra molta fibra di carbonio e una gran parte viene sprecata, in futuro bisogna fare più attenzione a questo. È una decisione che si prenderebbe anche sotto il profilo economico, ma guardandola dalla prospettiva delle emissioni di anidride carbonica, è più facile riconsiderare gli acquisti e gli utilizzi per costruire le vetture.”

Oltre a questo aspetto, altri fattori chiave possono essere oggetto di miglioramento in futuro: “Aspetti come il calendario, che andrebbe riconsiderato e organizzato in modo efficiente. Chiaramente ci sono delle restrizioni per il modo in cui opera il calendario, ma questo è uno dei punti tenuti d’occhio. Ma alcuni passi avanti si possono fare anche migliorando l’efficienza del consumo di carburante da parte dei motori, anche se rappresentano una piccola parte della quantità totale di emissioni.”

Oltre al ritorno del KERS a partire dal prossimo anno, per il futuro la FIA ha infatti in programma una vera e propria rivoluzione dei regolamenti tecnici, che riguarderà la sovralimentazione dei motori, il controllo dell’iniezione del carburante, le valvole a fasatura variabile, con l’obiettivo di poter applicare queste tecnologie al prodotto di serie, a beneficio di tutto il mondo. Il passaggio dai V8 ai V6 turbocompressi permetterà, per esempio, un calo del consumo di carburante di circa 80 kg per vettura nell’arco di cinque anni e permetterà ai costruttori di iniziare a lavorare alla ricerca di modi per aumentare l’efficienza del motore.

“Penso che sia molto interessante,” giudica Mattison, “perchè la Formula 1 ha in effetti tre opportunità per dare un impatto notevole. Prima di tutto, in termini della sua stessa efficienza. In secondo luogo, come vetrina tecnologica per le nuove tecnologie. E infine, in termini di comunicazione. La Formula 1 raggiunge un pubblico enorme e ogni tipo di discussione sui temi ambientali può aiutare la presa di coscienza di una larga fetta di popolazione. Spesso ci chiedono come mai abbiamo lavorato con la Formula 1, che chiaramente non è l’organizzazione più ecologica del mondo. La risposta è che se lavorassimo solo con organizzazioni benefiche, non faremmo una grossa differenza. La nostra missione è di lavorare con organizzazioni che partono da una base economica fondata sui combustibili fossili e possono avviarsi verso una strada di maggiore efficienza e minor dipendenza dal petrolio.”

Il tutto, una volta tanto, senza snaturare il dna delle corse, fatte essenzialmente di velocità e di competizione. Ma, anzi, aumentando l’appeal nei confronti dei grandi costruttori e anche dei potenziali sponsor del futuro, evitando l’effetto Honda e Toyota. “Semplicemente con una piccola differenza nel consumo di carburante,” conclude il dirigente della Trucost, “può caricare a bordo meno carburante e ovviamente andare più veloci. E queste tecnologie possono essere trasferite nella serie. L’obiettivo, quindi, è duplice. Lo ha detto anche l’ing. Jock Clear, della Mercedes: ‘Se il 20% delle innovazioni che saranno introdotte sui motori dal 2013 passassero alle vetture di tutti i giorni, i benefici sarebbero enormi’. Penso che questo, unito al fatto che la Formula 1 può contare sugli ingegneri più talentuosi del mondo, fa sì che ci sia un’opportunità grandissima per questo sport per fare una grossa differenza dalla prospettiva ambientale.”

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