Sembra che la stagione di Formula 1 iniziata appena domenica scorsa si avvii a diventare una delle più nere della storia.

L'ultima perla della FIA è la squalifica di Lewis Hamilton con conseguente esclusione dall'ordine di arrivo, ordine che era stato precedentemente già modificato con la penalizzazione inflitta a Jarno Trulli per la manovra ai danni di Hamilton. Manovra giudicata irregolare perchè effettuata in regime di bandiere gialle, mentre i piloti erano dietro una delle tante safety car che da qualche anno a questa parte costellano i gran premi.

A questo punto ci si chiede se non sarebbe meglio istituire un Campionato del Mondo Safety Cars. Magari, in occasione di incidenti o momenti di pericolo, si potrebbe far entrare una monoposto di Formula 1 a tenere basse le velocità guidata da Bernd Maylander.
L'escalation che ha compiuto e che continua a compiere la Formula 1 da anni a questa parte, è una escalation esponenziale, ma al contrario. Ogni anno, o quasi, si cambiano le regole per cercare di rianimare lo spettacolo che giace. O almeno questo è quello che dicono Ecclestone & co. Ed ogni anno, puntualmente, il campionato inizia tra i veleni e i complotti, fino ad arrivare ad un tutti contro tutti.
Quest'anno poi la faccenda è più particolare che negli anni passati, perchè già si subodorava qualcosa durante la pausa invernale. E cosa è successo? Ecco che alla prima gara è spuntata la Brawn ex Honda, squadra che era praticamente fallita ed i cui piloti erano praticamente a spasso, ma che ha dominato in lungo ed in largo lasciando tutti con un pugno di mosche. Questo senza il vituperato kers. Ma con il buco nel fondo piatto. Buco che era stato autorizzato dalla Federazione. E buco che, com'era ovvio, è stato contestato da chi è rimasto indietro.
Tornando al caso della squalifica di Hamilton, il pilota britannico si è trovato in una situazione nella quale non sapeva praticamente cosa fare ed ha ripetutamente chiesto aiuto ai box: stiamo parlando del campione del mondo 2008. Allora sorge un dubbio: è il campione del mondo ad essere un inetto, o sono i regolamenti sempre più contorti a richiedere strateghi, avvocati, filosofi e pensatori in grado di districarli? Naturalmente bisogna prima capirli.
Ma allora i piloti di una volta, quelli con la P maiuscola, che prendevano il via con un treno di gomme da gestire per l'intera durata della gara, con un carico di benzina che sarebbe quasi servito a terminare la gara e tornare a casa senza scendere dalla monoposto, che ragionavano su cosa fare, come, quando e se farlo, cosa erano? Superuomini? Menti superiori? Geni? O forse sono i piloti di oggi, ventenni, poco meno o poco più, ad essere burattini telecomandati sia in auto che nelle conferenze stampa preconfezionate?
E nella squalifica di Hamilton hanno avuto il loro peso le conversazioni tra i box e il pilota. Nella vita di tutti i giorni le intercettazioni servono per incastrare mafiosi e terroristi. In Formula 1 servono per squalificare il poveraccio di turno.
Con questo non vogliamo togliere al campione del mondo, o a chiunque altri, le proprie colpe, o le proprie mancanze, ma avanzare dubbi sullo stato pietoso in cui la Formula 1 è ormai immersa e che peggiora sempre più ogni anno che passa.
Fortunatamente ci sono ancora i filmati dei gran premi del passato con i quali rimetterci in pace la coscienza. Quella che la Formula 1 e soprattutto chi la gestisce ha perso ormai da anni.
Molto probabilmente per sempre.