A volte la Formula 1 ha una capacità non comune di complicarsi la vita. La vicenda del regolamento sportivo relativo alla procedura di qualificazione è un chiaro esempio di autogoal da parte del potere sportivo con ha in mano le redini del Circus. (continua...)

A due settimane dall’inizio del Mondiale 2016 non è ancora chiaro con quale sistema di qualificazione sarà definita la griglia di partenza il prossimo 19 marzo a Melbourne. Tra proposte, rinvii, retromarce e smentite, si è arrivati ad una situazione di caos.

Ricapitoliamo. Una settimana fa la Commissione Formula 1 ha deliberato un nuovo sistema di qualificazione con meccanismo a shoot-out. Accolta con pareri contrastanti, la nuova proposta è stata congelata per presunti problemi di tempo legati all’aggiornamento del software di cronometraggio e della grafica televisiva.

Poi stamane la notizia di un ripensamento, con la proposta di utilizzare il nuovo sistema a eliminazione nella sessione Q1 e Q2, mentre gli otto piloti ammessi in Q3 saranno chiamati a lottare per la pole position con un sistema tradizionale, identico al 2015.

Si partirà, quindi, con un sistema “ibrido” anche sul fronte sportivo? Non è detto. Perché affinché il Consiglio mondiale della FIA ratifichi la nuova proposta (trasformandola in regolamento in vigore) serve che la Commissione Formula 1 deliberi il nuovo cambiamento proposto.

Una procedura alquanto urgente, visto che il World Council della FIA è in programma venerdì. Tecnicamente le squadre potrebbero mettersi d’accordo domani nel paddock di Barcellona, ma sembra che qualche team possa averci ripensato. La Ferrari, per esempio, dopo il giudizio negativo sul nuovo sistema arrivato da Sergio Marchionne nella giornata di ieri dal Salone di Ginevra.

E così anche una normativa abbastanza banale, è diventata un tormentone che di fatto evidenzia le enorme difficoltà che ci sono nel gestire una Formula 1 in balia di contrasti politici ed economici. Ogni singola decisione diventa oggetto di ricatti, ripicche, scambi di favori ed interessi personali, con l’unico risultato che alla fine ogni proposta rischia di rimanere ferma ai nastri di partenza.

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