All'età di 73 anni ci lascia Chris Amon, uno dei più significativi piloti degli anni sessanta-settanta.
Veloce, considerato dai migliori piloti di F1 come uno dei più difficili da battere, è stato il protagonista di un'epoca splendida per il motorsport mondiale. Vincitore della 24 Ore di Le Mans in coppia con Bruce Mclaren su Ford GT40 MkII, della 24 Ore di Daytona del 1966 (quella famosissima per la spettacolare parata Ferrari) e della 1000 Km di Monza dello stesso anno con Lorenzo Bandini su Ferrari 330 P4.
Il pilota neozelandese è famoso agli appassionati per non essere mai riuscito a vincere un Gran Premio di F1, nonostante ci fosse andato vicino moltissime volte. In più di un'occasione si è visto sfumare vittorie clamorose con altrettanti guarsti clamorosi. Diceva Mario Andretti che Chris Amon era talmente sfortunato “che se facesse il becchino la gente smetterebbe di morire”. Jackye Stewart: “Chris Amon: un ragazzo affascinante, dotato di un enorme talento naturale, ma completamente disorganizzato. Ecco perché nonostante l’eccezionale qualità della sua guida, non riuscì mai a vincere un Gran Premio.”
In realtà per lo stesso Enzo Ferrari è noto che "la sfortuna non esiste, c’è soltanto quello che non abbiamo saputo o potuto prevedere.” In effetti le mancate vittorie di Amon sono il più delle volte ascrivibili ad avarie meccaniche, quindi riconducibili fondamentalmente all'errore del tecnico o del meccanico. Ma è altrettanto vero che a rompersi sono elementi secondari o teoricamente supercollaudati, con cause spesso risibili. Tanto che Franco Gozzi ebbe a rivelare: “Il Drake sosteneva che la scalogna non esiste. Solo con Chris Amon cambiò opinione”.
A chiudere l'altrettanto interessante considerazione che Chris Amon corse in un periodo in cui l'automobilismo era altamente pericoloso e che tanti altri piloti all'epoca considerati più fortunati di lui... non ebbero la ventura di sopravvivere alle corse.
Fortuna? Sfortuna? Sappiamo solo che ci lascia un altro pezzo di storia e questo ci rende solo tristi.