LA FOTO DELLA NOSTRA VITA

LA FOTO DELLA NOSTRA VITA


Se avete meno di quaranta anni l'argomento che tratteranno le prossime righe probabilmente non vi dirà granché, ma se avete più o meno la mia età, sono sicuro che capirete bene quello che voglio dire.
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Sessanta anni fa, il 15 gennaio 1950 si giocava Fiorentina-Juventus al Comunale di Firenze.
Era la prima giornata del girone di ritorno, esattamente come domenica prossima, ma quella domenica accadde qualcosa che difficilmente potrà accadere di nuovo, domenica prossima o un'altra domenica a venire.
Non c'entra il calcio, o almeno, non solo.
E' il mondo che è cambiato da allora.
Partita poco spettacolare, un dimenticabile 0-0 in anni in cui è il risultato meno frequente, e certamente il meno prevedibile in una partita fra due squadre che alla fine del campionato segneranno un totale di 176 gol !.
Una grande Juve che sta raccogliendo il testimone lasciato dal Grande Torino scomparso a Superga scende al Comunale in una nebbiosa giornata d'inverno con la formazione tipo: Viola, Bertuccelli, Manente, Mari, Parola e Piccinini, Boniperti, Martino, Vivolo, John Hansen e Praest.
La Fiorentina risponde con Costagliola, Eliani, Cervato, Chiappella, Rosetta e Magli, Nagy, Janda, Galassi, Sperotto e Pandolfini.
Buona squadra anche quella viola che alla fine sarà quinta: gioco brillante, e la promessa di un radioso avvenire.
Nonostante la potenza di John Hansen ed i guizzi del dottor Galassi (era medico dentista) il risultato non si schioda; quando mancano cinque minuti, anche meno, alla fine in campo si tira a campare.
E' allora che Corrado Banchi, fotografo, decide di aver sofferto abbastanza.
Gli scappa la pipì da parecchio, ma provate voi a trovare quel minimo di privacy necessario alla minzione, in uno stadio gremito. Corrado, però, ora non ne può più. Dietro la porta difesa da Viola  c'è una fossa usata per i sacconi del salto in alto, non è il luogo ideale, ma c'è poco da fare i difficili.
Corrado scende dentro la buca e trova sollievo vuotando finalmente la vescica.
Ha appena finito, quando sente il pubblico che rumoreggia. E' il sonoro che di solito precede il gol.  Parte con un brusìo che diventa sempre più forte, rotolando sugli spalti.
Sta succedendo qualcosa.
Magli, mediano viola ha conquistato il pallone, e ha lanciato lungo verso Egisto Pandolfini, ventiquattrenne fiorentino di Lastra a Signa, talento purissimo e futura bandiera viola.
La difesa della Juve è messa male come le accade spesso ora e più raramente allora.
"Porca miseria" - pensa Corrado - "vuoi vedere che mi perdo il gol della vittoria per una pisciata !..."
Ma ha ancora la Laica al collo, la impugna, inquadra da quella posizione scomoda aspettando lo stop ed il tiro di Pandolfini, che però non arriveranno mai.
Nel suo mirino Carletto Parola si staglia contro il cielo grigio di Firenze e con un gesto atletico perfetto rinvia con una rovesciata acrobatica.
Anzi con quella che diventerà per tutti "la rovesciata di Parola".
Il giorno dopo, nella vetrina del negozio di Foto Fiorenza, in Via San Gallo, vengono esposte come al solito le foto di Corrado Banchi che documentano la partita. Allora quando la TV, gratis o a pagamento, è ancora lontana quanto la luna, quelle foto pubblicate su "Il Calcio Illustrato", su "La Nazione", su "La Gazzetta dello Sport" o su "Il Campione" sono l'unica documentazione visiva.
Nella vetrina di Via San Gallo ne espongono una ventina tutti i lunedì. Le comprano i giocatori viola, in tempi in cui anche i calciatori di Serie A  possiedono al più l'ultima creazione dell'Innocenti di Milano, la Lambretta, e qualche tifoso con gli spiccioli in tasca che sacrifica magari la "nazionale senza filtro" per il ricordo di un gol..
Restano in vetrina fino alla successiva partita casalinga della Fiorentina, poi vengono sostituite.
Da quel giorno, invece, "la rovesciata di Parola" non uscrà più da quella vetrina, né dalla vita degli italiani.
Qualcuno ha calcolato che sia stata riprodotta in varie forme in oltre un miliardo di copie, in Cina come in Islanda..
Nella vita di chi ha la mia età entrò qualche anno dopo, nel 1966.
Fu per merito di Wainer Vaccari, allora diciassettenne illustratore alla Panini di Modena, la sua città.
Wainer, che oggi è un affermato artista, era nato pochi giorni prima della "rovesciata" e la disegnò come simbolo sulle bustine delle "figurine Panini" e sull'album.
Quante ne abbiamo strappate di quelle bustine ! Quella sagoma inconfondibile si trasferì, così, elastica e leggera, nella nostra vita scandita dai "celo, manca" durante la ricreazione.
Non era più Carlo Parola, non si riconosceva più la maglia della Juve, rappresentava tutti i calciatori del mondo con tutte le maglie del mondo.
Era diventata un simbolo del calcio.
E lo è ancora.