Le ultime due settimane, relativamente alla Formula 1 potrebbero essere paragonate
ad un terremoto.
Assegnati definitivamente i titoli mondiali Piloti e Costruttori con un anticipo
ormai preoccupatamente familiare, generalmente il finale di stagione viene vissuto
come un saldo di fine stagione dove poco o nulla c'è da dire e si rimanda
tutto, oziosamente, al campionato successivo.
Ma ultimamente di cose da dire ed avvenimenti ce ne sono stati parecchi. E tutti
in grado di far consumare fiumi e fiumi d'inchiostro se solo ce ne fosse la
voglia.
Il ritorno di Jacques Villeneuve alla Sauber per il 2005;
Il divorzio consensuale (solo Iddio sa quanto) tra la Renault e Trulli;
Villeneuve che guiderà la Renault negli ultimi tre Gp e Trulli che sale
sulla Toyota;
Il ritorno di Ralf Schumacher dopo il grave incidente di Indy;
L'abbandono della Ford che chiude il team Jaguar mettendolo ignominiosamente
in vendita;
Jordan e Minardi tragicamente in crisi;
L'ingresso della Cina in Formula 1.
E pensare che in altri momenti ci si sarebbe ritrovati a ragionare su Barrichello
che, a giochi ormai chiusi, conta di stravincere quello che in realtà
gli viene concesso dal "cannibale" proveniente dalle tedesche terre.
Quasi come uno smilzo cane che ringhia e abbaia come un forsennato rosicchiando
i pochi ossi caduti dalla tavola ben imbandita poco sopra.
Dei fatti sopra elencati si è detto e scritto già molto ma non
sempre si è riusciti ad inquadrarne l'insieme; eppure tutto questo rientra
in un disegno molto più ampio e globale e che sta caratterizzando il
massimo sport automobilistico fin dalle sua fondamenta.
Da una parte "l'affare" Trulli-Renault-Villeneuve-Sauber rientra nei
canonici bracci di ferro tra squadre, piloti, manager e quant'altro. In linea
di massima l'opinione pubblica si è schierata a fianco del povero pilota
italiano sedotto ed abbandonato da Briatore & Co.
Ma a ben guardare probabilmente il divorzio non è stato poi molto differente
da mille altri eventi similari, eccettuato per la curiosa eutanasia fatta di
prestazioni sospettosamente insufficienti dell'ultimo periodo.
Sul reale motivo di tale degrado, di un pilota fino a pochi mesi prima in grado
di danzare abilmente tra i muretti di Montecarlo come pochi, io non sarei però
tanto certo e sicuro.
D'altra parte chi ci ha realmente perso di più è stata la squadra;
semmai Trulli ci ha perso una fettina della sua reputazione con l'etichetta
del debole.
E tutti noi ricordiamo la fatica che ha dovuto fare per scrollarsi di dosso
la nomea del pilota bravo in prova ma inconsistente in gara o, ancora peggio,
sfortunato.
Ora dovrà vivere ben sapendo che ogni pescecane della F1 conta si di
lui come una ipotetica preda...
In tutto questo si è incastrato il clamoroso ritorno di Jacques Villeneuve
che ha firmato un contratto di due anni con la Sauber. Nel frattempo conta di
"togliersi le ragnatele" con la Renault ringraziando Trulli naturalmente.
Sui risultati che il canadese potrà ottenere in questo finale di campionato
io ci farei poco affidamento.
La Renault è sembrata calare progressivamente mentre la Ferrari, ormai
paga, ha continuato a stravincere; mentre la Mclaren, alla frutta, è
risorta in prestazioni; mentre la BAR, dalle scarse risorse, è cresciuta
molto e bene soffiandogli il secondo posto; mentre la Sauber, tradizionalmente
priva di evoluzione, viaggia come una scheggia ecc... ecc...
Piuttosto terrei d'occhio quel simpatico gruppo di appassionati svizzeri che,
zitti zitti si sono fatti una galleria del vento da antologia ingegneristica,
hanno un motore che se anche non sarà il primo della classe è
ottimo e rompe poco e, ultimamente, hanno anche imparato come si fa a sviluppare
una monoposto durante l'anno; se poi le Bridgestone manterranno la loro efficacia
il pacchetto complessivo sarà ottimo.
E se poi Jacques si sarà tolto davvero la ruggine sedimentatasi dopo
anni di B.A.R. e un'assenza di quasi un anno, allora potremmo ritrovarci nel
2005 di fronte ad una sorpresa paragonabile a quello che il team di David Richards
ha saputo dare quest'anno.
Altro "terremoto", decisamente più tremendo del precedente,
è stato quello relativo all'abbandono della Ford che ha chiuso i battenti
sportivi nei rally e in F1 mettendo in vendita la Jaguar (sempre che ci possa
essere un compratore) e oscurando la Cosworth.
Davvero strana la Ford...
Il colosso americano sembra una statua dai piedi di argilla... recentemente
è stato scritto che la Ford è riuscita nella difficile impresa
di vincere un mondiale di F1 passando inosservata.
E in pochi anni è riuscita a dilapidare un patrimonio inestimabile come
poteva essere la Stewart, spendendo cifre che sarebbe meglio tacere per pudicizia.
Fattostà... la chiusura operata dalla Ford riduce drasticamente il numero
dei team presenti in F1, facendo saltare il Patto della Concordia (a tal proposito
si potrebbe fare della dietrologia politica neanche tanto fantascientifica)
con l'esigenza di pensare ad una terza vettura da far schierare ai top teams,
seppur impedita a prendere punti iridati (siamo al limite della pazzia).
Inoltre lo stop del reparto motori mette in crisi altri due team che di problemi
ne avevano già davvero tanti. La Jordan e la Minardi.
Il team irlandese potrebbe beneficiare di nuove risorse in arrivo dal Dubai
e in una fornitura Toyota...
La Minardi può sperare solo nella... speranza. Che notoriamente è
sempre l'ultima a morire.
Stoddard annuncia battaglia legale per un contratto Cosworth già firmato
da tempo in chiave 2005 ma l'impressione è che la salvezza della Minardi
non stia a cuore proprio a nessuno, eccetto che a parole.
Il dubbio se la vedremo schierata nel 2005 è più che legittimo.
Col Gran Premio della Cina, la F1 scopre di colpo un mondo nuovo. Un mercato
enorme e vergine che potenzialmente è grande come tutto il resto del
pianeta messo insieme. A Shanghai i boss delle grandi case automobilistiche
avevano gli occhi lucidi di commozione contando tutte quelle biciclette che
potrebbero trasformarsi in automobili nel giro di pochi anni.
E la "stanza buona" della Cina per ospitare il mondo, ovvero il complesso
del circuito, ha destato ammirazione per la grandiosità applicata anche
al più piccolo cestino della spazzatura.
Non si è badato a spese (tanto la mano d'opera costa nulla) trasformando
un acquitrino da incubo in uno spettacolare esempio di magnificenza. Lo sforzo
compiuto in Francia con Magny Cours non è nulla a confronto. Laggiù
un tracciato ben realizzato (lasciamo perdere però la sua spettacolarità)
stride con una realtà d'intorno da area depressa che tale resta tutt'ora.
Per Shanghai il progetto riveste importanza per tutta una serie di infrastrutture
che non si limitano unicamente al Gran Premio ma a realizzare un polo economico
che si assuma il compito di far entrare il mercato mondiale in Cina e la Cina
nel mercato mondiale.
Il circuito è bellissimo per le ardite architetture che, l'ormai mitico,
Tilke ha saputo realizzare; la pista pure è il sunto di quello che una
pista deve possedere per permettere spettacolo vero. Tutto bello, tutto vero...
in Cina della tradizione motoristica se ne può fare volentieri a meno.
E in tuto questo "bailamme" il ritorno di Ralf Schumacher è
passato praticamente inosservato...