da Paddock_75 » 03/11/2008, 20:48
Un saluto a tutti gli utenti del forum.
Commentando il G.P. del Brasile la prima cosa che mi viene da dire è che abbiamo assistito a qualcosa di cui si continuerà a parlare fino a quando ci sarà qualcuno appassionato di corse automobilistiche.
Hamilton è campione del mondo, è il finale logico di questa stagione che premia il pilota che più di ogni altro ha dimostrato di meritare il titolo.
Non è stato esente da errori (parliamo di un ragazzo di 23 anni, qualcuno ricorda cosa combinava a questa età, gente come Prost, Senna o Schumacher? I primi due ancora sgomitavano in Formula 3) ma ha disputato gare di rara intensità al volante di una vettura veloce ed affidabile, ma spesso messa all’angolo dalla Ferrari sul ritmo di gara. E non bisogna sottovalutare il peso, in classifica e sul morale, delle tante penalità (alcune delle quali a dir poco dubbie) inflittegli nel corso della stagione.
E’ uno di quei piloti che hanno quel “qualcosa” che nessuno sa definire esattamente a parole, ma che chiunque (o quasi) riconosce quando lo vede.
Ieri per 65 giri ha fatto esattamente quello che doveva fare: gli serviva un 5° posto e lui aveva messo al sicuro il 4°, con Kovalainen a proteggergli le spalle dalle Toyota nel caso in cui Vettel, che lo seguiva da vicino, gli avesse giocato un tiro mancino.
Non è stata una gara entusiasmante la sua, ma tanti celebrati campioni prima di lui hanno badato al sodo quando si è trattato di mettere la mani sul titolo.
Poi l’improvviso scroscio di pioggia nel finale ha rimesso tutto in gioco, e in quel momento Hamilton ha probabilmente smesso di gestire la situazione ed ha iniziato a subirla, ma anche qui non mi sento di farglielo pesare più di tanto.
Ricordo uno Schumacher 2003, quando si presentò a Suzuka, per l’ultima gara della stagione, con ben 9 punti di vantaggio su un Raikkonen al volante di una McLaren “vecchia”. La prestazione del tedesco in quella gara fu per certi versi sconcertante: con le stessa macchina Barrichello vinse la gara, lui invece arrivò 8°, tra gomme spiattellate e musi danneggiati in tentativi di sorpasso velleitari. Era un pilota alla sua 12° stagione completa che si accingeva a superare i 5 titoli di Fangio.
Se ci ricordiamo questo forse il “braccino” del 23enne Hamilton negli ultimi 4-5 giri della gara di ieri diventa giustificabile.
Alla fine la stessa pioggia che lo aveva messo in condizione di perdere (di nuovo) il titolo glielo ha restituito alla penultima curva, risparmiandolo dal diventare il primo pilota ad aver dominato le sue prime due stagioni in Formula 1 senza vincerne nessuna e dal dover fare i conti con una sconfitta potenzialmente devastante sul piano psicologico. Questa vittoria invece ci consegnerà, l’anno prossimo, un pilota ancora più forte e sicuro di sé, più rilassato, e quindi, in definitiva, più difficile da battere, per tutti.
Massa ha fatto quello che doveva fare. Anzi, se parliamo dell’intera stagione, bisogna dire che ha fatto molto di più di quello che ci si poteva aspettare da lui. Anche lui ha commesso degli errori, lasciando punti per strada in diverse circostanze. Anche lui ha pagato dazio per colpe non sue in più di un’occasione.
Ieri aveva molto meno da perdere rispetto a Hamilton e la sua gare era, in un certo senso, più semplice: doveva vincere senza fare calcoli. E così ha fatto. In condizioni ambientali difficili per tutti, e notoriamente ostiche per la sua Ferrari (che soffre la pista fredda) ha mantenuto nervi e piede saldi senza mai perdere di vista la testa della corsa.
Non è il primo ad aver perso un titolo vincendo inutilmente l’ultima gara, ma umanamente non si può non essere dispiaciuti per il modo crudele in cui la sua sconfitta è maturata.
L’anno prossimo avrà ancora una Ferrari, che verosimilmente sarà ancora una gran macchina, quindi le chances di rifarsi non gli mancheranno. Le aspettative di tutti nei suoi confronti saranno inevitabilmente più elevate. E la pressione, di conseguenza, pure.
Alonso ha degnamente concluso ieri il suo splendido finale di stagione. Nelle ultime 6 gare ha portato a casa 2 vittorie, 1 secondo e 3 quarti posti per un totale di 43 punti. Una media punti/gara superiore di oltre il 30% a quella finale del campione del mondo calcolata su tutte le 18 gare.
Ieri per quasi metà gara ha addirittura dato l’illusione di poter battere entrambe le Ferrari con una Renault che, per quanto sia molto progredita negli ultimi mesi, non vale la rossa da nessun punto di vista.
La Formula 1 non si può permettere di relegare un pilota così a combattere per il 4° posto nel mondiale costruttori, speriamo davvero che la Renault (o chi per lei) gli metta a disposizione una monoposto efficace fin dalla prima gara della prossima stagione, al resto penserà lui.
Una volta recuperata la serenità, che la stagione in McLaren gli aveva fatto perdere, Alonso è tornato ad essere quello che è per me da almeno 4 stagioni: Il migliore. Anche senza titolo.
Raikkonen, solo tre parole: “ridateci quello vero”.
Vettel insieme ad Alonso è stato probabilmente il migliore in pista ieri. Quando si ha il suo talento, e si ha la fortuna di avere tra le mani una monoposto non malvagia, la fase dell’ascesa e dei risultati miracolosi con il classico “mezzo inferiore” è quasi una logica conseguenza. Adesso deve convincere qualcuno a mettergli a disposizione una macchina capace di fare di lui un “consistent winner” e poi deve dimostrare di saperlo diventare. Ci vorrà un po’ di tempo, ma la strada è quella giusta, è sulla rampa di lancio.
Un ultimo pensiero che è più che altro una preghiera. Ieri ho seguito la gara su Sky e ho rivisto la telecronaca Rai solo poche ore fa: per favore evitateci altri monologhi di Laura Pausini durante i prossimi 50 anni di dirette televisive dei Gran Premi. Grazie!