BECCATEVI QUESTA INTERVISTA A KIMI STANAMENTE ELOQUACE
UN GRANDE!!!
JEREZ, 5 dicembre - L'uomo del miracolo è tornato. Facendosi largo tra gli impegni come si è fatto largo nella giungla di un Mondiale impossibile. Ci voleva un miracolo per vincere, Kimi Raikkonen l'ha compiuto. Insieme con la Ferrari, che ovviamente è molto di più della partner coreografica di un prestigiatore. Per Kimi è stata amica e maestra, scuola e lavoro, commando ed esercito. Si erano scelti a vicenda e non se ne sono pentiti, benché all'inizio qualche scricchiolio si sia sentito, e ancora adesso c'è chi parla alle loro spalle. Raikkonen è sfuggito al dovere coniugale di andare a sostenere la moglie Jenni in una gara di equitazione a Monaco di Baviera: «Troppa gente, non mi sarebbe piaciuto». Ovviamente non può nascondersi per sempre e così eccolo in Spagna a provare due giorni, per poi andare giovedì a celebrare col presidente della Repubblica l'anniversario dell'indipendenza finlandese, venerdì a ricevere la coppa di campione del mondo a Montecarlo e sabato a celebrare il Natale con i dipendenti Ferrari a Maranello. Quattro Paesi in quattro giorni. Non senza un intimo piacere: non ha mai amato i confini. Oggi incontra a Jerez il suo rivale del 2007, Lewis Hamilton, un altro che prima di rimettersi all'opera è scampato a una grandinata di impegni mondani. Con una differenza: Hamilton ha perso e Raikkonen ha vinto, piccolo particolare che a quanto sembra in molti hanno voglia di dimenticare in fretta.
Kimi Raikkonen, bentornato al lavoro. E' un'altra cosa arrivare in ufficio da campione del mondo, vero?
«Di sicuro è una bella sensazione. Oddio, non è che vincere il titolo mi abbia cambiato la vita. Ma era quello che volevo, che ho sempre desiderato da quando ho cominciato a guidare. Ci ho provato per tanti anni, ci sono andato molto vicino due volte. Alla fine il Mondiale è arrivato».
E un Mondiale tutto particolare.
«Particolare perché non era proprio aria di vincerlo. Anzi, a un certo punto sembravamo perduti. Siamo usciti dalle difficoltà e ce l'abbiamo fatta. E' vero: arrivare primi così ha un sapore diverso».
Ci dicono che la sera del Mondiale abbiate festeggiato in maniera piuttosto, come dire? chiassosa.
« Eh eh. Abbiamo fatto una bella festa e questo è tutto».
La faccenda non è neanche finita lì. Come ha vissuto l'attesa della sentenza sul caso delle benzine che avrebbe potuto privarla del titolo?
«Non ero preoccupato. E' uno stato d'animo che cerco sempre di evitare. Diciamo che ero piuttosto fiducioso. Non c'erano motivi di cambiare il risultato del GP Brasile. E' anche vero che non si è mai sicuri di niente. Quest'anno è accaduto veramente di tutto».
Quindi?
« Quindi ero a casa ad aspettare notizie, senza troppa ansia. Mi ha telefonato Stefano
(Domenicali, il responsabile della Gestione Sportiva) per dirmi che tutto era andato bene. In fin dei conti me lo aspettavo. Però a quel punto ho cominciato a sentirmi pienamente campione del mondo».
E come fa a dire che non è cambiato nulla?
«Non sono cambiato io. Non è cambiata la mia vita. Posso capire che ad alcuni io appaia adesso sotto una luce diversa. Il titolo mondiale ha cambiato le cose per gli altri magari, non per me. Mettiamola così: ho raggiunto un obiettivo che inseguivo da molto tempo».
Per arrivarci, ha rinunciato a correre per una squadra che sembrava tagliata apposta per lei, la McLaren, ed è passato a un team che apparentemente non le si addiceva, la Ferrari.
«E sono felice che il titolo mondiale sia arrivato qui. Alla Ferrari sto benissimo e se ho lasciato la McLaren è perché lì avevo qualche problema, questo mi sembra evidente».
Problemi simili a quelli che hanno avuto quest'anno Alonso e Hamilton?
«Non ho alcun desiderio di essere coinvolto in quella diatriba. Quanto accaduto alla McLaren non m'interessa, sinceramente. Io vivevo una situazione che non mi piaceva troppo. Non si trattava di questioni strettamente legate alle corse. Erano più faccende riguardanti il mio comportamento, il mio modo di concepire il tempo libero. Ma io sono stato sempre molto chiaro: voglio vivere la mia vita».
Al posto di Alonso come si sarebbe sentito?
«Neanche male, direi. Ho sempre preso i rapporti con i compagni di squadra con grande serenità».
E se nel 2009 dovesse trovarsi proprio Alonso alla Ferrari?
«Nessun problema. Non cambierei il mio modo di vivere, né di guidare. Sarebbe interessante correre l'uno contro l'altro sulla stessa macchina. Però non so se e quando accadrà. Forse ci vorrà molto tempo».
Erano così tesi i suoi rapporti con Ron Dennis?
«Oh, qualche discussione. Ma niente e-mail».
Alla Ferrari, insomma, si trova molto meglio.
«Decisamente. Sono soddisfatto del team, sono soddisfatto del rapporto con gli ingegneri e tutto il resto. Non vedo alcun motivo di andare da qualche altra parte. Questa squadra mi va benissimo. Non so se questo sarà il mio ultimo contratto, ma voglio che la Ferrari sia il mio ultimo team».
Già pensa al ritiro?
«Tutt'altro. Ma il mio orizzonte degli eventi in questo momento arriva alla fine del 2009, quando scadrà l'accordo con la Ferrari. Non mi pongo altri limiti. Non so quanti anni ancora correrò».
Ma di sicuro sa quanti Mondiali vuole vincere ancora. Hamilton ha detto che nevuole sette.
« Io ho sempre detto che non volevo ritirarmi senza averne vinto almeno uno. Quell'obiettivo è centrato. Adesso ne voglio altri, quanti più possibile. A cominciare dal prossimo».
E se non fosse possibile?
«Ci riproverò nel 2009. Non avrò certo finito la benzina, in quel momento».
Torniamo un istante a parlare di questo campionato, quello che ha appena vinto. Come c'è riuscito, o se preferisce come ha fatto Hamilton a perderlo?
«Semplice. Ha commesso qualche errore. La sua macchina era molto affidabile e ha fatto i capricci nel momento sbagliato. Succede».
Non sarà che alla matricola è crollato addosso all'improvviso il peso di una stagione durissima?
«Non so se c'entri il fatto di essere un esordiente. Credo che trovarsi in una certa situazione, e in una squadra in cui la pressione psicologica è sempre molto elevata, abbia contribuito a fargli smarrire la lucidità nel momento decisivo».
Queste le disgrazie di Hamilton. E i meriti di Raikkonen?
«Ho vinto più gare. Nelle corse funziona così».
C'è qualcosa che non torna. Lei ha conquistato il titolo mondiale, e in un modo che dovrebbe essere ricordato a lungo. Invece siamo sempre qui a parlare di Ha-milton l'idolo delle folle, riempito di premi da un luogo del pianeta all'altro: di Schumacher che non torna a correre ma forse sì; di Alonso che non ha ancora una squadra. Non le sembra strano?
«Mi sembra molto bello. Così gli altri sono sempre sotto i riflettori e io conduco una vita tranquilla e divertente. Sapete che cosa c'é? C'è che il campione del mondo sono io e niente può cambiare questo fatto. A me interessa un solo trofeo, quello che spetta al campione del mondo e che venerdì mi consegneranno a Montecarlo. Gli altri premi, le designazioni come pilota dell'anno e cose del genere le lascio volentieri agli altri».
Non si sente il pilota più bravo adesso che ha vinto il tiolo?
«Parto dal presupposto che i piloti di Formula 1 siano i migliori del mondo. Io sono uno dei migliori ventidue e mi sembra già molto».
Giovedì parteciperà alle celebrazioni dell'Indipendenza finlandese, venerdì al gala di Montecarlo dove verrà incoronato campione del mondo e sabato al party di natale della Ferrari. Dove conta di divertirsi di più?
«Alla festa di sabato. Quella meno ufficiale. Ci saranno molti bambini. A me piacciono i bambini».
Quando deve usare uno pseudonimo, sceglie il nome di James Hunt. Perché?
«È un personaggio che mi è sempre piaciuto. Era un campione del mondo e viveva come preferiva. Un pilota diverso da tutti quelli che ho conosciuto. Del resto, probabilmente era l'intera Formula 1 a essere diversa, negli anni settanta».
Adesso anche lei è un personaggio universale, un campione del mondo, anche se non porta ancora il numero 1 sulla macchina. Sensazioni?
«Non sono certo i numeri l'importante. Anche se di sicuro il numero 1 mi piacerà di più quando lo vedrò sulla mia macchina. Starà meglio lì che in qualsiasi altro posto. Io ho vinto e conto di ripetermi nel prossimo campionato. Mi rendo perfettamente conto che sarà difficile».
Più o meno difficile di quest'anno, senza il controllo della trazione?
«Da quel punto di vista, sarà divertente. Quando sono salito sulla macchina mi è sembrato di essere tornato a quei giorni del 2000, quando ho provato al Mugello la Sauber senza gli aiuti elettronici. Ho avuto l'impressione di essere più giovane, non male».
Come cambierà la guida in gara?
«Essenzialmente, bisognerà essere sempre concentrati. Ogni piccola distrazione potrà condurre a un errore decisivo. Non sarà così semplice».
Michael Schumacher adesso ha un ruolo più attivo nel team rispetto ai mesi passati. Sono cambiati i vostri rapporti?
«Per nulla. Continuo ad avere con Michael relazioni assolutamente cordiali, direi normali. Non siamo l'uno il migliore amico dell'altro. Non ci telefoniamo regolarmente, non usciamo insieme la sera. Ma questo non significa nulla. Anche con Felipe Massa è così » .
Però è stato saggio da parte della squadra non farvi provare negli stessi giorni.
«Sì, per un paio di buoni motivi. Prima di tutto non c'è la tentazione di mettersi a spingere a tutta quando non serve solo per il gusto di essere più veloci. E poi si evitano tante chiacchiere inutili » .
Posso chiederle un commento sulla sua presunta storia d'amore con una ragazza italiana di cui si è parlato sulla stampa?
«Naturalmente può chiedermelo. E io naturalmente posso non rispondere».