Ayrton Senna

Aneddoti, immagini, informazioni inerenti le vecchie stagioni

da 330tr » 10/05/2024, 23:13

Un'altra cosa che emerge dal libro e di cui non abbiamo mai tenuto conto sono i danni.
Quelli che la famiglia Senna avrebbe chiesto direttamente alla Williams se si fosse dimostrato subito che la squadra era colpevole di "sciatteria" nell'esecuzione delle modifiche..
In quel caso, nel caso si fosse dimostrata negligenza, la compagnia assicurativa non avrebbe sborsato un centesimo, facendo gravare interamente sulla scuderia l'intero ammontare della liquidazione, per una cifra stimata di 50 milioni di dollari, cosa che avrebbe messo in ginocchio la Williams...

Più che proteggere gli esecutori, di cui sappiamo nomi e cognomi e di cui è stato detto che eseguirono malamente il lavoro, si tentò forse di proteggere l'intera scuderia...

Dall'intervista a Bendinelli emerge che Ecclestone sapesse benissimo del guasto al volante. Anche Sir Frank in colloquio privato ammise il guasto. Ma la linea difensiva fu quella di incolpare la pista, le asperità come causa scatenante. E pure, durante il processo, ci fu un accordo di non belligeranza tra le parti, tra i rappresentanti la pista di Imola e la Williams. I legali della pista a quel punto si tirarono indietro, non mettendo in campo altre professionalità che per scagionare la pista avrebbero dato ulteriori conferme sulla rottura del piantone prima del crash.
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da 330tr » 25/05/2024, 21:14

Giro trasportati da Vettel a Imola su McLaren del '93, telecamera onboard a 360 gradi.
Bello bello bello

https://youtu.be/xaKUvkddjIE?si=wDktUSGakdB9DRtu
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da Niki » 26/05/2024, 10:47

Sebi è un grandissimo
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da groovestar » 31/05/2024, 18:26

Ieri ascoltavo, nel corso di una conferenza, Patrese parlare della posizione di guida e del comfort all'interno della FW14 ed FW14b, progenitrice della FW16.

Sostanzialmente diceva che l'abitacolo era ridotto all'osso e, fin dal suo concepimento, pensato per un volante di ridotte dimensioni.
Tale situazione veniva perfettamente incontro a Mansell, il quale era perfettamente a suo agio con un volante ridotto, che rientrava nel suo gusto personale e che padroneggiava utilizzando molta forza nelle braccia.
Dal suo Riccardo ha detto, anche lui, di preferire un volante di dimensioni maggiorate per poter avere più leva nelle curve ad alto carico e che la guida, con l'aumentare della deportanza, diventava più esigente e fisica, mettendolo a disagio.

Ha sostenuto inoltre, cosa nota, che si trovava perfettamente a suo agio con la versione passiva, pur anche decisamente scomodo, mentre ebbe enormi problemi con la versione attiva: con più carico aerodinamico non riusciva più ad avere un perfetto controllo della vettura con un volante così ridotto, né a fidarsi perfettamente, mente Mansell era totalmente a suo agio, surclassandolo anche in ragione di uno stile di guida ed un comfort che era tutto dalla sua.

Ha detto di aver sollevato il problema con Head, ma di aver ricevuto risposte negative a modifiche, perché avere più punti di carico era più importante della comodità del pilota, il quale - ha aggiunto - per natura è portato ad adattarsi ed a focalizzarsi sulla guida.

Sentendo invece Jo Ramirez, è stato interessante scoprire come, a sua opinione, le tante ed eccessive lamentele pubbliche sulla vettura, con giornalisti ed amici della stampa, rientravano perfettamente nel suo personaggio pubblico, pur sostenendo che Ayrton, già ad Imola, ne aveva abbastanza del clima Williams ove l'auto veniva prima del pilota e viceversa (mentre in McLaren aveva una scuderia, dopo Prost, cucita addosso).
Ha fatto trasparire che, il Venerdì, era assolutamente scontento della vettura e di come certe modifiche non fossero di suo gradimento, mentre era fiducioso dopo il Warm Up perché, finalmente, aveva la vettura che voleva e che erano state fatte modifiche nella sua direzione (ovviamente non sapremo mai quali, fra il venerdì e la domenica mattina).

Tali testimonianze sono fondamentali per capire la genesi di una vettura, creata per Mansell e sviluppata sul medesimo concetto.
Emerge come tutti i piloti si siano adattati al mezzo, poiché era competitivo, sacrificando qualcosa (Patrese la prestazione personale, dato che ha affermato che, nelle curve da alto carico, gli era difficilissimo impostare la curva con un volantino e senza servo sterzo).
Dal suo Ayrton, trovatosi in una situazione più complessa ed una vettura meno competitiva, ha preteso cambiamenti, scontrandosi con una filosofia totalmente diversa dalla McLaren: da una parte il pilota migliore che pretende di essere al centro del progetto, dall'altra il team migliore che ribadisce il proprio status. Le dichiarazioni alla stampa andavano viste in quella direzione.
Ad Imola, a quanto pare, qualcosa cambio e si andò nella direzione di Ayrton.

Penso che la verità si trovi nelle parole sussurrate più che nei documenti e che, alla fine, questa ridicola modifica venne fatta con mezzi di fortuna e non in fabbrica.

Postilla: la Williams del 1994 montava un servosterzo che non era montato in quella del 1992 e che, probabilmente, non era perfettamente conforme alle regole (ma è un sospetto).
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da 330tr » 31/05/2024, 19:06

Sì..direi che tutto torna.
Newey veniva poi da esperienze pregresse di auto-esoscheletro, dove il pilota era compresso senza spazio per i movimenti, che costarono ritiri dovuti a crampi...roba assurda, a pensarci oggi. Ma all'epoca forse accettabile, il ritiro per cedimento del pilota era paragonabile a quello per cedimento di una valvola del motore..
Il pilota era un organo integrante fagocitato nel telaio, il quale non era pensato come compromesso tra "ufficio" e "oggetto performante" ma unicamente progettato al fine aerodinamico.

Andò tutto bene fino a che arrivò Senna, che, com'era di moda all'epoca, disse "non ci sto!", in tutti i sensi. Volle elevare la sua presenza nell'auto da ulteriore organo meccanico a "domatore", a "capo" di un oggetto terzo..
Diceva "mi pagano uno sproposito per non mettermi in grado di esprimere il meglio". Come si può non essere d'accordo con questo pensiero?
Il concetto mutava radicalmente; la macchina era uno strumento utile al proprio esprimersi, uno scalpello per lo scultore. Lo strumento deve essere adatto, altrimenti è impossibile creare la Pietà..
Ancora, il pilota-lampadina, lo avviti in macchina e funziona, formula espressa da Teddy Mayer, poteva funzionare per il classico pilota eclettico.
Ma Senna non era un pilota classico, era una "superstar", e il clima in cui era immerso, un freddo macchinario da vittoria in cui ognuno faceva parte di un manovellismo utile, non poteva essere affine al suo carattere latino. Già in McLaren era diverso, l'ambiente era ben più cosmopolita.

Per quanto riguarda l'elettronica nascosta, può essere tutto. L'aveva la Benetton, la Ferrari, racconta Larini, aveva un sistema che tagliava la potenza a prescindere in accelerazione (quindi? Era lecita o no?) non vedo perché la Williams non dovesse nascondere un'implementazione di performance, anche se l'atteggiamento di Senna, fortemente polemico verso la Benetton, mi farebbe propendere per la conformità; chi sa di infrangere le regole di solito non urla all'altrui furbata, ma chi lo sa.. e non saprei quale "furberia" si poteva escogitare con il servosterzo..
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da groovestar » 31/05/2024, 19:26

Patrese era un pilota vecchia scuola, abituato prima a correre e poi a lamentarsi.
Raccontava che, risalito sulla sua Williams del 1991 al Minardi day si è detto "ma come ho fatto a guidare questa cosa, non mi ci muovo nemmeno" aggiungendo poi che, dopo 3 giri, tutto era tornato ad essere un automatismo. Questo perché, a sto direi, il pilota è focalizzato sul risultato ed è naturalmente portato ad uno spirito di adattamento.

Certamente, parlando con i protagonisti, emerge come tutto sia, nella realtà dei fatti, più semplice e sfumato, mentre le dichiarazioni pubbliche, a volte anche forti, rientrano nel gioco delle parti per ottenere, ciascuno, il suo risultato.

Sentendo i protagonisti, piloti di enorme livello, viene solo da dire che il problema di Ayrton non fosse l'impossibilità di guidare la vettura (diamine se ci riusciva Hill, se ci riusciva egregiamente Patrese, sicuramente anche lui avrebbe potuto farlo senza problemi) ma di affermare la propria leadership in un team che, all'epoca, era diretto dai fondatori e che, prima di Ayrton, avevano messo la vettura al primo posto (pensate a Jones e la battuta di Williams di sedersi sul portafogli gonfio se stava scomodo in auto).
Ayrton semplicemente non concepiva alcuna idea diversa dalla sua, ed in Williams non concepivano un pilota che potesse dettare legge (pensate a Mansell).
E per Jo Ramirez, il carattere di Ayrton, ed il suo impeto, spesso gli hanno impedito di ottenere risultati migliori (ragione per cui ha sostenuto che il più veloce fosse Senna, ma il più forte in senso assoluto fosse Prost).

Tante colpe addossate a Newey sono ingiuste ed ingiustificate, poiché aveva svolto il lavoro per cui era stato pagato: realizzare una vettura estrema sotto il controllo di Head, braccio armato della Proprietà.

Banalmente non hanno avuto il tempo di capirsi ed i fatti ci dicono come, dopo il famoso test del Ricard, pilota e scuderia lavorarono bene, deliberando la versione B, che sarebbe stata la vettura da battere.
Ma per Ayrton perdere e correre sulla difensiva, nel team campione del mondo, semplicemente non era concepibile.

Forse Senna avrebbe dovuto scegliere e sposare il progetto Ferrari, ove avrebbe potuto creare da zero un team ed una vettura in grado di fare la differenza. Ma non ebbe la pazienza di aspettare, desideroso di dimostrare di poter pareggiare i titoli vinti da Alain...
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da 330tr » 31/05/2024, 20:43

Ma sì, se quel pezzo non si fosse rotto e Ayrton avesse vinto il mondiale nessuno mai nell'universo si sarebbe posto tutti i quesiti che abbiamo sviscerato qui e che ancora muovono stormi di appassionati.

La Williams era quella, per quella gara era stata un po' modificata, Newey era il più estremo, geniale e vincente degli ingegneri, Senna un gran manico, un po' rompiballe e troppo latino per l'iper-anglofona squadra albionica..tanto che dopo due anni sarebbe emigrato in Ferrari, lamentandosi e vincendo ancora qualcosa, e battagliando con l'irresistibile Schumacher su Williams..
E fine della fiera.

La morte fa del bullone, dei 2 millimetri, argomento di studio per generazioni di perditempo tra cui il sottoscritto :lol: :lol: :lol:
È una forma d'amore per una passione praticamente estinta.
Giusto così, largo ai giovani della generazione elettrica, e a noi la storia nostalgica
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da groovestar » 01/06/2024, 8:09

Beh per la nostra generazione, sia l'incidente che il processo ha rappresentato qualcosa di epocale.
Tuttavia, come sempre capita, nei tribunali si stabilisce una verità giudiziale, che comunque non sempre è perfettamente sovrapponibile ai fatti nudi e crudi.

Tuttavia, questo evento ha polarizzato, vuoi anche per la necessità della stampa di trovare argomenti in un vuoto temporaneo di personalità, opinioni portando, questo si, alla distorsione delle percezioni.

A 30 anni di distanza restano tanti a gettare accuse, parlare di assassinio ed a non accettare che, purtroppo, tutto è stato molto banale e casuale. Semplicemente, per Ayrton, la fortuna non ha girato.

Ciò che personalmente penso è che si possano, ormai, soppesare certe acredini di addetti ai lavori e della stampa e pensare, senza pregiudizi, che se esiste una colpa in tutto questo è quella di non aver garantito la sicurezza a due uomini che, con maggiore attenzioni e cura, si sarebbero potuti salvare.
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da 330tr » 01/06/2024, 20:40

Stavo ragionando su un'altra cosa.
Piccola ucronìa parallela.

Gran Premio d'Italia, Monza, 1985. Bolidi aerodinamici con alettoni deportanti, scocche in fibra di carbonio, con piccoli motori turbocompressi potentissimi.

Senna è in pole, davanti a Rosberg e Mansell.

Improvvisamente Emerson Fittipaldi compare in pista alla guida dell'arcaica Lancia D50, sventolando la bandiera italiana.
La folla si alza in piedi.
Il pilota, compiuti un paio di giri d'onore, si ferma, scende dalla vettura e si inginocchia.
È il trentennale della scomparsa di Alberto Ascari.
In televisione e sulle numerose riviste si continua a parlare dell'incidente e dell'assurda uscita di pista dell'indimenticato pilota...

1)Perché una cosa del genere non era pensabile all'epoca?
2) Quanto pare più lontano il bianco e nero del 1955 rispetto all'85 che il '94 a oggi????
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da groovestar » 02/06/2024, 9:25

Negli anni 50 era accettato ed accettabile un pilota morto in pista, lontano da occhi di fotografi e telecamere.
Morte inspiegabile dovuta, molto probabilmente, ad un evento imprevedibile per il pilota. Qualcuno parla di un improbabile attraversamento di pista.
Ovviamente la distanza di quei 30 anni era molto diversa da quella odierna, vuoi per l'assenza o la limitata presenza di media e di narratori all'epoca di Ascari.
Le sue erano epopee tramandate a voce e viste da pochi.

Nel 1994 è suonata una brusca sveglia in mondovisione, che ha ricordato che, di corse, si muore, che nessuno è invincibile ed invulnerabile.
Ayrton era un mito costruito ed imperituro, voluto oggi come allora per veicolare un prodotto. Ed Ayrton era perfettamente a suo agio in questa dimensione.
Nel 1994 era il Dio supremo della disciplina più glamour del pianeta.
La sua scomparsa è stata un trauma, che tutti reputavano impossibile.

Tutti salvo la persona più analitica del circus, ovvero Prost, il suo nemico e poi, brevemente, amico.
Lui che aveva, rabbiosamente, affermato che Senna si sentisse invulnerabile e che non temesse di morire in pista (cosa che evidentemente lui temeva).

La differenza è tutta li:
Fino alla morte di Villeneuve, si era perfettamente consci che anche i migliori potevano morire: Ascari, Clark, Rindt, Peterson e poi Gilles.
Dopo di lui, la cieca fede nel progresso tecnologico ha fatto pensare che l'infausto destino fosse appannaggio di qualche sfigato con scarse capacità di guida o con vetture disastrate (si pensi a De Angelis, vittima di una vettura ritenuta troppo estrema).

La differenza è nella narrazione e nella grossa balla che ci si è detti, e che ci continuiamo a dire.

Anche oggi pensiamo di essere totalmente al sicuro, che Bianchi sia morto per una leggerezza sia ed una assurdità nei soccorsi, ma la verità è che finora è solo andata bene e, presto o tardi, arriverà nuovamente il conto da pagare.
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da Niki » 02/06/2024, 10:16

330tr ha scritto:Stavo ragionando su un'altra cosa.
Piccola ucronìa parallela.

Gran Premio d'Italia, Monza, 1985. Bolidi aerodinamici con alettoni deportanti, scocche in fibra di carbonio, con piccoli motori turbocompressi potentissimi.

Senna è in pole, davanti a Rosberg e Mansell.

Improvvisamente Emerson Fittipaldi compare in pista alla guida dell'arcaica Lancia D50, sventolando la bandiera italiana.
La folla si alza in piedi.
Il pilota, compiuti un paio di giri d'onore, si ferma, scende dalla vettura e si inginocchia.
È il trentennale della scomparsa di Alberto Ascari.
In televisione e sulle numerose riviste si continua a parlare dell'incidente e dell'assurda uscita di pista dell'indimenticato pilota...

1)Perché una cosa del genere non era pensabile all'epoca?
2) Quanto pare più lontano il bianco e nero del 1955 rispetto all'85 che il '94 a oggi????


Un paio di mesi fa ero sul treno regionale per andare al Moto Days che fanno vicino roma, in una cattedrale nel deserto. Poco prima che il treno si fermasse nelle varie stazioni c'era un annuncio che diceva "raccomandiamo i passeggeri di fare attenzione al marciapiede quando scendete dal treno" che tradotto suona: "dato che siete una massa di minorati dobbiamo dirve anche se, quando e come respirare".
Il tuo è un discorso che esula dallo sport e coinvolge l'intera società. Come mi pare di avere scritto altrove, siamo in pieno 1984, si ma di Orwell.
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