Intanto Binotto rivendica la scelta di richiamare Leclerc, affermando che è importante rischiare per ottenere risultati, sostanzialmente autoassolvedosi dopo questa enorme cappella immotivata.
Tuttavia dalle sue parole comprendiamo perfettamente le ragioni per cui la Ferrari non raggiungerà mai i risultati che raggiungono i team di tradizione inglese: a quanto pare a Maranello giocano azzardi basandosi o su calcoli teorici, od avendo un margine di riuscita troppo risicato, mentre altrove sono molto più pragmatici e corrono rischi solo quando si è davvero o disperati o quando hanno i numeri dalla loro.
Viene il dubbio quindi che certi risultati non siano stati il frutto di un lavoro ragionato e documentato, quanto piuttosto di azioni estreme che, a volte portano alla vittoria, ma tante altre portano a figure pessime.
Da qui il motore estremo che dura 3 gare (e corre oggi depotenziato).
Da qui la vettura che punta tutto sul carico ed ha una resistenza aerodinamica enorme.
Da qui scelte interpretative di regolamento spesso al di là del lecito.
Quando la congiuntura astrale (o caso) vuole che le cose vadano tutte bene allo stesso momento, allora arriva la vittoria, ma in altri casi, togli un solo elemento, od aggiungi una variabile, ed ecco che tutto va in malora.
Nel mentre la concorrenza analizza, studia testa e, quando sbaglia, ha addirittura la forza di fare cambiare le cose.
Su questo ultimo punto Binotto, dopo la debacle dei motori, si prende legnate sui denti anche per la questione del fondo flessibile.
La mia impressione è che qualcuno abbia analizzato e risolto il problema flessibilità, mentre altri non siano stati in grado per una cronica deficienza di mezzi...