Giusto per rinfrescare piacevolmente la memoria in questi giorni afosi.
Un'allegra storia italiana, in quel di Monza.
Nel frattempo le strutture, come da voi testimoniato, son fatiscenti e il fango, già protagonista assoluto negli anni '30 (come articolo che postai) continua a regnare.
Fango, parola chiave.
Così La Russa e la Brambilla hanno distrutto l'autodromo di Monzadi Alessandro Da Rold
5 Luglio 2012 - 06:26
Fiore all'occhiello dell'italianità nel mondo, il Gran Premio di Monza di Formula 1 rischia di scomparire per sempre nel 2013. Sotto i colpi della magistratura che indaga a tutto campo su una gestione opaca della Sias, (Società Incremento Automobilismo e Sport) che opera per conto dell'Aci di Milano. Già dilaniata dalle lotte intestine per il potere, iniziate con il commissariamento nel 2010 dell'allora ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla - che mantiene la sua presenza in Aci grazie al compagno Eros Maggioni - la corsa automobilistica quest’anno arriverà alla sua 83esima edizione il 9 settembre: potrebbe essere l'ultima.
La pressione è così alta che - negli ambienti che contano - qualcuno lo dà già alla sua ultima corsa: Roma e il nuovo circuito di Verona - Autodromo del Veneto - sarebbero pronti a prenderne lo scettro nel 2013. «Mi sembra un po’ esagerata come previsione», commenta il sindaco monzese Roberto Scanagatti. «Ci sono forti pressioni certo, ma io farò di tutto per impedire che ciò che emerge dall’inchiesta sull’autodromo metta a repentaglio il buon nome e gli interessi, anche economici, di Monza».
A problemi, infatti, continuano a sommarsi nuovi problemi. Dopo i casi di commissariamento del Tar dell’Aci Milano di inizio anno, la magistratura è di nuovo intervenuta per un’inchiesta sull’asfalto pericoloso del circuito. È la seconda volta che arrivano i magistrati in gara, nello specifico sulla parabolica, dopo i casi di biglietti venduti in nero e la gestione di appalti in modo poco trasparente: la prima indagine riguarda presunte false fatturazioni e turbativa d’asta per l’appalto della ristorazione interna.
Questa volta, invece, i pm monzesi indagano sulle bolle d'aria nell'asfalto che sarebbero state nascoste dalla direzione della pista. Lo sapevano, ma non hanno detto niente. A testimoniarlo, fior di intercettazioni ambientali, dove palesemente si sente nascondere il misfatto dai vertici del circuito. Cosa non da poco, perché con la loro condotta criminosa, il direttore Enrico Ferrari, Giorgio Beghella Bartoli, il direttore tecnico e Stefano Tremolada, responsabile tecnico della pista, avrebbero messo a repentaglio la vita dei piloti di superbike che hanno corso qui il 5 e 6 maggio.
In quella gara ci furono diverse cadute, «ma c'era anche molta pioggia», spiega chi conosce bene il settore. Forse le bolle non sono state decisive, ma resta un’ombra pesante, confermata dalle intercettazioni che hanno in mano i magistrati. E tra due mesi c'è il Gran Premio di Formula 1, con il rischio di uno scandalo internazionale, per la pericolosità della pista. A portare tutto all'attenzione della stampa è stato l'attuale presidente della Sias Piero Guaitamacchi, uno che ha fatto partire le indagini pure sui biglietti falsi a gennaio. Ma perché tutto questo attivismo da parte di un manager della Camera di Commercio, titolare di numerose aziende che variano dall'energia elettrica fino all'immobiliare?
Tutto ruota intorno alla sua possibile sostituzione (già oggi in teoria) dalla presidenza di Sias voluta dal presidente Aci Edoardo Valli. Ma pure per il cambio di vertici della stessa Aci MIlano, con la caduta rovinosa di Geronimo La Russa, figlio di Ignazio. A rimanere è stato solo il compagno della Brambilla, Eros Maggioni. Dopo le prime inchieste, infatti, il nuovo assetto dell'Aci ha deciso di rinnovare tutto il consiglio della Sias. Ma - data l'entrata degli stessi consiglieri - è stata una mossa, dicono i ben informati, fatta solo per mettere alla porta Guaitamacchi. Che ora sembra resistere, consegnando alla stampa le intercettazioni sull'inchiesta per le bolle d'aria sulla parabolica. E chissà cos altro ancora.
Valli dovrebbe sollevarlo oggi, consegnando le chiavi della Sias a Simonpaolo Buongiardino (ora vice presidente di Aci Milano). Ce la farà? Ma le nubi sono sempre più dense, anche perché l'ex capo della Sias, Giulio Fumagalli Romario ha fatto presente ai magistrati che già nel 2007 fu oggetto di minacce per alcuni appalti da 30 milioni di euro che poi gli costarono la poltrona. All'epoca in Sias c'era pure una vecchia conoscenza di regione Lombardia, travolta insieme al presidente Roberto Formigoni dalle indagini della magistratura milanese. Stiamo parlando di Massimo Ponzoni, ex assessore all'Ambiente, ora in carcere con l'accusa di concussione, corruzione, finanziamento illecito, bancarotta fraudolenta, pecultao e appropriazione indebita. Le indagini sono nate come uno stralcio dell'inchiesta 'Infinito' sulla 'ndrangheta diretta dal pm Ilda Boccassini. In questi giorni è in corso il processo.
Ma torniamo un attimo indietro. Chi ha voluto Guaitamacchi a capo della Sias? L'allora ministro per il Turismo Michela Vittoria Brambilla, che piazzò nel 2010 nel consiglio di amministazione di Aci, appunto pure il compagno Maggioni e il figlio di Ignazio La Russa, Geronimo. Era appunto il giro d’affari intorno al Gran Premio, tra appalti di ristorazione e manutenzione, comprese le sponsorizzazioni a fare gola. Il brand vale secondo la Camera di commercio di Monza e Brianza circa 4 miliardi di euro, in ascesa in vista dell'Expo 2015 di Milano.
Ma ora se tutto dovesse saltare cosa potrebbe succedere? La questione è intricata. Roma, che si appresta a sostituire Gianni Alemanno a sindaco nel 2013, è in stand by come ha detto in passato lo stesso Bernie Ecclestone, presidente della Formula One Management. Allo stesso tempo, avanza l'autodromo del Veneto «Motorcity» di Verona. Anche se pure qui si notano alcune problemache. Infatti, questo autodromo di 450 ettari, che sarà pronto nel 2013, è stato offerto in passato agli Emirati Arabi, ai cinesi, a diversi fondi d'investimento. Perfino, si sussurra a Gheddafi. Niente da fare. Manca, a quanto pare, circa 1 miliardo di euro che nessuno vuole sborsare. Eppure è lì. E il prossimo anno dovrebbe essere pronto.
«Confido nel lavoro degli inquirenti, che ringrazio, e mi aspetto dall’Automobil Club di Milano precise garanzie sul fatto che si stia facendo tutto quanto è necessario per assicurare lo svolgimento del Gp di settembre», conclude il sindaco di Monza Scanagatti. «In un momento di crisi la cosa più tragica sarebbe quella di perdere il Gran Premio di Monza», commenta l'onorevole della Lega Nord Paolo Grimoldi. da
https://www.linkiesta.it/it/article/2012/07/05/cosi-la-russa-e-la-brambilla-hanno-distrutto-lautodromo-di-monza/8071/