Escludo che Domenicali, molto apprezzato in Federazione e dai team inglesi, abbia deciso di cambiare perchè conscio dei suoi limiti e della incapacità a occuparsi della gestione di un Team.
Lui stesso non si vedeva in realtà sportive diverse dalla Ferrari e, potendo scegliere di lavorare per la FIA, decise di passare ad altro.
Del resto il motorsport non è il centro del mondo e passare ad incarichi di massimo livello in una importante realtà industriale, non può essere certo considerato un demansionamento o, diversamente, una conferma delle scarse capacità gestorie.
Io sinceramente non credo che abbia fatto male come lo si dipinge, ma sono convinto che non sia stato in grado di far valere il peso politico del suo team ove contava.
Ma anche qui...le responsabilità più grandi sono da ascrivere a Montezemolo, che troppo spesso è rimasto a guardare.
Se si deve fare un bilancio la gestione pre Alonso non è stata affatto malvagia con 3 titoli in 3 anni, molte vittorie e qualche ombra sulla improvvisa perdita di competitività di Raikkonen. Tengo però a precisare che non fu un errore, ad un certo punto, sostenere Massa che, è bene ricordarlo, avrebbe facilmente vinto il titolo se solo il motore non lo avesse abbandonato in Ungheria.
Per quanto attiene alla gestione Alonso, ebbe a dover arginare davvero troppe pressioni: un pilota che faceva valere il proprio status ed esageratamente critico col team, sponsor che pretendevano risultati e che spingevano perchè si assecondasse il pilota, la stampa che esaltava le vittorie del pilota a discapito delle prestazioni della vettura (cosa inaudita se si pensa al Vecchio) ed un presidente latitante, anche lui innamorato del pilota, cui ebbe a concedere davvero tutto.
Diciamo che ad un certo punto in Ferrari venne a mancare quella sinergia di intenti che fece la fortuna nell'era Schumacher.
Se Todt-Brawn-Byrne-Schumacher e Montezemolo remavano tutti nella stessa direzione (e tutti erano pesi massimi nel loro rispettivo ruolo), così non fu dal 2010 in avanti.
Montezemolo iniziò a latitare ed assecondò tante scelte dettate più dalla pancia che dalla ragione.
Domenicali si trovò a dover far da collante fra una presidenza assente, un pilota scontento, una seconda guida brutalizzata, tecnici in difficoltà e sponsor sempre presenti nei box.
Alonso, pur dando l'anima in pista, dopo il 2010 ebbe sempre a mostrare il suo palese scontento, pretendendo cambiamenti di uomini e di metodi, creando una situazione di instabilità.
Costa venne allontanato in malo modo, così come Dyer l'inverno precedente, lasciando tutto in mano a tecnici che, in precedenza, mai si erano occupati del progetto globale di una vettura.
Però non dimentichiamo una cosa nel giudizio del quinquennio Alonso: pilota e team fecero degli errori, questo è vero, ma spesso mancò quel briciolo di fortuna che fa la differenza fra un trionfo ed una cocente sconfitta.
Nel 2010 Alonso sarebbe stato campione senza la inopinata penalizzazione di Silverstone determinata dall'improvviso ritiro di Kubica, così come nel 2012 senza il folle incidente innescato da Grosjean (e aggiungerei anche alcuni sorpassi in regime di bandiere gialle effettuati da Vettel in Brasile).
Senza questi due episodi oggi parleremo di una storia diversa per cui, se davvero è il fato a definire una vittoria o una sconfitta, allora bisogna essere oggettivi e non definire fallimentare un'esperienza che avrebbe potuto portare in dote 5 titoli mondiali.
Perchè è vero che ci si ricorda solo dei vincitori, ma occorre anche tener conto che non tutti i perdenti sono uguali