8.
Passammo oltre il ponte, oltre una curva a gomito a destra e poi su uno dei tornanti laterali di Pescara verso la stazione, dove dovevamo girare di nuovo a destra. C'era un Gordini blu che stava svoltando dietro la curva, in quel mentre mi sono accorto che stavamo andando lunghi e con le ruote bloccate scivolammo dritti, sbattendo contro le balle di paglia. Ebbi appena il tempo di sperare che non ci fosse nulla di solido dietro il muro di balle quando l'aria si riempì di pagliuzze e ci trovammo sopra il marciapiede. Moss rapidamente infilò la prima e senza fermarsi guidò lungo il marciapiede, dietro le balle, finché non riuscì a ricadere oltre il marciapiede e a proseguire per la sua strada, sorpassando la Gordini nel mentre. Nel frattempo che le marce salivano lungo il rettilineo da Pescara, tenevo d'occhio il termometro della temperatura dell'acqua, perché quel botto sicuramente aveva deformato la parte anteriore della vettura, e poteva aver danneggiato il radiatore, o riempito la presa con la paglia, ma tutto sembrava a posto, la temperatura era ancora costante. Seguirono tre dossi completamente ciechi in rapida successione e li prendemmo a tutta velocità, con l'effetto di un otto volante alle giostre, e poi ci infilammo in strade tortuose lungo una valle brulla con le pareti rocciose, verso Popoli, dove un ponte Bailey è utilizzato ancora per attraversare un fiume. Lungo questa valle ebbi la strana visione di circa 50 monaci in tunica, con teste calve e lucenti, in piedi su un alto tumulo che ci salutavano facendo un baccano sufficiente a svegliare il diavolo in persona. Sulle montagne quindi, salimmo sui tornanti con quella bellissima tecnica di Moss che ho descritto due mesi fa in Motor Sport, e poi lungo quel peculiare altopiano deserto sulle montagne abbiamo tenuto la velocità massima per molti chilometri, a cui è seguita una strada tortuosa verso l'Aquila, dove sulla strada principale il punto di controllo lo prendemmo mentre eravamo ancora in movimento. Di certo non stavamo sprecando secondi e Moss stava guidando in modo assolutamente magnifico, sul limite dell'aderenza tutto il tempo, e più che non oltre il limite, guidando in quel margine stretto che si ha poco prima di avere un incidente se non hai l'abilità Moss, o quei pochi metri di terrore momentaneo che hai sul ghiaccio appena prima di finire nel fosso. Questa gestione magistrale non era un colpo di fortuna, lo stava facendo deliberatamente, la sua sensibilità straordianaria e i riflessi che gli permettono di avvicinarsi molto più al limite assoluto rispetto al pilota medio e molto al di là delle possibilità dei comuni mortali come voi o me.
Sulla strada per Roma abbiamo raggiunto un passaggio a livello che era stato considerato solo "irregolare" con la SL e piatto con la 220A, ma il tonfo risultante ci ha catapultato in alto dai nostri sedili nella corrente d'aria, e con un botto siamo atterrati di nuovo, quasi spezzandoci le spine dorsali, ma la sospensione Mercédès-Benz assorbì tutto senza protestare e senza alcun segno che qualcosa avesse "grattato" sotto con effetti deleteri. Questo genere di cose erano già accadute tre o quattro volte, perché la nostre note di strada non erano infallibili e sembrava incredibile che non si rompesse mai nulla sulla macchina. Sebbene occasionalmente vedessimo un treno che transitava in lontananza, non ci siamo mai imbattuti in passaggi a livello chiuso, anche se avremmo avuto un rimedio. In pratica, avevamo provato a sollevare la barriera, le sbarre italiane erano due lunghi pali che si abbassavano attraverso la strada e abbiamo scoperto che bastava allentare i cavi operativi per consentire alla macchina di essere guidata sotto il palo, con grande fastidio delle guardie ferroviarie. Tuttavia, questo non si è verificato e fino al controllo di Roma abbiamo avuto una corsa abbastanza lineare, con la grande soddisfazione del sorpasso su Maglioli poco dopo Rieti, il quale aveva subito un infortunio al braccio in allenamento, e l'auto non andava bene. Con un ghigno l'un l'altro ci siamo resi conto che uno dei nostri rivali invisibili era stato eliminato, ma avevamo ancora Taruffi dietro di noi, e senza dubbio molto meglio di noi come tempo, perché tutta questa strada era casa sua. Scollinando avevamo superato Musso che guidava una Maserati 2 litri e visto che avevamo calcolato come improbabile che lo avremmo beccato, se avessimo tenuto una media di 90 m.p.h. per tutta la gara, ci siamo resi conto che dovevamo star stabilendo una fantastica velocità da record, ma Taruffi era davanti a Pescara, la sua media doveva essere ancora più alta.
Le ultime sei miglia fino al controllo di Roma furono un incubo assoluto; non c'erano curve che necessitavano di segnali, e normalmente avremmo fatto 150-160 m.p.h., ma la folla di spettatori era così fitta che non riuscivamo a vedere la strada e con la superficie sconnessa Moss non osava guidare oltre 130 m.p.h. perché c'era a malapena spazio per due auto affiancate. Sembrava che tutta Roma fosse uscita a guardare la gara, e del tutto ignaro del pericolo di una macchina da corsa ad alta velocità. Mentre suonavo il clacson e lampeggiavo le luci, Moss faceva ondeggiare la macchina da un lato all'altro e questo aveva l'effetto di far arretrare frettolosamente quelli che si trovavano sul bordo, dandoci così un po' più di spazio. L'ultimo miglio nel controllo era organizzato meglio e potevo mostrare a Moss la scheda di controllo, puntare all'indietro sul serbatoio del carburante e anche sul disco in fibra collegato al piantone dello sterzo che doveva essere perforato a questo controllo. "Bang" sul cartello e ci infilammo nel pit della Mercédès-Benz e spegnemmo il motore; questa fu la nostra prima vera sosta da quando avevamo lasciato Brescia quasi 3 ore e mezzo prima, e la nostra velocità media fino a questo punto era di 107 m.p.h., la media a Pescara era di 118 m.p.h., causa della caduta della media la sezione montagnosa da lì a Roma.
Appena fermi Moss saltò fuori per sgranchirsi, sentii la macchina sollevarsi sui martinetti e sentii i dadi del mozzo posteriore che venivano battuti, il parabrezza fu pulito e una pioggia di acqua benvenuta mi spruzzò sopra, perché ero molto accaldato, molto stanco, molto sporco, unto e sudato e deve essere stato uno spettacolo orribile per gli spettatori. Il serbatoio del carburante veniva riempito, qualcuno mi porse un bicchiere di acqua minerale e un'arancia e mi offrì un vassoio di panini e torte, ma mi sentivo incapace di mangiare qualcosa di più solido di una fetta d'arancia. Una mano mi è comparsa davanti con un foglio di carta, l'afferrai e lessi "Moss, Taruffi, Herrman, Kling, Fangio" e i tempi hanno mostrato che avevamo un vantaggio di quasi due minuti. La macchina ricadde con un "bump" mentre veniva liberata dai martinetti, e con un salto Moss tornò al posto di guida e mentre eravamo sul tornante dopo il controllo riuscii a urlare nel suo orecchio "Primi di oltre un minuto su Taruffi "e poi il rumore dello scarico e del vento ha impedito ulteriori parole. Alla curva successiva vedemmo una Mercédès-Benz d'argento, numero 701, ben lontano dalla strada tra gli alberi e gravemente danneggiata. Sapevamo che era Kling e ci scambiammo facce lunghe l'un l'altro, chiedendoci quanto fosse gravemente ferito, ma questo non ebbe alcun effetto su Moss che iniziò a mostrare tutto ciò che sapeva nella sua guida, in questa sezione più difficile, mentre dovevo concentrarmi intensamente per dargli avvertimenti e segnali delle condizioni stradali che si stanno avvicinando, perché questa era davvero una sezione difficile per entrambi. Dopo Monterosi, facemmo un saluto alla stazione di servizio "Agip", dove avevamo avuto un incidente con pecore nelle prove, e poi passammo velocemente attraverso Viterbo, sbandando di qua e di là, andando oltre il ciglio in più occasioni di quanto possa ricordare, eppure per tutto il tempo mi sentivo completamente a mio agio tale fu la fiducia che Moss riponeva in me, e nelle curve non ho mai smesso di meravigliarmi del superbo giudizio con cui soppesava la massima velocità possibile a cui poteva andare, e fino a che punto poteva far scivolare l'auto senza entrare nel fossato o colpire un muro o una parete rocciosa. Ora c'era il rischio continuo di passare auto più lente, anche se è doveroso constatare che la maggior parte di esse diedero strada splendidamente, tenendo d'occhio lo specchietto. Subito dopo Acquapendente ho commesso il mio primo e unico errore nella navigazione, che non fu serio perché ora state leggendo queste parole; avendo appena dato l'avvertimento di una curva a destra molto difficile, ricevetti una pioggia di benzina sul collo e guardandomi intorno per vedere cos'era successo siamo arrivati ad un'altra curva simile, e persi il segnale. Fortunatamente Moss aveva riconosciuto la curva, perché conosceva molto bene molte parti del percorso, e dopo aver visto che la benzina veniva dal "filler" a causa di una risalita improvvisa, guardai indietro per vedere un'irata faccia di Moss che mi diceva cose molto colorite mostrandomi il pugno, per tutto il tempo in curva a una velocità fantastica. Quanto fosse grave l'eccesso di carburante non potevo saperlo, e poiché i tubi di scappamento erano sul lato della macchina, decisi che sarebbe andato tutto bene e non dissi nulla a Moss, poiché sembrava non aver ricevuto alcuno spruzzo. Per le successive 10 o 15 miglia ho ricevuto questo getto delicato di combustibile freddo, che raffrescava nell'enorme calura della cabina di guida, ma un po' preoccupato potesse peggiorare. Ci buttammo sul Passo Radicofani, e il modo in cui la macchina saltava e slittava mi avrebbe certamente spaventato se non avessi avuto già molta esperienza delle capacità e abilità di Stirling Moss; ma lì seduto mi sono divertito nella sensazione gloriosa dell'automobilismo dannatamente veloce.
Oltre la cima del passo sorpassammo un concorrente su una berlina, in una curva in discesa a destra seguita da una brusca curva a sinistra. Prima di farlo Moss aveva indicato verso la parte anteriore della macchina indicando che un freno stava cominciando ad attaccarsi occasionalmente, e questa era una di quelle. Senza alcun preavviso la macchina tendeva a girarsi e ci fu solo il tempo di pensare che proprio in quella parte desolata dell'Italia ci toccava schiantarci, quando capii che ci eravamo quasi fermati nel breve tratto della lunghezza della macchina e stavamo scivolando delicatamente dentro il fosso per atterrare con un "crunch" che ammaccò la coda. "Va tutto bene," pensai, "probabilmente potremmo spingerla fuori," e stavo per iniziare a scendere quando Moss innestò la prima e partimmo - senza dubbio un colpo di fortuna! Prima che potessimo puntare la macchina nella giusta direzione, dovemmo fare due manovre e mentre acceleravamo giù per la montagna, trafficai per rimettere il fermo di sicurezza della retromarcia sul "gear-gate", mentre ci facevamo la linguaccia l'un l'altro prendendoci in giro.