Cosa c’è dietro il probabile addio di Audi alle gare Endurance
OTTOBRE 17, 2016
Di Carlo Cavicchi
Da sempre, chi è appassionato di corse dovrebbe anche cercare di capire che cosa gira dietro i grossi investimenti dei costruttori che vi partecipano. Niente è mai casuale, e niente lo è anche quando i costruttori decidono di lasciare, e poco importa se negli anni in cui sono stati presenti hanno vinto molto oppure poco.
In questi giorni , per esempio, si accavallano le voce di un addio di Audi al Campionato del Mondo Endurance con la fine della prossima stagione. Una scelta che sarebbe a suo modo una bomba, dopo tantissime stagioni piene di successi, ma che autorizza diverse ipotesi. Vediamole.
L’arrivo della Porsche. Un Gruppo automobilistico, per quanto grande, difficilmente si può permettere per lungo tempo una costosissima competizione interna considerando un budget realistico dell’ordine, nel caso dell’Endurance, di 200 milioni di euro per marchio. Si potrà obiettare, allora, sul senso di mettere in pista le vetture di Stoccarda quando già c’erano quelle di Ingolstadt che dominavano la scena il largo e in lungo. Ma qui pare che sia stato il grande capo di tutto, Ferdinand Piech – capace di uscire di scena giusto in tempo per non essere nemmeno sfiorato dallo scandalo dei diesel fuori norma di un anno fa – a volere un ritorno delle Porsche che lui aveva guidato alla gloria negli anni del loro dominio territoriale. I bene informati giurano che tutto successe dopo la vittoria numero 13 dell’Audi, nel 2013, quando tutto lasciava immaginare che il record dei 16 successi di Porsche sarebbe stato superato nel breve periodo. Piech, cui l’Audi deve sempre tutto grazie a quella Quattro che fu tutta una sua invenzione, non poteva sopportare che la sua marca per eccellenza, la Porsche appunto, venisse superata.
I nuovi regolamenti. Altro motivo che potrebbe essere determinante è il cambio regolamentare che sarà introdotto nel 2018 e che imporrà alle vetture un aumento di energia sul giro fino a 10 megajoule dagli 8 attuali (per chi ne sa poco un joule è circa l’energia che serve per sollevare di un metro da terra una mela, ergo 10 megajoule è quella che servirebbe per sollevare 10 milioni di mele ogni giro…, perdonate l’esempio molto terra terra), una scelta che impone un lavoro di ricerca costosissimo per aggiungere sulle attuali R18 e-tron quattro un secondo sistema elettrico di recupero dell’energia.
Il dieselgate. Ma quello che sarebbe il vero motivo dell’addio, sono le conseguenze del clamoroso dieselgate che ha investito tutto il Gruppo Vw. Gli alti vertici della Holding tedesca giudicherebbero poco consigliabile far correre vetture al più alto livello con un motore a gasolio. Il recente annuncio di Vw di presentare da qui al 2025 più di 30 auto elettriche indica la nuova strada che è stata scelta per cercare di far dimenticare in fretta la pagina infelice legata ai motori fuori regola che hanno appannato in maniera travolgente l’immagine del Gruppo. Per questo adesso l’Audi si concentrerà sul programma ABT Schaeffler nella Formula E, e a noi appassionati non resterà che ricordare le grandi cavalcate della casa dei quattro anelli collegandoli agli anni più splendenti dei motori a gasolio, quando il mercato pareva non poter mai offrire niente di più vantaggioso per il guidatore di tutti i giorni.
Le pagine di storia si girano anche con le presenze nelle competizioni. Mai dimenticarlo.
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