Dopo i due mondiali vinti nel '50 e '51 con la 158 e la 159, l'Alfa Romeo ritirò le sue vetture dal campionato del mondo, creando un vuoto di partecipazione che fu ricucito dalla federazione ripiegando sull'utilizzo delle vetture della formula 2 per i campionati 1952 e 53, dominati dalla Ferrari 500 di Ascari.
Pochi sono a conoscenza che la mossa dell'Alfa Romeo veniva considerata solo una ritirata strategica e momentanea. Subodorata la fine del ciclo vincente delle vetture di concezione anteguerra e la necessità di convertire le vetture al motore aspirato, al Portello si stava studiando l'arma del rientro, programmato per il 1954, con una macchina sensazionale: l'Alfa Romeo 160.
Purtoppo la storia racconta che la concentrazione degli sforzi sulla produzione tarpò le ali al reparto corse, trasferendo tutte le energie nel progetto della Giulietta e bloccando il programma, ridotto alla fine alla realizzazione di un motore, realizzato solo nel 1955.
Ma il nostro inviato nel passato ci racconta una realtà ben diversa.
Come dimostrato dall'eccezionale ritrovamento delle immagini seguenti, sembrerebbe che il progetto non fosse stato accantonato, tutt'altro; parrebbe infatti che già nel 1952 fosse in fase avanzata, e addirittura fosse stato allestito un incredibile prototipo ibrido a tempo di record.
Il motore, un rivoluzionario 12 cilindri a V piatto 2,5 litri da oltre 290 cavalli, era collocato subito davanti il serbatoio, e il pilota era collocato dietro cambio e differenziale, a sbalzo, oltre l'asse delle ruote posteriori; la trazione era su tutte e quattro le ruote. L'immagine seguente, ripresa durante un collaudo segreto, è emblematica.
Alla guida era stato richiamato per l'occasione nientemeno che il Maestro, Juan Manuel Fangio, per dare un'indicazione sulla bontà del progetto e le possibilità di sviluppo. Purtoppo le prime impressioni furono tutt'altro che positive; Fangio trovò la vettura semplicemente inguidabile, e pare che i tempi registrati fossero altissimi, nonostante la bontà del motore, molto potente, la teorica ottima distribuzione dei pesi con il serbatoio al centro della vettura, e l'altezza ridotta del baricentro, grazie al motore piatto e al pilota collocato in basso. Il responso negativo dell'argentino fu confermato da Sanesi, il collaudatore-pilota, e la vettura sperimentale fu accantonata definitivamente. Ma la storia non finisce ancora qui. I tecnici del Portello non si erano arresi, e spronati dai suggerimenti di Fangio avevano segretamente rivoluzionato la vettura, in maniera sorprendente. Fangio si lamentava principalmente della difficoltà di guida, legata al posizionamento così arretrato, che rendeva la guida esageratamente sensibile ad ogni minimo movimento della vettura, inducendo il pilota ad alleggerire anche quando, teoricamente, poteva avere buon margine di manovra.
E così si spiega l'ultima straordinaria immagine fattaci pervenire dal nostro inviato, che riprende un test improvvisato davanti ad uno sparuto pubblico di attoniti milanesi in una via periferica; la vettura, rinominata "160 b", dai tecnici ribattezzata poi affettuosamente "160 Multipla" appare praticamente ribaltata.
Il motore è ora dietro, e il pilota sta dove sta tutt'ora, davanti, oltre il serbatoio; solo la posizione di guida appare tutt'altro che rilassata, col pilota rannicchiato nell'esiguo spazio a lui riservato, pericolosamente a sbalzo oltre l'asse anteriore. Altro particolare innovativo è il radiatore, precedentemente davanti, viene sdoppiato e posizionato ai lati del serbatoio, esattamente come nelle vetture attuali. Qui la storia diventa leggenda; i dirigenti impongono lo stop definitivo al programma e il fantastico prototipo bifronte sparisce per sempre, svanendo come fosse solo vissuto nell'immaginazione di un appassionato con troppa fantasia...