Lorenzo BANDINI

Aneddoti, immagini, informazioni inerenti le vecchie stagioni

da leon_90 » 28/02/2015, 16:39

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da avvocato » 28/02/2015, 17:02

Faccio una brevissima considerazione: la Ferrari 312 nel triennio 1967-1969 ha vinto un solo GP e poi in condizioni anche parecchio rocambolesche (Francia 1968).
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da sundance76 » 28/02/2015, 17:03

leon_90 ha scritto:Aspetta Sun, la BT20 esordì in Francia '66 proprio con Hulme. Ora sto ricontrollando la bibliografia.

Non avevo torto a dire che la 24 sostiuisce la 20, ricordavo bene. Sinceramente sto andando in confusione.


Ho soltanto detto che a Monaco la vincitrice fu la BT20, che era una specie di BT19 modificata. La BT24 cominciò a vincere, se non erro, al GP di Francia '67.

La BT20 era un telaio usato quasi sempre da Hulme durante il '66, e da Jack nel finale di stagione.
"Chi cerca di conoscere il passato capirà sempre meglio degli altri il presente e il futuro, e non soltanto nel nostro piccolo mondo di effimere quanto amate frenesie corsaiole." G. C.

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da sundance76 » 28/02/2015, 17:09

avvocato ha scritto:Faccio una brevissima considerazione: la Ferrari 312 nel triennio 1967-1969 ha vinto un solo GP e poi in condizioni anche parecchio rocambolesche (Francia 1968).


Beh, nel '67 la Ferrari perse subito Bandini e Parkes, correndo poi col solo Amon.

Nel '68 se non erro la 312 partì otto volte in prima fila, e a volte la vittoria sfuggì in "condizioni rocambolesche" (vedi Amon in Canada, dopo 71 giri dominati, o Jarama, per il famoso fusibile della pompa-benzina). Ma i piazzamenti da podio e il fatto che a tre gare dal termine Ickx fosse a soli tre punti dalla vetta, dimostrano una sicura consistenza.

Nel '69 la vettura era al suo quarto anno di gare, e invero nella prima metà dell'anno non andò neppure malissimo (a Barcellona Amon era ormai avviato alla vittoria, prima del solito ritiro, e a Monaco si ritirò in 2° posizione, oltre al podio olandese).
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da Powerslide » 28/02/2015, 22:03

Come ricordo personale di un ragazzo che allora si preparava per l'esame di maturità e viveva di automobilismo, Beatles e gnocca (molto sognata e poco ottenuta), fu 1966 l'anno dell'illusione di "ti piace vincere facile" pre la Ferrari.
Caspita, sembrava che il cambio di regolamento fosse stato fatto per lei: il 3 litri e il frazionamento 250 riportava alla mente trionfi nel Mondiale Marche e gli altri sembravano molto in ritardo nell'approntare i nuovi motori.
Anche l'inizio della stagione sembrava confermare le aspettative. Poi la sfortuna di Reims e la manifesta consistenza della Brabham e del suo sconosciuto propulsore.
Il 1967 nasceva sotto la spinta della galoppata di Monza col nuovo 36 valvole e nella speranza che la sfortuna avesse voltato le spalle.
Si andavano comunque a sfidare i campioni della precedente stagione e mi suona veramente strano apprendere tanta fiducia in una stagione in discesa.
Portare lo spumante era normale (sapeste quante volte è rimasto nelle casse), mentre i discorsi trionfalistici sembrano in ritardo di 12 mesi.
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da leon_90 » 28/02/2015, 22:39

Power di fronte alla tua testimonianza diretta faccio ovviamente un passo indietro. Mi permetto solo di dire che, per quanto ne so, le speranze in una vittoria del campionato erano parecchio (ma parecchio) alte prima di Monaco. Dopo subirono una bella battuta d'arresto per poi capitolare spettacolarmente in Belgio.

Il campionato cominciato con estrema diffidenza, seppur fiducia nei mezzi e piloti, era il '68 (ripeto, per quanto ne sappia)
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da Powerslide » 28/02/2015, 23:20

Certo che c'era fiducia nel 1967, ma la stagione per la Ferrari cominciò e finì a Monaco: i 3 piloti che si alternarono nei restanti gp non avevano, per ragioni differenti, la possibilità di poter battere la concorrenza.
L'avvento del DFV aveva poi fatto capire che l'asticella si era alzata di molto. Solo dei problemi di gioventù legati alla cascata d'ingrannaggi della distribuione avevano permesso il secondo titolo alla Brabham-Repco.

L'anno dopo bravo Ickx e brava la Ferrari a tenere botta quasi fino alla fine, a dimostrazione che la 312 era ancora una buona macchina.
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da jackyickx » 01/03/2015, 22:34

Questa è la foto che mi è sta inviata. Riporto testualmente il commento di Cesare Martinengo: "Come puoi vedere la foto è assai sfuocata, e questo si spiega dal fatto che Lorenzo in quel momento (la foto è stata scattata pochissimo prima dell'incidente, quindi vicino all'80° giro) transitava inusualmente sotto i box e fuori traiettoria."

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da duvel » 01/03/2015, 22:45

Grazie JackyIckx
se passa fuori traiettoria il passaggio potrebbe coincidere con uno dei problemi patiti al Gasometro di cui si è parlato
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da avvocato » 02/03/2015, 8:35

- segue - III° e ultima parte

Al via del mossiere, il boato della muta dei bolidi, mischiato alle urla degli spettatori, squarciò il golfo. La Ferrari con Bandini al termine del primo giro era nettamente in testa. Poi al secondo giro con l’olio di Brabham tutto divenne più confuso e le posizioni cambiarono. Io, che ero molto indaffarato con la mia telecamera, faticai a seguire l’evoluzione della gara, poi le posizioni si stabilizzarono con Hulme primo e Bandini secondo.

Certo è che allora vedere le Ferrari correre a Montecarlo era come vedere un cavallo imbizzarrito in mezzo ad un labirinto in miniatura. Si vedeva che era un guidare contro natura, la Ferrari era infinitamente più nervosa delle macchine inglesi, molto più agili e con un motore adatto per Montecarlo. Le inglesi erano sguscianti all’ingresso ed all’uscita di ogni curva, con le Ferrari era tutto diverso, molto complesso, titanico.
Hulme e compagnia buttavano la macchina in ogni tornante senza timore di perderne il controllo, Bandini e Amon si vedeva a occhio nudo che dovevano centellinare la traiettoria ogni volta, con un’attenzione ed un impegno ben maggiori dei rivali.

Arrivati circa a metà gara, decidemmo di scendere e di trovare un nuovo luogo per vedere la corsa da una diversa prospettiva.
Scendemmo, e per quanto ci potesse essere consentito di camminare, ci indirizzammo verso le tribune del porto, dove negli anni dopo sarebbero state costruite le Piscine. Eravamo quindi circa a metà del rettilineo che univa il Tabaccaio al Gasometro, e salimmo su questa tribuna dove c’era qualche posto libero.

Io d’istinto puntai la telecamera verso la chicane e cominciai a filmare.

Era tutto molto lineare, le posizioni erano cristallizzate, la giornata era lucente, e io ero felice di essere a Montecarlo.

Pensavo a questo, quando all’ingresso della chicane all’improvviso comparve come una palla di cannone, ad una velocita molto più elevata degli altri concorrenti, una vettura rossa. Subito, davanti al mio obiettivo, mi accecò un lampo di fuoco, la Ferrari in ribaltamento, il tutto accompagnato da un ripetuto sinistro metallico rumore di impatto.
Poi quel lugubre fumo nero cominciò ad alzarsi stagliandosi vero l’alto. Tutti cominciarono ad urlare “E’ Bandini! E’ Bandini”, vedevamo che il fuoco non si attenuava, le persone in chicane brulicavano di terrore. Ma era un terrore anche nostro che eravamo distanti, quella visione di morte si era propagata per tutto il circuito: chi non poteva vedere direttamente la chicane guardava chi era in grado di farlo, percepiva la nostra angoscia e ne riceveva in cambio una angoscia ancora maggiore. Ogni gesto era amplificato dal circuito stretto, dalle strade strette, dall’essere tutti pigiati l’uno contro l’altro, e la nostra ansia era anche per noi stessi che, per un riflesso condizionato dal nostro egoismo, pensavamo “che succederà ora, di altro, e a noi?”.

Qualche attimo dopo la batteria della telecamera si esaurì e impiegai qualche minuto per ricaricarla con la manovella, e ripresi a filmare la scena dell’incidente con il fumo che era intanto divenuto di colore biancastro per l’utilizzo degli estinguenti che comunque non avevano spento il fuoco sulle balle di paglia e sulla Ferrari.
Lo speaker dagli altoparlanti parlava in maniera concitata, non ricordo cosa dicesse, ma noi avemmo da subito la sensazione di assistere a qualcosa di veramente tragico, che poi ci riguardava direttamente in quanto italiani, testimoni di un dramma, solo italiano, che riguardava un pilota italiano su una vettura italiana...
Ovunque, nel circuito l’atmosfera divenne lugubre con quell’ansia che prese ad attanagliare tutti, ed io a pensare, a guardarmi intorno: “Vengo fino qui, a Montecarlo, a vedere un uomo morire?”.
Sapevamo bene che allora su queste vetture con il fuoco non c’erano speranze, sapevamo già, senza sapere nulla, solo con la visione dal vivo della scena, che Lorenzo era morto.

Al termine del G.P. entrammo sulla pista e ci dirigemmo a piedi verso la maledetta chicane, teatro di devastazione, parti di asfalto sciolto dal calore, odore di bruciato insistente, balle di paglia gettate in mare, quel colore bianco per terra in contrasto con il nero scuro della pista, la Ferrari bruciata. Nessuno parlava.
Salimmo subito dopo sulle nostre macchine per il ritorno a Torino. Eravamo affranti, e sulle strade c’era il traffico del rientro. Dopo circa una decina di minuti di viaggio, davanti a noi compare una vettura, credo una Giardinetta con targa straniera, con adesivo AUS sul posteriore. Io guardo al suo interno, era Jack Brabham che alla guida usciva da Montecarlo.
Poco dopo, per la stanchezza con la mia scassata MG tamponai anche la 500 del mio amico che mi precedeva. Riuscimmo comunque a riprendere la marcia, e fummo a Torino verso la mezzanotte del 7 maggio, distrutti di fatica e di dolore.

Qualche giorno dopo nel rivedere i fotogrammi del mio film, mi accorgo dell’importanza di ciò che ho filmato e mi reco presso la sede RAI di Torino a chiedere loro se può interessare il mio filmato.
La risposta è che a loro non interessa nulla.
Me ne ritorno a casa e penso: “maledetta Montecarlo!”. Mi veniva solo da piangere, poi pensai a Lorenzo e, in suo ricordo, non lo feci più.


Mia nota finale
Ringrazio Antonio Lojacono per i dettagli quel 7 maggio 1967, per la squisita gentilezza e la pazienza dimostratami.

Dopo avere trascritto i dettagli di quel giorno, mentre scrivevo e rielaboravo, chiudevo sempre gli occhi, realizzavo di essere lì, in un totale processo di immedesimazione. Ho immaginato che cosa avrei pensato in quel giorno, in quegli attimi concitati e ho cercato di trascendere il mio presente con quel momento passato, portando me stesso a Montecarlo, il 7 maggio 1967.

Fate conto che ci fosse, con loro tre, una quarta persona invisibile, una sorta di vostro inviato sul campo.
Ebbene sì, lo ammetto, tranne i dettagli strettamente tecnici, il particolare da inchiesta, parecchio sentimento è stato il mio, e quindi anche il vostro.
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da sundance76 » 02/03/2015, 9:56

Da brivido. Sento gli echi dei motori spandersi sul lungomare, il caldo del sole, le gomme roventi, il sudore...
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da 330tr » 02/03/2015, 9:56

Ho provato a non commuovermi, ma non ce l'ho fatta.

Grazie mille, al sig. Lojacono per averci prestato un po' della sua memoria, e ad avvocato, per la splendida opera di recupero e trascrizione di questa testimonianza infinitamente importante.
:clap:

Seguiranno considerazioni..
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da Powerslide » 02/03/2015, 12:22

E' strano: leggo un racconto di cui già conosco la fine e, ciò nonostante, mi viene la pelle d'oca.

Il rumore dell'incidente .... non ci avevo mai pensato .... non ci penso mai.

Gli sguardi di chi non può vedere che cerca una risposta negli occhi di chi invece vede. Terribile.

Una tragedia tutta italiana .... un sentimento perso nella globalizzazione, ma all'epoca ben presente.

Un servizio pubblico, la RAI, già allora inefficiente e spocchioso.

Grazie Antonio e grazie avvocato
:clap: :clap: :clap:
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da jackyickx » 02/03/2015, 14:13

Racconto bellissimo e commovente. Grazie ad Antonio Lojacono e ad avvocato per quanto ci hanno regalato.
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da leon_90 » 02/03/2015, 19:49

Grazie, mille volte grazie :)
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