Grazie Sunny,
leggerò volentieri questa "cronaca interpretata" delle polemiche/discussioni/dissapori fra quelli che erano un autentico poker d'assi del giornalismo sportivo italiano del dopoguerra.
Il mio preferito, per motivi stilistici, era e resta il gran Giuan, ma il più lucido nell'analizzare (a priori, perché dopo è molto più facile...) il calcio era senz'altro Gualtiero Zanetti. Ghirelli e Palumbo - "i napoletani" come li chiamava Brera - erano altrettanto bravi (consiglio a tutti la "Storia del calcio italiano" di Ghirelli, un piccolo capolavoro).
Ghirelli era molto acuto, sottile addirittura in certe finezze che spesso sfuggivano invece a Palumbo e allo stesso Brera ed aveva una grande preparazione extracalcistica (quasi come Brera, ma senza eccedere nell'etnologia...) tant'è che sarebbe stato capo Ufficio Stampa (o come si chiama) nientemeno che del Presidente Pertini.
Detto questo è altrettanto vero che erano, oltre che grandi giornalisti, immensi personaggi. Si schierarono, io penso solo all'inizio istintivamente su i due fronti contrapposti quelli di "difensivismo" e "offensivismo" quanto mai strumentali e strumentalizzati e che avevano come alfieri, da una parte Viani e Rocco e dall'altra Fulvio Bernardini. Brera scelse Rocco per imporre la sua visione di gioco che era quella dell'Uruguay del '50 e '54 ed è per questo che "el Paròn" divenne (ed è rimasto) l'icona del deprecato "catenaccio". Un'ingiustizia incredibile per un allenatore che vinse una finale di Coppa Campioni schierando insieme Hamrin, Sormani, Rivera e Prati ! Discutibile anche l'etichetta di "offensivista" affibbiata a Bernardini la cui Fiorentina aveva nella difesa il punto di forza e che poi vinse lo spareggio Bologna-Inter schierando un terzino, Capra, al posto del bomber Pascutti e mandando in confusione Herrera. Ma tant'è, la vis-polemica funziona solo se gli schieramenti sono netti e le posizioni tutt'altro che sfumate. E allora Nord contro Sud, attacco contro difesa, e vai così che vai bene. Naturalmente, prima o poi la faccenda avrebbe toccato i calciatori e toccò al più bravo, Rivera, che Brera a mio avviso per convenienza) scelse come avversario. Tutto cominciò in una partita delle qualificazioni Mondiali del '66, un'Italia-Polonia finita 6-1 (mi pare) al termine della quale Rivera sottolineò come il povero Picchi si fosse limitato a prendere freddo nella desertificata metà campo difensiva dell'Italia capace di dominare a suo piacimento. Da allora i due schieramenti battagliarono senza esclusione di colpi. Per i Mondiali di Londra ebbe la meglio la "scuola napoletana" che sosteneva Fabbri e impose la difesa del Bologna invece di quella dell'Inter , nel '70 ci fu la rivincità dei difensivisti che fecero fuori Rivera cui pilatescamente Valcareggi concesse la staffetta. Comunque sia, nel bene, ma soprattutto nel male, questi giornalisti, autentici titani, mi mancano. Tanto.