da sundance76 » 02/02/2015, 18:12
Dopo il saluto di Penny al Monte, rimaniamo in tema.
Il famoso navigatore Piero Sodano, scrisse questo articolo nel 1991 per il ventesimo anniversario del suo primo Rallye Monte Carlo.
Adesso sono passati altri 24 anni. E il racconto è sempre bellissimo.
Buona lettura!!
VINTAGE
Vent'anni fa partivo con “Fox” Barbasio per il mio primo Rallye di Montecarlo.
Vent'anni fa, gli organizzatori pensavano che il rallye fosse una roba da uomini duri, per cui si partiva da Marrakech, si viaggiava per due notti e due giorni, si dormicchiava una notte a Monaco, si ripartiva all'alba per il “commun” (due giorni e una notte) e, quando ci si ritrovava sul lungomare, restava appena da fare la notte del Turini che, da sola, valeva un San Martino di Castrozza; praticamente, in cinque giorni, si era fatto un Campionato Italiano.
Vent'anni fa gli avversari avevano nomi da Valhalla: Makinen, Mikkola, Aaltonen,Andersson, Toivonen, Waldegaard, Blomqvist (però, quanti ce ne sono ancora!) avevano tute di pelle d'orso e caschi con le corna.
Poi c'era l'Armée francese: Therier, Ragnotti, Nicolas, Andruet, Piot, colle piume alla moschettiera e l'accento al fondo, ma noi curavamo soprattutto quelli di casa: la Famiglia Fiattaglia dei Paganelli, dei Bisulli buonanima, dei Verini, dei Trombotto, perché é tra parenti che ci si fanno i dispetti più belli.
Vent'anni fa le macchine si chiamavano Fulvia, Alpine, Escort, Mini (la domenica alle corse, il lunedì al mercato) Porsche,Centoventiquattro, Saab, Citroen e 200 cavalli erano un miraggio.
Peri motori era lavoro di raschietto e blu di prussia e, per alleggerirle, si toglievano le maniglie degli alzacristalli, la moquette, il riscaldamento, così io sopra la tuta mi mettevo il montone.
Ad accudirle c'era una banda di fenomeni: il Topone, Scintilla, Don Vito Tufaralle, Fraboni, Noviello Martellogrosso, Agelao, Gegé, Stoccola ed altri che ricorda solo la memoria del cuore; imbrancati dal povero Gino, vagavano per il mondo dei rallies in tute dai colori e dalle fogge più disparate, su di una miscela di furgoni improbabili più una Flavia ai limiti della sopportazione. Leggendo mappe del tesoro,domandando alle spose e annusando l'aria, si sparpagliavano lungo il percorso, ma ci trovavano quasi sempre ed i miracoli erano routine.
Vent'anni fa il road-book si chiamava “radar” e bisognava farselo seguendole cartine; così le ubicazioni dei Controlli restavano sul vago e in gara li potevi trovare ovunque: nella sagrestia, nel bar, nel fienile, in casa del cugino del cronometrista; situazioni che, se eri in ritardo (e si era in ritardo) aggiungevano una certa suspence.
Vent'anni fa all'assistenza alimentare ci si pensava da soli, portandosi in macchina briciole di Plasmon e cioccolata molle (per anni ho creduto che si chiamasse fondente perchè si scioglieva). Ogni tanto apparivano “le mogli”: Ariella, Dede e Franca, con leccornie inimmaginabili come panini al latte, focaccia di Recco e Ciocorì,però il controllo era tirato e si lasciava tutto lì.
Ci si drogava, lo confesso: con ettolitri di caffé o di the molto zuccherato e, i più raffinati, con delle pastiglie svizzere al mirtillo che, si diceva, riposavano la vista; di sicuro facevano fare una bella pipì viola. Un altro bel sistema per andare più forte erano le arance, se rotolavano sotto il pedale del freno.
Avevamo anche il “Dottore”, ma era laureato in Economia e Commercio e, se attacchiamo con questa storia, non ci basta tutta la rivista.
Vent'anni fa le gomme erano le Pirelli, anzi Pirally e la scelta era facile:c'erano le Bollo Bianco, le Bollo Rosso e le Cienne 36, più le Cienne “Cesare”, una delle tante magie di quello di prima. Se c'era tanta neve (e allora ce n'era) si montavano le Hakkapeliitta,se si riusciva a dire il nome, oppure le Santamaria Goodrich, che erano ruote da bicicletta in marmo, con 500 chiodi da 7 millimetri e mezzo e tritavano il ghiaccio come una granita, ma i semiassi diventavano come treccine.
Una caratteristica comune a tutte, era di mancare dove servivano ed in trincea, a moltiplicare pani e pesci, c'erano Gariboldi e Franco (di cognome).
Vent'anni fa partivamo per Montecarlo con in macchina le catene, una matassa di filo di ferro (tenero) una serie di placchette freni, un barattolo di Turafalle (il composto che tappa i buchi nei radiatori) il Vim per la frizione ed un thermos di caffé che al primo salto si rompeva e, per tutta la gara, la macchina sembrava il bar della stazione.
Vent'anni fa Fox ed io, con Sandro, Amilcare, Marietto e Bernacca, eravamo la Squadra Corse HF ed andavamo a combattere i Vichinghi ed i Moschettieri con le nostre Fulvia rosse, che davanti avevano scritto LANCIA – ITALIA; solo un anno e Munari sarebbe diventato “il Drago”, avrebbe vinto il Montecarlo, dando il via ad un'altra era e Francesca Fiorio avrebbe declamato: “......per l'Alpine son solo beffe...e champagne per l'accaeffe!”.
Vent'anni fa....e sembra ieri.
"Chi cerca di conoscere il passato capirà sempre meglio degli altri il presente e il futuro, e non soltanto nel nostro piccolo mondo di effimere quanto amate frenesie corsaiole." G. C.
https://www.youtube.com/watch?v=ygd67cDAmDI