L'incidente di Von Trips

Aneddoti, immagini, informazioni inerenti le vecchie stagioni

da groovestar » 13/10/2013, 10:01

Ot
Anche John Lydon doveva prendere quel volo :(
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da TANAO 73 » 22/08/2014, 19:25

Avevo anche scovato questo "ineditissimo"video dell'incidente fatale di Von Trips filmato da uno spettatore che fu colpito dalla vettura del tedesco.
:o :o :o :o :o :o

https://www.youtube.com/watch?v=NX_IZwC4kLc
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da 330tr » 22/08/2014, 20:58

TANAO 73 ha scritto:Avevo anche scovato questo "ineditissimo"video dell'incidente fatale di Von Trips filmato da uno spettatore che fu colpito dalla vettura del tedesco.
:o :o :o :o :o :o

https://www.youtube.com/watch?v=NX_IZwC4kLc


Riporto l'articolo che fa riferimento alle immagini (e a qualche fotogramma precedente)
Tratto dal sito http://www.gianniroghi.it

ECCO LA VERITÀ SULLA TRAGEDIA DI MONZA


Il documento cinematografico che pubblichiamo stabilisce cinque verità principali: 1. Non si è trattato di tamponamento, ma di agganciamento con le due ruote. 2. Non si può parlare di colpa di Clark, ma nemmeno di colpa di von Trips. 3. Le vittime fra il pubblico furono uccise dalle ruote anteriori della Ferrari capovolta. 4. Von Trips tentò di gettarsi fuori quando capì che la macchina si rovesciava. 5. Nessuna delle vittime dietro la rete si rese conto che stava per morire.


Paolo Sciacca, laureando in geologia, è vivo per miracolo: l’ultimo fotogramma del suo film 8 millimetri mostra il bolide di von Trips a quattro metri, lanciato a quasi duecento all’ora verso la faccia di chi guarda. Paolo Sciacca aveva il piede destro sul paraurti di una Seicento, il sinistro puntato nella rete metallica di protezione. Proteso in avanti, con l’occhio nel mirino della cinepresa, non ebbe il tempo neppure di capire ciò che succedeva. La sequenza del film dura poco meno di tre secondi. Da quando la Ferrari schizza fuori strada a quando si avventa sulla folla, intercorre meno di un secondo. Paolo Sciacca non ha avuto il tempo di togliere la cinepresa dal volto, di fare un gesto di difesa. Si è trovato scaraventato al di là della Seicento, ferito alla testa e alla gamba sinistra, per fortuna leggermente. Dopo una notte all’ospedale di Monza gli fu concesso di tornare alla sua casa di Bergamo.

L’Europeo ha cercato e ottenuto questo film. In esso c’è la verità della tragedia accaduta a Monza, c’è la risposta a tutti gli interrogativi che erano rimasti in sospeso, o ai quali avevamo cercato di rispondere attraverso la forzatamente incompleta documentazione fotografica e televisiva. Guardiamolo insieme.

Siamo al secondo giro, al secondo passaggio delle macchine sul rettifilo che porta alla curva di Vedano, quella che era la “curva in porfido” del circuito stradale. Le macchine corrono a poco più di duecento chilometri all’ora. I piloti devono ora dare un colpo di freno, passare dalla quarta alla terza, allargare e stringere per tagliare la curva, che è lunga e insidiosa.

Passano in testa tre Ferrari: Hill, Ginther e Rodriguez. Poco dietro Rodriguez è la Cooper di Brabham, ma non nella scia delle Ferrari, bensì spostata verso l’interno, (C’è una ragione, in questa posizione di Brabham, e la vedremo). Staccata di alcune decine di metri è la Ferrari di von Trips. Per quanto distanziata, essa segue la linea ideale di corsa delle tre Ferrari che la precedono. Incollata dietro, la Lotus di Clark. Ma leggermente spostata verso l’“esterno”. Ultimo del gruppo di testa, a una trentina di metri dalla coda di Clark, Baghetti sulla quinta Ferrari.

Le tre Ferrari di testa e Brabham filano verso la curva. Ecco il momento di von Trips e di Clark. Ancora un secondo per vivere.

La Ferrari di Trips comincia ad allargare. Non è un movimento brusco. Trips, cioè, comincia a prepararsi alla curva. È molto probabile che tocchi già il freno. Clark è con mezza macchina più all’esterno di lui. Ma una frazione di secondo fa era “dietro” la coda di Trips; ora le sue ruote anteriori sono all’altezza di quelle posteriori della Ferrari. È molto probabile che Clark non abbia ancora toccato il freno. Comunque ha guadagnato un metro e mezzo circa alla Ferrari che sta allargando, e che così gli taglia la strada. La ruota posteriore sinistra della Ferrari aggancia la ruota anteriore destra della Lotus.

Le due macchine agganciate procedono per un breve tratto zigzagando, poi la Ferrari fa perno sulla ruota posteriore sinistra, si mette di traverso davanti al muso della Lotus, e col muso proprio punta verso il prato. Liberata, la Lotus continua in testacoda per suo conto.

La Ferrari va in dérapage contro il terrapieno. A un certo punto della sua corsa, quando sta per raggiungere la sommità del rialzo di terra e la rete di protezione, inizia il movimento di capovolta. È a questo punto che Wolfgang von Trips cerca di buttarsi fuori. In un centesimo di secondo ha capito che la macchina cappotta.

La Ferrari “capovolta” rade col muso la rete di protezione. Il pilota, mezzo fuori col busto, striscia col capo sul pendio del terrapieno. Il film finisce qui. La tragedia è stata seguita fino all’ultimo atto, le mani dell’operatore non hanno avuto tempo di tremare.

Torniamo dunque indietro e cerchiamo di capire, perché molte cose sono da restituire alla verità.

Nella sequenza dei fotogrammi risulta chiaro che von Trips ha allargato. Jim Clark infatti dichiarò che la Ferrari gli aveva improvvisamente tagliato la strada, e che lui non aveva potuto scansarlo sia per la rapidità e l’imprevedibilità della mossa di Trips, sia per trovarsi lui stesso quasi al limite esterno della pista. Clark ha detto la verità, ma non tutta la verità.

Von Trips ha allargato non d’improvviso né bruscamente, ma regolarmente per disporsi a prendere la curva sul fondo del rettifilo. Una manovra normale, da manuale, che Clark poteva e doveva prevedere. Von Trips, se si vuole, avrebbe a sua volta dovuto prevedere che la sua mossa avrebbe messo in difficoltà chi lo seguiva così da vicino. Clark, infatti, per ovviare allo svantaggio della minore velocità della Lotus nei confronti della Ferrari, si faceva “tagliare l’aria” da Trips.



UN SORPASSO ASSURDO

Trips ha agito regolarmente, ma come se si trovasse solo, non tallonato da Clark. Clark non ha previsto né intuito a tempo la manovra di Trips. Probabilmente ha frenato con un ritardo di un centesimo di secondo. Troppo tardi: si è trovato agganciato. È inutile, quindi, discorrere di colpa dell’uno o dell’altro. Infinitesimi errori di valutazione, quando si gira sui centesimi di secondo, non sono colpe, ma soltanto errori. O diciamo pure fatalità.

Hanno sbagliato un pilota quasi campione del mondo, noto fra tutti i colleghi “formula uno” per la correttezza nella vita e in pista, e un pilota più giovane di dieci anni, sicuro, valoroso e cavalleresco egli pure. Von Trips e Clark erano buoni amici, non li divideva nessuna rivalità personale. Pochi attimi prima di salire sulle vetture allineate alla partenza li vedemmo discorrere insieme, a tu per tu, come compagni di scuola.

Si è detto (e pare che Clark avvalorasse in un primo tempo questa tesi) che l’inglese fosse in procinto di superare al largo von Trips, e che quest’ultimo avesse reagito stringendolo verso il bordo della pista. Ciò è estremamente improbabile, per non dire assurdo. I piloti da Gran Premio si ritrovano insieme quasi ogni domenica per ogni stagione di corse, sono come attori di una medesima compagnia: il reciproco rispetto è anche un calcolo per non farsi nemici.

Assurda inoltre la pretesa velleità di un sorpasso al largo. La Lotus è meno veloce della Ferrari, non può superarla in rettifilo. Deve tentare di farlo in curva. Ma non già all’esterno, bensì all’interno. Ecco perché Brabham si tiene all’interno del rettifilo. Ritardando la frenata, cercherà di guadagnare terreno all’entrata e di tagliare all’interno della curva le Ferrari che gli stanno davanti. Così ha fatto proprio Clark al giro precedente, alla medesima curva di Vedano: ha tagliato la curva all’interno, superando le quattro Ferrari. Una manovra perfetta, regolare. Le Ferrari lo hanno rimangiato all’uscita.

Dunque è proprio la posizione “larga” di Clark che smentisce il preteso tentativo di sorpasso. A parte il fatto che nemmeno al diavolo riuscirebbe di superare una Ferrari con una macchina di prestazioni inferiori girando all’esterno di una curva difficile come quella di Vedano: dovrebbe sparare infatti una velocità fuori da ogni limite di tenuta.

Non si è trattato di un semplice tamponamento, come è stato ripetutamente riferito, ma di un vero e proprio agganciamento. Alla Ferrari, dopo che si fu osservata la carcassa della macchina, lo si era già sospettato. Una ruota dentro l’altra. È per questo che le due vetture percorrono un certo tratto come legate insieme (e sull’asfalto si vedono ancora le tracce di tutti e otto i pneumatici). Poi la Ferrari si libera, fa perno e si proietta in avanti di traverso. Se la Ferrari roteasse in testacoda, von Trips si salverebbe come si salverà Clark. Invece consuma l’energia di inerzia in linea quasi retta. La Lotus, più fortunata, esaurisce la forza d’inerzia facendo la trottola. Non si capovolge nemmeno. Il pilota uscirà indenne.

Quando la Ferrari mette il muso sull’erba, von Trips si butta sotto col busto, nasconde la testa contro il volante. La macchina, infatti, non può più venire guidata, parte in dérapage. Il profilo del terrapieno fa con il prato un angolo troppo ampio perché il radiatore vi si incastri: il bolide risale il breve pendio, sempre tuttavia in dérapage, non in linea retta. I1 terrapieno assolve dunque in qualche modo alla sua funzione. Se il suo profilo fosse stato ad angolo retto, è probabile che tra gli spettatori non vi sarebbe stato un ferito. Così, invece, si limita a proiettare in alto la vettura, impedendole di entrare nella folla; quando poi la vettura ritoccherà terra sarà ancora il pendio del terrapieno a ributtarla in pista.



LE FERITE DI TRIPS

La Ferrari tende ora a capovolgersi. È terribile osservare al rallentatore gli ultimi decimi di secondo di von Trips. Egli capisce di colpo, con i riflessi del grande pilota, quello che sta per succedere, e si divincola nell’abitacolo per uscirne. Nelle vetture di “formula uno” il pilota sta quasi sdraiato: per introdursi nel posto-guida occorrono alcune contorsioni. Von Trips, inoltre, è alto un metro e novanta. Ciò nonostante, forse aiutato dalla inclinazione della macchina, lotta e quasi riesce a farcela. Ma nell’ultimo fotogramma c’è la morte. La macchina è con le ruote in aria, von Trips di sotto, fuori per metà. La testa sbatte strisciando sul suolo.

Il corpo del barone di Colonia non era maciullato, come si disse. La macchina non lo aveva schiacciato. Era morto per la frattura di alcune vertebre cervicali; inoltre presentava la frattura esposta di un omero e segni di compressione toracica (non “sfondamento”). Sulla parte destra del viso, un ematoma, ma senza ferite. Si pensò dunque che fosse stato scaraventato fuori dalla vettura quasi subito, e che si fosse fratturata la cervice battendo il capo sull’asfalto. Il film dello studente di Bergamo mostra invece il pilota ancora all’interno della vettura quando già essa si capovolge per la prima volta, pur senza toccare terra. È in questo attimo, infatti, che von Trips verrà scaraventato via. Ma il destino ha già chiuso la partita.

La prima vittima della folla, una ragazza, ebbe la testa spiccata dal busto. Le altre presentarono traumi da “corpo contundente” al capo e al torace. Non furono le lamiere della macchina a compiere la strage, ma le ruote anteriori.



DUE ERRORI SOMMATI

La Ferrari, in quell’attimo volava in dérapage, capovolta. Poi la vettura batté sul bordo in pendio del terrapieno, fu rigettata verso la pista, fece due altre capovolte e si schiantò sull’asfalto. È facile capire, attraverso l’esperienza del nostro studente, che nessuna delle vittime poté accorgersi di morire.

Conclusioni? Due. Né Clark né von Trips possono venire accusati d’imperizia o di avventatezza. Due piccoli errori di ciascuno si sono sommati incontrandosi al medesimo istante, dando così inizio a una catena di fenomeni non più controllabili. È interessante leggere una frase scritta da Mike Hawthorn a proposito della sciagura di Le Mans: “...alle velocità raggiungibili dalle macchine dei nostri tempi, su un circuito veloce, mentre il cervello afferra l’insorgere del pericolo, decide quali misure prendere e trasmette gli impulsi relativi alle mani e ai piedi del pilota, un incidente di entità anche non grandissima può provocare una reazione a catena che porta alla catastrofe; questo a meno che il circuito non disponga di adeguate misure di sicurezza”.

Ecco perciò la seconda conclusione: anche il circuito di Monza ha dimostrato di non disporre ovunque di queste adeguate misure. Tuttavia occorre dire che non era facile prevedere una tale “reazione a catena”, in un punto del percorso teoricamente “tranquillo”, dove cioè le macchine rallentano per puntare verso l’interno, e non verso l’esterno. Verso l’interno era stato disposto il doppio reticolato (non essendovi terrapieno); verso l’esterno, il terrapieno e il reticolato semplice. Nessun esperto, nessun tecnico aveva trovato da criticare.

Da ciò, se vogliamo, può essere tratta anche una terza conclusione: un circuito automobilistico non potrà mai garantire la sicurezza assoluta. Basta pensare alla vulnerabilità dei box, o alle imprevedibili traiettorie di corpi lanciati a trecento all’ora.

Il film che L’Europeo presenta oggi ai suoi lettori, scegliendo i più importanti fotogrammi sul totale di sessanta, insieme agli ultimi quattro estremamente drammatici, è stato studiato a lungo dai tecnici della Polizia stradale incaricati dalla magistratura per l’inchiesta. La Polizia stradale ha inoltre eseguito numerosi rilievi sul posto. I risultati dell’inchiesta saranno resi noti fra un certo tempo. Questo film, in ogni caso, dice quasi tutto. Enzo Ferrari, il suo ingegnere progettista Chiti, il direttore sportivo Tavoni, subito dopo la corsa, da numerosi fattori (le macchine, il corpo di Trips, il punto dell’incidente e così via) avevano tratto una loro versione privata. Noi potemmo ascoltarla. Questa pellicola ne conferma l’esattezza.


Rimando anche al thread apposito sull'incidente

http://www.gpx.it/forum/viewtopic.php?f=2&t=3183
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da TANAO 73 » 22/08/2014, 22:40

Grazie 330tr!!!!!!!!!!!!
:clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap:
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da bibo » 15/10/2017, 23:55

Scusate ma già da qualche giorno sto rigirando come un calzino tutto il sito gpx non solo il forum, alla ricerca di un articolo (abbastanza lungo) che narra minuziosamente (forse è un pezzo estratto da un libro, sinceramente non ricordo) del fine settimana di Monza 1961. Io ricordo di averlo letto qui su gpx, certo è passato qualche anno, ma penso che la memoria non mi inganna. Purtroppo cerca e ricerca non lo riesco a trovare...me lo sarò sognato? Potete aiutarmi, o quanto meno confermarmi che non me lo sono sognato per davvero :?: Confido nei "vecchi" esperti del forum che ringrazio in anticipo.
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da sundance76 » 16/10/2017, 0:43

Deve essere l'articolo di Roghi su "L'Europeo" dal titolo "Morte sulla curva".
"Chi cerca di conoscere il passato capirà sempre meglio degli altri il presente e il futuro, e non soltanto nel nostro piccolo mondo di effimere quanto amate frenesie corsaiole." G. C.

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da Powerslide » 16/10/2017, 17:45

bibo ha scritto:Scusate ma già da qualche giorno sto rigirando come un calzino tutto il sito gpx non solo il forum, alla ricerca di un articolo (abbastanza lungo) che narra minuziosamente (forse è un pezzo estratto da un libro, sinceramente non ricordo) del fine settimana di Monza 1961. Io ricordo di averlo letto qui su gpx, certo è passato qualche anno, ma penso che la memoria non mi inganna. Purtroppo cerca e ricerca non lo riesco a trovare...me lo sarò sognato? Potete aiutarmi, o quanto meno confermarmi che non me lo sono sognato per davvero :?: Confido nei "vecchi" esperti del forum che ringrazio in anticipo.


Credo di averlo postato io un po' di anni fa. Forse era solo il link perché era un pezzo trovato in rete.
Il problema è che non ritrovo dove lo avevo salvato (sempre che lo avessi fatto) :oops: :oops: :oops:
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da bibo » 17/10/2017, 0:37

Comunque grazie almeno ricordavo bene.
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da sundance76 » 17/10/2017, 9:14

Se l'articolo è proprio quello di Gianni Roghi, allora eccolo qui, l'ho scannerizzato stamane (per mancanza di tempo ho scansionato solo il testo, senza le pagine con le foto in bianco e nero dell'incidente, già note, e quelle dei piloti che parlano ai box).

Se invece l'articolo era un altro, dobbiamo capire qual è.
Allegati
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da bibo » 18/10/2017, 0:28

Grazie Sun lo cercavo da tempo, mi era rimasto nella memoria e avevo proprio voglia di rileggerlo.
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da sundance76 » 18/10/2017, 13:14

bibo ha scritto:Grazie Sun lo cercavo da tempo, mi era rimasto nella memoria e avevo proprio voglia di rileggerlo.


Figurati, sono contento di aver azzeccato l'articolo giusto.
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da groovestar » 18/10/2017, 19:07

che brutto incidente
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da duvel » 18/10/2017, 20:09

Non ricordavo di averlo mai letto. Grazie infinite
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