Baldi ha scritto:Powerslide ha scritto:Mi viene spontanea una domanda: il Procuratore Capo di Genova ha affermato, dopo neppure 12 ore dal crollo e senza verifica scientifica alcuna, che non si è trattato di fatalità, ma di responsabilità umana. O ha delle evidenze che tiene nascoste o crede che una laurea in giurisprudenza lo renda un tecnico.
Perchè potrebbe essersi trattato di una fatalità?
Che genere di fatalità?
E quindi mi chiedo: che genere di fatalità potrebbe essere mai stata?
Faccio due esempi.
Il primo riguarda una cosa che non è fatalità, ma su cui si può riflettere.
Il ponte, molto probabilmente le funi di ferro all'interno dei tiranti, degli stralli, erano consumate. Il passaggio di un numero di autoveicoli molto maggiore a quanto preventivato in sede di progetto aveva accelerato la "fatica" del materiale. Queste funi però sono ricoperte dal cemento e non esistono tutt'ora metodi o attrezzature per misurarne lo stato di salute.
Che fare? Certo, chiudere il ponte per un limitato spazio di tempo, non più di una settimana, e fare dei prelievi sufficientemente invasivi.
Non so quanto l'avrebbero fatto a fronte di un rischio tutto da dimostrare.
Il secondo invece sarebbe proprio una fatalità.
Quel giorno tirava un forte vento (circa 35 nodi) che certamente faceva oscillare il ponte.
Contemporaneamente questi era investito da una marea d'acqua che oscillava con lui.
Ad un certo punto la quantità d'acqua che aderiva alla struttura si distaccava mutando così la massa vibrante di svariate tonnellate.
Ora ovviamente la struttura doveva cambiare la frequenza d'oscillazione, passandone molte, prima di ritrovare un equilibrio dinamico.
Se in questa fase incappava nella "sua" frequenza di risonanza il cedimento strutturale diveniva molto probabile.
Dico ciò senza voler assolutamente credere che quanto ipotizzato sia veramente accaduto, ma solo per dimostrare che a volte potrebbero esistere molte cause che al momento vengono trascurate.