Quando ero un ragazzino ogni situazione era buona per mettermi dietro a un volante. Non avendo ancora l'età mi accontentavo delle macchine elettriche di un Luna Park. Non gli autoscontri, ma le autopiste, quelle dove la corrente si prendeva da liste di metallo che separavano le assi di legno in cui era fatto il tracciato. Questo poteva essere un ovale oppure, meraviglia, un otto con salita e discesa. Il trucco consisteva nel tenere il pattino sempre su una delle liste metalliche e così riuscivo a prendere una velocità tale da superare le altre macchine e a vincere gl'immaginari Gp cui partecipavo.
Questo i primi anni, poi, arrivato a 14 o giù di lì, mi accorsi che sfruttando la mia abilità riuscivo ad infilare il muso del bolide all'interno di chi mi precedeva proprio all'inizio d'una curva e, se la macchina era portata da una ragazzina, farla girare in testacoda
Era un sistema infallibile per attaccar discorso con l'altro sesso
Mi piaceva tutto di quel gioco tanto da salirvi e divertirmi anche, confesso, a patente conseguita
Una cosa però detestavo: il rumore stridente del motore elettrico in accelerazione e poi cigolante in rilascio
Ma è possibile che debba oggi ritrovarlo in F1 e nei cameracar di Le Mans?