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da Powerslide » 22/02/2017, 18:18

Rivedendo alcune immagini della 400 Superamerica, anche a me è tornata in mente la cromatura. L'ho sembre detestata, si vede che la vecchiaia fa cambiare i gusti.
Per la 812 la immaginavo però davanti al radiatore al posto della griglia a nido d'ape.
Mi son messo perciò ad osservare fotografie della 599 per vedere quante strisce avesse prima di diventare GTO
Intanto è curioso notare come la distribuzione delle prese d'aria tra 599 e 812 sia identica, una centrale per il radiatore e due laterali per i freni, con l'unica differenza che sulla 599 si sviluppano su un solo piano.
La 599 comunque ha 3 tre strisce orizzontali e 5 verticali.
Qualche ora dopo sono tornato sulle immagini della 599 per sincerarmi se il contorno fosse cromato, nero o del colore della carrozzeria. Ho guardato e con grossa sorpresa mi sono accortp che le strisce orizzontali erano adesso 2 e quelle verticali 4. Mi ci è voluto un po' di tempo per capire che le 3/5 fiossero quelle del modello base e 2/4 quelle del HGTE
Questa scommetto che non la sanno nemmeno a Maranello :D
A proposito, se 330tr se la sente mi piacerebbe vedere una 812 con la tipica griglia Ferrari al posto di quella a nido d'ape. Cromata ovviamente 8-)
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da 330tr » 23/02/2017, 18:24

Appena avrò 1 sec volentieri!
Navigando sul sito ufficiale ho visto il lato B...ho avuto subito un'impressione spiacevole. Sembra un'accozzaglia malriuscita di pezzi...
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Ok i doppi fari tondi, ma la vecchia al confronto era 2 gradini sopra, altra classe

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da Powerslide » 23/02/2017, 18:40

Molto dipende dal gioco di luci ed ombre creato dagli scassi più profondi,
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piuttasco non capisco perchè colorare il bel carbonio a vista dell'estrattore. :snooty:
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da 330tr » 24/02/2017, 23:01

Griglia. Cattiva.
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da sundance76 » 24/02/2017, 23:09

Così mi piace molto.
"Chi cerca di conoscere il passato capirà sempre meglio degli altri il presente e il futuro, e non soltanto nel nostro piccolo mondo di effimere quanto amate frenesie corsaiole." G. C.

https://www.youtube.com/watch?v=ygd67cDAmDI
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da Powerslide » 24/02/2017, 23:11

Io la preferisco. Voi?

Grazie 330 :clap: bellissima esecuzione.
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da echoes » 25/02/2017, 0:53

molto meglio
"E' l'eterno e sempre presente pericolo della morte a rendere sublimi le corse automobilistiche" (S. Moss)
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da luigi_1111 » 25/02/2017, 8:57

Ok. Approvo.
Visto che l'ho ordinata, quando mi arriverà la farò modificare così!
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da Powerslide » 08/03/2017, 18:45

A Ginevra la Ferrari ha esposto due 812 superfast una rossa con la colorazione del muso che già conosciamo, l'altra grigio metallizzato. E quardate su questa che split di colori ha usato:


812s.jpg
812s.jpg (106.72 KiB) Osservato 8188 volte


E adesso guardate questa gialla in allestimento, guardate il colore dell'estrattore:

812y.jpg
812y.jpg (100.75 KiB) Osservato 8188 volte


Se adesso compare quella con la griglia cromata sapremo chi erano gli hachers che gironzolavano per il nostro sito :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:
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da 330tr » 08/03/2017, 21:16

Oh...my.... :shock: :shock: :shock:

Power, ammettilo: non hai mai lasciato Maranello.
Sei tutt'ora a capo del reparto produzione e ci usi come "cavie"!!!! :mrgreen:
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da leon_90 » 08/03/2017, 22:29

È @330tr che precorre i tempi :D bellissima!
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da duvel » 19/04/2017, 20:29

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da Baldi » 20/04/2017, 12:14

duvel ha scritto:http://www.autoscout24.it/auto/10-auto-del-passato-oggi-piu-ricercate/

la "riscossa" delle incomprese 8-)



Beh... A parte la Lancia Gamma, l'Alfa 6, L'Argenta e la Renault 6... approvo.




Che dire della Renault 8 allora??? :D
che nella versione "base" era e resta bruttina...
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Ma nella versione "cattiva" è assolutamente "baciocca"!!! :shock: :D :shock: :D :clap:
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...ma direi non sia nemmeno una novità :-)
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da 330tr » 22/07/2017, 10:39

Metto qui anche se forse merita un topic apposito.
La F40 spiegata dal suo "papà", l'ing. Materazzi.



@power:
(pur sapendo che non ami la macchina) mi piacerebbe avere una tua opinione..grazie!
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da Powerslide » 22/07/2017, 15:37

330tr ha scritto:@power:
(pur sapendo che non ami la macchina) mi piacerebbe avere una tua opinione..grazie!



Non è che non ami la F40, probabilmente capitò in uno dei momenti più bui della mia vita a Maranello.
Da anni aspettavo un bel 12 centrale, magari con un telaio, non dico in fibra, ma almeno in oneycomb di alluminio con un pizzico di carbonio o kevlar e ti ritrovo il solito tubolare, impreziosito da pannelli in fibra che a me sapevano tanto di presa per i fondelli, con un 8 turbo con 7.7 di compressione. Con questo non voglio disprezzare il lavoro di Materazzi, troppo simpatico per farlo anche se a volte un po' sopra le righe, ma si vede che la macchina è stata concepita in fretta e furia senza alcuna ricerca di modernità.
E poi erano proprio tempi brutti: il Vecchio che bussava alle porte del paradiso e che, soprattutto, non comandava più a casa sua. Troppe ingerenze piovevano da Torino.
Tempi talmente brutti che addirittura mi ero dimenticato di aver provato la F40 nell'estate dell'87: un giro, uno solo, a Fiorano andando a spasso. Ricordo solo l'impossibilità di capire dove finisse il muso, la completa cecità posteriore e la durezza della frizione.
Poi il tempo passa e le priorità mutano.
Nell'ottobre del 2013 ho avuto modo di posare nuovamente le terga su una F40. Lo scrissi a Baldi ed ora ho ritrovato il racconto di quell'esoperienza. Eccolo.

Qualche mese fa in occasione del mio compleanno ricevo una telefonata d'auguri. E' Giulio, caporeparto alla Ferrari ormai in pensione. Aveva sempre lavorato al settore GT, all'epoca non così staccato dal reparto corse, e tra noi c'era stato subito un buon rapporto grazie alla sua innata simpatia, condita da una notevole professionalità. Vi assicuro che vedergli assemblare un motore era uno spettacolo fantastico: mille trucchi, mille accortezze che a scuola non insegnano.
Nei primi mesi mi aveva fatto un po' da chioccia evitandomi magre figure con i meccanici del mio reparto ed insegnandomi come trattarli e motivarli. Non è poco, anzi è una delle cose più importanti per formare una squadra e gliene sono sempre stato grato.
Come spesso accade, una volta pensionato aveva aperto un'officina specializzata in assistenza alle vetture del Cavallino. Ora il tutto è passato in mano al figlio, ma la sua discreta supervisione non manca mai.
"Ingegnere, mio figlio ha appena finito il restauro di una F40, perchè non viene a trovarci?"
"Perchè no. Giulio, le va bene dopodomani che sono in zona?" e così è stato.
Ho sempre avuto sentimenti contrastanti per la F40: da una parte il rispetto per l'ultima creatura del Drake, dall'altra quel V8 biturbo che non condividevo. Da una parte quella linea, almeno per me, affascinante, dall'altra quel solito telaio in tubi mascherati con qualche foglio di carbonio.
L'officina è linda e ben attrezzata, molto più di quanto la ricordassi una decina d'anni fa. Merito dei giovani. Ed è proprio Mauro, il figlio, a fare gli onori di casa. Se pensate che il nome non sia prettamente casuale siete nel giusto.
"Mammamia Mauro, quanto tempo! Ma quanti anni hai?"
"35 ingegnere" - fa lui quasi con aria di scusa.
Mi guardo intorno e vedo che le macchine del Cavallino sono in netta minoranza rispetto al passato: una 550, una 275 una 355 e un Testarossa. Sui ponti però ci sono un paio di Impreza Wrc in assetto gara ed altre macchine prettamente stradali. Nel piazzale davanti all'ingresso avevo già visto diverse vetture normali, normalissime, in attesa di essere acquistate di seconda mano.
Mauro mi legge nel pensiero:
"Adesso ho un socio che ha una piccola scuderia rally e se le prepara qui e poi ci occupiamo anche di usato di qualunque tipo e qualunque marca. Al babbo è dispiaciuto, ma non si può vivere di sole Ferrari e supersportive. Di questi tempi occorre arrangiarsi con tutto."
"Non c'è mica da vergognarsi, l'importante è tenere duro sperando che prima o poi finisca. Giulio se ne farà una ragione." - e gli passo una mano sulla spalla.
"Guardi - e mi porta davanti alla vetrata che da sul piazzale - Le vede queste due?"
Una Mercedes 500 S e una Audi RS6 sono in bella mostra sotto un gazebo.
"La Mecedes - continua lui - è pure una 4Matic e l'Audi monta il V10. Hanno 4 anni di vita e 30-40000 km.Il proprietario della Mercedes in un anno ha dimezzato la richiesta portandola a livello di una Giulietta Gpl, ma nessuno la compra per colpa del superbollo. A quello dell'Audi ho chiesto di venirsela a riprendere perchè mi porta via solo spazio: da 80 era sceso a 45 ma è una battaglia persa! Sono riusciti a bloccare un mercato fiorente confondendo il valore d'acquisto con quello dell'usato! E poi - ed intanto mi sposta verso quell'angolo d'officina un po' nascosto che da direttamente verso l'uscita - a questa fanno pagare 30 euro di bollo e vale 500.000 a regalarla!!"
Condivido in pieno il pensiero di Mauro, ma non faccio in tempo a rispondere perchè all'improvviso la vedo.
La F40 fa bella mostra di sè, completamente ricostruita dopo un brutto botto in Germania, come mi viene spiegato.
"Ha visto che bel lavoro ha fatto mio figlio? - è arrivato Giulio, qualche chilo in più e qualche capello in meno con più sale che pepe - Se avesse visto il rottame che ci hanno portato: una pugnalata allo stomaco!"
Ci salutiamo stringendoci la mano, ma avremmo voglia di abbracciarci perchè i ricordi restano eccome.
"L'abbiamo messa con le ruote a terra solo ieri!" - dice Mauro con gli occhi che brillano e così dicendo apre la portiera e mi fa segno di salire.
E' una prima serie, non catalitica, ma in allestimento stradale con l'interno portiere in carbonio nero e non in kevlar rosso e i vetri discendenti a manovella. Il sedile di guida ha la stoffa strappata sul bordo sinistro e l'imbottitura fa capolino.
Mi ci ero seduto a Fiorano l'anno della sua nascita, da fermo, così, tanto per vedere l'effetto che fa. Ricordo che salirci non era stato particolarmente agevole, ma nulla di tragico, mentre l'uscirne in modo congruo un po' più complicato. Però sono passati 26 anni e temo, a ragione, che muscoli e giunture, le mie, risentano del tempo.
Mi lascio scivolare al posto di guida e mi stupisco di come ci riesco ancora con relativa agilità. Per abitudine regolo la posizione del sedile avanzandolo finchè a gamba non del tutto stesa la frizione sia a fondo corsa, poi metto le mani sul volante ad ore dodici: tutto ok perchè le spalle non si staccano dallo schienale.
Cosa ci sia davanti resta un mistero, ma questo lo ricordavo, e quel po' di muso che si potrebbe intravedere è coperto dal labbro del cofano che s'inarca a schermare il tergi. Inutile allungare il collo: dopo due dita si è già a soffitto.
Mi volto e penso che un parcheggio in retro sarebbe una vera roulette russa: non si vede assolutamente nulla dell'ingombro della coda. Aggiusto il retrovisore e qualcosa nei miei ricordi non quadra.
"Avete cambiato il lunotto?" - faccio con voce dubbiosa.
"No, ingegnere. Forse lei ricorda quello dei primi cinque prototipi che era liscio con solo due bande laterali di fessure. Le preserie, quelle che avevano 5 feritoie sui supporti dell'alettone e non 4 come poi è stato." - mi risponde Giulio.
Faccio sì con la testa, ma non l'avevo mai notato. Quest'uomo ricorda particolari incredibili!
Riprovo a schiacciare la frizione: durissima. Provo ad inserire la seconda e poi la terza, ma non vogliono saperne di entrare.
Mauro se ne accorge e subito dice:
"Dobbiamo ancora regolare la tiranteria, come detto è la prima volta che la mettiamo a terra." - faccio sì con la testa - "Andiamo a fare un giro, la prego!"
"Certo!" - faccio io e mi accingo a scendere.
"No, no, guidi lei!"
"Grazie Mauro, ma non ci penso neppure. Meglio se guidi tu."
Apro la portiera tirando un cavo che tanto mi ricorda quello delle prime Mini ed ora comincia il difficile. Il pannello in fibra è un bel po' più alto del sedile e il piede sinistro deve arrivare ad apporgiarsi al suolo che sembra, ed è, molto distante. Potrei forse appoggiarlo sul brancardo, ma temo di fare danni (non so in che materiale sia fatto e mi vergogno troppo a chiederlo). Dopo la gamba, fuori la testa, appoggio la mano sul telaio e faccio ricorso a tutte le mie energie per uscire nel modo meno goffo possibile. La cosa mi riesce alla seconda spinta (sembra un parto), ma subito sento una pugnalata all'inguine destro. Non è uno stiramento grave, ma per qualche giorno soffrirò e zoppicherò.
26 anni sono tanti, mi dico, e li maledico per essere passati così in fretta. E pensare che a 40 mi credevo già vecchio. Ragazzi, non commettete questo stesso mio errore! Fidatevi, ve lo dice uno di 66!
Giro attorno e mi sposto dal lato passeggiero. Mi lascio scivolare dentro e recupero la gamba destra afferrandola per la coscia mentre l'inguine mi fa vedere le stelle.
Armeggio con le cinture a 4 punti. Che culo, sono regolate per la mia taglia che supera di poco il metro e settanta, ma è la decina di chili messi su negli ultimi due anni, e tutti nel giro vita, ad infastidirmi. Mi riprometto per l'ennesima volta di camminare almeno una mezz'ora al giorno, poi giro il manettino del mio cervello in modalità race e mi accoccolo nel sedile. Probabilmente ho quella espressione demenzial-godereccia che mi accompagna da quando, bambino, mi capitava di sedermi davanti su una macchina che mi piaceva (praticamente tutte).
Mauro accende il motore che parte al secondo tentativo, poi tocca un pulsante o una leva, non ho visto, e sento la vettura sollevarsi di qualche centimetro.
"E' per non rischiare di toccare sullo scivolo. Questa ha ancora il comando manuale, nella seconda serie è automatico quando si è sotto i 20 all'ora, ma io la preferisco così. Sa, per un tornante stretto in salita o ..... ". Lo interrompo facendo sì con la testa: mai saputo che l'F40 avesse un congegno di sollevamento, ma mi guardo bene dal farglielo sapere.
Infilata la prima, ovviamente in basso a sinistra, la vettura si avvia con la frizione che strappa e saltella.
"Vediamo di darle una regolata." - faccio arricciando le labbra.
"Certo, certo - fa lui - come le dicevo è il primo giorno ... " ecc.ecc.
Passato lo scivolo la macchina torna ad acquattarsi (ed anche stavolta mi sfugge cosa Mauro abbia toccato).
Facciamo passare due macchine e partiamo (la frizione strappa ancora). Il rumore all'interno è già notevole e i finestrini aperti non aiutano, ma neppure peggiorano di molto una situazione già drammatica.
Anche in movimento la seconda s'impunta ed occorre violentarla perchè s'innesti.
Percorriamo quasi un chilometro a 2500 giri per scaldare l'olio, poi giriamo a destra per prendere una specie di tangenziale che ha il pregio di non essere mai frequentata (cosa l'avranno costruita a fare?).
Nel frattempo mi son guardato attorno: è la macchina più spartana ed essenziale che si sia mai vista, perfino le due manopole del condizionatore, indispensabile, sono ridotte ai minimi termini.
Guardo Mauro e mi accorgo che ha il volante sterzato di un buon 30° a sinistra, lui se ne accorge e stacca le mani:
"Non tira a destra - infatti la macchina procede diritta - è solo che abbiamo montato il volante storto!" - e sorride mentre arrossisce sotto le lentiggini.
Guardo davanti: l'unica cosa che vedo è una macchina a mezzo chilometro di distanza. Mauro sale lentamente di giri, poi affonda il piede.
So che le parole che sto per dire sono le stesse che amano ripetere tutti i giornalisti che provano una supercar, ma vi giuro che sono vere.
Un secondo di turbo-lag poi si entra in un'altra dimensione: la testa mi schizza indietro (solo l'alto schienale salva le mie povere cervicali), le ruote cominciano a pattinare e continuano a farlo anche in terza. La macchina che prima era quasi all'orizzonte si sta avvicinando ad una velocità esponenziale. Mauro si attacca ai freni: l'anteriore destro fischia forte, ma quello che impressiona sono gli scoppi assordanti che escono dagli scarichi.
"Volevo farle provare la spinta dei turbo! Che motore avete fatto!" - non ho il coraggio di dirgli che io non centro nulla e che, anzi, a livello meccanico quel motore mi schifava con i suoi miseri 7.7 di compressione.
"E' più facile perderla sul dritto che non in curva!" - grido per farmi sentire.
"Vero - grida lui - finchè le gomme non son calde si pattina anche per tutta la terza e scarta un attimo anche quando s'infila la quarta. Il fatto è che non si riesce mai a mandarle veramente in temperatura." E sorride.
Comincio a sentire caldo, e non è per l'adrenalina, e mi allungo per regolare il pomello del condizionatore.
"Non l'ho ancora montato" - fa Mauro ed io scuoto la testa con aria di commiserazione e sorrido.
"E poi - continua - papà mi ha detto che lei l'aveva fatto smontare dal suo 308". Ride: "Com'era la storia: 5 cavali in più e 30 chili in meno?"
"Errore di gioventù" - bofonchio e intanto lo fulmino con lo sguardo.
"Quali sono i problemi maggiori che hai incontrato?" - faccio per cambiare discorso.
"Non ci crederà: il finestrino fisso qui dietro - e lo tocca passandosi il braccio dietro la testa - non ne voleva sapere di entrare in sede senza lasciare spifferi. Mi ha fatto faticare veramente tanto".
"Beh, poca roba direi".
"E poi c'è il problema dei sedili. Questi sono già della seconda serie, più resistenti, eppure dopo 500 km già sono strappati specialmente dal lato guida. E' incredibile che la Ferrari abbia potuto fare una cosa simile!".
Sto per dire che ho visto di peggio, ma per amor di patria m'impongo il silenzio.
"Il problema non è portarli da un tappezziere, è che di questa stoffa di emme non se ne trova più e i collezionisti non sopportano nulla che non sia originale".
"Dai Mauro, se tutti i problemi fossero questi ....."
"La F40 alla fin della fiera è una macchina semplice su cui metter le mani, anche se preferivate far credere il contrario!"
"Cioè?"
"Ma lo sa che ogni tre anni, o forse erano addirittura due, bisognava far sostituire i serbatoi della benzina perchè dicevate che scadevano?"
"Sì, l'avevo sentito dire".
"E sa ingegnere cosa li facevate pagare?"
"96 milioni iva e manodopera compresa. Ma questa notizia me l'aveva passata tuo padre, prendila quindi con beneficio d'inventario".
"No, no. E' giusto! Ne è sicuro: ha visto la fattura. Lei cosa ne pensa?"
"Che sul 308 i serbatoi erano di latta - e rido - La raccomandazione era: se proprio dovete picchiare non fatelo col fianco. Ma era così anche sulla Stratos, l'Urraco, la Miura e la X1/9 tanto per dire le prime che mi vengono in mente. Quindi ...."
La strada è deserta e Mauro riaccelera ancora di terza. Le gomme sono più calde e non pattinano, mette la quarta e affonda ancora a tavoletta, poi appoggia la quinta e rilascia adagio. Anche così ci si può parlare solo gridando: la carrozzeria fa da cassa armonica ai rumori del rotolamento e del brecciolino che i larghi pneumatici raccolgono. Per la cronaca la quinta era stata messa a 250 e la spinta era ancora piena. Le mani di Mauro erano rilassate, ma si vedevano le piccole correzioni che faceva quasi di continuo. Colpa di un assetto rigidissimo che porta a copiare qualsiasi imperfezione del manto stradale. Le vere sportive debbono essere così: è lo scotto da pagare se si vuole una percorrenza di curva senza esitazioni o correzioni. Alla fine dipende dai gusti e dall'età.
La tangenziale finisce con un sottopasso piuttosto lungo e curvo che immette sulla provinciale. Lì al chiuso il frastuono della staccata, delle vere esplosioni, è fortissimo, ma quello che più impressiona sono i lampi rossi che illuminano il tunnel: le nostre fiammate in rilascio.
Lo faccio notare a Mauro e lui dice che quello è il bello di viaggiare di notte. Beata gioventù!
Entriamo in città, è la mezza e la gente esce dagli uffici. Il rombo della belva non passa certo inosservato ed io mi sento come fossi in mutande in Piazza Duomo: tutti, e dico tutti, voltano gli occhi verso di noi. I bambini sono a bocca aperta e ci indicano col dito, molti adulti salutano e fanno ciao con la mano, manco fossero in TV.
Finalmente la città finisce e voltiamo in una strada secondaria che porta sul retro del capannone. E' abbastanza tortuosa ma anche abbastanza larga perchè Mauro si sfoghi. Dopo due curve capisco che guida veramente bene e mi rilasso. All'ultima piega, una secca a destra, si esibisce in un bel traverso con relativo controsterzo e pattinata in uscita. Comincio a godere anch'io che sul sedile di destra non sono mai a mio agio.
Fine della giostra.
Spero che l'officina sia vuota perchè sento che scendere in modo dignitoso sarà un'impresa. Siccome sono fortunato ci sono due sventole di ragazze appena arrivate con una fiammante Cooper S Countryman (mammamia quanto è grande!). Il canto dell'F40 attira subito i loro sguardi: spero fossero unicamente concentrate sul mostro perchè la mia discesa è stata davvero penosa.
Giulio mi viene incontro:
"Ingegnere, le chiedo una cortesia."
"Dica."
"Potrebbe tornare quando mio figlio avrà finito il lavoro?"
"Certo, se appena posso sarà un piacere".
"Un suo giudizio mi farebbe veramente felice" - e sorride. Sorrido anch'io.
"Giulio, lei ne sa più di me e mi sembra che Mauro segua le orme del genitore!"
"Ma io mi sento più sicuro se c'è lei!"
Sorrrido e dico di sì.
"Si ferma a pranzo con noi?" - dice Mauro.
"Grazie, ma nel pomeriggio ho un impegno e sono già in ritardo".
Nel viaggio di ritorno benedico il cambio automatico che mi permette di frenare col sinistro perchè il destro è buono solo per l'acceleratore. Intanto le orecchie continuano a fischiarmi per i decibel cui son state sottoposte.
Il fruscio sull'asfalto accompagna i miei pensieri. Tento di riordinare le sensazioni che ho provato.
Forse a Maranello si è veramente esagerato con la F40, nulla a che vedere con la precedente 288 GTO che coniugava in modo perfetto prestazioni e comodità.
Chissà, forse si è voluto fare un regalo d'addio al Capo con un modello cattivo e senza compromessi.
Mi tornano in mente le parole di Michele:
"E' la macchina più scorbutica e traditrice che abbia mai guidato. La odio!"
Ma poi ne comprò una perchè domare un cavallo selvaggio è un richiamo cui un pilota vero non sa resistere.
Anche io la odio, però rientrato a casa son sceso in cantina a ripescare il modellino 1/18 della Burago che avevo acquistato per mio nipote, ma che poi mi ero tenuto. Ho impiegato un'ora a ritrovarlo, ma ci sono riuscito.
Ha veramente il lunotto liscio con due file di fessure ai lati e sui supporti dell'alettone le feritoie sono 5 e non 4. L'avevano fatto sui disegni della preserie per uscire in tempo.
Ragazzi, forse mi sono innamorato dell'auto più assurda su cui abbia mai poggiato le chiappe.
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