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Rick MEARS: a Indy si vince così

MessaggioInviato: 09/06/2010, 10:22
da sundance76
Rick Mears è stato un grande pilota americano, super-specialista degli ovali, vincitore di quattro Indy500 ('79, '84, '88, '91) e detentore del record di pole-positions sul catino dell'Indiana (ben 6: nel '79, '82, '86, '88, '89, '91), è stato 3 volte campione nazionale di F. Indycar/CART ('79, '81, '82) con un totale di 29 vittorie e 40 pole-positions.

In questa intervista di Carlo Cavicchi pubblicata su AS n. 23 del 4 giugno 1991 svela tutte le sue strategie per essere vincente, giro per giro, alla mitica 500 miglia. Credetemi, vale la pena di leggerlo e rileggerlo.

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Re: Mears: a Indy si vince così

MessaggioInviato: 09/06/2010, 10:55
da Jackie89
Stupendo quest'articolo!  :o

Qualche pilota di F.1 dovrebbe leggerselo!  :asd:

Re: Mears: a Indy si vince così

MessaggioInviato: 09/06/2010, 11:30
da Elio11
Grazie mille!!

Re: Mears: a Indy si vince così

MessaggioInviato: 13/06/2010, 15:14
da DanieleSkywalker
Bella testimonianza da parte di uno dei più grandi piloti americani.

Su youtube ci sono gli ultimi giri dell'edizione 1982 descritta nell'intervista.
http://www.youtube.com/watch?v=wmX08S5Pc2c

E' veramente spettacolare come Johncock resiste all'attaco di Mears alla curva 1 del penultimo giro.

Per quanto riguarda la tattica ad indy io la penso come Al Unser Jr nell'intervista su Autosprint alla vigilia dell'edizione '93. La tattica la fa solo il leader, gli altri inseguono sperando in qualche ribaltone che in quella gara è sempre dietro l'angolo  8) 

Re:Rick MEARS: a Indy si vince così

MessaggioInviato: 23/09/2013, 11:26
da sundance76
A dicembre 1992 Rick Mears annuncia il ritiro dalle corse.
Servizio di AS n. 52 del 1992:

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Re: Rick MEARS: a Indy si vince così

MessaggioInviato: 03/03/2014, 20:04
da sundance76
Il servizio di "MotorSport" che commenta il ritiro dalle corse di Mears:

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Re: Rick MEARS: a Indy si vince così

MessaggioInviato: 04/03/2014, 12:29
da sundance76
Ho scovato anche un'intervista su AS n.21 del lontano 1983:

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Re: Rick MEARS: a Indy si vince così

MessaggioInviato: 03/06/2016, 15:37
da sundance76
1991:

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Re: Rick MEARS: a Indy si vince così

MessaggioInviato: 03/12/2020, 14:12
da sundance76
Oggi Rick compie 69 anni. Come corre il tempo.

Re: Rick MEARS: a Indy si vince così

MessaggioInviato: 26/05/2021, 8:24
da sundance76
26 maggio, esattamente trent'anni fa la quarta vittoria a Indianapolis.


Re: Rick MEARS: a Indy si vince così

MessaggioInviato: 12/06/2021, 17:59
da sundance76
"Non ricordo molto le statistiche, è sufficiente consultare i libri o il web. Tuttavia di recente mi è capitato di dare un'occhiata ai miei risultati per un libro che dovevamo fare per la Penske, e mentre ripercorrevamo la mia biografia, una delle PR mi disse: "Signor Mears, lo sapeva che nelle sue 15 apparizioni a Indianapolis ha ottenuto la prima fila per 11 volte?". Allora ho pensato: "Wow, non ci avevo mai fatto caso". Ed è questo il genere di statistica che mi piace, perché mostra una continuità che è sempre stata il mio obiettivo, significa che eravamo quasi sempre a giocarci la vittoria".

(Rick Mears)

Re: Rick MEARS: a Indy si vince così

MessaggioInviato: 22/07/2021, 20:01
da sundance76
OVALI E STRADALI

"Le Indycar sembravano fatte apposta per me, e più la pista era veloce, più pareva tagliata per il mio naturale stile di guida. Su quelle più lente dovevo imparare. Dovetti lavorarci. I circuiti che mi davano più problemi erano quelli stradali perché devi avere una presa sicura sul volante, devi sballottare la macchina qua e là, devi maltrattarla. Io ho avuto sempre la tendenza a guidare in punta di dita, non con il palmo delle mani. Era perfetto su uno speedway perché sei più delicato, più puoi avvicinarti al limite senza superarlo. [..]
Non era una questione di pensare alle conseguenze di un incidente. Ero molto meno preoccupato dal dolore sui circuiti stradali che sugli speedway. Quello che cambiava era lo stile di guida. Dovevi maltrattare davvero la macchina. Sui circuiti stradali c'è molto più spazio per gli errori. Quando scendi da una macchina su un circuito stradale sei fisicamente provato. Quando scendi da una macchina su uno speedway sei mentalmente provato, perché non c'è spazio per gli errori e trattieni il respiro a ogni curva, a ogni giro. Potevo togliere il due o il tre per cento senza che fosse un problema. Ma se vuoi correre veloce, devi andare al limite, devi uscire dalla scia giusta, devi liberare la potenza ed essere pronto a farlo in ogni istante. In pratica è come se ti qualificassi a ogni giro. Questa sensazione e la consapevolezza che se commetti un errore sarà devastante... è mentalmente stancante.
Invece sugli stradali è meglio. La differenza per me è era che dovevo essere più attivo in macchina. Ero abituato a cercare di fare tutto con grande delicatezza, in maniera precisa, lieve, mentre sulle strade dovevo imparare a darci dentro. Dovevo imparare a maltrattare la macchina, ma anche a lasciarla andare. Puoi prendere una curva troppo stretta, aspettare che sbandi e riprenderla. Su un circuito stradale guidi di riflesso. Su uno speedway devi imparare a cogliere la sensazione che la macchina ti dà poco prima che succeda, perché se aspetti dopo che è successo, è troppo tardi".

(Rick Mears)

Nella foto, Laguna Seca, ultima gara Indycar '89. Rick Mears con la Penske coglie la sua 26ma vittoria, ed è vice-campione dietro Fittipaldi. Per Rick è la prima vittoria su uno stradale dopo il grave incidente di Sanair '84. Con questa affermazione, Mears diventa il pilota Indycar più vincente degli anni '80, con 20 vittorie.

Re: Rick MEARS: a Indy si vince così

MessaggioInviato: 23/07/2021, 7:51
da Niki
Mi aggancio a questa discussione per dire che su Motor Trend stanno trasmettendo una serie di documentari sui piloti.
La prima puntata è stata su Andretti ma si è concentrata sul suo inizio fino alla vittoria nel '69 ad Indianapolis.
Interessante sapere come passarono in fretta e furia dalla Lotus 64, una bara con cui erano sicuri di vincere la 500 Miglia ma che si disfece nelle prove, ferendo anche il nasone, alla Brawner Hawk III.
Il motore, modificato, scaldava troppo e così decisero di aggiungere un radiatore attaccato al rollbar dietro la testa. La squadra di Foyt se ne accorse e denunciò subito la cosa al direttore di corsa, dato che la configurazione dell'auto era cambiata da quella usata nelle qualifiche.
Per non essere squalificati, cambiarono la posizione del radiatore montandolo dietro al sedile del pilota così da non poter essere visto dall'esterno e passare i controlli.
Dissero che in gara nell'abitacolo la temperatura raggiunse i 160 gradi ma sono sicuro che non abbiano capito una mazza gli incaricati della traduzione, come sempre.
Comunque anche in questo documentario ci si rende conto di che razza di assassino Chapman fosse. Il nasone raccontava che pur sapendo che le sue auto erano bare semoventi, aveva voluto guidare la 64 per poter vincere. A lui andò bene, a Rindt meno.

Re: Rick MEARS: a Indy si vince così

MessaggioInviato: 23/07/2021, 10:56
da Jackie_83
Sempre stato borderline Chapman...

O centrava dei progetti talmente avanti che gli consentivano di campare per anni (Lotus 49 e 72) oppure osava talmente tanto da franare dalla parte opposta...

Infatti riusciva a NON avere soldi pure quando vinceva

Non penso fosse un'assassino, quanto una specie di visionario che non aveva filtri tra sè e la macchina finita (un pó come Newey senza Head agli inizi)

Re: Rick MEARS: a Indy si vince così

MessaggioInviato: 23/07/2021, 12:51
da Niki
Chapman sapeva benissimo che le auto che faceva erano totalmente insicure, si preoccupava solo che fossero leggere e più veloci delle altre.
E lo sapevano anche i piloti, tant'è che l'unico che decise di non rischiare fu Stewart che infatti sopravvisse.
Ad Andretti andò di fino ad Indianapolis.
Per cui se sei un progettista che sa benissimo che per raggiungere delle prestazioni l'auto che crei deve avere per forza di cose delle mancanze, sai altrettanto benissimo che chi ci si siede dentro rischia la pelle.
Non serve addentrarsi nella giurisprudenza per tacciare la persona se non come assassino, almeno fino a che non si verifica il fatto, almeno come possibile e probabile assassino.